LADY KILLER: viaggio attraverso il profondo Doom con Sara, voce dei Messa.
Il 16/10/2023, di Marghe.
In: Lady Killer.
Mentre scrivo queste parole ho come sottofondo ‘Leah’, brano estratto da ‘Feast For Water’ e, guarda caso, primo videoclip dell’album lanciato su Youtube con cui la band nostrana Messa ha avuto conferma d’esser estremamente apprezzata dal pubblico: una voce sensuale, prima sussurrata e poi scandita in un crescendo tumultuoso, nel bel mezzo di una pianura innevata ed incontaminata ci sta svelando i segreti del proprio habitat ed il rapporto, così difficile ed imperscrutabile, con Madre Natura e tutti gli elementi che ci circondano.
Fra questi l’Acqua in primo luogo, concept su cui evolve lo stesso album, forse perché rappresenta il nostro punto d’inizio ed il nostro punto d’arrivo di questo viaggio tanto mistico ed evanescente quanto reale e crudo, in cui Sara, voce dei Messa e protagonista di questo mese della nostra rubrica, non può che essere una degna compagna.
Ciao Sara, benvenuta a Metal Hammer. Come stai?
“Ciao! Al momento sono in piena follia preparatoria pre-tour. Sto cercando di non mettere in valigia le cose inutili, ma fare la minimalista mi risulta difficile.”
Reduci dell’italianissimo AMA festival e dell’Helsinki Kuudes Linja, siete super carichi per iniziare appunto il tour in Nord America. Merito forse anche di ‘Close’, uscito lo scorso anno, un album molto diverso dal precedente ‘Feast For Water’. Sei giovanissima ed il tuo timbro conquista immediatamente live, come ci si sente a vivere un successo internazionale?
“Da quando è uscito ‘Close’ la mole di lavoro si è intensificata, così come l’attività live, ma sinceramente penso che i Messa siano ancora una band underground. Sicuramente negli ultimi due anni mi è capitato di vivere esperienze che mai avrei pensato di fare, e sono piena di gratitudine per questo. Qualche mese fa ho visto per sbaglio un video della nostra performance all’Hellfest del 2022 e mi è sembrato strano vedermi su un palco così grande. Sono una persona molto fortunata.”
Ascoltando le vostre canzoni si intraprende un vero e proprio viaggio mistico che definire doom oserei quasi riduttivo. Dal blues allo stoner, dall’ambient allo psichedelico, quali sono gli elementi che ti hanno influenzato fin qui e come hai scoperto la tua voce?
“Ascolto musica di tutti i tipi, non mi pongo mai dei limiti. L’importante è che ciò che ascolto mi smuova qualcosa. Quindi posso passare dai Necrovore a Rosalia, passando per Townes Van Zandt e gli Electric Wizard. Mi è sempre piaciuto cantare ma non ne avevo il coraggio, quindi ho iniziato a suonare il basso. Avevo attorno ai 13-14 anni. Poi nel 2014 sono nati i Messa, ho fatto molta fatica a gettare il cuore al di là dell’ostacolo e cominciare a cantare. Il primo concerto l’ho fatto dando le spalle al pubblico. Penso di aver addirittura vomitato prima di suonare, per la tensione. Pian piano ho imparato a conoscere la mia voce, a capirla e soprattutto a volerle bene. Ho ancora tante cose da imparare, ma goccia a goccia si scava la roccia.”
Hai avuto altre esperienze musicali prima dei Messa? Chi eri prima del 2014?
“Ho iniziato il mio percorso musicale suonando il basso in band hardcore punk, da adolescente. Questa musica tuttora mi emoziona come poche cose, e mi ha reso ciò che sono a quindici anni di distanza. Penso abbia costruito le fondamenta della mia visione del mondo. Devo veramente tanto a band come Nerorgasmo, Negazione, Wretched, Peggio Punx. Attorno ai vent’anni ho cominciato a suonare in un gruppo death-grind, spingendomi più verso il metal. In questo periodo ho iniziato a fare i primi tour europei e fare anche la celebre ‘gavetta’. Composta spesso da gran dormite su assi di legno, occasionali digiuni e chilometri infiniti. E una quantità di birre da discount che il mio fegato sta smaltendo tuttora, penso. Però che figata. Lo rifarei tutto da capo.”
In merito alla vostra performance allo scorso AMA festival, avevamo definito la vostra musica con “una vera e propria rappresentazione, a tratti cruda, a tratti mistica, di alcune situazioni e condizioni mentali su cui tuttora esiste quell’abnorme, insensato, stigma sociale che le rende tanto conosciute e note quanto obsolete. Un susseguirsi di ossimori? Mm…ascoltatevi ‘Dark Horse’ dei Messa”: se la musica è di per sé un veicolo d’espressione universale, c’è qualche riferimento a vicende personali, esperienze passate nei vostri testi?
“Sempre. Non riuscirei mai a cantare qualcosa che non sento.”
Insomma: come nasce una canzone dei Messa?
“Come prima cosa, dall’esigenza di esprimere qualcosa. Solitamente nasce tutto da un’idea di riff di Alberto o Marco. Lavoriamo tutti sulla struttura del pezzo e iniziamo a capire quale direzione vogliamo prendere. Afferrato quel punto, di solito arriva il momento della voce. Non mi risulta difficile scrivere testi per i brani, ho un mondo interiore carico e un po’ complesso, e scrivo anche nella quotidianità per aiutarmi a far uscire sentimenti, paranoie o semplici pensieri. Una volta sistemata la linea vocale e il testo, arrangiamo tutti assieme il pezzo nella sua forma finale. A volte ci vogliono mesi e mesi, siamo perfezionisti e ci capita di tornare al lavoro su canzoni potenzialmente già concluse perché non le riteniamo soddisfacenti.”
Scegli un brano che ti rappresenti in particolar modo.
“Se intendi un brano dei Messa, ti direi.. tutti. C’è una parte di me in tutti i brani. Inoltre trovo difficile dare giudizi oggettivi sul mio stesso materiale!”
Un personaggio che ammiri, magari pure fonte d’ispirazione.
“Ne scelgo tre: Billie Holiday, Leonora Carrington, Theresa Wallach.”
Con quale altro paese, al di là dell’Italia, hai un legame particolare?
“Non saprei, dentro la mia testa sono convinta di aver viaggiato ancora troppo poco per saperlo. Sono da tempo immemore affascinata da Egitto e India, ma non ci sono mai stata. Dovrei mettere queste destinazioni nei miei piani per il 2024.”
Riassumendo, Sara, da dove vieni e dove vuoi andare.
“Vengo da un paese di tremila anime in mezzo alla Pedemontana. E so che sembra molto naïve, ma vorrei andare dovunque io sia felice. Che sia Kalighat, Bassano del Grappa o una scogliera nel Dorset, poco importa. Se c’è una cosa che ho capito in questi due anni è che tutto può cambiare repentinamente e all’improvviso, e che godersi il presente è importante.”
Qualche altro progetto…rientrati dal tour americano? Il pubblico di Metal Hammer non vede l’ora di rivedervi live.
“Faremo qualche data italiana per chiudere il ciclo della promozione di ‘Close’ e poi ci fermeremo per scrivere del nuovo materiale. I piani attuali prospettano un 2024 abbastanza tranquillo.”