Rock the opera – Una storia in musica
Il 05/05/2023, di Alessandro Rubino.
In: Metal Flow.
Cosa c’è di meglio di una bella storia? Una bella storia raccontata sotto forma di bella musica.
In questo articolo cercheremo di esplorare un po’ il mondo dei concept album, il “filone compositivo” nato verso la fine degli anni ’60 del secolo scorso e che ha fatto la fortuna di mostri sacri del rock come i Pink Floyd, autori fra gli altri di quell’immenso capolavoro del 1979 intitolato “The Wall”, o dei The Who che vantano nella loro discografia quella che da molti viene considerata una delle prime opere rock della storia ovvero “Tommy” del 1969.
Procediamo per gradi, qual è la differenza fra un concept album ed un’opera rock?
Non è semplice dare una risposta univoca a questa domanda, anche perché di norma si tende a fare un po’ di confusione fra le due cose.
Diciamo che un concept album, a differenza della rock opera non deve per forza raccontare una storia ma può essere semplicemente una raccolta di componimenti musicali, legati dallo stesso “concetto”, ad esempio “Radio-Activity”, album del 1975 dei tedeschi Kraftwerk, è considerato un concept album perché tutti i suoi brani hanno come tema comune (concept) la radioattività anche se i testi non servono a sviluppare una vera e propria trama come accade per esempio nel già citato “Tommy” dei The Who.
Faccio un altro esempio che può sembrare provocatorio ma che serve a far capire quanto sia “larga” la definizione di “concept album”. “Christmas” di Michael Bublè, raccolta di cover natalizie, può essere considerato un concept album dato che tutti i brani trattano il tema del Natale.
Esistono anche concept album e opere rock strumentali, che chiaramente non possono puntare sulle liriche per la narrazione della trama ma che giocano sulla creazione di suggestioni ed atmosfere sonore come “1984” di Anthony Phillips, lavoro del 1981 ispirato al romanzo omonimo di George Orwell.
L’opera rock è un’evoluzione del concept album in cui la progressione delle tracce del disco serve a sviluppare la trama di una storia, come ad esempio avviene in “Jesus Christ Superstar” di Andrew Loyd Webber che racconta l’ultima settimana di vita di Gesù di Nazareth. Inizialmente uscito come doppio album nel 1970 vedeva Ian Gillan nei panni di Gesù. Il front-man dei Deep Purple lasciò il posto ad altri interpreti, fra i quali il leggendario Ted Neeley, per l’adattamento a musical delle varie versioni teatrali e cinematografiche successive.
Possiamo dire quindi che tutte le rock opera sono concept album ma non tutti i concept album sono rock opera.
Quando si pensa a questo filone la nostra mente vola immediatamente all’ Inghilterra degli anni ’60 e ’70, quella in cui David Bowie scriveva “The Rise And Fall Of Ziggy Stardust And The Spiders From Mars”, in cui i Pink Floyd sfornavano capolavori incredibili come “The Dark Side Of The Moon” e “The Wall”, i Jethro Tull pubblicavano “Thick As A Brick” e i Genesis davano alla luce l’unico concept della loro carriera, “The Lamb Lies Down On Bradway”. In generale il mondo del rock progressivo, di cui l’Inghilterra di quegli anni è stata una delle culle principali è quello che ha sviluppato maggiormente la formula del concept album ma contrariamente a quanto ci si possa aspettare non è quello che gli ha dato i natali.
Trovare il primo vero concept album della storia è impossibile, questa paternità nel corso degli anni è stata attribuita a moltissimi artisti, da Frank Zappa ai Beatles ma una versione comune a molti critici di tutto il mondo è quella che vede come padrino del genere il crooner americano Frank Sinatra, che nel 1955 pubblicò “In The Wee Of Small Hours”, un album che affronta le tematiche della solitudine, la perdita e la depressione.
Se è vero che il progressive rock è stato il genere che più ha esplorato e sviluppato il concept album è anche vero che non è stato l’unico a farlo, ad esempio ci sono ottimi esempi di concept album anche nel metal.
“Operation : Mindcrime” dei Queensryche, del 1988 è un vero e proprio capolavoro heavy metal in cui la band di Seattle, attraverso la storia di Nikki, un eroinomane che viene trasformato in assassino al soldo del Dottor X tramite lavaggio del cervello, affronta tematiche come la dipendenza e la pazzia.
Un altro fulgido esempio di concept album distante dal progressive classico è “The Crimson Idol” degli americani W.A.S.P., uscito nel 1992, che racconta le vicende di Jonhatan, un ragazzo dall’adolescenza tormentata che trova nella musica la sua via di fuga, diviene in poco tempo una rock star, il “Crimson Idol” appunto e da quel momento inizia una parabola discendente fatta di vizi, dipendenze e rimpianti che lo porterà al suicidio.
Ho deciso di scrivere questo articolo per suggerire tre concept album che troppo spesso vengono dimenticati, oscurati da quelli che ormai sono diventati grandi classici come “Metropolis Pt.2: Scenes From A Memory” dei Dream Theater o “Welcome To My Nightmare” di Alice Cooper.
1) KISS – “Music From The Elder” (1981)
Ebbene sì, voglio partire suggerendo un album dei Kiss, uno dei gruppi di maggior successo della storia del rock, famoso per brani casinisti e festaioli come “Love Gun” e “Detroit Rock City”, capace di dominare le classifiche di tutto il mondo ma da cui non ci si sarebbe mai aspettato un lavoro ricercato come un concept album.
“Music From The Elder” ha rappresentato uno dei più grandi flop commerciali della carriera dei Kiss, nel periodo appena successivo alla sua pubblicazione vendette talmente poco da convincere band e management a non intraprendere nemmeno un tour promozionale per potersi concentrare fin da subito sulla scrittura del successivo “Creatures Of The Night”. Ma quindi perché ne sto parlando? Perché è bello! È un disco assolutamente valido! La trama in realtà è un po’ banalotta, una storiella fantasy in cui il classico eroe prescelto viene assoldato da una confraternita misteriosa per combattere il male e salvare il mondo. Ciò che ha di buono questo disco è la musica, ricercata e distante dall’ umore scanzonato a cui il gruppo aveva abituato il proprio pubblico fino a quel momento. Probabilmente è stata proprio questa distanza a decretarne l’insuccesso ma brani come “Under The Rose” o “Odissey”, epici e potenti, che possono ricordare maggiormente i Queen di “Innuendo” che gli stessi Kiss di “Destroyer”, sono veri e propri gioielli.
Questo disco merita sicuramente più di quanto ha avuto e consiglio a tutti di dargli una possibilità, ai fan di vecchia data di Paul Stanley e company, chiedendogli di non aspettarsi hit ed immediatezza da questo lavoro perché non ne troveranno, per quello ci sono già “Kiss”, “Dressed To Kill” e molti altri classici della band. Ai detrattori dei Kiss invece suggerisco di ascoltarlo senza preconcetti, dimenticandosi dei brani più commerciali odiati dal pubblico più “esigente” e godendosi semplicemente il viaggio che un buon disco come “Music From The Elder” può offrire.
2) OPETH – “Still Life” (1999)
Sullo spessore artistico della band di Stoccolma non penso ci sia molto da dire, per chi ama il progressive ogni volta che esce un loro album è Natale. In oltre vent’anni di carriera gli Opeth non hanno mai scritto un album brutto, magari alcune uscite non hanno convinto tutto il pubblico, “Heritage” del 2011 ad esempio, segnò uno spartiacque nella fan-base perché l’abbandono delle sonorità death metal che avevano caratterizzato la band durante la prima parte della sua carriera spiazzò molti ascoltatori di vecchia data ma consentì agli Opeth di conquistare una nuova fetta di pubblico più avvezza a sonorità maggiormente melodice e tipicamente prog.
L’album che voglio consigliare non è assolutamente stato un flop, anzi, gli amanti della band lo considerano uno dei suoi migliori lavori ma è indubbio che purtroppo per quanto sia apprezzato non è passato alla storia come “simbolo” dei concept album di stampo metal come ad esempio il già citato “Operation : Mindcrime”.
“Still Life” è un disco clamoroso, da pelle d’oca sia a livello lirico che musicale. Parla della storia di un reietto, respinto dalla società teocratica in cui vive a causa della sua deformità fisica che viene vista come un segno demoniaco. L’amore impossibile che prova per Melinda e la morte della donna per mano del “Concilio della Croce” lo spingeranno a cercare vendetta verso chi lo ha condannato ad una vita di infelicità, trasformandolo in un assassino. Troverà la pace solo nel momento della sua impiccagione, quando avvertirà sulla spalla il tocco della sua amata, pronta a riunirsi finalmente a lui nella morte.
Ho sintetizzato in poche righe un album di 62 minuti, ovviamente la lettura del disco può essere fatta su più livelli e anche a sul piano musicale “Still Life” è molto variegato e complesso, l’alternanza fra sfuriate death metal e parti melodiche ed ariose è perfettamente bilanciata, così come l’utilizzo di growl e clean vocals che impreziosiscono brani come “The Moor” e “Moonlapse Vertigo”.
Spero che un giorno “Still Life” sarà annoverato come uno dei migliori concept album della storia del metal, insieme agli altri titoli più blasonati che tutti conosciamo.
3) P.F.M. – “Dracula Opera Rock” (2005)
Anche qui, come nel caso di “Music From The Elder” siamo davanti ad un album che non ha minimamente riscosso il successo che avrebbe meritato. La P.F.M. è la band per antonomasia quando si parla di Progressive italiano, uno degli scenari più floridi ed influenti del panorama rock degli anni ’70.
In quel periodo gruppi come la P.F.M., Le Orme, Banco Del Mutuo Soccorso, Osanna, Museo Rosenbach, Balletto Di Bronzo, Area e molti altri riuscirono a far puntare sul nostro paese i riflettori della musica mondiale. Album come “Darwin!” del Banco Del Mutuo Soccorso uscito nel 1972, “Felona e Sorona” dei Le Orme del 1973 e “Storia Di Un Minuto” della P.F.M. del 1972 oggi sono considerati capisaldi del Progressive al pari dei lavori di giganti come Emerson, Lake & Palmer, King Crimson e Genesis.
Cercare di sintetizzare il prog italiano in un paragrafetto sarebbe impossibile e sbagliato, è stato un movimento talmente rappresentativo per noi italiani che bisognerà parlarne in un articolo a parte, concentriamoci su “Dracula Opera Rock”.
Come si intuisce dal titolo questo lavoro è una trasposizione in musica di “Dracula” di Bram Stoker, uscito nel 2005 come cd fu supportato da un tour teatrale limitato a Roma, Milano e Verona in cui venne proposto sotto forma di musical. Uscì anche una versione in doppio cd in cui le canzoni vennero cantate dal cast della tourneè, tra i cui interpreti spicca Vittorio Matteucci nel ruolo del Conte Dracula. Le canzoni sono tutte validissime, suonate e cantate magistralmente e i testi sono perfetti per raccontare la storia scritta da Stoker nel 1897 ma purtroppo nonostante la qualità questo disco ad oggi non è quasi mai preso in considerazione quando si parla della discografia della P.F.M., non è nemmeno presente sulla pagina ufficiale Spotify della band ed è un vero peccato. Consiglio spassionato, se vi piacciono i concept album e questo vi è sfuggito acquistatelo o cercatelo su Youtube e fatevi accompagnare “nel castello dei perché” da uno dei migliori gruppi rock mai nati in Italia.
4) Altri concept album consigliati senza entrare nel merito delle motivazioni, alcuni sono dischi famosissimi ma che in un articolo del genere non potevo non citare, altri sono meno conosciuti ma assolutamente meritevoli di ascolto, quelli già citati nell’introduzione considerateli già consigliati (se volete potete evitare “Christmas” di Bublè):
NINE INCH NAILS – “The Downward Spiral” (1994)
RUSH – “2112” (1976)
GREEN DAY – “American Idiot” (2004)
KILLING TOUCH – “One Of A Kind” (2009)
CAPAREZZA – “Museica” (2014)
PAIN OF SALVATION – “Be” (2004)
MARILLION – “Misplaced Childhood” (1985)
MASTODON – “Leviathan” (2004)
VISION DIVINE – “Stream Of Consciousness” (2004)
FABRIZIO DE ANDRÈ – “La Buona Novella” (1970)
SAVATAGE – “Streets: A Rock Opera” (1991)