5 curiosità che forse non sapete su… Mikael Åkerfeldt
Il 17/04/2021, di Federica Sarra.
In: The Birthday Party.
Lars Mikael Åkerfeldt nasce a Stoccolma nel 1974, il cantante e chitarrista svedese non ha certo bisogno di presentazioni, un fuoriclasse sul palco, letteralmente adorato dai fan e infinitamente criticato per le sue scelte stilistiche. Riguardo alla sua vita professionale si conoscono quasi tutti i particolari, le collaborazioni eccellenti, le incursioni nei Bloodbath, la sua grande passione per il Prog nostrano degli anni ’70, la sua immensa collezione di vinili. Ciò che è meno noto è l’aspetto umano di Åkerfeldt. Riservato, ironico, alla mano, negli ultimi anni si è reso sempre meno disponibile ad intrattenersi con i fan dopo i concerti. Non parliamo di un vero punto di rottura, si tratta piuttosto di un lento processo di distaccamento iniziato verso la fine del 2015. Della sua sfera personale sappiamo che è un grande fan dei vini italiani, il suo preferito è l’Amarone e che in ogni tappa del tour, nel tempo libero, si reca nel negozio di dischi del luogo alla ricerca di vinili da aggiungere alla sua collezione. Nel giorno del suo compleanno vogliamo svelarvi qualche elemento in più sull’uomo Mikael Åkerfeldt.
La sua Stoccolma
Dove tutto prende vita, forma, colore. Dove nascono e crescono la sua carriera con gli Opeth, la famiglia, gli affetti. Il luogo del cuore dal quale si separa sempre con un velo di malinconia. Il legame con la sua città natale è molto forte, talmente forte che spesso durante le interviste si lascia andare a vecchi ricordi o di come abbia visto la capitale svedese mutare negli anni. Racconta spesso di come la Stoccolma di oggi sia diventata una città violenta a suo dire, citando l’episodio in cui venne minacciato con un coltello per pochi soldi mentre si trovava a bordo di un vagone della metro.
Melinda e Mirjam
Le sue amate figlie, rispettivamente primogenita e secondogenita. Mikael non manca di esprimere la sua preoccupazione per le due ragazze, ormai teenager e la forte mancanza quando è via e lo scopriamo nelle vesti di un papà affettuoso. Fu divertente, durante un’intervista, scoprire che avrebbe accompagnato la figlia più grande al concerto degli One Direction, aggiungendo fra l’ilarità dei presenti “Non vedo l’ora, non li ho mai sentiti!“.
Un grosso groppo al cuore
Verso la metà del 2015 Mikael sembra sempre più distaccato, voci di corridoio raccontano che spesso prima delle esibizioni si isolasse a lungo nel backstage, con la testa altrove. Appare molto dimagrito, il volto scuro, non è il simpatico Mikael che tutti conosciamo. Nel 2016 arriva la notizia del divorzio ufficiale da sua moglie Anna, compagna di lunga data. I due si frequentano sin dai tempi del liceo e nel 2003 si sposano. Per Mikael, il divorzio è un momento davvero difficile, diviso fra la famiglia e i lunghi tour che lo portano lontano. Probabilmente quello è l’inizio di una consapevolezza nuova, una sorta di strappo, la vita on the road comincia ad andargli stretta. Nelle ultime interviste rilasciate prima dell’inizio della pandemia, lo si sente spesso ripetere che non vede l’ora di tornare a casa quando è in tour.
Despota o leader?
“Penso a noi più come a un collettivo“. C’è chi non sarebbe affatto in accordo con questa affermazione. Åkerfeldt prende le redini degli Opeth dopo la dipartita di Isberg dalla band. Sin da subito si rende indispensabile all’interno dell’organico sia come mente creativa sia come frontman. Il suo talento naturale come songwriter aiuta gli Opeth a farsi strada rapidamente all’interno del vasto panorama delle band svedesi. Questa posizione viene vista da molti, anche ex membri, come il principio di ciò che negli anni diventerà una linea dispotica. E se fino all’album ‘Watershed’ si poteva parlare di leadership, è con ‘Heritage’ che la sua figura assume un ruolo dominante. Sue le scelte stilistiche, sua l’urgenza di un cambio di rotta musicale. “Lui prende ogni decisione, il resto della band esegue” disse qualcuno un giorno.
Un progetto mai decollato veramente
La stretta amicizia con Steven Wilson si concretizza in un sodalizio musicale nel 2012. I due danno vita al progetto Storm Corrosion firmando un contratto con la Roadrunner Records. L’omonimo album vede già la luce nel 2011, dopo un intenso anno passato a lavorare al primo e unico lavoro del duo. Sebbene esaltato dagli addetti ai lavori, solo una piccola fetta di pubblico si interessa realmente al progetto, che lentamente va esaurendosi dopo il grande fermento iniziale. Descritto in seguito come “superfluo”, “noioso”, “che non aggiunge nulla”. A supporto del disco non ci sono tour e nessuna performance dal vivo, l’attenzione cala e Wilson e Åkerfeldt tornano ai rispettivi progetti musicali senza menzionare un possibile ritorno degli Storm Corrosion.