Dieci anni dopo, ‘Destination Set To Nowhere’ è un viaggio ancor più attuale
Il 14/09/2022, di Gianfranco Monese.
In: The Birthday Party.
Esistono band che riescono a stupire quando meno te lo aspetti: quando i capolavori sembrano essere già stati scritti, abbassando di conseguenza le future aspettative dei fan.
Gli italiani Vision Divine arrivano a settembre 2012 con una formazione che, dopo il rientro del vocalist Fabio Lione di quattro anni prima (e conseguente pubblicazione del sesto lavoro in studio ‘9 Degrees West Of The Moon’ [2009]), nel 2011 vede pure quello del bassista Andrea “Tower” Torricini, in sostituzione a Cristiano Bertocchi. Rientri, appunto, cose già viste, che magari agli occhi di qualcuno avranno dato la sensazione di una band seduta su passati allori. Ma Olaf Thorsen e compagni guardano ben oltre queste chiacchiere da bar, rispondendo con i fatti, e con il concept album ‘Destination Set To Nowhere’ invitano chiunque a far lavorare bene le orecchie, oltre che ad aprire gli occhi sulla realtà che ci circonda. Infatti, qui si racconta di un futuro immaginario nel quale un uomo, scontento del decadimento socio-politico che imperversa nel pianeta Terra ove egli vive, costruisce un’astronave (dal nome Elpis).
Al comando di essa, assieme ad altre persone egli si dirige verso un nuovo pianeta, nel tentativo di ricominciare tutto daccapo, ed in meglio. Ma, come già visto in film fantascientifici più o meno recenti, se l’umanità è il cancro della terra, nonostante la colonizzazione di un nuovo pianeta, gli stessi problemi passati si ripresenteranno presto, facendo così ripartire il protagonista, questa volta in solitaria, verso una meta, come da titolo del disco, ignota. Musicalmente, c’è già parecchio di cui godere nel “welcome aboard” dell’intro, minacciosamente anticipato dal sonetto ‘S’i’ Fosse Foco’ di Cecco Angiolieri, una delle opere più significative della Poesia comico-realistica. Partiti verso una nuova destinazione, la band sbatte in faccia un capolavoro come ‘The Dream Maker’, ottima opener sia per musiche che per testo (“Open your eyes and you will see, this world is falling, while they continue telling lies, they rule this world pretending smiles, but here we’re dying, and still they try to keep you blind”). Bisogna constatare come, rispetto al recente passato discografico del sestetto, anche per le tematiche narrate qui ci sia più aggressività, nel suono come nella voce: Lione è bravo a narrare l’evolversi della storia, con rabbia o con instrospezione, a seconda del brano e/o del momento, ben assecondato dai suoi cinque compagni di viaggio.
La matrice Power/Progressive che da sempre accompagna i nostri, qui persiste e risulta bombastica, come dichiarato dallo stesso cantante a quei tempi: “A volte ho riscontrato nei nostri album precedenti un modo di proporci troppo ingessato a causa di quel metal progressive in certi passaggi un pò sterile che, anche se fatto bene, può suonare un pò freddino. Invece in quest’album, pur essendoci dei chiari richiami al nostro classico sound, c’è più feeling e trasporto che rendono ‘Destination Set To Nowhere’ l’album più maturo della band…” Le tastiere tornano ad avere il giusto spazio che meritano, dopo più ombre che luci nel lavoro precedente, ottenendo non solo parti significative sin dall’inizio, ma risultando spesso protagoniste. Il primo singolo estratto ‘Mermaids From Their Moons’ colpisce per una prestazione notevole di Lione, sia nelle strofe che nei ritornelli, a raccontare quella voglia di speranza mista a fremente impazienza (o preoccupazione) di raggiungere una meta tanto agognata, al punto che, nel testo, le similitudini con il viaggio di Ulisse verso Itaca sono naturali. Tralasciando questo brano, c’è da dire che tutto il disco risente dei vari stati d’animo provati lungo il concept dal protagonista e da chi gli ruota attorno: sapiente è, infatti, l’inserimento di melodie negli intrecci heavy di ciascun pezzo.
Inutile citare canzone per canzone: la storia è una sola, da assaporare nel suo insieme. Degne di nota, però, sono la semi ballad ‘Message To Home’, con uno spiazzante ponte ad anticipare l’assolo di Thorsen, o la definitiva rassegnazione di fronte all’avidità umana presente anche sul nuovo pianeta, descritta con rabbia quasi Thrash Metal, di ‘Here We Die’. Menzione a parte merita la conclusiva titletrak, toccante semi ballad pur nella sua semplicità strutturale, a definire un lavoro dalle varie sfaccettature, doverose nel raccontare le varie fasi del concept, pur senza intaccare il trademark del gruppo. In conclusione, dieci anni dopo ‘Destination Set To Nowhere’ risulta sempre più attuale: in un mondo dove avidità, egoismo, odio, mancanza di empatia ed altruismo regnano sovrane, sarebbe bello cercare di trovare la nostra parte migliore, in un viaggio all’interno di noi stessi. Questo, metaforicamente, potrebbe essere il messaggio. In pochi sono riusciti a renderlo ancora più efficace negli anni. I Vision Divine ce l’hanno fatta con il loro settimo lavoro in studio, che come affermato da Lione stesso “…ha un valore aggiunto che è dato proprio dal concept.”
Hammer Fact:
– ‘Destination Set To Nowhere’ è, ad oggi, il primo ed unico album dei Vision Divine pubblicato sotto EarMusic/Edel. Ecco come Lione spiegò, nell’ottobre del 2012, il matrimonio tra band ed etichetta discografica: “[…] Olaf e io siamo in ottimi rapporti con alcuni di loro già dai tempi del nostro primo album del 1999. Poi ci sono stati alcuni episodi che hanno indubbiamente giocato a favore della band e, durante il mio recente tour con i Kamelot, siamo stati in grado di delineare le basi di questo accordo che, secondo me, è in assoluto il contratto più prestigioso sottoscritto dai Vision Divine.”
– Sempre nella stessa intervista, Lione espose l’idea del concept per ‘Destination Set To Nowhere’: “Olaf aveva questa idea da parecchio tempo e ha sviluppato un concept che è terribilmente attuale, poichè non sono pochi quelli che si sentono delusi dalla situazione mondiale economica, politica e sociale. Chi tra di noi, magari per ripicca ad una certa situazione, non ha mai espresso almeno una volta l’idea di mollare veramente tutto per andarsene alla ricerca di nuovo che si può anche rivelare un salto nel buio? […] diciamo che testi e musiche sono progrediti di pari passo, nel senso che Olaf è partito dall’idea di base e, un pò alla volta, si sono aggiunte altre sfaccettature alla storia, dandogli la marcia in più per sviluppare anche la scrittura della nuova musica.”
– Come già riportato nell’articolo sovrastante, il finale del concept è chiaramente negativo. Ecco la risposta di Lione a riguardo: “Si, perchè alla fine, nonostante la scoperta del nuovo mondo immune da ogni vizio, non si era calcolata la natura dell’essere umano che, ovunque venga messo, prima o poi il casino te lo combina. Il finale non è sicuramente lieto e si capisce che il viaggio è stato vano perchè l’essere umano è capace solo di prendere e distruggere ciò che gli viene donato. E’ solo questione di tempo, e anche il nuovo paradiso si trasformerà nel vecchio inferno. Lascia l’amaro in bocca e dovrebbe spingerci a migliorare, ma l’uomo non cambia tanto facilmente…”
Line-Up:
Fabio Lione: vocals
Olaf Thorsen: guitars
Federico Puleri: guitars
Alessio Lucatti: keyboards
Andrea “Tower” Torricini: bass
Alessandro Bissa: drums
Tracklist:
01. S’i’ Fosse Foco
02. The Dream Maker
03. Beyond The Sun And Far Away
04. The Ark
05. Mermaids From Their Moons
06. The Lighthouse
07. Message To Home
08. The House Of The Angels
09. The Sin Is You
10. Here We Die
11. Destination Set To Nowhere
Ascolta il disco su Spotify