5 curiosità che forse non sapete su… Peter Steele

Il 14/04/2021, di .

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5 curiosità che forse non sapete su… Peter Steele

Il 14 aprile di 11 anni fa ci lasciava prematuramente il simbolo di un’era. L’era del profondo doom, delle note evanescenti, delle melodie tormentate. Signori ma soprattutto signorine, Peter Steele, all’anagrafe Petrus Thomas Ratajczyk: il sex symbol dalla pungente autoironia, il vampiro inquietante, il frontman visionario, la leggenda consumata dalla depressione ed il mito sensibile che amava visceralmente.
Due metri di uomo dai lunghi capelli neri, occhi verdi e timbro profondo, venerato dal pubblico femminile quanto rimpianto da quello maschile, ripercorriamo la storia del suo personaggio contorto omaggiandolo in questo articolo tramite magari qualche curiosità che vi era sfuggita.

L’esordio

Peter iniziò timidamente a suonare la chitarra negli anni Settanta negli Aggression, ma nel momento in cui il bassista abbandonò il progetto i rimanenti componenti costrinsero Steele a sostituire il posto vacante  (anche perché altrimenti lo avrebbero cacciato dalla band): tornando al negozio musicale per restituire la chitarra per mancini in cambio di un basso dello stesso tipo, si sentì rispondere che si doveva accontentare di un basso per destri. Il disco degli Aggression non fu di certo un masterpiece, motivo anche per cui la band si sciolse quasi nell’immediato.
Peter continuò a suonare per il resto della sua vita un basso per destri, e fra i suoi modelli preferiti che ricordiamo ci sono un Alembic Spoiler Bass Burl, il Fernandes Tremor 4-String Bass, un Washburn M10 Bass ed il famoso Steele Bass, un basso personalizzato con un corpo in stile Rickenbacker Alder, con doppio pickup.

Questione di nomi

Peter, insieme all’amico Josh Silver, diede vita nel 1979 ad un nuovo progetto. Fallout si chiamavano, un nome che era davvero tutto un programma, ma che ahimè si concluse senza riscuotere grandi successi nel 1982 dopo aver aperto ad un concerto dei Twisted Sister. Rimasto da solo con il batterista, Peter diede vita successivamente ai Carnivore, band che tra l’altro non ha cessato la propria attività vista la riformazione nel 2017 con alla voce il simil vampiro Baron Misuraca, frontman che può essere concepito come una fusione (a mò di super Sayan) fra lo stesso Steele e Shagrath dei Dimmu Borgir.
Nel 1986 Peter non si diede per vinto dando vita assieme ad alcuni amici ai Repulsion, un nome successivamente cambiato in Subzero ed alla fine in Type O Negative (Steele ricevette l’illuminazione dopo l’annuncio alla radio di richieste urgenti di trasfusioni rivolte proprio a coloro che avevano sangue di tipo 0 Negativo): il problema era sempre quello, quando i quattro giungevano presso gli studi della Roadrunner per firmare il contratto scoprivano sempre che quel nome tanto studiato e ristudiato era già appartenente a qualche altra band esistente.
La leggenda vuole che Peter quel contratto a piè di pagina lo firmò con uno strano liquido rosso scuro intriso di un altro materiale più denso, frutto di una scappatella di 5 minuti in bagno mentre i colleghi lo sottoscrivevano con una banale penna biro. La band esordisce con ‘Slow, Deep And Hard’  che secondo la critica diventa ben presto uno dei migliori album hard rock, scritto in una notte intera dal nostro frontman dopo essersi lasciato con la fidanzata dell’epoca.
Un successo che di lì a poco divenne inarrestabile.

The Greenman

Capolavoro estratto dal quarto album ‘October Rust’ del 1996, ‘Green Man’ è una sorta di descrizione esistenzialista del rapporto fra uomo e natura scritta da Steel in chiave autobiografica: giardiniere manutentore presso il Parks Department, ente che si occupa della manutenzione dei parchi della Big Apple, fino al 1994 divenne famoso anche tra i frequentatori dei parchi, dai quali venne ribattezzato appunto ‘Green Man’.
Se fate un salto nella Grande Mela non dimenticatevi di passare per Prospect Park, parco in cui lavorava proprio il nostro Peter: c’è un albero piantato un suo onore sotto il quale potete sedervi presso la sua panchina, anche per solo 5.47 minuti, giusti giusti per ascoltarvi ‘Green Man’.

My Girlfriend’s Girlfriend

“I love women. I live for them.”
Non facciamoci distrarre da canzoni quali ‘Male Supremacy’, frecciatina alle proteste delle femministe di turno, e nemmeno dal super aforisma “Dove c’è un utero c’è una strada e con te è gratis”.
‘Bloody Kisses’ è disco di platino e Peter ha sempre continuato la sua lotta verso chi lo ha accusa di misoginia, razzismo e xenofobia. Alla domanda su quante donne avesse avuto durante una delle ultime interviste, ha risposto stizzito d’aver davvero avuto solo 2-3 ragazze. All’età di quasi 50 anni si era davvero stancato di dover ribadire qualcosa che solo chi lo conosceva superficialmente non arrivava a capire : Steele, nonostante la predilezione per le redhead, le donne le amava tutte ed è grazie a loro la riuscita perfetta dei suoi capolavori musicali.
Ed a proposito di donne, come non ricordare l’apparizione sul famosissimo Playgirl nell’agosto del 1995, sgamato in pieno dalla sorelle (ricordiamo che Peter è l’atteso figlio maschio dopo 5 sorelle) in un’edicola e corse a casa dalla madre con tutte le copie possibili. “Proprio per questo l’ho chiamato Peter”, dice la madre, e ci sta pure come ragionamento nudo e crudo, visto che in greco significa proprio Roccia.
Una collaborazione retribuita davvero miseramente, si parla di 2000 dollari, ma che forse è servita a riempire un ego che già di per sé non era messo male.

Apparizioni

Fra i dieci indimenticabili momenti della vita del nostro musicista, a cui è pure dedicato un video,  c’è l’apparizione ad un concerto dei Pantera dove in sottofondo durante una performance della band pulisce il palco con un mocho. Come non dimenticare tutti gli infiniti botta e risposta al limite del comico in ogni intervista poi? Dateci un occhio.
Peter Steele è stata una delle poche rockstar ad aver dimostrato d’essere umano con tutte le proprie fragilità nella sua incommensurabile fama, e la cosa che non finisce mai di stupirci, anche dopo quel maledetto ed improvviso infarto quella notte del 14 aprile 2010, è come lui, di tutto ciò che era, ne andasse davvero fiero.

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