I quarant’anni di ‘Powerslave’: capolavoro a metà?

Il 03/09/2024, di .

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I quarant’anni di ‘Powerslave’: capolavoro a metà?

Proviamo a suddividere gli ineccepibili anni Ottanta maideniani: vi sono i primi due dischi dell'”era Di’Anno”, dopodichè con il cambio di frontman e il travolgente ‘The Number Of The Beast’ (1982) ecco che il gruppo svolta; passata la prima metà, ‘Somewhere In Time’ (1986) prima e ‘Seventh Son Of a Seventh Son’ (1988) poi, rappresentano la maturità del quintetto. L’inappuntabile ‘Powerslave’, che oggi rivisitiamo, temporalmente si colloca al termine di quella furia NWOBHM priva di tastiere e sintetizzatori per chitarre; per alcuni, è l’ultimo disco del periodo d’oro degli Iron Maiden. Ma dopo quarant’anni, noi non siamo qui oggi ad intrattenervi ormai inutilmente su quanto questo lavoro sia bello, su quanto ancora ora conti nelle vite di ognuno: di recensioni, articoli, pensieri, parole, opere e omissioni ne trovate a bizzeffe nel vasto mondo del web (in italiano così come in altre lingue). No: oggi noi vogliamo regalarvi una chiave di lettura diversa, proprio per staccarvi dalla solita routine che gira intorno alla magnificenza di quest’opera. Intervistato più volte in merito, ecco cosa Steve Harris pensa riguardo a ‘Powerslave’ (intervista datata ottobre 1996 da parte di Vincent Martin per il secondo numero di ‘H Le Mag France’, rintracciabile sul sito Iron Maiden Bulgaria): “[…] Avevamo appena pubblicato un album di successo e tutto ciò che volevamo era pubblicarne un altro il più rapidamente possibile. Con il senno di poi devo ammettere che ‘Powerslave’ non è il mio album preferito. Solo quattro canzoni sono davvero forti: ‘Rime Of The Ancient Mariner’, ‘Powerslave’, ‘2 Minutes To Midnight’ e ‘Aces High’. Il resto va bene, ma non ci sono veri classici […].” Giusto? Sbagliato? E’ un’opinione come tantissime altre, ma essendo quella di Sua Maestà vale la pena prenderla in considerazione. Non vi è infatti nulla da aggiungere sui quattro capolavori citati (dopo quarant’anni, davvero volete ancora sapere quanto contano, di cosa parlano, ecc…? Io non credo), ma si può analizzare l’altra metà della tracklist. Era dai tempi di ‘Killers’ (1981) che il gruppo non proponeva un brano strumentale: lo rifà qui con ‘Losfer Words (Big ‘Orra)’, sicuramente accattivante grazie ai duelli chitarristici tra Smith e Murray e, riassumendo, un piacevole “passatempo”, se così si può definire un pezzo strumentale, eppure a dimostrazione del pensiero di Harris, l’unico dei quattro che troverà spazio nella setlist del successivo ‘World Slavery Tour’. Gli altri, ad oggi, non sono mai stati eseguiti dal vivo. ‘Flash Of The Blade’ e ‘The Duellists’, rispetto a chi le precede, seppur con un Dickinson in gran spolvero e parti davvero degne di nota (come l’intermezzo strumentale della seconda, da 01:51 a 05:14) sono “sporcate” da una certa prevedibilità, e da alcuni ritornelli che semplicemente non reggono il confronto con quelli degli altri quattro colossi. Non a caso, di ‘Back In The Village’ ce ne dimentichiamo presto, appena parte la successiva titletrack, anche per quel ponte strumentale che, dopo quanto ascoltato in ‘The Duellists’, a più di un fruitore avrà dato l’impressione di “struttura fotocopia”. Capiamoci: lungi da noi criticare il Faraone Eddie (reincarnatosi dopo essere stato ucciso dalla band il diciotto ottobre 1983 a Dortmund, nell’ultima data del ‘World Piece Tour’), si è solo voluto esaminare il pensiero di Harris, in modo da regalare a voi lettori un’articolo diverso da quelli che spopolano in giro e che, giustamente, lodano ‘Powerslave’, disco mastodontico ma che ha forse nella sua parte centrale qualche proposito rivedibile o, come abbiamo fatto noi oggi, riaffrontabile. Niente di qualitativamente insufficiente: i quattro brani approfonditi hanno probabilmente la sfortuna di essere nella stessa tracklist di quattro perle leggendarie, un pò come ‘No Prayer For The Dying’ (1990) ha la sfortuna di succedere a sette lavori gargantueschi. Ma so per certo che ognuno di voi avrà sicuramente trovato del buon materiale in quell’album come nella metà più “sfortunata” di ‘Powerslave’.

Hammer Fact:
– Dopo ‘The Number Of The Beast’, ‘Powerslave’ è stato il disco della band a superare quota dieci milioni di copie vendute.
– La quarta traccia ‘Flash Of The Blade’ fu selezionata dal regista romano Dario Argento per la colonna sonora del suo film ‘Phenomena’, uscito il trentun gennaio 1985. Tra le altre undici canzoni, sono presenti pure i Motörhead con ‘Locomotive’. La colonna sonora venne pubblicata dall’etichetta discografica italiana Cinevox Record nel 1985 in LP e nel 1987 in CD.
– ‘Mission From ‘Arry’ (tradotto: in missione per conto di Harris), disputa registrata da Dickinson e presente, assieme alla cover dei Beckett ‘Rainbow’s Gold’, nel secondo lato del singolo ‘Two Minutes To Midnight’ (1984), rappresenta una curiosa e divertente incomprensione. Durante una data del ‘World Piece Tour’ del 1983, ad Harris si ruppe una corda del basso. Dato che, a seguire in scaletta, spettava un assolo di batteria di McBrain, il bassista chiese a un membro della crew di andare ad avvisarlo di allungare l’assolo, in modo tale da avere più tempo possibile per risolvere il problema. A detta di McBrain, che non capì una sillaba di quanto gli venne riferito, il membro della crew, disturbandolo, lo fece sbagliare più volte, rovinandogli l’assolo (che secondo gli altri fu invece perfetto). La discussione tra Harris, McBrain e Dickinson, avvenuta in un camerino a concerto terminato, venne registrata ed “incalzata” dal cantante in modo che durasse il più possibile. Nei secondi finali, come da registrazione, si può ascoltare Harris che, trovato il registratore, poco prima di premere stop esclama: “some cunt’s recording this!” (“qualche c******e sta registrando!”).
– Come da spiegazione nel DVD ‘Live After Death’ pubblicato nel 2008 (precisamente nel secondo disco, alla voce ‘History Of Iron Maiden Part 2’), la maschera piumata che Dickinson usò nei live durante l’esecuzione della titletrack, come da video sottostante, fu acquistata dal cantante in un “magazzino di chincaglierie omoerotiche” nei pressi di Santa Monica Avenue, a Los Angeles.
– Nel 2008/2009 gli Iron Maiden resero omaggio a ‘Powerslave’ ed al conseguente ‘World Slavery Tour’ con il ‘Somewhere Back In Time Tour’, immortalato durante la prima leg di febbraio/marzo 2008 nel film ‘Flight 666’, pubblicato il ventun aprile 2009 in DVD e Blu-Ray (con annessa colonna sonora in CD e LP, pubblicata il ventidue maggio dello stesso anno). In Italia, la band fece tappa per la prima data europea venerdì 27 giugno 2008 al Gods Of Metal, nella cornice dell’Arena Parco Nord di Bologna.

Line-up:
Bruce Dickinson: vocals
Steve Harris: bass, backing vocals
Dave Murray: guitars
Adrian Smith: guitars, backing vocals
Nicko McBrain: drums

Tracklist:
01. Aces High
02. Two Minutes To Midnight
03. Losfer Words (Big ‘Orra) (Instrumental)
04. Flash Of The Blade
05. The Duellists
06. Back In The Village
07. Powerslave
08. Rime Of The Ancient Mariner

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