‘Send Me An Angel’ – Vent’anni fa il diritto dei Vision Divine di essere ritenuti una band a tutti gli effetti
Il 14/01/2022, di Gianfranco Monese.
In: The Birthday Party.
I Vision Divine del 2002 sono un band ferita. Non a caso, l’angelo raffigurato nella copertina del loro primo, omonimo, disco, in quella di ‘Send Me An Angel’ è in fin di vita sorretto, come da titolo, da un altro angelo giunto in soccorso. Sono tempi duri per Olaf Thorsen e Fabio Lione, a cui riesce difficile scindere il loro imprescindibile ruolo in due gruppi come Labyrinth e Rhapsody, e riuscire a convincere media e colleghi del valore dei Vision Divine non come progetto parallelo, bensì come band vera e propria. Fortunatamente, ci pensa proprio questo lavoro a dare maggiore autonomia al quintetto, scostandosi leggermente dalla “Power immediatezza” presente nell’album di debutto, per abbracciare un Heavy Metal più classico, con sfumature Hard Rock. E la diversa formula, pur impedendo che il trademark venga snaturato, risulta vincente, come lo stesso Thorsen ammette al nostro direttore Ventriglia nell’intervista presente nel numero di gennaio 2002 di Power Zone: “…complessivamente la stampa stavolta si è trovata d’accordo sui Vision Divine, e soprattutto credo sul significato di questo album, in termini musicali e non. Credo che anche la svolta musicale (pur non avendo ovviamente stravolto il nostro stile) sia stata una mossa vincente, e tutti hanno apprezzato questo fatto di non esserci fossilizzati…”
‘Send Me An Angel’ è un disco rabbioso, che proprio perché nato da recenti vicissitudini, le porta non solo nei testi e nei suoni, ma anche nel libretto in dotazione, dove tanto la band quanto ogni singolo musicista vengono doppiamente fotografati: sia con indumenti e luci chiare e angeliche, come all’opposto con abiti neri e un’illuminazione “infernale”, quasi a voler contestare le maldicenze con rabbia (foto scure) e uscirne come una band genuina, spontanea (foto chiare), anche se il senso dietro a questo può avere più significati (personalmente, ci potrebbe essere una rappresentazione dell’angelo ferito nelle foto “infernali”, così come una rappresentazione di quello forte, autoritario, del primo album, in quelle “bianche”, oppure una semplice riproduzione in immagini della quinta traccia ‘Black & White’). Il disco dimostra quanto scritto finora già a partire dalla title-track, ove la voce di Lione è adirata, ben lontana dagli standard che egli solitamente mantiene nei Rhapsody. Il tenebrore lo si percepisce anche nei testi: è il caso di ‘Pain’, dove l’angelo accorso in aiuto sembrerebbe essere Lucifero (“I am the prince who chose to fall down, I thrown my holy wings away”), il quale altro non suggerisce se non di seguirlo e, di conseguenza, morire per raggiungere la tanto agognata libertà dalle pene terrene, mentre ‘Away From You’ potrebbe essere tanto un definitivo saluto verso una persona amata, quanto una via di fuga dai recenti pettegolezzi. Pare esserci poco spazio per quanto proposto tre anni prima in ‘Vision Divine’: in barba alle mode, o a ciò che i fan potrebbero aspettarsi, qui regna sdegno. Non si capisce il motivo per cui debbano piovere critiche sui Vision Divine, mentre altre band, nate come il quintetto da membri di gruppi diversi, ne siano esenti. Thorsen chiede solo autonomia, anche perché, come riferito sempre a Power Zone: “…non sarebbe tipico di un progetto che di solito tende semplicemente a sfruttare il trend di un determinato momento…”
‘The Call’ è forse il riassunto dell’album: un brano che abbina perfettamente passaggi violenti ad altri più cadenzati, con tratti melodici nelle strofe, sinonimo della validità dei cinque musicisti. E mentre ‘Taste Of A Goodbye’ racconta di un amore finito, le tenebre tornano a farsi vive nella spedita ‘Apocalypse Coming’, prima che l’incontrollabile fiamma dell’odio ponga la parola fine (volendo escludere la comunque valevole cover degli A-Ha ‘Take On Me’) a un disco tanto tormentato quanto riuscito, che risente e riporta sicuramente una serie di sconfortanti fatti, ma che proprio grazie a questi, regala originalità ed indipendenza ad un gruppo considerato (erroneamente) come uno dei tanti progetti opportunisti. A onor di cronaca, a causa del successivo split tra Thorsen e i Labyrinth, ‘Send Me An Angel’ è il secondo e ultimo album che vede in formazione Andrew McPauls alle tastiere e Mat Stancioiu alla batteria (sostituiti rispettivamente da Oleg Smirnoff e Matteo Amoroso). Inoltre, nonostante l’aver composto buona parte delle melodie vocali per il successivo disco ‘Stream Of Consciousness’ (2004), nel 2003 anche Lione lascerà la band, per rientrarvi nel 2008. Involontariamente, sarà grazie a questi fattori che anche i più intransigenti saranno costretti a ritenere i Vision Divine un’entità a sé, non più collegabile né ai Labyrinth e nemmeno ai Rhapsody. Ma con queste notizie ci stiamo spostando di parecchi mesi oltre la pubblicazione di ‘Send Me An Angel’ la cui qualità, a dispetto di quello che accadrà, aveva già convinto riguardo il reale valore del quintetto, superando addirittura i risultati del suo predecessore. Chiaro è infatti Thorsen ai microfoni del nostro Ventriglia: “Questo album, come ti accennavo in precedenza, ha avuto anche un importanza fondamentale per stabilire una volta per tutte la solidità di Vision Divine come band in termini assoluti e non come progetto. Con ‘Send Me An Angel’ abbiamo definitivamente cambiato rotta rispetto a Labyrinth e Rhapsody, e credo che d’ora in poi le strade saranno sempre più separate, e la cosa gioverà non poco alla nostra identità. Un disco come questo, come hai detto, pone le basi per i prossimi passi marchiati Vision Divine, e siamo molto soddisfatti dei risultati ottenuti.”
Hammer Fact:
– I Vision Divine non sono stati la prima band di Olaf Thorsen e Fabio Lione: fu con i Labyrinth che i due musicisti debuttarono su disco, con la pubblicazione, nel 1996, di ‘No Limits’. L’album venne anticipato da un demo (‘Midnight Resistance’ [1994]) e da un EP (‘Piece Of Time’ [1995]).
– Durante l’intervista per Power Zone (gennaio 2002), il nostro Ventriglia chiese a Thorsen chi fu a convertirlo al Metal. Ecco la risposta: “Yes, Asia, Boston, Blue Oyster Cult, Status Quo e Queen: queste erano le band che giravano nella mia casa e quella del mio cugino (un chitarrista con qualche anno in più di me). Sono cresciuto ascoltando il rock in termini di valore assoluto, e direi che alla fine il passo è stato logico e obbligato, credo come la droga che ti spinge a cercare dosi sempre più forti… alla fine mi “sparavo” solo death e thrash… poi ho trovato il giusto equilibrio per evitare l’overdose, naturalmente… La vera apparizione l’ho avuta con Malmsteen: nel mio momento più estremista, fatto solo di death metal (era appena nato) più violento, ho scoperto questo chitarrista, che volava letteralmente sulla chitarra e aveva la dote innata di scrivere cose che erano di una melodia incredibile, pur rimanendo heavy all’ascolto… È stato Yngwie che mi ha fatto capire che si può suonare metal ed essere violenti anche senza mangiare i bambini e bruciare le chiese (ride)…”
– Il quindici giugno 2003, in piena fase di lavorazione di quello che sarà ‘Stream Of Consciousness’, i Vision Divine presero parte alla kermesse dell’Heineken Jammin’ Festival, che quella sera vantava come headliner gli Iron Maiden. In una formazione inedita per quel che concerne gli album in studio (ovvero Lione, Thorsen, Smirnoff, Torricini, Amoroso, più Federico Puleri alla seconda chitarra), i nostri si esibirono dopo i Domine e prima dei Lacuna Coil. Dei sei brani proposti quel pomeriggio, due furono tratti da ‘Send Me An Angel’: la titletrack, opener dello show, e ‘Flame Of Hate’. I restanti quattro brani (‘Exodus’, ‘New Eden’, ‘The Whisper’ e ‘Vision Divine’) furono tratti dal primo, omonimo, disco. Inoltre, vale la pena ricordare che appena una settimana prima, l’otto giugno, la stessa formazione si esibì al Palavobis di Milano (in una chiamata quasi dell’ultimo minuto in sostituzione a Udo) alla kermesse del Gods Of Metal 2003, dopo i brasiliani Thoten e prima dei Pain Of Salvation.
Line-Up:
Fabio Lione: vocals
Olaf Thorsen: guitars
Andrea “Tower” Torricini: bass
Andrew McPauls: keyboards
Mat Stancioiu: drums
Tracklist:
01. Incipit
02. Send Me An Angel
03. Pain
04. Away From You
05. Black & White
06. The Call
07. Taste Of A Goodbye
08. Apocalypse Coming
09. Nemesis (Instrumental)
10. Flame Of Hate
11. Take On Me
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