5 curiosità che forse non sapete su… Jon Nödtveidt
Il 28/06/2021, di Marghe.
In: The Birthday Party.
Ci sono quelle band nel metal che non appena vengono nominate in una conversazione, al di là di denotare un certo livello di cultura personale, mettono inevitabilmente tutti d’accordo: chi meglio dei Dissection, ad esempio, gruppo svedese che, nonostante abbia goduto di una discreta popolarità nell’ambiente black/death fino ai primi 2000, è stato consacrato a leggenda nei secoli a venire soprattutto grazie al loro leader e alla sua storia, Jon Nödtveidt.
Quanto ne sapete su di lui? Mettetevi alla prova, iniziamo.
Black Dragon
Arrivare a capire chi era il protagonista di oggi è un’impresa ardua quanto mistica ed esistenziale.
Jon Nödtveidt nasce a Strömstad, ridente cittadina svedese che si colloca nella cartina proprio a metà strada fra Oslo e Göteborg, il 28 giugno 1975: la sua è un’infanzia normale, un’adolescenza più che serena, e, analogamente a tanti giovani cresciuti nella normalità di una società devota alla pace ed al progresso, si avvicina alla musica estrema sin da subito.
Nel 1989, all’età di quattordici anni, fonda i Dissection insieme al bassista Peter Palmdah: e a chi se non gli Slayer si ispirano i due per iniziare (o continuare? viste le esperienze musicali pregresse) un progetto tutto nuovo, accattivante ed innovativo, con qualche linea di Candlemass nel mezzo.
Iniziano i concerti verso i primi anni Novanta, e sembra proprio che Jon viene inserito nel Black Inner Circle in queste occasioni a un live di supporto ai Mayhem: il loro nome comincia a girare, il pubblico nei locali aumenta, la loro popolarità cresce piano piano.
Il primo lavoro che registrano è l’EP ‘Into Infinite Obscurity’, seguito dai veri e propri capolavori per cui il loro nome è così famoso sin ai giorni nostri, ‘The Somberlain’, ‘Storm Of The Light’s Bane’e ‘Reinkaos’.
Una scalata verso il successo costellata da pause, dilemmi personali, vicende pubbliche.
Al nome Dissection si associa l’immagine del Blackened death metal, di chi ha poco da dire o dichiarare ma ha tanto da fare.
Si confermano geni con ‘Storm Of The Light’s Bane’ e poi, dopo un tentativo di rinascita con il melodico ‘Reinkaos’ proseguono l’inarrestabile discesa verso la dissoluzione.
God Of Forbidden Light
Genio del male? Rivoluzionario artista? Contorto visionario? Chi era veramente Jon Nödtveidt?
In un’intervista rilasciata verso i primi anni Duemila, Jon ha descritto sé stesso come “rivoluzionario disobbediente dell’ordine cosmico e del vittimismo passivo del destino a cui la società si adegua: l’uomo deve ribellarsi al sistema controllato dall’oppressione, deve ricercare la propria origine e la propria essenza, un’essenza che solo le filosofie Induiste, il pensiero Egiziano, o la mitologia più remota riuscivano a capire.
È un sentiero oscuro, rinforzante, pericoloso e rivoluzionario che “il devoto”, con la propria forte volontà, si sforza di liberare e illuminare, rifiutando così di accettare il giogo ereditario dell’umanità. Ma come si concretizza questo pensiero nella vita reale? Con la misantropia più assoluta.
Maha Kali
Il 1 aprile del 1876, Philipp Mainländer, poeta e filosofo tedesco, dopo aver ricevuto la copia fresca di stampa della sua ‘Filosofia Della Redenzione’, si tolse la vita, come estremo gesto di coerenza con il suo pensiero. Fedele discepolo di Schopenhauer, partendo dall’affermazione della morte di Dio, radicalizzò in senso fortemente pessimistico la dottrina del maestro. Per Mainländer, “Dio è morto e la sua morte fu la vita del mondo”: un barlume per gli appassionati del genere, fra cui proprio un giovane e curioso Jon Nödtveidt, alla costante ricerca di risposte esistenziali.
La filosofia del nostro artista, che lo spinse a creare l’ordine del Temple Of The Black Light, abbraccia innovazione e passato. Religione e Ateismo. Futuro e Passato.
Gli stessi testi delle meravigliose, uniche, eterne melodie che i Dissection composero ci raccontano di viaggi in terre lontane, così lontane da essere però le uniche vicine al pensiero di Jon: ‘Maha Kali’, canzone che rimane una delle preferite di tutti i fans, è il singolo con cui la band torna nel 2004, proponendo un qualcosa a cui il pubblico non era stato abituato dopo l’ascolto dell’ultimo album, uscito 9 anni prima.
Questo ritorno a primo impatto non convince, non stupisce ed ammalia quanto il passato ha saputo fare fino ad allora: se gli anni Novanta sono un susseguirsi di successi e conferme, nei Duemila la band, in preda al Chaos più assoluto che governa la vita del cantante, regge con difficoltà la situazione.
C’è chi i Dissection li adorava, c’è chi il loro leader proprio non riusciva a sopportarlo e che forse si è lasciato andare ad anche troppo spinte dichiarazioni sui social, come Tom G. Warrior, storico personaggio nell’ambiente black: il motivo della critica? Il fatto che, secondo lui, questo Nödtveidt era anche troppo sopravvalutato.
The Somberlain
Era dai tempi di Dead dei Mayhem che non si parlava di ritrovamenti così tristi e macabri.
E questo spiacevole avvenimento risale al 13 agosto del 2006.
Il corpo di Jon viene ritrovato senza vita nel suo appartamento a Hässelby, a ovest di Stoccolma, con una pistola e qualche candela accanto, e quel suo convinto True Will che, nonostante tutto, ha destato nei conoscenti grande stupore.
“Voglio decidere della mia vita e della mia morte e preferisce andarsene con un sorriso sulle labbra quando ha raggiunto il picco della sua vita, quando ha sistemato tutto e punta a trascendere questa esistenza terrena”.
I Watain al giorno d’oggi rimangono una delle poche band a riproporre cover dei defunti Dissection.
Lo scorso 2020 è stato annunciato, presso una pagina Facebook dedicata a Jon, l’uscita di ‘The Book Of Chaos’, biografia dell’artista a cura di uno scrittore che, per motivi di privacy e per non “fare scalpore” (a detta sua) ha preferito rimanere anonimo: un tentativo di ricostruire, tramite l’intervento di una trentina di musicisti, la vita dell’artista e di commemorarlo nel modo più degno possibile.
“What makes Jon happy in life?”
Jon: “The end.”
Reinkaos
Il fratello di Jon, Emil, è un famoso tastierista, bassista, chitarrista e compositore conosciuto però nell’ambiente Industrial Metal.
Soprannominatosi ‘Nightmare Industries’ nella band Deathstars, ha suonato con i Dissection per il Live Legacy del 2003 e, tre anni dopo, in onore di Jon, ha composto ‘Via The End’, lento che compare nell’album ‘Night Eletric Night’.
Sconvolto insieme alla famiglia ed ai cari dell’accaduto, Emil non ha perso tempo nell’omaggiare la triste scomparsa descrivendo proprio l’unico modo in cui il fratello poteva raggiungere la propria libertà.
‘It is so deep
It is so cold
When all colors blend to black
It is so sharp
It is foretold
Via the end…’