Vision Divine, l’anteprima esclusiva di ‘Blood And Angels’ Tears’
Il 12/08/2024, di Alex Ventriglia.
In: Speciali Monografici.
Luglio pieno. Si schiatta dal caldo, quest’anno più che altre volte, ma a rendere ancor più spinosa la questione sono le tentazioni, quelle che vogliono ghermirti e mai più abbandonarti, vuoi perché siamo alle porte di Rimini che, in una stagione bollente come questa, come non può evocare visioni di tuffi al mare e altre “gozzoviglie” balneari, ma soprattutto è l’avere a che fare con una band del prestigio dei Vision Divine, formazione mai banale o superficiale, la quale, tra quelle quattro o cinque di reale portata internazionale che noi in Italia possiamo vantare, se ne esce fuori con un concept album monumentale, sia musicalmente parlando sia sotto il profilo della storia, ovverossia l’eterno conflitto tra il Bene e il Male.
Più specificatamente, la lotta tra gli angeli ribelli capeggiati da Lucifero e la parte celestiale guidata dall’Arcangelo Michele, battaglia cruciale su cui non solo si poggia tutta la mistica dell’Apocalisse scritta da San Giovanni, ma che ha “impregnato” religioni e culture diverse, scrutata da occhi attenti e profondi ed elaborata da cantori e poeti. Come appunto Dante Alighieri, il Sommo Poeta con il quale i Vision Divine amano interagire, spesso corrisposti nella genialità delle trame derivate da un tale confronto.
Rimini, dicevamo, non solo e soltanto Patria del “divertimentificio” tanto sbandierato a queste latitudini e non solo, ma anche nuova sede dei Domination Studio, tra l’altro meravigliosamente rinnovati da cima a fondo, e dove il sestetto capitanato dal chitarrista Olaf Thorsen ha rinvigorito il sodalizio con Simone Mularoni, affermato producer di livello internazionale il quale da qualche anno rifinisce alla perfezione il suono dei Vision Divine. Vision Divine che, in pieno venticinquennale da quel clamoroso, omonimo esordio con il quale nel 1999 rivoluzionarono il concetto stesso del power metal, a partire dalla sua definizione forse “minimalista” e fine a se stessa, si prendono la briga di rispondere a tono, assumendosene onori e oneri, pur di replicare con un album che ne abbia sì stessa levatura tecnica e un’identica importanza di quel contesto storico, ma possibilmente ampliate e irrobustite, alla luce delle esperienze accumulate, dei vari cambiamenti di line-up, di ogni sacrificio fatto e di qualsiasi cicatrice collezionata.
‘Blood And Angels’ Tears’, è questo il titolo del nono album a firma Vision Divine (e che vedrà la sua pubblicazione il prossimo 20 settembre su Scarlet Records), può essere davvero tutto questo, per la somma soddisfazione di Olaf Thorsen e del tastierista Alessio Lucatti, miei anfitrioni personali in questo lungo viaggio della durata di 48 minuti, sotto l’attenta supervisione di Simone Mularoni “mastermind” alla regia audio, per una listening session i cui segreti potete leggere, in assoluta anteprima nazionale, esclusivamente su Metal Hammer Italia.
Ma ora entriamo nei dettagli di questa storia che fonde mistica e coscienza umana, la cui scintilla parte appunto dal Libro della Rivelazione dell’apostolo Giovanni, ma che divampa fragorosamente, capitolo dopo capitolo, nelle vicissitudini di Asar, Kah-Kl-Han e Ahreman, tre angeli, tre fratelli che pagheranno carissime le loro scelte, nell’avvincente racconto nato dalla fervida immaginazione di Olaf, principale nume ispirativo in fatto di liriche.
CHAPTER I: WAR IN HEAVEN
È un’intro soffusa, delicata, un aggraziato preludio scandito dal piano di Alessio Lucatti, ma che cresce subito d’intensità non appena irrompe la voce di Carl Frederick (fan storico della band e autorevole giornalista americano) che qui ci narra le prime avvisaglie, della battaglia tra Michele e i suoi angeli e il gran dragone, il serpente antico, che è chiamato Diavolo e Satana, il seduttore di tutto il mondo, fu gettato giù. Fu gettato sulla terra, e con lui furon gettati gli angeli suoi…
È il capitolo 12 dell’Apocalisse a parlare, l’atmosfera si fa grave e dolente, e le note di piano si innervosiscono, esplodendo nella successiva…
CHAPTER II: THE BALLET OF BLOOD AND ANGELS’ TEARS
Roboante cavalcata in pieno stile Vision Divine alla mercé della sezione ritmica, con l’inconfondibile marchio Thorsen alla chitarra e le tastiere che, prima perentorie e rabbiose, poi sinuose e suadenti, creano quasi un tappeto rosso al singing di Ivan Giannini che già in apertura si rivela essere uno degli snodi fondamentali, attraverso il quale si propaga, fiero e potente, il sound del six-piece toscano.
Title-track che dice tanto, tantissimo, dell’enorme qualità dell’album, che già per strada lascia tracce indelebili, e dove la trama inizia a scorrere, di questa storia che tratta dei tre angeli, i quali, nella contesa, non prendono posizione, e scelgono per questo di essere allontanati, condannati a vivere tra gli umani.
CHAPTER III: ONCE INVINCIBLE
Se il primo è un brano clamoroso, con il secondo ‘Once Invincible’ si approda a una violentissima scudisciata thrash metal di stampo glorioso, dove Olaf e il suo alter ego Federico Puleri duettano che è una meraviglia tra break e contro break che tanto profumano di Metallica ed Exodus prima maniera, con un pezzo che è un autentico pugno di faccia, tra ritmiche sincopate ed Ivan che strilla veemente e sale sempre più. Altra canzone che, implacabilmente, farà la differenza. Per mezzo della quale, i tre angeli ripudiati ed esiliati, Asar, Kah-Kl-Han e Ahreman, mostrano, furentemente, il prezzo pagato per la loro indecisione.
CHAPTER IV: DRINK OUR BLOOD
Mid-time velenoso magistralmente interpretato dalle voci di Ivan e di AC Wild, leggendario vocalist dei Bulldozer e ospite speciale al quale è affidato l’aspro cantato e in cui rappresenta così la coscienza degli stessi angeli, nel momento in cui essa comincia a corrompersi, lasciando del tutto il “divino” e farsi dunque più umana e vicina a noi tutti.
Dall’impeto marziale e al tempo stesso vorticoso, ‘Drink Our Blood’ è infatti un brano dalla doppia natura, dagli oscuri tratti disegnati dalla contesa vocale tra AC Wild e un Ivan sempre incisivo e che risponde a tono, alle geometrie delle ritmiche e alla sapiente regia delle tastiere, che scorrono fluide e impetuose.
CHAPTER V: WHEN DARKNESS COMES
Dicevo sopra dell’aspetto importante delle tastiere, ma che, accompagnate dallo stentoreo cantato di Ivan, si fanno primarie e imprescindibili in un brano tanto complesso quanto semplice come ‘When Darkness Comes’ e che trova complice un indovinato retrogusto progressive, quello d’annata e meglio se di derivazione tricolore, con Alessio che chiama appunto a raccolta la sua passione per la PFM, il Banco del Mutuo Soccorso e i Pooh che da ‘Parsifal’ in poi sono stati parte integrante di certa musica italiana. E mentre si tocca praticamente con mano la disperazione degli angeli, arriva, dirompente ed emblematica, la citazione in italiano estratta dal Libro III de ‘Le Metamorfosi’ di Ovidio, poeta tra i più famosi ed autorevoli dell’epoca romana e che, con il suo capolavoro massimo, riempie di drammaticità una canzone infine lasciata preda degli assoli di Alessio e di Olaf, songwriter e “paroliere” da sempre appassionato di Storia e Letteratura, e con una spiccata predilezione per i Classici.
Si capisce subito che un pezzo del genere sposta decisamente gli equilibri, travalicando attese ed aspettative, ma questo è sempre stato un po’ il destino dei Vision Divine che, come dicevo all’inizio, non son capaci di essere banali o superficiali.
CHAPTER VI: PREYS
Batteria e basso lanciati a briglie sciolte, con Ivan che entra nel vivo del confronto solenne tra Asar e Kah-Kl-Han, angeli separati non solo da una scelta propria, ma dalla trasformazione di un mondo attorno a loro e che, in fondo, non appartiene ai due fratelli se non forzatamente. Toni accesi, agitati, in questo brano che finisce nelle mani di Olaf e del Pule per un duetto alla chitarra fremente e carico di dubbi, ma anche di speranze…
CHAPTER VII: A MAN ON A MISSION
Dal flavour classico, tipicamente Vision Divine, ‘A Man On A Mission’ parte delicatamente, assoggettata al piano di Alessio, a cui fa da contraltare Ivan per una canzone che, seppur con grazia, racconta di tragedia, di un pericolo che porta il nome di Baal, demone sulle tracce degli angeli divisi.
CHAPTER VIII: GO EAST
Brano incalzante, certo accattivante per come cresce, giro dopo giro, ma che forse paga un pò lo scotto di arrivare dopo tanta, strabordante qualità, nonostante la storia descriva qui uno dei suoi episodi topici – con il ritrovamento del terzo fratello, Ahreman, spostatosi nel più lontano Oriente – e il “botta e risposta” tra Olaf e Alessio che colora ‘Go East’ e che finisce per “ammorbidire” il mio giudizio.
CHAPTER IX: THE BROKEN PAST
Primo singolo dell’album, tra l’altro appena uscito e supportato da un videoclip che lo presenta in tutta la sua magniloquenza, bello da vedere, ma che musicalmente ha una forza espressiva d’altri tempi, dove all’humus progressive che si respira a polmoni pieni, si somma un insieme di fattori perfetti in ogni reparto, dalla coppia alle chitarre, alle tastiere, dal sempiterno, inossidabile Tower al basso al drumming forsennato e preciso di Matt Peruzzi (davvero un grande acquisto!), e sul quale svetta autorevole la voce di Giannini. Che per l’occasione accetta il “guanto di sfida” lanciato da Ray Alder (Fates Warning) e Alle Conti (Trick Or Treat), autori di una “comparsata” vocale super blasonata e dall’effetto assicurato.
CHAPTER X: DICE AND DANCERS
Costruita su un tappeto ritmico instabile ma duttile, rocciosa quando c’è da affondare il colpo, ‘Dice And Dancers’ è una canzone dal fatale imprinting prog maneggiata sfacciatamente da Lucatti, affiancato, come spesso e volentieri nell’album, da un Ivan su di giri, di grandissimo livello.
Un brano questo che avrà la sua versione esclusiva, disponibile soltanto per il mercato giapponese, versione cantata in coppia con un cantante coreano.
CHAPTER XI: LOST
E, come per ogni Opera Magna che si rispetti, all’atto finale, all’urlo liberatorio, i Vision Divine arrivano in tutta la loro possanza che può esser forse un termine desueto e arcaico, ma che rispecchia fedelmente un brano tanto suggestivo e d’impatto qual è ‘Lost’!
In cui Giannini raggiunge l’apice della sua espressività addossando su di sé tutta la sventurata storia che sta cantando, la quale giunge all’epilogo con l’ingresso, inaspettato ma fino a un certo punto, degli Ignavi di Dante – coloro che nel Canto III dell’Inferno Alighieri descrive tra i peggiori peccatori, i quali in vita non hanno mai agito né nel bene né nel male, senza neppure provare ad avere un’idea o una posizione propria, non schierandosi per nessuna fazione e anzi chinando spesso il capo, adeguandosi…
“Questo misero modo tengon l’anime triste di coloro che visser sanza ‘nfamia e sanza lodo”, tuona così l’ammonimento secco e perentorio nella voce di Alex Lucchesi, attore toscano che, entusiasta, si è prestato alla collaborazione con i Vision Divine, in questo sodalizio che celebra, una volta di più, l’immortalità di un’opera letteraria qual è e sempre sarà la Divina Commedia.