‘St. Anger’ – A vent’anni dalla rinascita dei Metallica

Il 05/06/2023, di .

In: .

‘St. Anger’ – A vent’anni dalla rinascita dei Metallica

Un errore madornale che parecchi fruitori musicali commettono, è quello di non contestualizzare i dischi. Se si chiede loro cosa pensano di ‘Metallica’ (1991), dei due “carichi” del biennio ’96/’97 o dell’altrettanto discusso ‘St. Anger’, si otterranno le opinioni più disparate, il più delle volte neanche tanto motivate e/o approfondite. Questo (anche) perchè quasi mai ci si chiede il motivo di quella svolta stilistica, perchè quel lavoro sia uscito in quel preciso periodo, ecc…
Alle volte, i dischi nascono quasi spontaneamente, a dimostrazione che in cantiere si avevano parecchie idee già da tempo (pensiamo agli anni d’oro di ogni gruppo), altre volte rappresentano la maturazione avuta dalla band o artista nel tempo (anche voi stessi, negli anni, avrete cambiato o modificato i vostri gusti, le vostre abitudini…), ed altre ancora, come nel caso di ‘St. Anger’, sono il risultato di periodi difficili, di tensioni accumulate dopo decenni di fama, tour ed eccessi.
Nel gennaio 2001, il bassista Jason Newsted lascia i Metallica: si può dire che ‘St. Anger’ abbia inizio da lì. E’ un viaggio tormentato quello che porta i quattro (James Hetfield, Lars Ulrich, Kirk Hammett e il produttore, nonché bassista temporaneo, Bob Rock) alla composizione del disco, perfettamente descritto e girato nel documentario ‘Some Kind Of Monster’ del 2004 (con sessioni di registrazione annesse) nel quale la band, sostenuta dal terapista Phil Towle, fa di tutto per evitare che la parola fine cada sul suo blasonato nome. Sono momenti davvero duri, nei quali i musicisti arrivano ai ferri corti: durante la scrittura del disco, Hetfield è costretto ad abbandonare temporaneamente i Metallica per andare in riabilitazione a causa della sua dipendenza dall’alcol (ci ritornerà, purtroppo, nel 2019). Il periodo di pausa forzata, durante il quale il resto della ciurma prova a far qualcosa, dura parecchio: sei mesi. Ciò porta ad un’incrinazione dei rapporti tra James e Lars, con il frontman che accusa il gruppo di ascoltare e produrre del nuovo materiale in sua assenza, ed il batterista che, in tutta risposta, incolpa Hetfield di manipolare la band anche se lontano chilometri, costringendola a non far nulla persino quando, al suo ritorno, si potrebbe lavorare in orari tutto sommato consoni (ovvero nel momento in cui, tramite una clausola di rilascio della riabilitazione, lavora con il gruppo solamente da mezzogiorno alle 16:00, per poi passare più tempo con la famiglia). E’ una lotta al potere, quella tra i due membri fondatori, in parte (e con contrasti e motivazioni differenti) già vista durante le registrazioni del Black Album, che pure questa volta si risolve con la volontà da parte di entrambi di cercare di capirsi, mettersi l’uno nei panni dell’altro, trovare l’empatia necessaria per poter suonare insieme ancora per anni. Da lì in avanti le idee, oltre che un nuovo bassista, arrivano, la vena creativa scorre, ma è chiaro che i recenti trascorsi non possono evitare che ‘St. Anger’ suoni diverso da come lo si riascolta oggi, dopo vent’anni, ed è inutile (ri)affrontare un track by track: strumentalmente, oltre che un capitolo a sé, sembra quasi un concept. Perché? Semplice: perchè i Metallica del 2003 sono una band arrabbiata, punto. Lo dimostra in primis il titolo, lo dimostrano i suoni (piacciano o meno), lo dimostra il nuovo logo (e ‘St. Anger’ è, ad oggi, l’unico disco ad esporlo), lo dimostra la durata (prolissa) dei brani e l’assenza di assoli, sulla quale ci si può chiedere se sia stata più una scelta modaiola, dato l’imperversare del nu metal (ricordiamo che il Summer Sanitarium Tour 2003 ha avuto come special guest Limp Bizkit, Linkin Park, Deftones e Mudvayne), o qualcosa di veramente diverso e unico per i quattro di Frisco. Ed infine lo dimostrano i testi, che come affermato da Hetfield a Paola Maugeri prima dell’esibizione della band all’imolese Heineken Jammin’ Festival del tredici giugno 2003, sembrano infatti avere uno spirito guaritore: “Bisogna riformulare la visione della vita: anzichè vedere le cose brutte e negative, o le cose che potrebbero essere migliorate o perfezionate, bisogna soffermarsi sulle cose belle e lasciarsi stimolare dalle cose positive. Penso che tutti noi abbiamo vissuto una trasformazione, mi auguro verso la maturità.” ‘St. Anger’ è stata una missione per i Metallica, un percorso difficile, con ostacoli come disaccordo, avvilimento e dolore, ma è stata soprattutto quella medicina che ha avuto il fondamentale compito di tenere unita la band, guarendola e rafforzandola, trascinandola all’odierno ’72 Seasons’ e, si spera, a molto altro ancora.

Hammer Fact:
– Intervistati da Paola Maugeri prima della loro esibizione serale all’Heineken Jammin’ Festival di Imola del tredici giugno 2003 (la prima di Robert Trujillo nel Belpaese), ecco come Kirk Hammett ha definito il suono di ‘St. Anger’: “Il disco riflette decisamente il suono del nostro studio di registrazione. E’ come un garage superaccessoriato. E’ un garage un pò più grande e un pò più bello, ma è sempre un garage, e quello è il suono del nostro garage. Ormai ci è talmente familiare che abbiamo deciso di condividerlo con il mondo.”
– Con voto 5/6, eccovi riportata la recensione del nostro direttore Alex Ventriglia, pubblicata nel numero di Metal Hammer di luglio 2003: “Recensire un disco dei Metallica è come affrontare uno spinoso affar di Stato, non è mai semplice, e si rischia di scontentar sempre qualcuno. Come in fondo è giusto che sia, quando di mezzo c’è un gruppo da novanta come quello californiano. E questo accade da quando furono pubblicati i controversi ‘Load’ e ‘Re-Load’, albums che, seppur vendendo milioni e milioni di copie in tutto il mondo, han trascinato i Metallica nell’occhio del ciclone. Da allora, ogni passo del four-piece di Frisco è stato analizzato e studiato in ogni suo dettaglio, criticato o lodato fino all’eccesso, con i riflettori della ribalta perennemente accesi, implacabili, puntati addosso giorno e notte. Finché anche Kirk Hammett e compagni si son scoperti vulnerabili, “umani”, e come tali liberi di sbagliare, essendo stati investiti da mille responsabilità e pressioni, con all’interno delle vicissitudini negative da sbrogliare, tali da compromettere il futuro stesso dei Metallica. Tipo l’abbandono di Jason Newsted, una separazione tutt’altro che indolore, oppure il ritiro di James Hetfield, che giustamente ha preferito accantonare tutto quello che gravitava nell’universo Metallica per curare la sua dipendenza alcolica, tanto da rinchiudersi in un centro di disintossicazione per mesi e mesi, senza preoccuparsi più del resto. Se vogliamo tirare in ballo quanto negli ultimi due anni ha condizionato il quartetto americano, credo che alla fine questi non poteva che tirar fuori un album del genere, la più rabbiosa produzione marchiata Metallica da molti, moltissimi anni a questa parte, si contan almeno due lustri dall’ultima volta che lo abbiam sentito digrignare i denti così. Utile valvola di sfogo attraverso cui eliminare tutte le tossine accumulate. Coloro che su ‘St. Anger’ cercano comunque i Metallica degli esordi, quelli che infiammavano la Bay Area a colpi di virulento thrash metal, ahimé, son fuori strada, ed è meglio sottolinearlo una volta per tutte: quella band non esiste più, si è trasformata, evolvendosi sia musicalmente che personalmente. Il sacro furore adolescenziale ha per forza di cose lasciato spazio alla maturità, visto che stiam parlando di individui oramai quarantenni e con ben altre esigenze, anche sotto il profilo artistico, ma a questo pare non volerci far caso nessuno… Una band che, nonostante tutto, prova a rimettersi in discussione, tornando a picchiar duro e ad infiammare il suo pubblico (chi è reduce dal gremitissimo show all’Heineken Jammin’ Festival di Imola sa cosa intendo, dove Hetfield e soci han letteralmente spazzato via tutto e tutti, visibilmente emozionati per la trionfale accoglienza ricevuta) come forse solo lei sa fare. ‘St. Anger’ è questo, è un ruvido inno alla rabbia che dalle viscere sale fremente, che sin dall’incalzante opener ‘Frantic’ vuol soltanto scombussolare l’ascoltatore senza farlo troppo riflettere. Lo stesso dicasi per la title-track, e primo singolo dell’album, con un Hetfield superlativo che rovista la sua timbrica vocale come nulla fosse, accompagnato dal suono di una campana a morto che gli detta i tempi. Corposa e massiccia è ‘Some Kind Of Monster’, probabilmente una delle canzoni meno assimilabili del lotto, ma che ti fa stare sempre e comunque in stato di allerta, mentre la successiva e sporca ‘Dirty Window’ sputa veleno punk, con un ritornello semplice ma efficace. ‘Invisible Kid’ è invece la prima “pecca” di ‘St. Anger’, dallo sconclusionato appeal melodico e che “sbarella” quasi subito, non reggendo il confronto con gli episodi precedenti; a riportare l’irruenza (e lo stato di grazia) ci pensano la “soundgardeniana” ‘My World’, dove è Kirk Hammett a martoriare il suo strumento, e l’impetuosa ‘Shoot Me Again’, capeggiata da una possente sezione ritmica e da James che fa il diavolo a quattro, sentitelo durante il ritornello… Nuovamente sugli scudi l’ex chitarrista degli Exodus con ‘Sweet Amber’, anello di congiunzione fra southern metal ed echi grunge, prima di ‘Unnamed Feeling’, altra mezza “toppa” dell’album, che vede la band impantanarsi in una canzone senza né capo né coda. Se ben assestata è la botta con l’avvincente e profonda ‘Purify’ (che tanto sa di ‘Black Album’), non altrettanto si può dire per la conclusiva ‘All Within My Hand’, che pare buttata lì a caso nonostante i suoi quasi nove minuti di durata. Diciamogliene dietro di cotte e di crude, critichiamoli ad oltranza, ma i Metallica di oggi son questi, né più né meno. E mi pare anche abbastanza, perchè ‘St. Anger’, che al primo approccio è senza dubbio un album difficoltoso da comprendere, poi alla lunga ti prende, cattura la tua attenzione, sale sempre più, proprio come la rabbia che vuol simboleggiare.”

Line-Up:
James Hetfield: vocals, guitars
Lars Ulrich: drums
Kirk Hammett: guitars
Robert Trujillo: bass

Tracklist:
01. Frantic
02. St. Anger
03. Some Kind Of Monster
04. Dirty Window
05. Invisible Kid
06. My World
07. Shoot Me Again
08. Sweet Amber
09. The Unnamed Feeling
10. Purify
11. All Within My Hands

Ascolta il disco su Spotify

Leggi di più su: Metallica.