Foo Fighters – I vent’anni di ‘One By One’
Il 22/10/2022, di Alessandro Ebuli.
In: The Birthday Party.
Importante ricorrenza quella dei vent’anni di ‘One By One’, soprattutto alla luce della recente e improvvisa scomparsa di Taylor Hawkins, batterista della band, avvenuta nel marzo scorso. Tra il 2000 e il 2001 i Foo Fighters sono impegnati nel tour di supporto all’album ‘There Is Nothing Left To Lose’, controverso terzo capitolo discografico dei Nostri. Controverso in quanto, esclusi un paio di episodi, il disco si allontana drasticamente dai suoni ispirati dall’avvento del cosiddetto Post-Grunge – scena nata sull’onda della morte del Grunge e molto più Classic Rock oriented – e contemporaneamente avvicinandosi a uno stile melodico e patinato destinato a un pubblico più ampio, con sferzate verso sonorità radiofoniche, complice anche una produzione mirata a limare ogni asperità proveniente dalla musica Rock in senso stretto. Un disco che ha riscosso un enorme successo, grazie anche ad azzeccati videoclip di brani manifesto come ‘Learn To Fly’, che hanno catapultato i Foo Fighters nell’Olimpo delle grandi band da stadio.
I problemi di tossicodipendenza di Hawkins rallentarono però il processo di scrittura di ‘One By One’, persino interrompendolo per alcuni mesi, con una complicata gestazione che come affermato dal portabandiera e leader Dave Grohl ha rischiato seriamente di portare la band allo scioglimento. La grande amicizia tra Grohl e Hawkins, oltre alla caparbietà dello stesso Grohl, hanno evitato che ciò accadesse e il percorso del gruppo ha dato ragione al cantante. Ma non soltanto. Nonostante l’ingresso in formazione del nuovo chitarrista Chris Shiflett (proveniente dal gruppo Me, First, And The Gimme Gimmes), una ventata di freschezza all’interno di una compagine in difficoltà, ‘One By One’ finisce per essere registrato e mixato da Adam Kasper (già dietro la consolle su ‘There Is Nothing Left To Lose’) ma non soddisfa per nulla i musicisti che decidono di separarsi l’uno dagli altri per un periodo non definito per poi tornare insieme in studio, questa volta in quello casalingo di Dave Grohl, registrare da capo il disco e lasciare i brani nelle mani di Nick Raskulinecz che lo consegnerà alla storia così come lo conosciamo.
Era però già evidente al primo ascolto, all’atto della sua pubblicazione, quanto ‘One By One’ fosse un disco totalmente diverso dal suo predecessore nonostante la lunga lavorazione e il rimaneggiamento nello studio di Grohl, a partire dai suoni tornati a lambire confini tipicamente Rock entro i quali il gruppo si è sempre trovato a proprio agio. È anche un disco più difficile, più immediato per sonorità ma meno per orecchiabilità, pur mantenendo una discreta qualità melodica che peraltro in tutti gli album della band non è mai mancata e mai mancherà. Undici brani, alcuni dei quali divenuti dei classici senza tempo – ‘Times Like These’ – che rimane sintonizzato sul mood del predecessore ‘There Is Nothing Left To Lose’ risultandone quasi un escluso d’eccezione, come del resto ‘Disenchanted Lullaby’, ‘Overdrive’, ‘Burn Away’ e ‘Tired Of You’, oppure altri agli antipodi come ‘All My Life’, ‘Come Back’ ed ‘Halo’.
C’è poi una forte influenza di Stoner Rock figlia della collaborazione tra Dave Grohl e i Queens Of The Stone Age (vi rimando all’articolo per il ventennale di ‘Songs For The Deaf’ che trovate QUI), inevitabile fresco riferimento di pochi mesi prima e in parte, valutando a posteriori la collaborazione, utile nel trovare una quadra nel processo compositivo di ‘One By One’. È evidente che si tratti di un album sofferto, a tratti persino acerbo se guardiamo al passato della discografia dei Foos, così riesce fin troppo facile giudicarlo negativamente alla luce di ciò che è stato e ciò che sarà.
I Foo Fighters sono una band molto amata ma anche, a mio parere ingiustamente, odiata. Vuoi per la piega Rock melodica raggiunta toccata disco dopo disco – penso al doppio ‘In Your Honor’, un lato “elettrico” e l’altro acustico, oppure all’ultimo ‘Medicine At Midnight’ in ordine di tempo – i Nostri sono stati spesso criticati per avere portato negli stadi una musica che secondo alcuni dovrebbe rimanere relegata entro schemi di questi tempi ben difficili da definire. Il Rock è Rock signori, un elemento scatenatore di folle. Ecco, con ‘One By One’ i Foos non riescono appieno a trascinare la folla e questo è il principale difetto dell’album. Certo ‘All My Life’ ha un buon groove, anche ‘Low’ spinge sull’acceleratore, ‘Halo’ e ‘Overdrive’ trascinanti, ma non sono sufficienti a fare di ‘One By One’ un album memorabile.
Il percorso futuro della band ci ha insegnato quanto la melodia sia divenuta parte integrante della composizione del gruppo e questo è sicuramente un grande pregio, eppure in questa sede manca qualcosa, forse una certa dose di appeal che non avrebbe guastato, forse una maggiore impronta Rock a fare da contraltare al precedente ‘There Is Nothing Left To Lose’, forse una maggiore coesione tra gli elementi portanti dell’album; troppe contaminazioni in ballo – pur sempre all’interno dei canoni rappresentativi del gruppo – rendono dispersivo l’ascolto dell’album. Probabilmente troppi elementi hanno influito sul processo compositivo che ha portato alla pubblicazione di questo album di transizione, in primis i problemi di dipendenza di Hawkins, ai quali si sommano le enormi aspettative piombate sulle spalle dei Foos, che reduci da un successo planetario come ‘There Is Nothing Left To Lose’ si sono trovati a sobbarcarsi un grosso peso. Era quindi inevitabile che un album come ‘One By One’ non avrebbe soddisfatto le aspettative di un pubblico cannibale di musica di alto livello, che per essere creata necessita di tempo e situazioni favorevoli perfettamente adeguate alla composizione, fattori che qui non erano evidentemente presenti. Nonostante tutto ciò ‘One By One’ nel tempo ha riscosso il suo successo e guadagnato estimatori, ma restano pur sempre fan della prima ora della band.
‘One By One’ non può essere definito un album rappresentativo della loro discografia, ma a posteriori può essere sicuramente rivalutato. Certo, rimane un album minore, ma con alcuni brani di tutto rispetto.
Hammer Fact:
-nel brano ‘Tired Of You’ ospite seciale Brian May alla chitarra;
-l’edizione giapponese dell’album comprende la bonus track ‘Danny Says’, cover dei Ramones;
-l’edizione limitata contiene un secondo cd con i seguenti brani: ‘Walkin A Line’, ‘Sister Europe’ dei Psychedelic Furs, ‘Danny Says’ dei Ramones, ‘Life Of Illusion’ di Joe Walsh e le versioni live di ‘For All The Cows’ e ‘Monkey Wrench’. L’edizione limitata è disponibile in tutto il mondo, ma soltanto quella destinata al mercato inglese e cinese contiene anche la versione live di ‘Next Year’;
-esiste anche un’altra edizione dell’album dedicata al mercato norvegese contenente le versioni live dei seguenti brani: ‘Snoof’, ‘Times Like These’, ‘Low’, ‘Aurora’, ‘Monkey Wrench’;
-esistono inoltre due differenti versioni della cover dell’album: una bianca con il cuore nero, il monicker della band nero e il titolo in rosso e un’altra con i colori invertiti, ovvero di colore nero con il cuore bianco, il monicker della band in bianco e il titolo in rosso. Non cambia nulla nella tracklist, ad esclusione delle differenti edizioni per i mercati esteri;
-probabilmente a causa dei numerosi problemi intorno alla registrazione di ‘One By One’, Dave Grohl ha dichiarato che si tratta dell’album che ama di meno della discografia dei Foo Fighters;
-nel 2004 ‘One By One’ ha vinto un Grammy come migliore album Rock.
Line-Up:
Dave Grohl: Guitars, Vocals
Nate Mendel: Bass
Chris Shiflett: Guitar
Taylor Hawkins: Drums
Altri musicisti:
Brian May: Guitar in ‘Tired Of You’
Chris Novoselic: Backing vocals in ‘Walking The Line’
Greg Bissonette: Backing vocals in ‘Danny Says’
Tracklist:
01. All My Life
02. Low
03. Have It All
04. Times Like These
05. Disenchanted Lullaby
06. Tired Of You
07. Halo
08. Lonely As You
09. Overdrive
10. Burn Away
11. Come Back
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