In Their Darkened Shrines – L’Egitto è un dono dei Nile
Il 20/08/2022, di Maria Teresa Balzano.
In: The Birthday Party.
Per il ventennale di ‘In Their Darkened Shrines’ dei Nile abbiamo scomodato il nostro egittologo di fiducia, l’archeologo e musicista Pasquale Barile, professionista con la passione per la divulgazione e la musica metal, che ci ha regalato, in esclusiva, un approfondimento di spessore sul terzo album dei Nile, proprio quello in cui il massacro sonoro brutal death si inizia a fondere con atmosfere epiche e inserti sempre piu’ particolari.
L’Egitto è un dono del Nilo.
Con queste parole lo storico greco Erodoto introduce il II Libro delle sue ‘Storie’, e a questo concetto probabilmente si è ispirato Karl Sanders quando nel lontano 1993 fondò i Nile. ‘In Their Darkened Shrines’, pubblicato nel 2002, contiene una minisuite di 11:43 intitolata ‘Unas, Slayer of the Gods’. Il brano si ispira a un passo dei Testi delle Piramidi conosciuto come ‘Inno cannibale’. Ma di cosa si tratta?
I Testi delle Piramidi sono un corpus di testi religiosi dedicati esclusivamente al faraone risalenti all’Antico Regno, per la precisione alla V Dinastia. La Piramide di Unas contiene la versione più antica, dove è possibile riconoscere due tipologie di formule: i ‘Testi Sacerdotali’, di natura rituale recitati dal sacerdote lettore, e i ‘Testi Personali’, dedicati esclusivamente al faraone e alla sua rinascita come Akh. Fra questi si distinguono i ‘Testi apotropaici’, una serie di formule che dovevano garantire l’integrità del corpo e della tomba.
L’Inno Cannibale fa parte di quest’ultimo gruppo, e occupa la parete Est dell’Anticamera della Piramide di Unas. Il brano inizia con i primi versi dell’inno: “Poureth down water from the heavens, tremble the stars, quake the bones of Aker”.
Il faraone sta per attraversare l’orizzonte eterno e con la sua potenza fa tremare l’intero universo.
Le ossa del dio Aker, personificazione dell’Orizzonte, tremano al suo passaggio. Gli dèi sono braccati, presi al laccio, legati e massacrati come bestie feroci con l’aiuto di Shesmu, divinità primordiale legata al caos e al sangue. Affinché il faraone possa risorgere in una nuova vita eterna e divenire un Akh deve divorare le loro sostanze, in particolare i loro organi interni.
Su tutti il cuore, dove secondo gli egizi avevano sede l’anima e l’intelligenza. Nel momento in cui Unas “ha preso il cuore degli dèi” “ha inghiottito la conoscenza di ogni dio”, divenendo di fatto una divinità celeste, assimilata alle stelle imperiture. L’Inno Cannibale è assente dal resto dei Testi delle Piramidi e compare solo nelle piramidi di Unas e Teti.
Nel Medio Regno, lo ritroviamo all’interno dei Testi dei Sarcofagi, come formula 573, per poi scomparire definitivamente nel Nuovo Regno.
Dai termini utilizzati e dalle forme grammaticali molto arcaiche, possiamo considerare l’Inno Cannibale come una delle parti più antiche dei Testi delle Piramidi, composto probabilmente durante la I e II Dinastia. Secondo alcuni è un ricordo di rituali predinastici che coinvolgevano il cannibalismo rituale nei confronti dei nemici vinti in battaglia. Tuttavia, non esistono prove a sostegno di tale ipotesi.
Con ogni probabilità, si tratta di una metafora religiosa per permettere al defunto faraone di acquisire i poteri divini e prendere il suo posto nel pantheon egizio. Come sottolinea il testo dei Nile “Behold the souls of the Gods are in Unas, their spirits are In Unas, the flame of Unas in their bones, their shadows are with their Forms, Unas is rising”.
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