Votati all’Inferno – Viaggio tra i protagonisti dello Shock Rock
Il 06/01/2025, di Alex Ventriglia.
In: The Library.
Maledico i miei tanti impegni e, conseguentemente, i ritardi che, puntuali come la morte, accumulo ogni qualvolta che ho delle scadenze da rispettare, ma tant’è. Fa parte del gioco, e a me piace giocare, ragion per cui ora faccio sia pubblica ammenda che, finalmente, la recensione a tutto tondo di un libro che, a dire il vero, mancava sugli scaffali di ogni rocker che si rispetti. Parliamo di ‘Votati all’Inferno – Viaggio tra i protagonisti dello Shock Rock’, monumentale tomo di ben 600 pagine interamente dedicate appunto a un certo modo di intendere e volere il rock’n’roll, più che a uno stile musicale vero e proprio, è il “modus operandi” quello che viene passato al microscopio da Alex Oller, genovese, appassionato di musica e letteratura, e con un passato di batterista punk. Il quale, alacremente, con buona dovizia di particolari e aneddoti vari (a mio avviso il vero punto forte, trattando una “materia” del genere, trasgressione e provocazione non posson certo mancare, meglio quindi condir tutto con la giusta dose di “piccantezza”…), stila un elenco bello nutrito, composto da nomi altisonanti e fondamentali come possono essere appunto Alice Cooper e i Kiss, David Bowie e le New York Dolls, per restare a certe latitudini glam rock, ma lo approfondisce notevolmente, spaziando in campi musicali quasi opposti se vogliamo, giusto per sottolineare quanto scritto sopra, che è più l’attitudine personale ad essere “premiata” che non un preciso genere. Anche se il grado di “parentela”, in più di un’occasione, è piuttosto stretto, si fa parte tutti della stessa “famiglia”, e alla quale siamo estremamente affezionati, alzi la mano chi dice il contrario! A partire dall’assoluto precursore dello Shock Rock, Screamin’ Jay Hawkins, uno che già alla fine degli Anni Cinquanta amava “trastullarsi” con teschi e bare, serpenti e maledizioni Voodoo e che deve tanto, tantissimo a ‘I Put A Spell On You’, canzone che lo rese immortale e che venne “coverizzata” in seguito da diversi artisti, dai Creedence Clearwater Revival a Marilyn Manson, da Mark Lanegan ad Annie Lennox degli Eurythmics, che la interpretò magistralmente dandole un’aura del tutto speciale. Tra gli indiscussi prime-movers vanno annoverati sia Arthur Brown che i Coven, entrambi ritornati in auge dopo un lungo periodo di silenzio e uno status fin troppo confinato nell’underground, limitante per artisti che, a modo loro, seppero far breccia, facendo strage dei luoghi comuni e di certo immobilismo di fine Anni Sessanta. L’epoca del “Flower Power” stava beatamente andando a farsi fottere, prendendo colori scuri, foschi, carichi di pessimismo come la sinistra campana di ‘Black Sabbath’, traccia d’apertura dell’omonimo album con cui la leggendaria band di Birmingham si rivelò al mondo intero, scioccandolo letteralmente. Nero metallo, abbiam detto, non si può negare quindi l’importanza del Black Metal primordiale, dai Venom ai Mercyful Fate, a King Diamond, ai Mayhem, i quali dettero impulsi forti e malsani, a una scena scandinava in grande ascesa. Sfogliando le pagine del libro, si evidenziano espressioni artistiche e gruppi oggi più in voga, fanno dunque bella mostra di sé Marilyn Manson, Slipknot e Ghost, “triumvirato” che attualmente rispecchia la voglia di andar controcorrente. Anche se personalmente li preferisco di più ai loro esordi, quando erano realmente gruppi di “rottura”, sicuramente non convenzionali e slegati dalle logiche di mercato. Come non lo furono affatto, anzi tutt’altro, né i Throbbing Gristle di Genesis P-Orridge, né tantomeno GG Allin, probabilmente il più estremo della compagnia, colui che ha incarnato in tutto e per tutto l’essere punk, artista che spinse al massimo la ruota dell’autolesionismo, fino alla sua morte per overdose. Unica band italiana a meritare un capitolo intero, i Death SS padri dell’Horror Metal, forse l’unica realtà nazionale famosa oltreconfine per le sue live performance raggelanti e un incredibile fascino malefico, fascino che non ha minimamente perso d’intensità, nel gruppo ispirato e guidato da Steve Sylvester… Un’altra peculiarità di ‘Votati all’Inferno’ è l’aver messo in evidenza anche nomi forse poco quotati, meno conosciuti dalla massa, ma non per questo minori o di poco conto, ma altresì dotati di grande carica eversiva e la voglia giusta, per destabilizzare il proprio pubblico, chi in un modo e chi nell’altro… Per esempio i Wrathchild, ovverossia purissimo glam metal fatto di rossetto, eyeliner e calze a rete che profumava tanto di California, ma che invece arrivava dal Worcestershire, l’Inghilterra più rurale! Oppure i Bitch capitanati da Betsy Weiss, cantante che amava indossare pelle nera, borchie e catene, interpretando un ruolo da mistress che fece parecchio parlare di sé, specie i benpensanti e quei bacchettoni del PMRC, letteralmente travolti da un album come ‘Be My Slave’, ma fu soprattutto ‘Live For The Whip’, il brano della “discordia”, che noi metallers più attempati ricordiamo bene, molto bene… Un capitolo a parte lo merita, doverosamente, un’altra eroina della provocazione tradotta in musica, vale a dire Wendy O. Williams che i più ricordano per la sua collaborazione con Lemmy dei Motörhead, ma che è stata tanto, tantissimo di più. A partire dai suoi Plasmatics, che suonavano punk rock forse elementare come struttura musicale, ma che erano votati totalmente allo spirito distruttivo di Wendy, forse davvero l’unica a potersi fregiare del titolo di frontgirl, per quanto si calava nel ruolo, il più delle volte oltrepassando il confine. Dirlo a parole non rende, ma ripassatevi un loro video dal vivo, per provare solo a sfiorare il coraggio, l’inquietudine quasi tangibile di Wendy… Dentro ‘Votati all’Inferno’ trovate tutto questo, ma non solo, poiché si parla di cinquant’anni e passa di Shock Rock in ogni sua forma e derivazione, dai nomi più celebrati a gruppi importanti magari per un album solo, ma che han comunque lasciato il segno, una cicatrice indelebile, in questa sorta di Rinascimento dissacrante, a volte polemico, ma soprattutto mai banale. Sigillo estemporaneo, ma che lascia detto molto, la prefazione di Marco Pesenti, meglio conosciuto come “Peso”, storico drummer dei Necrodeath, un’altra realtà feroce che non le mandava certo a dire, in quanto a provocazioni. Davvero una pubblicazione coi controcazzi, questa della Shatter Edizioni, per dirla in maniera diretta e sboccata…
DETTAGLI DEL VOLUME:
Titolo: Votati all’Inferno – Viaggio tra i protagonisti dello Shock Rock
Autore: Alex Oller, con una prefazione di Marco “Peso” Pesenti
Anno: 2024
Editore: Shatter Edizioni
Pagine: 600
Prezzo: Euro 28,00