Dischi Volanti (Verona), intervista a Carlo Scardovelli
Il 24/12/2022, di Gianfranco Monese.
In: Sell Your Vinyls To The Devil.
Dischi Volanti è storia, tradizione, a partire proprio dalle sue mura, che come potrete leggere sono state innalzate secoli fa, e che oggi grazie al mantovano Carlo Scardovelli e ai suoi fidati colleghi Glauco, Mario e Antonio, minuziosi esperti, conoscitori e discofili a 360°, sono più vive che mai. Il negozio è una tappa obbligatoria non solo per gli appassionati veronesi, ma anche per chi dovesse raggiungere la città per i motivi più disparati, da un’esibizione in Arena, a un meeting di lavoro, a una vacanza (e di clienti illustri ce ne sono stati, come scopriremo lungo questa intervista). All’interno di Dischi Volanti, il quantitativo audio e video è gargantuesco; un esempio? Provate a cercare il vostro artista e/o band preferita tra gli album in formato CD senza (involontariamente) sfiorare o, peggio, farne cadere qualcuno. Questo, a premessa che chi varca la porta d’entrata la musica la respira, la vive, la ama e la rispetta, come si può notare in primis dalla devozione dell’accurata ciurma capitanata da Scardovelli. Personalmente, incontrare persone così belle e colte, ancorate a quella voglia di ascoltare e di parlare di musica come si faceva tempo fa, e come tutt’ora accade in Via Fama 7, è sempre un onore. Allacciate le cinture e preparatevi a partire per un viaggio che abbraccia ricordi, abitudini, momenti esilaranti e soprattutto spunti di riflessione, anche extra musicale: buona lettura!
Ciao Carlo, grazie della tua disponibilità e benvenuto su Metal Hammer Italia: ti va di presentare Dischi Volanti? Quand’e cominciata quest’avventura?
Ma che ne so, cos’era, il ’91? (ridiamo, ndr.) Era dicembre del ’91, pascolavano le pecorelle, in quanto stava per arrivare il Natale. Eravamo tutti più buoni, casti e pii, e raggiungendo un’integrità spirituale, abbiamo deciso che con Dischi Volanti si sarebbe potuta aprire una nuova porta verso mondi sconfinati, laddove la musica e gli Helloween avrebbero condotto l’umanità verso una nuova dimensione. (per quanto buffa, questa è stata la risposta, ndr.)
Molto tempo fa, prima di Dischi Volanti, come veniva utilizzato questo locale?
Nel Seicento era un convento di suore, poi è stato trasformato in un locale di baldorie, per l’esattezza nell’Osteria Al Gambero, dopodichè in una macelleria. Inoltre, qui sotto ai nostri piedi ci sono delle gallerie oscure dove i cunicoli dell’antica città romana si diramano all’infinito, in quanto un tempo passava di qui il decumano massimo (che ricordo corrispondere agli attuali Corso Portoni Borsari e Corso Santa Anastasia, ndr.), quindi questo era proprio il centro della città romana. Forse c’è ancora qualche centurione che vaga quaggiù… (ridiamo, ndr.)
Purtroppo, negli ultimi anni sono aumentate le chiusure dei negozi di dischi. Qual’è il tuo segreto, il tuo asso nella manica che ha mantenuto, e mantiene a galla Dischi Volanti?
La domanda è bellissima, ma la ricetta non ce l’ho. Direi che è lo spirito per la musica, l’amore per la musica, la passione per la musica: la musica! Alle volte hai dei periodi di profonda difficoltà, nei quali devi mettere mano ai tuoi beni privati in quanto non tanto il negozio, bensì la musica deve sopravvivere. Quindi se tu insegui un ideale, devi inseguirlo dritto come un fuso e duro come una roccia. Se tu hai una cosa da perseguire, fallo fino in fondo, fallo seriamente.
Se non erro, via social non siete molto attivi…
No: ho tolto tutto!
Ecco, appunto. Tuttavia non credi che oggigiorno canali come, per esempio, Instagram o Facebook, possano aiutare a pubblicizzare il tuo negozio e, perchè no, a orientare la clientela, nel caso questa venga da fuori?
Certo, ma il discorso è uno solo: in un’epoca dove tutti vanno sui social a postare ogni cosa, ho pensato che invece è molto più bello che la gente venga qua, si incontri, parli di musica: che ci sia ancora quell’atmosfera nella quale la gente incontra altra gente. Quindi, del discorso sui social non me ne può fregare niente. Se tu insegui solo i soldi, “la bara non ha tasche” (antico detto napoletano, ndr.), se invece insegui la musica, hai piacere che la gente si incontri. Il principio è quello.
Allora ti modifico la domanda: essendo più attivi via social, magari potreste far incontrare più persone qui dentro, no?!|
Eh lo so, ma o fai una scelta, o ne fai un’altra. Tanta gente mi dice: “eh ma guadagneresti, guadagneresti, guadagneresti…” In un film di Mel Brooks dal titolo ‘L’Ultima Follia Di Mel Brooks’ (datato 1976, ndr.) c’è una compagnia che si chiama Trangugia e DiVora: se tu pensi al profitto, a tirar su più gente possibile, anche la tua vita, alla fine dei conti, diventa molto più stressata. Già questo negozio ci da del lavoro, e ciò può comportare aumento del personale ecc… Noi siamo in tre, anzi tre e mezzo, perchè Antonio viene quando ne ha voglia, ma diciamo quattro dai (ride, ndr.), e in fin dei conti va bene così, bisogna accontentarsi di quello che la vita ci da! C’è un vecchio detto mantovano che dice “a la galina sgôrda a’gh crèpa ‘l gòs” (alla gallina troppo ingorda scoppia la carotide, ndr.), e ciò ti fa capire che, alla fine, non conviene. E non conviene anche perchè nella vita devi avere, secondo me, delle proporzioni. E qui, a Dischi Volanti, è bello che ci sia un posto accogliente, che la gente entri, che si chiacchieri, come stiamo facendo noi due. Quello che io ritengo positivo è che qui, magari, un giorno entri un musicista, un altro giorno un chitarrista, e che la gente si incontri e chiacchieri: ognuno ha i suoi punti di vista, le sue vedute, ed è bello che sia così. Non mi interessa avere del lavoro in più: ce n’è già abbastanza, e bisogna sapersi accontentare nella vita.
A proposito di clientela: hai diversi frequentatori abituali in negozio, o si tratta di acquisti “mordi e fuggi”, di gente di passaggio?
Di tutto, e la cosa bella è che le nuove generazioni si stanno facendo valere, in quanto molti ragazzi hanno avuto dei saggi genitori, i quali hanno detto loro che la musica esiste, visto che i canali di diffusione, ormai, sono sempre pochi e relativi, e molti neanche esistono più. Ci sono poche trasmissioni televisive, se non X-Factor et similia, trasmissioni da social tra l’altro. Ma le trasmissioni dove si parla di musica entrando nello specifico, analizzandola e parlandone in maniera seria e corretta, sono ormai poche. Inoltre, non c’è nulla che parli di teatro, di lirica, di pittura: la cultura è in uno stand by, sembra di un’altra generazione, quando invece è parte dell’uomo, il quale non ne può fare a meno: è la cultura che lo innalza.
Data la vicinanza geografica all’Arena Di Verona, che da Dischi Volanti dista appena dieci minuti a piedi, hai avuto negli anni qualche visita “VIP”, di artisti passati da Verona, magari proprio per esibirsi all’anfiteatro romano?
Di tutto. E’ venuta Carla Fracci con suo marito, quest’estate è passato di qui il chitarrista dei Kiss Tommy Thayer in concomitanza con la loro data in Arena dell’undici luglio, è venuto il tastierista dei Kings Of Convenience, il tastierista dei Whitesnake Michele Luppi, che è un pò di casa, anzi ho un disco da parte per lui da quasi un anno! (quindi, se il Sig. Luppi ci sta leggendo, gli ricordiamo che da Dischi Volanti ha un disco da ritirare, ndr.) E’ passata molta gente, tante volte in incognito, anche perchè io non sono un fisionomista, non riconosco tutti: un giorno ho beccato Vinicio Capossela qui alla cassa, solo perchè appena dietro di lui ho notato un suo manifesto, e di conseguenza la notevole somiglianza. Alla mia domanda “ma sei lui?” mi ha risposto affermativamente. Poi un giorno è entrato Niccolò Fabi, più precisamente nel periodo in cui aveva pubblicato la sua prima raccolta dal titolo ‘Dischi Volanti 1996-2006’, quindi dato il titolo dell’album e il nome del negozio, si è trattata di una visita simpatica. Tuttavia vengono molte persone famose, e alle volte non me ne accorgo nemmeno, perchè come ti dicevo oltre a non riconoscerle, non sto neanche lì a fare l’inchino o altro: sono esseri umani come tutti, se poi sono disposti al dialogo tanto meglio. Ma non mi sembra di buon gusto inseguirli per chiedere autografi o robe del genere: se sono disponibili lo noti, altrimenti pazienza. Sono acquirenti come tutti gli altri, le persone sono tutte uguali, non c’è gente di serie A e di serie B.
…e l’età media dei tuoi clienti? Più giovani, over trenta, over quaranta?
Non c’è un’età media: arriva di tutto. Dai ragazzini di quindici anni, o anche meno, ai signori di ottant’anni, e dev’essere così. Se tu hai solo una fascia, sei molto limitato. Agli albori, quando a Verona c’erano quindici negozi di dischi, Dischi Volanti aveva solo musica etnica, in quanto dovevo avere qualcosa di alternativo, e non le stesse cose che avevano gli altri. C’è un negozio in Borgo Roma, gestito da Paolo, dal nome Le Disque Record Store, che contiene molta musica elettronica: per questo motivo io non tengo musica da discoteca, perchè deve lavorare anche lui, dobbiamo mangiare tutti, deve esserci una possibilità per tutti, non è giusto fare lo sgambetto agli altri, sovrapporsi: se lui ha un determinato materiale glielo lasciamo vendere esclusivamente a lui, mentre noi vendiamo dell’altro. Questo è rispetto, un qualcosa di cui l’umanità si sta dimenticando.
Quali sono i generi che noti, o hai notato in un determinato periodo, essere più in voga, guardando alla tua attività?
Adesso il Rap, nello specifico quello italiano. I ragazzini vanno tutti lì: Rap, Trap, ecc… E’ una corrente nuova: molti dopo un pò abbandoneranno le rime e si butteranno sul cantato, ricalcando le orme di Neffa, di Frankie hi-nrg. Ogni epoca ha avuto uno stile predominante: ogni tanto ci vuole un pò di novità, una svolta che dia un pò di energia. Adesso, Rap a parte, non è che ci sia molto. Tuttavia, con l’avvento del vinile, c’è un’enorme riscoperta dei classici: il disco più venduto è sempre ‘Dark Side Of The Moon’ dei Pink Floyd, poi i Led Zeppelin, i Beatles, di cui vende molto ‘Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band’ (ottavo disco della band datato 1967, ndr.), Depeche Mode, The Cure… Siamo in un’epoca nella quale si stanno riscoprendo, per fortuna, i grandi di sempre, e questo è dovuto a quei genitori che hanno ben seminato, spingendo di conseguenza i ragazzini verso un periodo dove la musica è stata veramente importante, rispetto a oggi dove, tolto qualcuno, non c’è molto. Principalmente, la musica di adesso riguarda Harry Styles, Louis Tomlinson, ovvero gli ex One Direction.
Come ti spieghi il ritorno in voga del vinile? Questo ritorno, coadiuvato da iniziative come il Record Store Day, può aiutare a risollevare le sorti dei negozi di dischi?
Beh, premesso che è stato merito del Record Store Day a far si che ciò accadesse, direi di si, alla grande! Questo in quanto viviamo in un’epoca troppo “mordi e fuggi”: oggi tutte le cose invecchiano troppo rapidamente. Anni fa, dato che qualche annetto sulle spalle ce l’ho, tutto andava a un ritmo più lento. Il vivere stesso era più lento, di conseguenza assaporavi tutto di più, ti portavi a casa un disco, te lo ascoltavi un tot di volte perchè i soldini erano pochi, e quindi te lo gustavi, conoscendo tutto perfettamente, perfino gli angoli della copertina, mentre adesso, con l’avvento del digitale, è tutto un “scarica qua, scarica là”, e così facendo l’esagerazione ti ha fatto perdere il gusto delle cose. Se, ad esempio, puoi scaricare la discografia intera dei Beatles, ma non conosci la storia, perchè la loro discografia viene dipanata in quindici/vent’anni di storia dell’umanità, e quindi la loro musica nonchè i testi contengono riferimenti socialmente importanti, non sei neanche in grado di apprezzarne il contenuto musicale. Quindi, se oggi un ragazzino di quindici anni va a pescare musica che ascoltava suo padre quand’era giovane, non ha le coordinate per capire il perchè di quel tipo di suoni, capisci?! E, andando ancora più indietro nel tempo, pure la musica classica, che a scuola neanche insegnano più, viene nascosta ai ragazzini. Non conoscono Beethoven, Mozart, Bach, non conoscono tutto ciò perchè non ci sono i canali che dovrebbero informarli.
Che importanza ha, oggigiorno, sulla base della tua esperienza, il rapporto tra negoziante e acquirente? Pensi che le grandi piattaforme di distribuzione online o di ascolto in streaming potranno in futuro soppiantare completamente i negozi di dischi? Te lo chiedo perchè, personalmente, ritengo che il rapporto tra negoziante e cliente sia irrinunciabile, anche solo per avere uno scambio di opinioni.
E’ il concetto del supermercato: un supermercato oggi vende quel prodotto, domani ne vende un altro, l’importante è fare profitto. Non gliene frega niente della cultura, non gliene frega niente del disco di Eleni Karaindrou contenente antica musica greca, non bada alla qualità o al consiglio, e non è neanche il discorso del commerciante, perchè il commerciante crea delle distanze, mentre alla fine tu sei un amico di chi entra qui in negozio. Qui c’è dialogo, non ci dev’essere distanza tra negoziante e acquirente. Nel negozio la distanza viene meno, perchè le persone le conosci, stringi amicizia, hai un dialogo, e questo era quello che volevo. E venendo qua, non è tanto l’opinione mia o di un altro riguardante un disco, è che venendo qua hai sott’occhio tante altre cose, che altrimenti devi essere te ad andare a cercare a casa tra le caselle di internet, che sono miliardi di miliardi. Non è la stessa cosa. E poi, vuoi mettere il gusto di avere in mano il disco? Il gusto di assaporarlo prima di prenderlo, di scegliere qual’è il disco che vuoi? Per esempio: tiri fuori la discografia dei Beatles, hai davanti a te dieci copertine ed ecco arrivare il momento, bellissimo tra l’altro, della scelta, nel quale non sai quale prendere. Su internet è diverso, perchè devi avere un concetto tuo, entri, acquisti, ti arriva a casa, fine. E’ un rapporto molto freddo, non c’è umanità. Mentre qua la gente chiede “cosa ne pensi di questo? Cosa ne pensi di quello?”, e non è detto che lo chiedano a me, magari lo chiedono a te o a un’altra persona. Il discorso di consiglio non è un discorso dato solo dal commerciante, ma anche dalla gente che può trovarsi qua dentro, gente come me, te, tutti, perchè alla fin fine il commerciante non è su un piedistallo a impartire leggi: siamo uguali, non ci sono distanze. Poi è logico che se qualcuno chiede un consiglio a me o al mio collega Mario, che abbiamo un pò più di fruibilità, sicuramente glielo sappiamo dare. Ma ciò resta il nostro punto di vista, un qualcosa di opinabile, e non il consiglio supremo.
Bene Carlo, dopo aver parlato di consigli e quant’altro, ora tocca a te fare il cliente. Per il tuo compleanno ti viene regalato un buono di cento Euro da spendere da Dischi Volanti. A casa hai di tutto per ascoltare musica, ma non hai nessun album. Cosa acquisti, e soprattutto ti faresti consigliare?
Vado a prendere i dischi su Spotify! (ridiamo, ndr.) Beh, ho già dei gusti abbastanza definiti per farmi consigliare. Il discorso è questo: tu puoi avere a casa delle discografie intere, tutti i dischi che desideri, ma l’importante è avere sempre un desiderio. E questo non vale solo per i dischi, ma nella vita. Per cui, mai appagarti completamente nella vita per avere tutto. Il tutto, il Trangugi e DiVora, alla fine non ti da soddisfazione: una volta che hai tutto, non hai più desideri, e senza desideri sei quasi spento, no?! Per cui, che sia un disco, un libro, o dell’altro, devi avere un desiderio in stand by. E con i canali di oggigiorno, lo potresti avere in qualunque momento, tuttavia c’è una cosa che è meglio lasciare sempre nell’angolo dei desideri, avere un qualcosa che magari un domani realizzerai, e proprio mentre lo realizzerai hai già constatato di avere un altro desiderio in stand by. Avere tutto è un pò povero, per conto mio. Sei un essere umano, e l’essere umano non può possedere tutto: deve affrontare la vita non dico con umiltà, ma neanche credendo che i soldi facciano la felicità. Sicuramente i soldi aiutano, e tanto anche, però non bisogna comprare tutto.
Ok, però tu ancora non mi hai detto come intendi spenderlo questo buono da Dischi Volanti…
Dunque: l’inevitabile ‘Dark Side Of The Moon’ dei Pink Floyd, ‘Ziggy Stardust’ di David Bowie, ‘The Beatles’ (meglio noto come il White Album dei Beatles, ndr.), e come quarto non so se mettere i Nirvana o l’omonimo dei Metallica. (meglio noto come il Black Album, ndr.) E ci aggiungo un quinto disco, ovvero ‘Getz/Gilberto’, un album di bossa nova. È un genere, la bossa, che oggi non ascolta più nessuno, o perlomeno è poco divulgato: la bossa è triste, è romantica, tocca le emozioni. Ricordo che Ornella Vanoni cantava dei pezzi di bossa in una maniera meravigliosa: un suo album intitolato ‘La Voglia La Pazzia L’Incoscienza L’Allegria’, composto con Vinícius De Moraes e Toquinho (datato 1976, con testi di Sergio Bardotti, ndr.), credo sia uno dei capolavori della musica italiana. Meraviglioso. Tuttavia, tornando al mio buono, se ho sforato con i soldi, la differenza la metto io.
Quali sono state, a oggi, le richieste più strane che ti sei sentito rivolgere?
Un giorno mi telefona una signora, e mi fa: “Qual’è il pezzo che ascoltavo quest’estate al mare?” Pensando che fosse uno scherzo, mi sono messo a ridere. Ma in realtà lei era seria, e mi stava chiedendo che pezzo aveva sentito al mare. Io non sapevo dove fosse stata al mare, con chi, come fossero andate le ferie, ero sicuramente contento che fosse stata al mare, però l’unica reazione che ho potuto avere era quella di ridere. Lei non sapeva niente di questa canzone, non me l’ha nemmeno canticchiata, l’aveva solo sentita. Sai, la gente è varia, la gente è una gamma infinita di colori, quindi alla fine va bene tutto.
Qual’è il cliente che preferisci, e quello che più ti fa innervosire? Che caratteristiche hanno?
La gente educata e la gente maleducata. Quella educata non fa cascare i dischi, mentre quella maleducata non ha rispetto delle cose altrui. Quella educata è ben gradita ovunque, non solo qua, è proprio l’atteggiamento: ci sono persone che hanno poco rispetto dell’ambiente, delle cose, ma questo è un qualcosa di generale, che non riguarda solo il negozio di dischi. E’ così dappertutto.
Alcuni negozi di dischi non si limitano più alla sola vendita di musica in formato fisico: hanno allargato la loro offerta, includendo usato, t-shirt e felpe di band, libri, vendite di biglietti per concerti e/o eventi. Credi che in futuro anche Dischi Volanti debba prendere in considerazione questo ampliamento di scelte e offerte per la clientela?
No, perchè non c’è più un centimetro libero, neanche un millimetro di spazio per una mosca! (ridiamo, ndr.) Una volta tenevo le magliette, però, seppur il merchandising sia un qualcosa di simpatico, per me l’obiettivo è avere musica, per cui più dischi ci sono, meglio è.
L’intervista sta per giungere al termine, ma ora arriva la parte difficile: quali sono i tuoi tre dischi di sempre? O quegli artisti e/o band di cui non puoi proprio fare a meno?
Nella vita si fa a meno di tutto, l’importante è stare bene ed essere sereni. Nelle nostre vite non abbiamo la stessa frequenza, no?! Tu attraversi un periodo nel quale la tua musica primaria ha un genere aggressivo o sfrenato, a cui segue un periodo magari più rilassato, e di conseguenza la sua colonna sonora: tutto è molto legato alla vita che stai attraversando. Poi ci sono delle cose che, come i dischi elencati prima, sono intramontabili. Ma, volendo, puoi fare a meno di tutto. Una mattina ti alzi e, grazie al tuo umore, non ascolti il disco della mattina precedente: la tua esigenza è un’altra.
Oltre all’intervista, pure il 2022 ci sta salutando: quali sono state le uscite dell’anno che più ti hanno convinto?
The Liminanas ‘Electrified – Best Of 2009-2022’, Skid Row ‘The Gang’s All Here’, Crippled Black Phoenix ‘Banefyre’, Devin Townsend ‘Lightwork’, Porcupine Tree ‘Closure/Continuation’, Tears For Fears ‘The Tipping Point’. Anche se, a dire il vero, ce ne sono stati di bei dischi…
Ottimo Carlo, siamo giunti al capolinea. Ringraziandoti ancora per la tua disponibilità, se c’è qualcosa che vuoi aggiungere ai lettori di Metal Hammer Italia, quest’ultimo spazio è tutto tuo!
Musica! Musica! Musica!