Pino Scotto – I 10 dischi che mi hanno cambiato la vita
Il 20/09/2024, di Fabio Magliano.
In: Hammer Chart.
Pino Scotto è un personaggio che non ha certo bisogno di presentazioni avendo contribuito da protagonista a scrivere pagine importanti per la storia del metal tricolore con i Vanadium e ancora oggi impegnatissimo nel tenere alta la bandiera dell’hard rock nostrano con una prolifica carriera solista sfociata. Ma quali sono i dischi che maggiormente hanno contribuito alla formazione musicale dell’istrionico singer di Monte di Procida? Ce li elenca il buon Pino in persona..,
Elvis – Jailhouse Rock EP (1957)
“In un periodo che si ascoltavano solo canzonette, girava musica di merda, poi un giorno arrivò un amico che lavorava sulle navi e ci porto questo 45 giri e quel brano mi ha sconvolto la vita e mi ha fatto capire che c’era un’altra musica al di fuori di questo Paese”. L’EP vede la luce nel novembre del 1957 contenente la soundtrack del film ‘Il delinquente del rock’n’roll’. Registrato ai Radio Recorders di Hollywood il 30 aprile e il 3 maggio 1957, con una seduta aggiuntiva agli studi MGM il 9 maggio, il disco raggiunse la prima posizione della neonata classifica di Billboard riservata agli EP.
The Jimi Hendrix Experience – ‘Are You Experienced’ (1967)
‘Are You Experienced’ è l’album di debutto della The Jimi Hendrix Experience pubblicato nel 1967 nel Regno Unito e negli USA. L’album fin dalla sua pubblicazione si rivelò un successo commerciale e di critica, raggiungendo nel 1967 il secondo posto nella classifica del Regno Unito quando i Beatles erano al primo posto con ‘Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band’. Viene considerato uno dei migliori album di debutto della storia del Rock. L’album si è aggiudicato un disco d’oro e 4 dischi di platino. Nel 1987 la rivista statunitense Rolling Stone al suo ventesimo anniversario inserisce l’album al quinto posto nella classifica dei migliori album degli ultimi vent’anni, e poi nel 2003 la versione americana dell’album viene inserita al quindicesimo posto nella classifica dei 500 migliori album di tutti i tempi.
Rolling Stones – The Rolling Stones (1964)
Qui si va a toccare un tasto fondamentale per la storia del rock, con il disco di debutto dei Rolling Stones. Registrato tra gennaio e febbraio 1964 ai Regent Sound Studios di Londra e pubblicato su Decca Records il 16 aprile, il disco è composto da dodici brani, nove cover, due inediti e la ballata ‘Tell Me’ composta dal duo Jagger/Richards. L’album raggiunse la prima posizione nelle classifiche britanniche e la undicesima in quella di Billboard. E’ stato certificato disco di Platino in Canada e d’oro negli States. In Italia l’Equipe 84 realizzò una versione di ‘Tell Me’ in italiano dal titolo ‘Quel che ti ho dato’.
Beatles – Please Please Me (1963)
Al disco di debutto dei Rolling Stones non poteva che rispondere il debut album del loro più acerrimi nemici. ‘Please Please Me’ è infatti l’album con il quale i quattro di Liverpool si affacciano sul mercato discografico il 22 marzo 1963. Edito dalla Parlophone e prodotto da George Martin, il disco venne registrato in sole quindici ore ad eccezione dei primi due singoli pubblicati nell’ottobre del 1962, ‘Love Me Do’ e la title track, prima canzone dei Beatles a raggiungere la posizione di testa nelle classifiche di vendita del Regno Unito. In America l’album venne pubblicato solo nel 1964 con il titolo ‘Introducing…The Beatles’ e con la scaletta modificata. Il disco venne certificato d’Oro in Australia e Canada e di Platino negli Stati Uniti e nel Regno Unito.
Genesis – From Genesis to Revelation (1969)
Rimanendo nell’ambito delle “opere prime”, non potevano mancare i Genesis che esordiscono nel marzo del 1969 su Decca Records con un lavoro all’epoca uscito in sordina e esploso solamente con la consacrazione della band di Peter Gabriel negli anni seguenti. Singolare come, al momento dell’uscita del disco, vi fossero due gruppi con il nome Genesis, uno californiano autore di una sorta di folk psichedelico, e appunto i “nostri”. Proprio per evitare di incorrere in diatribe legali legate al nome della band, il disco uscì con in copertina solamente il titolo del disco, contenente implicitamente anche il nome del gruppo. La scelta di affidarsi ad una copertina tutta nera, poi, fece sì che alcuni negozi di dischi classificassero l’album come musica religiosa, andando a frenarne ulteriormente le vendite, limitate all’epoca a sole 65 unità. Fortunatamente per i Genesis il buongiorno non si è visto dal mattino…
King Crimson – In the Court of the Crimson King (1969)
Ben altro trattamento è toccato al debut album dei connazionali King Crimson che, con ‘In The Court Of The Crimson King’ danno vita a una autentica pietra miliare del rock progressivo. Pubblicato il 10 ottobre 1969 dalla Island Records, sorprende per la sua capacità di fondere con assoluta maestria il rock progressivo con i generi più svariati, dal jazz alla musica classica, tanto da venir definito da Pete Townshend, il leader degli Who, “un capolavoro sbalorditivo”. Viene da sè uno straordinario successo commerciale, scalando le classifiche fino ad arrivare nel Regno Unito al quinto posto della Official Album Chart, mentre negli Stati Uniti d’America ha raggiunto il ventisettesimo posto nella Billboard 200 e in Giappone la prima posizione.
Jethro Tull – This Was (1968)
Pesca ancora tra i “dischi primi” il buon Pino nella sua personale top ten, andando a rispolverare il debutto dei Jethro Tull, anno di grazia 1968. Un disco che si discosta in modo abbastanza marcato dalla produzione classica di Ian Anderson e soci, con una forte impronta blues portata dal chitarrista Mick Abrahms e una spiccata influenza jazz. Curiosamente, ‘This Was’ è anche l’unico album dove Ian Anderson cede il microfono proprio a Mick Abrahams che lascerà la band dopo questo album, prima però di prestare la voce a ‘Some Day the Sun Won’t Shine for You’ e ‘Move On Alone’. Il disco è stato ristampato una prima volta nel 2001 con l’aggiunta di tre bonus track, una seconda nel 2008 in versione 40th Anniversary Collector’s Edition, in occasione del quarantesimo anniversario del gruppo e nel 2018 con il remix stereo e surround di Steven Wilson, in occasione del cinquantesimo anniversario di pubblicazione del disco.
Led Zeppelin – Led Zeppelin (1969)
In quell’anno pazzesco che è stato il 1969 non poteva mancare un debutto entrato prepotentemente nella storia del rock. E’ quello dei Led Zeppelin che, con il loro esordio, danno vita a un autentico capolavoro. “Lo avevamo coverizzato tutto con la mia band” ricorda l’ex cantante dei Vanadium, e non viene difficile crederlo visto che si sta parlando di uno degli album più influenti nella storia del rock, con la sua forte impronta blues portata soprattutto da Willie Dixon, del quale vengono riproposte ‘You Shook Me’ e ‘I Can’t Quit You Baby’, e con alcuni classici come ‘Communication Breakdown’ e ‘Dazed And Confused’ con il suo celebre assolo di chitarra suonato con un archetto da violino. Incredibili i riconoscimenti raccolti nel tempo, con la certificazione di Discodi Diamante in Canada con oltre un milione di copie vendute, disco di Platino in USA (8 milioni di copie vendute), Spagna, UK, Italia e Australia, e disco d’Oro in Argentina, Francia, Paesi Bassi e Svizzera.
Deep Purple – In Rock (1970)
Considerato all’unanimità uno dei dischi imprescindibili della storia del rock, insieme a ‘Led Zeppelin II’ e ‘Paranoid’ dei Black Sabbath, il quarto lavoro a firma Deep Purple pubblicato il 3 giugno 1970 vede per la prima volta Ian Gillan dietro al microfono e Roger Glover al basso. L’album raggiunge la prima posizione in Germania, Austria ed Australia per due settimane, la quarta nel Regno Unito, la quinta in Norvegia, la settima in Italia, Paesi Bassi e Francia, l’ottava in Danimarca e la nona in Polonia, venendo certificato disco d’oro negli Stati Uniti, Regno Unito, Olanda, Germania, Francia e Argentina. Mitica la sua copertina con i volti dei componenti della band al posto di quelli dei presidenti americani sul Monte Rushmore.
Van Halen – Van Halen (1978)
Si sfocia negli anni Settanta con l’ultimo disco selezionato da Pino Scotto. Manco a dirlo è ancora un debutto, e che debutto! Il 10 febbraio 1978 su Warner Bros esordiscono i Van Halen con l’omonimo disco, un lavoro che inizialmente si fermò al diciannovesimo posto della classifica Billboard continuando però a vendere nel corso degli anni sino a venire certificato, nel 1996, Disco di Diamante negli Stati Uniti per le oltre dieci milioni di copie vendute. Un riconoscimento meritatissimo per questa pietra miliare dell’hard rock che negli anni a venire influenzerà schiere di chitarristi grazie alla genialità del compianto Eddie Van Halen, che qui da vita con ‘Eruption’ ad uno degli assoli più importanti di tutti i tempi.