Mario Riso (Rezophonic, Movida) – I 10 album che mi hanno cambiato la vita
Il 31/07/2024, di Fabio Magliano.
In: Hammer Chart.
Mario Riso è una figura trasversale nel mondo del metal italiano, capace di scrivere pagine importanti nella storia del rock tricolore ma, allo stesso tempo, guardare sempre oltre, tessendo collaborazioni, creando sinergie, contaminando, osando ma ottenendo sempre l’eccellenza. Dopo aver mosso i primi passi con i Royal Air Force (due album, un Monsters Of Rock e date con Manowar e Metallica per loro…) e un proseguo di carriera con i seminali Movida, il batterista lombardo inizia a coltivare collaborazioni “extra metal” arrivando a lavorare, tra gli altri, con Jovanotti e Gianluca Grignani. Il mondo del rock, però, è sempre presente nella sua vita, venendo innalzato con il progetto Rock TV di cui è stato tra i promotori prima e, oggi, con Rocker TV, ma soprattutto con il progetto musical/umanitario Rezophonic capace, ad oggi, di realizzare tre album coinvolgendo la crème de la crème della musica italiana, dai Lacuna Coil a Caparezza, dai Negrita ai Negramaro passando per Pino Scotto, Enrico Ruggeri, Stef Burns, Morgan, PFM…ma la lista è sconfinata. Con un simile background anche la Top 10 di Super Mario non poteva che essere trasversale, ed infatti si passa dal thrash all’heavy metal, dal prog al punk e al glam con grande naturalezza. E, ovviamente, tanta, tantissima qualità.
Iron Maiden – ‘Iron Maiden’ (1980)
Il disco dal quale tutto ha avuto inizio. L’album di debutto degli Iron Maiden vede la luce il 14 aprile 1980 via EMI Records nel Regno Unito e attraverso Harvest e Capitol Records negli Stati Uniti. Non fu semplice per la band di Steve Harris convincere una label a investire su questo tipo di sonorità in un periodo in cui imperversava in punk, alla fine fu la EMI a scommettere sul gruppo consentendo ad uno dei capisaldi della NWOBHM di vedere la luce. Dietro al microfono c’è Paul Di Anno, alla chitarra per l’unica volta Dennis Stratton. Il disco è un esempio cristallino di heavy metal veloce e soprattutto feroce in grado di segnare un epoca, grazie anche a brani iconici come la title track o ‘Running Free’. Nel 2017, è stato classificato al 13° posto classifica di Rolling Stone dei “100 Greatest Metal Albums of All Time”.
Sex Pistols – ‘Never Mind the Bollocks, Here’s the Sex Pistols’ (1977)
Il primo e unico album in studio a firma Sex Pistols esce per Virgin Records il 28 ottobre 1977. Un disco controverso in grado, nonostante il boicottaggio dell’epoca (il titolo traducibile in ‘Sbattitene i coglioni, ecco i Sex Pistols’ portò i negozi a non esporre il disco in vetrina ritenendolo contrario alla morale), di debuttare al primo posto nelle classifiche del Regno Unito. L’album originale uscito in Gran Bretagna conteneva solamente undici canzoni tra cui i singoli sino a lì pubblicati come “anteprime”, ovvero ‘God Save The Queen’, ‘Pretty Vacant’, ‘Anarcky In The UK’ e ‘Holidays In The Sun’, successivamente il gruppo cambiò idea e decise di includere anche ‘Submission’ nel disco. Con questo album esplose definitivamente il fenomeno punk ed ancora oggi il disco è inserito nelle classifiche dei lavori più influenti nella storia del rock.
Motorhead – ‘No Sleep ‘til Hammersmith’ (1981)
I Motorhead sono da sempre stati considerati una band live, delle autentiche macchine da guerra on stage, ed è anche per questo che il loro primo album dal vivo è stato quello ad aver riscosso maggiore successo di pubblico ma soprattutto commerciale tanto da raggiungere la vetta delle classifiche britanniche. Figlio della registrazione di tre show a Leeds e Newcastle, l’album è un concentrato di potenza ed energia, fedele fotografia di cosa erano all’epoca Lemmy e soci sul palco. Ironia della sorte, l’album non venne mai completamente digerito da Lemmy nonostante il successo riscosso, perchè fatto uscire dalla casa discografica senza il consenso della band. Altra nota ironica, nonostante il titolo del disco, la band in quel tour non suonò all’Hammersmith Odeon di Londra ma, come detto, le registrazioni furono prese in location differenti. Nel 2021 la Sanctuary/BMG fece uscire una ristampa del disco per celebrarne i 40 anni in diversi formati, tra cui un’edizione deluxe in quattro CD con performance inedite.
Metallica- ‘Kill ‘Em All’ (1983)
Eccolo un album destinato a cambiare radicalmente il mondo del metal. Da molti considerato tra i dischi più influenti nella storia del metal, il debutto dei Metallica deflagra sul mercato il 25 luglio 1983 grazie all’azione lungimirante della Megaforce che, impressionata dalla demo ‘No Life ‘til Leather’ mette sotto contratto la band investendoci 15.000 dollari per l’album. Registrato in maggio con il produttore Paul Curcio presso i Music America Studios di Rochester, New York, l’album bruciò le 15.000 copie originariamente stampate, gettando le basi per quello che sarebbe diventato il thrash metal grazie soprattutto al suo riffing intricato che ricorda i gruppi della NWOBHM, suonato ad altissima velocità. ‘Whiplash’ e ‘Jump In The Fire’ furono i singoli estratti all’epoca, ma nell’album trovano posto altri brani iconici della band partendo da ‘Hit The Light’ arrivando a ‘Seek & Destroy’ passando per ‘The Four Horsemen’, ‘Motorbreath’ e ‘(Anesthesia) Pulling Teeth’ firmata dal compianto Cliff Burton. Un disco la cui importanza è testimoniata anche dai dati di vendita: oltre 4 milioni e mezzo di copie solo negli Stati Uniti e dischi di Platino raccolti un po’ in tutto il mondo. Non male per un disco di debutto…
Led Zeppelin – ‘The Song Remains The Same’ (1976)
Il 22 ottobre 1976 vede la luce il primo live album a firma Led Zeppelin ed incarna fedelmente l’attitudine di quella che è una delle band più influenti ed innovative nella storia del rock. Testimonianza dei concerti registrati al Madison Square Garden di New York tra il 27 e il 29 luglio 1973 durante il tour di ‘House Of The Holy’ dai quali fu tratto anche l’omonimo film concerto, ‘The Song Remains The Same’ racchiude in sè tutte le peculiarità dei Led Zeppelin, da ‘Stairway To Heaven’ suonata da Page con una Gibson a due manici a ‘Whole Lotta Love’ nella quale fa capolino il theremin, da ‘No Quarter’ con l’assolo al piano di John Paul Jones alla mezz’ora di ‘Dazed And Confused’ contenente l’assolo di Page eseguito con l’archetto di violino, sino ai 10 minuti di assolo di batteria di Bonham in ‘Moby Dick’. In tutto 9 tracce per una durata totale di 99 minuti, che diventeranno 15 brani per 130 minuti nella versione del 2007. Il risultato? Quattro dischi di platino negli States, tre in Nuova Zelanda, uno nel Regno Unito e dischi d’oro in Francia e Germania. Quanto basta per rendere questo live un lavoro immancabile nella discografia di ogni rocker che si rispetti.
Rush – ‘Exit… Stage Left’ (1981)
Ancora un disco dal vivo in questa Top 10 e, a firmarlo, sono i Rush che dopo aver raccolto le registrazioni live nei tour di supporto a ‘Moving Pictures’ e ‘Permanent Waves’ se ne escono nell’ottobre del 1981 con questo disco edito da Anthem Records. Originariamente l’album viene pubblicato come doppio vinile; per poi venire in seguito realizzato in versione CD con l’omissione della traccia ‘A Passage to Bangkok’ poi riapparsa nella versione remastered del 1997. Con questo lavoro, che racchiude alcune delle canzoni più amate della band canadese, i Rush chiudono quella che generalmente viene identificata come la seconda fase del gruppo, ovvero quella più legata a sonorità prog rock. Commercialmente l’album ha ricevuto un’accoglienza decisamente positiva raggiungendo la posizione numero 6 in UK, 7 in Canada e 10 negli Stati Uniti e venendo certificato disco di platino in America per aver venduto un milione di copie, mentre a livello di critica ha riscosso pareri discordi dividendo chi ne esaltava l’elevata qualità delle canzoni e chi accusava la band di risultare dal vivo un po’ impersonale. Per quel che ci riguarda, se ci si vuole approcciare per la prima volta all’universo dei Rush, ‘Exit…Stage Left’ può rappresentare un buon punto di partenza.
The Police – ‘Reggatta de Blanc’ (1979)
Il secondo album in studio dei Police vede la luce il 5 ottobre 1979 via A&M Records sull’onda del clamore riscosso dal precedente ‘Outlandos d’Amour’ e, sospinto dai singoli ‘Message in a Bottle’ e ‘Walking On The Moon’ si issa in vetta alle classifiche del Regno Unito, primo album della band a raggiungere questo traguardo. Sebbene il titolo sia traducibile dal francese in ‘Reggae Bianco’, il disco ancora una volta è caratterizzato da un originale mix sonoro che va a incorporare hard rock, pop, reggae e new wave. Il successo dei due singoli già citati, entrambi in grado di schizzare al primo posto delle chart, e della strumentale title track che viene premiata con il Grammy Award come migliore performance strumentale rock, certifica questo disco come una pietra miliare nella storia del rock. ‘Reggatta de Blanc’ viene certificato disco di Platino in America, UK, Nuova Zelanda, Olanda, Francia, Canada e Australia, mentre il Italia conquista l’Oro così come in Germania, Belgio e Spagna.
Saxon – ‘Denim And Leather’ (1981)
Il quarto album in studio dei Saxon vede la luce il 25 settembre 1981 e, oltre ad essere l’ultimo realizzato con la formazione classica della band compreso il batterista Pete Gill, in futuro dietro le pelli dei Motorhead, è uno dei capisaldi della discografia della band britannica. Al suo interno trovano spazio alcuni dei cavalli di battaglia del gruppo, da ‘Princess Of The Night’ a ‘And The Bands Played On’ sino alla title track. Grazie ad un approccio alla composizione più melodico rispetto ai dischi precedenti, il disco si spinse sino alla posizione numero 9 della UK Chart arrivando a vendere, nel solo Regno Unito, oltre 60.000 copie ricevendo la certificazione di Disco d’Argento.
Movida – Contro Ogni Tempo (1995)
C’è anche una sana auto-citazione in questa classifica, ed è difficile dare torto a Mario visto che qui si va a parlare di una pietra miliare del rock italiano. Nati nel 1994 dalle ceneri dei Royal Air Force per mano proprio di Mario Riso e Gianluca Battaglion, i Movida esordiscono un anno più tardi con ‘Contro Ogni Tempo’ uscito anche sul mercato estero con il titolo di ‘Against It All’. Il lavoro cattura subito l’attenzione grazie a una varietà stilistica e una maturità fuori dal comune, con richiami al grunge che in quegli anni impazzava, sapientemente miscelati però con l’energia del metal, l’eleganza del prog, la freschezza del funky, il gusto del pop e quel gusto tipico del rock italiano a fare da tappeto a testi mai banali e decisamente profondi. Dalla title track alla robusta ‘Svegliami’, dal ritmo incalzante di ‘Violenza’ alla dolcezza di ‘Puro Incanto’ e ‘Selene’ sino alla melodica ‘Immaginare’, ‘Contro Ogni Tempo’ riesce a tenere l’ascoltatore sulla corda dalla prima all’ultima nota. Nel 2015 il disco è stato ristampato con l’aggiunta di bonus track, un giusto tributo a una pietra miliare del rock tricolore.
Motley Crue – Dr. Feelgood (1989)
Un disco da oltre sei milioni di copie vendute, primo e unico album dei Crue a raggiungere la vetta della Billboard 200. Non si può parlare del disco della consacrazione per una band già da anni sulla cresta dell’onda nonostante critiche e vicissitudini extra musicali, sicuramente la ciliegina sulla torta in grado di portare Nikki Sixx e compagni alle masse. Per l’occasione il gruppo si affida in cabina di regia a Bob Rock (lo stesso del “black album” dei Metallica…), chiama a raccolta un nutrito numero di special guest, da Steven Tayler a Robin Zander, da Bryan Adams a Jack Blades… ma soprattutto sforna una carrellata di canzoni esplosive richiamano a quell’hard rock frizzante del passato. La title track, ‘Kickstart My Heart’, ‘Same Ol’Situation’, ‘Rattlesnake Shake’, ‘Don’t Go Away Mad’ e ancora le ballate ‘Without You’ e ‘Time For Change’ rendono questo lavoro un compendio di hit in grado di far fare incetta di dischi d’oro e di platino all’album in tutto il mondo, rendendolo un ascolto imprescindibile per chi ama il glam e l’hard rock.