Il Black Album dopo trent’anni – We’re off to never-never land!
Il 21/08/2021, di Gianfranco Monese.
In: The Birthday Party.
Negli anni, le critiche sui Metallica si sono sprecate: oggigiorno la più celebre, ormai derisa perché prolissa, è “sono morti con il Black Album”, disco “colpevole” a posteriori di rappresentare lo spartiacque della discografia della band di San Francisco, ponte tra i primi quattro, ineccepibili, lavori Thrash, e le successive sperimentazioni dai più criticate.
In poco tempo i Metallica archiviano le lunghe, intricate ed oscure geometrie di ‘…And Justice For All’ consci, con quell’album, di aver raggiunto un vicolo cieco (non si sarebbe potuti uscire con un’opera ancora più complessa). Con l’omonimo quinto disco (soprannominato poi Black Album, data la copertina), infatti, la forma canzone diviene più diretta, più Heavy che Thrash, in un percorso di evoluzione senza rinnegamento del passato. Coautore di tutto ciò è Bob Rock, produttore eccelso ed abile nel portare a termine un lungo, non facile e spesso teso compito (il danese Flemming Rasmussen, produttore dei precedenti due album, era pronto a subentrare in caso di deterioramento dei rapporti tra i Metallica e Rock). Una delle motivazioni per le quali il gruppo lo scelse cade sul successo, da lui prodotto, dei Mötley Crüe dal titolo ‘Dr. Feelgood’ (1989), i cui potenti suoni della title-track sembrano di tutt’altra pasta rispetto, ad esempio, a ‘Wild Side’ (da ‘Girls, Girls, Girls’ [1987]). La produzione di ‘Metallica’ è, infatti, ancora oggi attualissima, precisa, bombastica: ogni strumento è riconoscibilissimo, ma funge da “insieme”, e tutto risulta più corposo e profondo grazie anche ad un basso che, dopo ‘…And Justice For All’, si riprende il posto che gli spetta. I brani racchiudono una varietà mai avuta prima, sembrano viaggiare ognuno per i fatti propri sia per stile che per ritmiche e soluzioni, strumentali e non, al loro interno, sinonimo di maturazione ed al tempo stesso di volontà da parte del quartetto nel voler affacciarsi al grande pubblico. Il primo singolo estratto ‘Enter Sandman’ ne è forse l’esempio più lampante, dove l’immediatezza incontra una notevole capacità compositiva. Il brano parte in un crescendo pronto ad esplodere, anche in sede live (nel tour che seguirà, verrà infatti usato come opener). La precisione in cabina del produttore canadese la si può notare già allo scadere dei diciotto secondi, quando Newsted entra in gioco assieme ai tom e alla grancassa di Ulrich. La band racconta perfettamente l’inquietudine del bambino sofferente di insonnia, che altro non aspetta se non l’arrivo del “Sandman” a addormentarlo, il quale giocando su paure e timori del piccolo, ne trasformerà il sogno in incubo. ‘Sad But True’, quinto singolo estratto, è il secondo di tanti brani riusciti e variopinti di questo disco: giocando su un ritmo “frenato”, pesante e per questo parecchio Heavy è, assieme al più rapido ‘Holier Than Thou’, un richiamo al passato (‘Harvester Of Sorrow’). Degna di nota, oltre alla parte “angosciante” della sei corde di Hammett nel ritornello, la maturazione vocale di Hetfield, in grado di regalare il giusto pathos a ciò di cui canta, assecondando lo spirito di questo e di ogni brano. Lo stesso, infatti, lo si può dire per la prima, vera, sterzata del Black Album: la semi ballad (e secondo singolo estratto) ‘The Unforgiven’. Melodicamente eccelsa e tra i brani più belli e completi del disco, è ben sorretta da un pregevolissimo e meticoloso assolo di Hammett, prima acustico poi elettrico proprio a richiamare la struttura stessa del pezzo. Spetta al sitar introdurre il quarto singolo estratto ‘Wherever I May Roam’, screziato nelle ritmiche quanto preciso e pulito nei suoni (si noti la nitidezza tra chitarra elettrica ed arpeggio di quella acustica da 01:40 a 01:55 come da 02:59 a 03:14). Siamo a metà album con la sesta ‘Don’t Tread On Me’ (a cui sono dedicati i primi due Hammer Fact di cui sotto), per chi scrive assieme alla nona ‘Of Wolf And Man’ il pezzo meno significativo dell’album (ma non per questo insufficiente), più per una questione di strutture, nelle quali si viaggia in un ibrido che non vuol essere spedito come ‘Holier Than Thou’ né sperimentale come gli altri brani. Tuttavia, nonostante il testo di ‘Of Wolf And Man’, riguardante l’uomo lupo, non sia personalmente all’altezza di quanto scritto ed affrontato nelle altre canzoni, il pezzo ha un’ottima prestanza soprattutto dal vivo, sorprendendo in primis il sottoscritto nelle, ad oggi, due volte che ha avuto il piacere di ascoltarlo. La settima ‘Through The Never’ è tra i migliori brani del lotto e quella che più rimanda al passato: energica nelle ritmiche, graffiante nelle chitarre e cattiva nelle parti vocali. Sul terzo singolo estratto ‘Nothing Else Matters’ si è detta ogni cosa: nonostante, se confrontato con quanto contenuto nei quattro album precedenti, un brano di questo calibro possa spiazzare, va detto che in ambito Metal le ballad, in primis, bisogna saperle scrivere. E questa, impreziosita persino dai variegati accorgimenti di Michael Kamen (spiegati dal compositore nel DVD documentario ‘Metallica The Black Album’ della collana Classic Albums [2001]), è magistrale, a dimostrazione che certi concetti frivoli, secondo i quali brani di questo tipo sono prerogativa di generi come Hard Rock, Glam/Hair Metal e simili, lasciano il tempo che trovano. Sugli scudi (ancora) Hetfield, la cui prova vocale è da brividi, soprattutto se confrontata con il cantato dei lavori precedenti. ‘The God That Failed’ testimonia, purtroppo, la scomparsa della madre del cantante/chitarrista per cancro, avvenuta dopo un rifiuto totale di cure credendo di potersi salvare grazie alla propria fede (quella degli Scientisti Cristiani) ed alla preghiera. Come per ‘Sad But True’, è un brano Heavy ben sorretto dalle chitarre e dal drumming preciso di Ulrich, che regala potenza senza premere sull’acceleratore. Un cupo Newsted apre ‘My Friend Of Misery’ (di cui il terzo Hammer Fact sottostante): degne ancora di nota le chitarre, abili nell’assecondare l’infelice testo ed arpeggio di basso nell’intermezzo acustico che precede l’assolo. Si viaggia spediti con la conclusiva ‘The Struggle Within’, assieme a ‘Holier Than Thou’ in grado di accontentare la vecchia guardia con sprazzi di Thrash che torneranno (con le dovute considerazioni) in ‘Death Magnetic’ (2008), e la cui “militaresca” intro fu ben utilizzata e prolungata nel video di annunciazione mostrato nel tour del 2012 durante il quale, per festeggiarne i vent’anni, l’album venne suonato per intero in ordine inverso.
Il successo sarà stratosferico, se si pensa che appena passata la mezzanotte del dodici agosto 1991 fuori dai negozi di dischi americani si creeranno file di persone in attesa di entrare e fare propria una copia dell’album (non vi crea nostalgia tutto questo?). Inoltre, la band verrà impegnata in tour per quasi due anni (dal primo agosto 1991 al quattro luglio 1993) e, più o meno in quel lasso temporale (esattamente da ‘Enter Sandman’ del ventinove luglio 1991 a ‘Sad But True’ dell’otto febbraio 1993), come scritto lungo questo articolo, da ‘Metallica’ usciranno ben cinque singoli, sinonimo di apertura commerciale ma anche di qualità, soprattutto se confrontati con quanto seguirà (e non mi riferisco solo alla produzione dei Four Horsemen). Le vendite, col tempo, saranno gargantuesche, e tutt’oggi in continuo crescendo (vi consiglio un viaggio nel web per scoprirne, negli anni, tutti i record battuti), esempio di come uno dei pregi o difetti dell’album sia stato quello di portare il genere che più amiamo nelle case di tutti: orrore per i fan più conservatori, manna dal cielo per altri. Personalmente credo che corrette siano le parole di Corrado Bertonazzi, e che vada dato positivamente atto alla band di aver “portato il Metal, non il Reggaeton o la musica Dance, ma il Metal nelle case di qualsiasi persona sulla faccia della terra”. Non dimentichiamo, infatti, l’influenza di questo disco su molta gente, famosa o no, grazie al quale si è avvicinata all’Heavy Metal e/o ha cominciato ad appassionarsi ad uno strumento, ma anche la gola (prettamente economica?) che fece ad altri colleghi, come ai Testament di ‘The Ritual’ (1992). Per quel che ne concerne l’essenza, nonostante un certo distaccamento dalla produzione passata, ‘Metallica’ è comunque un album che ci consegna vocalmente il miglior Hetfield di sempre, dove le chitarre non perdono un’oncia in potenza pur nella loro meticolosità (soprattutto durante gli assoli), e preciso è il lavoro della sezione ritmica, sicuramente più semplice (non banale, c’è una bella differenza) e adeguato come tutto il resto alla forma canzone decisa per l’intero album, che offre una band sicuramente matura.
Ma al di là delle soggettive ed opinabili riflessioni che ognuno ha su questo disco, le cui discussioni proseguiranno fino alla fine dei giorni, si potrebbe concludere scrivendo che per ogni band passata alla storia arriva quel momento in cui si raggiunge l’apice del successo, quando anche involontariamente si riesce ad indovinare quel disco in quel preciso periodo, frutto di una miscela contenente fortuna, abilità e determinazione nell’osare. Quel momento in cui sembra che tutto giri per il meglio, come se gli astri fossero favorevoli. Piaccia o meno, questo trent’anni fa è stato il Black Album.
Hammer Fact:
– Originariamente, il simbolo del serpente attorcigliato presente in copertina in basso a destra si riferisce alla Guerra d’Indipendenza Americana, che si combatté tra il 1775 ed il 1783, e rappresenta i Minute Men, milizie di volontari formatesi inizialmente a Culpeper, in Virginia (per questo nominati “The Culpeper Minute Men”), il cui nome fa riferimento al fatto che esse erano addestrate a rispondere alle chiamate con un preavviso di un minuto, e quindi ad attaccare molto velocemente. Oltre al serpente, i motti sulla loro bandiera (denominata, in onore del generale Christopher Gadsden, bandiera di Gadsden) sono “liberty or death” e, come da titolo di una delle canzoni di ‘Metallica’, “don’t tread on me”.
– Collegato al primo Hammer Fact di cui sopra, per chi come il sottoscritto è fan della saga ‘Rocky Balboa’, nel quarto capitolo, all’arrivo del pugile in Russia, potrà notare una toppa beige con tanto di serpente attorcigliato e scritta “don’t tread on me” cucita sul retro del giubbotto blu di Paulie Pennino (interpretato dall’attore Burt Young), mentre questi goffamente finisce nella neve fresca.
– Secondo Bob Rock il brano che avrebbe avuto le potenzialità per essere pubblicato come primo singolo fu… ‘Holier Than Thou’! Questo in quanto, dopo averne ascoltato una sua versione primordiale (e strumentale), al produttore la sua struttura risultò peculiare della band. Chiaramente, mano a mano che il lavoro in studio procedette, tutti noi sappiamo quali brani ebbero meglio di ‘Holier Than Thou’ le caratteristiche per risultare singoli di successo.
– L’arpeggio di basso ideato da Newsted per ‘My Friend Of Misery’ era, in origine, più lungo. Chiaramente, fu tagliato affinché potesse essere inserito perfettamente all’interno della canzone. Tuttavia, se lo si vuol ascoltare nella sua interezza, alcune performance si trovano nel live di San Diego del 1992 o, in parte, nel DVD ‘Cunning Stunts’ (1998), chiaramente durante gli assoli di basso.
– In Europa, per festeggiare i vent’anni dell’album nella primavera del 2012 la band tenne un tour denominato “2012 European Black Album Tour”, durante il quale ‘Metallica’ venne suonato interamente in ordine inverso, da ‘The Struggle Within’ a ‘Enter Sandman’. Il tour ebbe inizio a Praga il sette maggio e toccò l’Italia nella sua quinta tappa, sei giorni dopo, allo Stadio Friuli (ora Dacia Arena) di Udine. Special guest furono Machine Head e Gojira; questi ultimi a causa di un ritardo dovuto ad un guasto al tour bus, suonarono appena cinque pezzi in poco più di venti minuti.
Line-Up:
James Hetfield: vocals, guitars
Lars Ulrich: drums
Kirk Hammett: guitars
Jason Newsted: bass
Tracklist:
01. Enter Sandman
02. Sad But True
03. Holier Than Thou
04. The Unforgiven
05. Wherever I May Roam
06. Don’t Tread On Me
07. Through The Never
08. Nothing Else Matters
09. Of Wolf And Man
10. The God That Failed
11. My Friend Of Misery
12. The Struggle Within
Ascolta il disco su Spotify