‘Wages of Sin’, i vent’anni dal debutto di Angela Gossow al timone della corazzata Arch Enemy

Il 18/03/2022, di .

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‘Wages of Sin’, i vent’anni dal debutto di Angela Gossow al timone della corazzata Arch Enemy

A quanto pare, la Storia si ripete anche in determinate vicende ai margini del suo inesorabile flusso: in questo senso, l’incontro tra Angela Gossow e Michael Amott è un po’ la versione death metal della fiaba rinascimentale tra Ritchie Blackmore e Candice Night, con la fanzinara o la semplice fan che incontra il suo idolo, gli lascia un demo e da cosa nasce cosa. Certo, l’evoluzione degli Arch Enemy da deathsters svedesi con il pallino della melodia (e con il blasone targato Carcass e Carnage del leader) a superstar del growling power internazionale non ha lasciato indifferenti gli immancabili die hard fan, che non hanno mai smesso di gridare allo scandalo per la sostituzione di Johan Liiva, in un arroccamento nei confronti della “formazione originale” che è una delle caratteristiche costitutive dell’heavy metal da mezzo secolo a questa parte. E la pietra dello scandalo è proprio questo ‘Wages of Sin’, debutto dietro al microfono di Angelona e punto di inizio della troika a capo della corazzata Arch Enemy, con lei e i fratelli Amott al vertice di una band che susciterà alternativamente amore e odio alla stregua degli amati Manowar.
A metà tra un nuovo manifesto futurista e un rinnovato stendardo del grrrl power, la band ci riconsegna gli anni ’80 cristallizzati e muscolarizzati (ma mai alla maniera pacchiana tipica delle versioni risuonate di ‘Battle Hymns’ e ‘Kings of Metal’ dei loro succitati idoli), ripensati per darli in pasto agli abitanti dei Noughties così come Zemeckis pensò di dare in pasto il Cafè 80 agli abitanti dei presunti Anni Dieci nel secondo capitolo di ‘Ritorno al Futuro’. Il disco è un tripudio di riff melodici a cascata, assimilabile a quelle composizioni di prosciutto crudo che furoreggiavano sulle tavole dei ricevimenti in pieno splendore yuppie (accostamento ardito, data la militanza vegana della Gossow), con gli assoli degli Amott che si sostituiscono alle classiche linee vocali dell’HM storico e sorreggono l’operato cavernoso e graffiante della singer, con un effetto che profuma di nostalgia di epoche mai vissute, come se Robert Wagner e Stefanie Powers indossassero le borchie su ‘Cuore e batticuore’, o come se Lindsay Wagner praticasse headbanging sotto le note della soundtrack de ‘La donna bionica’. Ma attenzione a bollare il tutto in una versione futurista del pop: gli Arch Enemy mangiavano da sempre pane e metallo da mane a sera, non disdegnando anche colte citazioni (o furtarelli?) dal rifferama di Ozzy Osbourne e degli Europe, una formula che aveva raggiunto uno dei suoi picchi proprio sul precedente ‘Burning Bridges’ e che qui viene riproposta con ancora maggior convinzione. Che poi, già l’intro di ‘Enemy Within’ è un tributo all’Ozzy di ‘Mr. Tinkertrain’, con quel carillon sbilenco che fa sempre effetto, anche su un qualsiasi Scary Movie, mentre la conclusiva ‘Shadows and Dust’ ricade direttamente nel vizietto di cui sopra, citando l’allora recente ‘A Secret Place’ dei Megadeth… comunque sia, siamo dinanzi a un dischetto che anche a vent’anni di distanza (ventuno per il mercato giapponese) pulsa come deve, restituendoci piccoli classici come la solenne ‘Heart of Darkness’, la tagliente e varia ‘Ravenous’, la carcassiana ‘Dead Bury Their Dead’ o il gradito intermezzo strumentale ‘Snow Bound’. Inutile dire che il pezzo di punta è ‘Burning Angel’, che oltretutto contiene l’assolo più bello in assoluto di Michael Amott con l’Arcinemico, assieme a ‘The Immortal’.
E a proposito di classifiche, la butto lì: a mio parere tra i dischi essenziali per capire la poetica del quintetto ci sono proprio ‘Wages of Sin’ e il precedente ‘Burning Bridges’, oltre allo sfavillante ‘Rise of the Tyrant; due su tre vedono al timone l’Angelona del death metal, insediatasi sulla sponda nord del Baltico un lustro prima dell’inizio del lungo cancellierato della sua omologa e connazionale sulla sponda opposta…

Hammer Fact:
– La data di pubblicazione di ‘Wages of Sin’ per il mercato europeo e americano è stata il 18 marzo del 2002, quasi un anno dopo il debutto dell’album sugli scaffali nipponici. Esso infatti uscì originariamente in Giappone il 25 aprile del 2001, seguendo la tradizione di accoglienza calorosa per la band su quel mercato, a partire dal debutto ‘Black Earth’ per giungere ai vari album dal vivo lì registrati.

– La prima stampa dell’album vede un CD bonus che contiene cover e outtakes tratte dal periodo in cui Liiva era nella band; tra queste, di particolare interesse sono ‘Starbreaker’ dei Judas Priest, ‘Aces High’ degli Iron Maiden e ‘Scream of Anger’ degli Europe, band che sono tra i capisaldi del sound degli Arch Enemy.

Line-Up:
Angela Gossow: vocals
Michael Amott: guitars
Christopher Amott: guitars
Sharlee D’Angelo: bass
Daniel Erlandsson: drums

Tracklist:
01. Enemy Within
02. Burning Angel
03. Heart of Darkness
04. Ravenous
05. Savage Messiah
06. Dead Bury Their Dead
07. Web of Lies
08. The First Deadly Sin
09. Behind the Smile
10. Snow Bound
11. Shadows and Dust
12. Lament of a Mortal Soul (bonus track)

Ascolta il disco su Spotify

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