5 (+1) curiosità che forse non sapete su… Tony Martin
Il 19/04/2021, di Francesco Faniello.
In: The Birthday Party.
Anthony Philip Harford è nato a Birmingham (UK). Noto soprattutto per essere stato il cantante dei Black Sabbath dal 1987 al 1991 e poi dal 1993 al 1997, ha poi collaborato a vari progetti di altrettanti musicisti in ambito hard’n’heavy, oltre ad avviare un’apprezzata carriera solista. Ma forse non tutti sanno che…
Tony The Cat
Tony “The Cat” Martin entrò nei Black Sabbath in quella che potremmo definire l’ora più buia per la band, sostituendo Ray Gillen per le registrazioni di ‘The Eternal Idol’ e restando in sella in una fase di tour cancellati, progressivo allontanamento dai fasti del passato e credibilità internazionale ai minimi storici per via delle date a Sun City, nel Sudafrica sotto il giogo dell’apartheid. Eppure parliamo di un singer amatissimo da una frangia di irriducibili, dalla timbrica che ricorda l’illustre predecessore Ronnie James Dio e dalla tenuta nella band che è seconda solo a Ozzy Osbourne, con ben cinque album che lo vedono in line-up. Il suo ingresso alla corte di Iommi fu propiziato dal manager Albert Chapman, a sua volta al servizio dei Sabbath negli anni ’70; poco prima, Martin aveva fatto parte degli Alliance, una band seguita dallo stesso Chapman: hard rock americano di quelli cromati, con ballad strappalacrime ma anche episodi energici alla Survivor. Voci li vogliono in procinto di riformarsi per un disco che riprenda i pezzi storici mai usciti in veste ufficiale, se non nelle registrazioni del Friday Rock Show o in un demotape realizzato per la Warner Bros. Come questa ‘Victories Mine’, che incredibilmente anticipa il refrain di ‘Judgement Day’ dei Whitesnake di una manciata di anni…
Feels Good to Me
Il tema dell’eterno secondo è stato sviscerato in vari ambiti, e non è una forzatura applicare questo concetto al buon Tony Martin – per inciso, di per sé il “secondo” Tony nei Black Sabbath. Le vendite in America sono inesistenti? Richiamiamo Ronnie James Dio, con buona pace di Tony Martin. Ozzy non vuole continuare a suonare con noi? Nessun problema, c’è Tony Martin. Ozzy vuole tornare e registrare un disco dal vivo con un paio di inediti? È stato un piacere, Tony Martin. In pochi però ricordano che nel bel mezzo delle turbolente session di ‘Dehumanizer’ Iommi, Butler e Powell (ancora dietro le pelli nelle prime fasi) richiameranno proprio Martin, scatenando le ire della Warner Bros che aveva giustamente investito sul ritorno di Dio e pretese il dietrofront. Dopo il “gran rifiuto” di quest’ultimo di aprire con i Sabs per quelli che dovevano essere gli ultimi concerti dell’arcinemico Ozzy a Costa Mesa, pare che fosse proprio Martin il prescelto per il posto che poi andrà a Rob Halford, come tutti sanno. Una faccenda di visti non concessi, nella quale le malelingue dicono che possa aver avuto un peso la vendicativa Wendy Dio. Leggende a parte, chissà se esiste una versione demo di ‘Time Machine’ con Tony Martin alla voce nei mitici archivi su cassetta di Cozy Powell; il pezzo fu recuperato per ‘Cross Purposes – Live’ essendo all’epoca molto popolare tra i “nuovi” fan dei Black Sabbath (e di ‘Wayne’s World / Fusi di testa’)!
Io e zio Iommi
Il fatto che Tony Iommi sia stato il mentore artistico del Nostro è fuor di dubbio, dato il fatto che il singer è conosciuto soprattutto per dischi come ‘The Eternal Idol’, ‘Headless Cross’ e ‘Tyr’. Ovviamente, una figura così autorevole può dispensare consigli ma anche bacchettare qualsiasi comportamento sopra le righe, come quando “sgridò” Martin per essersi intrattenuto con alcuni fans al bar, mostrando orgogliosamente le riprese dell’ultimo concerto direttamente da una telecamera. Poi, bisogna fare i conti con l’innato sarcasmo britannico del riffmaster per ecellenza, che in occasione della presentazione di ‘Cross Purposes – Live’, rilasciato solo per onorare agli impegni contrattuali, dichiarò ridendo sotto i baffi: “sono i fan che hanno scelto le canzoni che compongono la scaletta del concerto. Voglio dire… non è che lui le sappia cantare” – riferendosi proprio a Tony Martin. Peraltro, chi segue i profili social di Martin sa che è attivissimo nella pubblicazione di memorabilia fotografici dei suoi anni con i Sabs e che ha più volte lasciato intendere la possibilità di future collaborazioni con Iommi. Un fatto confermato dallo stesso chitarrista, che ha di recente aperto alla possibilità di una ristampa di ‘Cross Purposes’ e del controverso ‘Forbidden’ con un sound rinnovato. A proposito, chissà se Tony “The Cat” sa il motivo per cui quel periodo della band è così conosciuto in Italia…
Devil and Daughter
Entrando nei Black Sabbath a disco già pronto, si può immaginare come il peso di Tony Martin nella fase compositiva di ‘The Eternal Idol’ sia stato minimo, essendo le sue linee vocali ricalcate su quelle già registrate da Ray Gillen (nella ristampa dell’album è possibile ascoltare entrambe le versioni). Con ‘Headless Cross’ il suo contributo si è fatto decisivo, con un filone lirico di forte matrice occultista: ne sono esempio titoli come la title track, ‘When Death Calls’, ‘Kill in the Spirit World’ e ‘Black Moon’. Interessante poi è la svolta “norrena” nel successivo ‘Tyr’: come si evince sin dal titolo, che richiama il nome inglese del mitologico Thor: lungi dall’essere un concept, il disco contiene comunque il trittico ‘The Battle of Tyr’, ‘Odin’s Court’ e ‘Valhalla’, che sarà comunque fonte di ispirazione per parte del fenomeno viking metal assieme ai Bathory. Il riferimento testuale più curioso è comunque presente nel disco precedente con ‘Devil and Daughter’, salace ritratto satirico di Sharon e Don Arden (“He’s got the power, she’s got the pain […] She’ll break any woman and take any man”) che fa il paio con quella ‘Now You See It (Now You Don’t)’ scritta da Bob Daisley e incredibilmente finita su ‘Bark At The Moon’ di Ozzy Osbourne.
Walking in the Shadow of the Blues
Data la sua timbrica particolare, il buon Tony ha collaborato con molti musicisti apprezzati in ambito hard’n’heavy, oltre a portare avanti una carriera solista sin dai primi anni ’90 (anche con la denominazione Tony Martin’s Headless Cross), culminata con la pubblicazione di ‘Scream’ nel 2005, un disco che vede la presenza in formazione del figlio Joe Harford alla sei corde nonché un’opener del calibro di ‘Raising Hell’, con la partecipazione postuma di Cozy Powell. Va ricordato come il talentuoso batterista lo abbia immediatamente preso sotto la sua ala protettiva, accogliendolo nella nuova incarnazione dei Cozy Powell’s Hammer con Mario Parga e Neil Murray, nei primi anni ’90. Piuttosto singolare, oltre a un breve passaggio nei Candlemass per il demo di ‘Witches’ e la partecipazione al live del ventesimo anniversario, è poi l’esperienza di Martin con il progetto M3, dietro il quale c’erano nientemeno che Bernie Marsden, Micky Moody e Neil Murray, per due lavori dal vivo dal titolo ‘Classic Snake Live’ che lo vedono impegnato nei panni che furono di David Coverdale, alle prese con i classici del periodo hard/blues dei Whitesnake! Dopo tanta frequentazione con Powell era inevitabile, no?
Italia, Anno Mundi
Che Tony Martin sia particolarmente apprezzato in Italia, lo sanno in tanti. Non solo il tour di ‘The Eternal Idol’ aveva toccato pochi altri Paesi europei oltre al nostro (circolano anche dei bootleg del periodo con una qualità sonora che sfida l’ascoltatore!), ma i più attenti ricorderanno le date italiane con i Circus Of Power nel 1990 nonché quelle con Cathedral e Godspeed nel 1994. Martin ha poi cantato nei dischi di due chitarristi molto attivi nel nostro panorama hard’n’heavy, Dario Mollo e Aldo Giuntini, entrambi alla ricerca di un cantante madrelingua inglese al fine di dare respiro internazionale ai propri lavori. Con il primo ha animato il progetto The Cage con tre album all’attivo, mentre ha fatto parte del secondo, terzo e quarto capitolo discografico del Giuntini Project; in entrambi i casi, le sonorità di riferimento sono state quelle del periodo d’oro della sua permanenza alla corte del Sabba Nero, con qualche apertura alla modernità per delle collaborazioni iniziate a fine anni ’90.