‘Demolition’ – 20 anni fa il ‘peggiore’ disco dei Judas Priest?
Il 17/07/2021, di Dan.
In: The Birthday Party.
‘Demolition’ è l’album “peggiore” di tutta la carriera dei Judas Priest?
La stragrande maggioranza dei fan della band tendenzialmente risponde in maniera affermativa al quesito, suffragando questa valutazione – al netto della mancanza di Mr. Halford – con motivazione, più che legittima, che i Priest sono un simbolo dell’Heavy Metal e ‘Demolition’ come il precedente ‘Jugulator’ peraltro vira a suoni troppo “moderni”, compressi e pesanti che non rappresentano correttamente l’anima che ha reso celebre la band inglese. I Judas in realtà – ‘Turbo’ del 1988 ne è un chiaro esempio, ma anche l’osannato ‘Painkiller’ uscito nel 1999 per certi versi – testimoniano abbiano “sperimentato” pur mantenendosi assolutamente riconoscibili e coerenti a se stessi. Certamente l’spirazione degli anni d’oro è un pallido ricordo ma spesso capita anche che il trascorrere del tempo riesca a mitigare le critiche su degli album non certamente brillanti come nel caso dell’album in questione. Forse…
Nel riascoltare oggi ‘Demolition’ a ben vent’anni di distanza, questa fantomatica “modernità” è dunque ancora così evidente?
Oggettivamente, tuttora l’album stride all’interno della discografia della band di Birmingham, costellata da veri e propri capolavori e pietre miliari della storia del metal, tuttavia, in retrospettiva pur rimanendo un lavoro troppo lungo – oltre settanta minuti – che lo rende oggettivamente pesante da ascoltare nella sua interezza, permane quel sottofondo di scarsa ispirazione, poco mordente complessivo. È altrettanto vero però che non sono certo in pochi ad affermare di aver ascoltato specialmente dalle band storiche, molto di peggio negli ultimi anni….
Non dimentichiamo inoltre che ‘Demolition’ uscì appunto in “anni bui” per il metal, inteso nella concezione più classica del termine, e se l’arrivo Tim “Ripper”, mai completamente accettato dai fans, abbia riportato la band a calcare nuovamente i palchi dopo diversi anni di silenzio ha coinciso anche con delle aperture sonore e derive quasi industrial – vedi ‘Jugulator’ – che seppur in ‘Demolition’ siano state mitigate emergono in una versione più tetra e pesante. Tanto che il secondo e ultimo lavoro che vede Tim frontman dei Judas fu letteralmente snobbato dalla stragrande maggioranza dei fans e pressoché stroncato dalla critica.
Sarebbe però ingeneroso attribuire la debacle dell’album esclusivamente alla presenza di Tim, in primo luogo perché nei fatti l’album è frutto di Glenn Tipton in persona che ne ha scritto la gran parte delle melodie e delle liriche in compagnia dell'(ex) fedele K.K. Downing e vanta la partecipazione attiva anche del produttore Chris Tsangaridies, quello che ha prodotto Painkiller per intenderci, in secondo luogo perché nonostante un’aurea cupa, pessimista e un po’ troppo decadente che lo rendono un prodotto piuttosto fiacco e privo del mordente tipico e dell’aggressività che ci hanno abituato i Judas Priest, alcuni pezzi come ‘Machine Man’, ‘Bloodsuckers’ per esempio, oggi come allora, sono dei buoni esempi di una fase storica della band.
Probabilmente saranno in pochi ad avere questo album nella propria top ten, ma oggi, al suo 20esimo compleanno rispolveriamolo lo stesso.
Hammer Fact:
– Demolition è l’album dei Judas Priest che ha venduto meno di sempre.
– L’album è stato prodotto da Chris Tsangaridies, lo stesso produttore di Painkiller.
– Solo in Germania l’album riuscì ad entrare nella top 20, precisamente al sedicesimo posto.
Line-Up:
Tim “Ripper” Owens: vocals
K. K. Downing: guitars
Glenn Tipton: guitars
Ian Hill: bass
Scott Travis: drums
Tracklist:
01. Machine Man
02. One On One
03. Hell Is Home
04. Jekyll And Hyde
05. Close To You
06. Devil Digger
07. Bloodsucker
08. In Between
09. Feed On Me
10. Subterfuge
11. Lost And Found
12. Cyberface
13. Metal Massiah
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