‘Audioslave’ – Lo schiavo del suono compie vent’anni
Il 19/11/2022, di Gianfranco Monese.
In: The Birthday Party.
Il diciotto ottobre 2000, orfani di Zack de la Rocha, ai Rage Against The Machine restano tre opzioni: sciogliersi definitivamente, proseguire con un nuovo cantante oppure, come suggerito dal produttore Rick Rubin, collaborare con l’ex frontman dei Soundgarden Chris Cornell. Vent’anni dopo, tutti noi sappiamo come si decise di riscrivere la storia. Già: riscriverla. Perchè un conto è creare un supergruppo (poco dopo gli Audioslave, vorrei ricordare che nacquero i Velvet Revolver) e dire “facciamo un disco” (alle volte eccitati più dai nomi che compongono la band, che dalle idee che si hanno, che si tratti di progetti seri, paralleli, fugaci o giusto per avere un rientro economico), un altro è avere qualcosa da dire, unire le forze, e capovolgere il mondo intero. Gli Audioslave dimostrarono che bastò raggruppare un trio che seppe mescolare Rock, Rap e Funky con un frontman appartenente alla scena grunge di Seattle dalla ruvida, ma soprattutto poliedrica, voce; l’estro c’era già, ma è quando si converge verso un medesimo genere che abbracci i gusti e le potenzialità di ognuno, che il resto vien da sè. In primo luogo, senza voler prevalere, bensì sacrificandosi per la miglior riuscita finale.
Registrato a partire dall’estate 2001 (si narra che durante le prime tre settimane di prove, la band scrisse di getto una ventina di brani, a partire da ‘Light My Way’), ‘Audioslave’, primo ed omonimo album del quartetto, ebbe tuttavia un leggero rallentamento nella pubblicazione a causa dell’abbandono, nell’estate del 2002, del frontman, motivato dal (poco credibile) fatto che il gruppo si stesse dirigendo verso lidi inaspettati (ma, soprattutto, dalle solite discussioni tra i manager dei vari musicisti su “quanto avrebbe guadagnato chi”, ed altre vicissitudini, legali e non, di cui quella riportata nel primo Hammer Fact sottostante). Convinto, tuttavia, a rientrare una volta per tutte nell’autunno dello stesso anno, si potè procedere con l’oggi ventenne pubblicazione. Il trittico iniziale è da cardiopalma: ‘Cochise’ (secondo Hammer Fact sottostante), primo ed unico singolo pubblicato prima dell’uscita del disco, il quindici ottobre 2002, mostra subito quella che è una proposta originale e schietta, tra prorompenti ritmiche zeppeliane ed una ruvidezza strumentale che accompagna una voce tanto melodica quanto granulosa (andate esattamente allo scoccare del terzo minuto ad ascoltarvi lo sfogo di Cornell). Sia il terzo singolo estratto ‘Show Me How To Live’, che ‘Gasoline’, mostrano la stessa accessibilità, pur essendo più vari nella struttura. La solita, bizzarra, chitarra di Morello cuce partiture che, con una sezione ritmica ricca di groove, sono ben guidate da un Cornell il quale, anche contenendosi, infonde il giusto spirito ad ogni brano, sia nelle soavi strofe, come negli esplosivi ritornelli. Il capolavoro ‘Like A Stone’ (che lo scorso mese ha raggiunto un miliardo di visualizzazioni su YouTube) è quasi un brano a sè; lo è anche il video, più puro e semplice rispetto al detonante ‘Cochise’ ed all’avventuroso ‘Show Me How To Live’, e per questo geniale nel far comprendere allo spettatore come, questa volta, debba essere solo la musica a “mostrarsi”. Pubblicato, giustamente, come secondo singolo, così da “smorzare” i toni di ‘Cochise’, il pezzo risulta essere una semi ballad che tratta il tema di cosa ci sia dopo la morte. Degno di nota è l’assolo di Morello, arguto, brioso ed allo stesso tempo commovente, ad assecondare lo spirito del brano, mentre sontuosa è la prova di Cornell. Senza annoiarvi con un “track by track”, bisogna constatare come la restante parte della tracklist si mantenga ad alti livelli, che si tratti del post grunge a tinte dark di ‘What You Are’ (amabile, ma dalla struttura intuibile se paragonato con chi lo precede), o della variabile ‘Shadow On The Sun’. Il quartetto è stato abile nel regalare un disco sia dissimile che riconoscibile, come dimostra tanto un classico inno rock come ‘I Am The Highway’, quanto brani adirati come ‘Set It Off’ o ‘Exploder’, ritmati come ‘Hypnotize’, o introspettivi e malinconici (a tinte soul) come ‘Getaway Car’. Chiude l’album ‘The Last Remaining Light’, riassunto di come ‘Audioslave’ risulti grandioso unendo armonicamente aggressività e melodia, pur nel contenimento di ogni membro della band, devoto ad una (vincente) visione d’insieme: è infatti una canzone, questa, che come la maggior parte raggiunge il suo scopo pur senza virtuosismi eccessivi, e con un cantante a cui, parafrasando il tocco di Re Mida, bastava aprire bocca per trasformare in oro anche il più banale dei pezzi.
Ci sono lavori che entrano prepotentemente nella storia della musica. Lo si capisce da molti fattori, o anche solo da uno: la formazione, la totalità di un disco, alle volte anche solo un trascinante singolo. ‘Audioslave’ racchiude tutto questo. I due lavori successivi ‘Out Of Exile’ (2005) e ‘Revelations’ (2006), seppur pienamente sufficienti, non saranno di egual qualità, ma poco importa: alle volte, per capovolgere il mondo, basta solo uno scossone.
Hammer Fact:
– Originariamente, il nome della band era Civilian. Alcuni vennero a conoscenza di ciò trovando dei demo, brani quindi non ancora finiti per quanto concerne testi e musiche, in vendita online: a quanto pare vennero rubati ai Bad Animals Studios di Seattle e messi a disposizione in rete, chiaramente senza il permesso del quartetto. Sembrerebbe, inoltre, che la casa di produzione spinse per il cambio del nome, convinta che Civilian non avesse il giusto appeal.
– Cochise, titolo del brano d’apertura del disco, si riferisce al comandante nativo americano alla guida degli Tsokanende, o Chiricahua, un gruppo degli Apache, da cui prese il nome la Contea di Cochise, nello stato dell’Arizona. Nella lingua Chiricahua-Mescalero, il nome significa “quercia ardente”.
– Per l’immagine in copertina, la band si appoggiò allo studio fotografico e di grafica (specializzato in copertine di dischi musicali) Hipgnosis, fondato nel 1968 da Aubrey Powell e Storm Thorgerson. Molte le copertite progettate da questo studio, tra le quli vale la pena ricordare: ‘Ummagumma’, ‘Atom Heart Mother’, ‘The Dark Side Of The Moon’, ‘Wish You Were Here’, ‘Animals’ (Pink Floyd), ‘Houses Of The Holy’ (Led Zeppelin), ‘Peter Gabriel (I)’, ‘Peter Gabriel (II)’, ‘Peter Gabriel (III)’ (Peter Gabriel), ‘Bury The Hatchet’, ‘Wake Up And Smell The Coffee’ (The Cranberries), ‘Absolution’, ‘Black Holes And Revelations’ (Muse). In ambito Metal ricordiamo ‘Stomp 442’ (Anthrax), ‘Skunkworks’ (Bruce Dickinson) e ‘Falling Into Infinity’ (Dream Theater).
– Con voto 3/5, questa la recensione apparsa sul numero di Metal Hammer di dicembre 2002: “Dopo interminabili peripezie legali, cambi di nome e problemi vari (la band sembrava essersi sciolta ancora prima di pubblicare il disco), vede finalmente la luce il progetto che coinvolge gli ex Rage Against The Machine, orfani di Zack De la Rocha, e Chris Cornell, ex Soundgarden. Come era lecito aspettarsi si parte da dove avevamo lasciato i RATM: la chitarra di Morello a fare il bello e il cattivo tempo sopra i ritmi e il groove calamitante di Wilk e Commerford e i riff tipicamente zeppeliniani. Stavolta però c’è la voce di Cornell con cui fare i conti: è un piacere sentirlo di nuovo cimentarsi in un ambito heavy e lui risponde da par suo, con melodie convincenti e una prestazione assolutamente apprezzabile. E’ vero che a tratti viene da chiedersi se è tutto qua e magari ci si aspetterebbe di più (nei momenti in cui il sound si fa influenzare da Cornell solista le cose precipitano), ma è innegabile che il disco scorra piacevolmente e si faccia ascoltare: brani come ‘Exploder’ o ‘Set It Off’ ti spingono a premere nuovamente play senza indugi. E visto il pessimismo che circolava attorno al progetto direi che è più che sufficiente.”
Line-Up:
Chris Cornell: vocals, additional guitar
Tom Morello: guitars
Tim Commerford: bass
Brad Wilk: drums
Tracklist:
01. Cochise
02. Show Me How To Live
03. Gasoline
04. What You Are
05. Like A Stone
06. Set It Off
07. Shadow On The Sun
08. I Am The Highway
09. Exploder
10. Hypnotize
11. Bring ‘Em Back Alive
12. Light My Way
13. Getaway Car
14. The Last Remaining Light
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