I quarant’anni di ‘Ride The Lightning’: un colpo di fulmine!

Il 27/07/2024, di .

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I quarant’anni di ‘Ride The Lightning’: un colpo di fulmine!

‘Ride The Lightning’ non è un compito facile per i Metallica; il quartetto deve confermare lo status di portabandiera di un genere fiorente, quel thrash Metal suonato all’impazzata che ha avuto nel precedente ‘Kill ‘Em All’ di appena un anno prima la sua testimonianza. Accortamente, Hetfield e compagni sanno che le tematiche e le musiche rabbiose/adolescenziali espresse nel debutto necessitano di evolvere, decidendo questa volta di alzare l’asticella sui testi e facendoli accompagnare dal giusto mood strumentale. Non è un caso, infatti, che trattando spesso il tema della morte, lungo la tracklist aleggi una sorta di cupaggine, sia in brani malinconici (‘Fade To Black’) che in altri più diretti (‘Trapped Under Ice’): è il voler assecondare le parole, da una ‘Fight Fire With Fire’ che conduce proprio alla morte, sorte inevitabile, alla titletrack che tratta il tema della pena di morte (di cui la copertina). Strumentalmente, è proprio da questo secondo pezzo che tutto comincia a farsi più levigato e ragionato rispetto a prima. Certamente siamo di fronte a quattro persone poco più che ventenni alle prese con il loro secondo lavoro in studio, non si pretende ancora quella maturazione che si avrà più avanti, sia sotto forma di lutto (‘…And Justice For All’ [1988]) che di forma canzone (‘Metallica’ [1991]), tuttavia si può constatare un certo tipo di scrittura che proseguirà nel successivo ‘Master Of Puppets’ (1986). Questo grazie al compianto bassista Cliff Burton, coautore di ben sei degli otto brani totali, abile nell’acculturare Hetfield e nell’instillare nel gruppo quella elasticità, quell’ampliamento di prospettiva musicale che da sempre lo contraddistingueva. Il suo basso, poi, non perde occasione per farsi notare, come nell’iniziale passaggio contorto di ‘For Whom The Bell Tolls’, quasi un assolo personalizzato grazie all’utilizzo del wah wah (da 0:08 a 0:40). Quando questo termina, sono sue le prime quattro battute del riff portante, prima di venire raggiunto dalle due chitarre. E se questo pezzo è il primo dei Metallica a non essere thrash, ‘Fade To Black’ la si può definire la prima semi ballad: da una struttura che verrà ripresa similmente più avanti (‘Welcome Home (Sanitarium)’), il pezzo colpisce nel segno più sensibilmente che strumentalmente, risultando così mestamente ferreo. ‘Trapped Under Ice’ ed ‘Escape’, i due brani orfani della firma di Burton, sono forse gli episodi minori, tanto che raramente troveranno spazio nelle setlist dal vivo (la prima verrà rispolverata nel tour in supporto a ‘Death Magnetic’ [2008]). La loro “colpa” può essere quella di una struttura parecchio lineare senza grandi sterzate, soprattutto in ‘Escape’, tra l’altro ulteriore testimone di una virata sempre più heavy che thrash da parte dei Four Horsemen. Ritorna Burton e, grazie alla sua passione per la “cronaca oscura”, rispolvera le piaghe d’Egitto (in questo caso quelle riportate nel film di Cecil B. DeMille ‘I Dieci Comandamenti’ [1956]) nell’inno ‘Creeping Death’, uno dei brani più idolatrati per un’accessibilità ed una foga, oltre ad un trascinante assolo di Hammett, che ben si compensano. Utilizzato parecchio come opener nelle future setlist (c’è chi, sottoscritto compreso, lo vorrebbe sempre al primo posto della scaletta di ogni tour), il titolo lo si deve al bassista, che utilizzò quelle due parole per definire il vento, o nebbia, utilizzato da Dio per la decima piaga: la morte dei primogeniti. Tempo quindi dell’ultimo brano in scaletta, quella strumentale ‘The Call Of Ktulu’ derivante dai miti di Cthulhu di Howard Phillips Lovecraft, nello specifico dal racconto ‘Il Richiamo Di Cthulhu’ (1928). Nonostante nel titolo del brano “Ktulu” è così scritto per una lettura facilitata, il pezzo è tutto fuorchè accessibile: un’altalena di ambientazioni, precise nel descrivere in suoni la mostruosità di Cthulhu, più ponderate rispetto al precedente strumentale ‘(Anesthesia)-Pulling Teeth’, con nuovamente in risalto il gran lavoro di Hammett e Burton (per quest’ultimo, sia per quel che concerne questo disco che per tutta la sua carriera, legata principalmente al suo strumento, vi consiglio caldamente la lettura di Joel McIver ‘Cliff Burton To Live Is To Die, Vita e Morte Del Bassista Dei Metallica’, edito da Tsunami Edizioni [2009]).
Concludendo, in ‘Ride The Lightning’ si comincia a percepire una certa maturazione, meno d’impatto (anche se di bordate ce ne sono) e più ragionata, con tutti i rischi del mestiere. Una maturazione che si nota come già scritto dalle musiche, dai testi, dalla produzione grazie ad un budget che fa volare il gruppo a Copenhagen presso gli Sweet Silence Studio assieme al produttore Flemming Rasmussen, e anche da certe scelte affaristiche, come il passaggio del dodici settembre 1984 dalla piccola Megaforce di Jon “Jonny Z” e Marsha Zazula alla major Elektra Records (che ripubblicherà il disco il diciannove novembre), e l’approdo “manageriale” verso la fine dello stesso anno alla Q-Prime di Peter Mensch e Cliff Burnstein. Due anni dopo, ci penserà ‘Master Of Puppets’ a rendere i Metallica la band che oggi tutti noi conosciamo.

Hammer Fact:
– A disco non ancora pubblicato, la band ne propose comunque i primi brani dal vivo verso la fine del 1983, quando assieme agli Anthrax si esibì in qualche data americana e poi, con i Venom, in Europa a supporto del “Seven Days Of Hell Tour”. Nello specifico gli estratti del futuro lavoro furono l’opener, la titletrack, ‘Creeping Death’ e ‘The Call Of Ktulu’, che all’epoca si chiamava temporaneamente ‘When Hell Freezes Over’.
– Il titolo del disco lo si deve ad un’idea di Hammett, che notò per la prima volta quelle tre parole durante la lettura del romanzo ‘L’Ombra Dello Scorpione’ di Stephen King (1978).
– Non potendo permettersi una migliore sistemazione, oltre a registrare il disco presso gli Sweet Silence Studio di Copenhagen, il quartetto ci dormì pure.
– La scelta del produttore Flemming Rasmussen, che lavorerà anche ai successivi ‘Master Of Puppets’ (1986) ed ‘…And Justice For All’ (1988), fu presa da Ulrich dopo aver ascoltato quanto il tecnico aveva fatto sul disco dei Rainbow ‘Difficult To Cure’ del 1981.
– Seppur già fuori dalla band, Dave Mustaine è coautore di due brani: la titletrack e ‘The Call Of Ktulu’.
– Secondo Gary Holt, il ponte di ‘Creeping Death’ che segue l’assolo di chitarra, introdotto da Hetfield con la frase “Die by my hand”, è stato copiato dalla canzone degli Exodus ‘Die By His Hand’, presente nel secondo demo tape del 1983, quando Hammett faceva ancora parte della band.

Line-up:
James Hetfield: vocals, rhythm guitar
Kirk Hammett: lead guitar
Cliff Burton: bass
Lars Ulrich: drums

Tracklist:
01. Fight Fire With Fire
02. Ride The Lightning
03. For Whom The Bell Tolls
04. Fade To Black
05. Trapped Under Ice
06. Escape
07. Creeping Death
08. The Call Of Ktulu

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