La Musica è Cultura, il grido dei negozi di dischi

Il 09/04/2021, di .

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La Musica è Cultura, il grido dei negozi di dischi

Durante la serrata generale del primo lockdown la musica pareva l’unico mezzo per portare un po’ di leggerezza in una condizione per molti nuova e che in ben pochi sapevano gestire. I concerti improvvisati sul balcone, le jam session virtuali online, note di speranza che (si può dire anche se è passato solo un anno), all’epoca avevano dato peso alla musica, poi con il susseguirsi dei vari DPCM, con l’Italia tramutata giorno dopo giorno in un libro da colorare per bambini, è stato chiaro come la musica dovesse tornare “al suo posto”, qualcosa di superfluo, un capriccio, un gingillo da sfoggiare solamente nei tempi buoni. I negozi di dischi sono stati tra i primi a finire nella lista nera delle attività “potenziali divulgatrici del virus” e quindi costrette a chiudere forzatamente dopo (ironia della sorte) essere prima state costrette ad adottare scrupolosi provvedimenti per poter restare aperti una manciata di giorni. Una situazione paradossale, drammatica, che qualche giorno fa ha portato i piccoli negozi di dischi indipendenti a scoppiare, diramando un pesante comunicato stampa pregno di quella rabbia e di quel malcontento che stanno tutti vivendo. “Ricordiamo che nelle “zone rosse”, tra il 2020 e il 2021, i negozi di dischi sono stati sottoposti a una chiusura forzata in alcune regioni fino a 200 giorni, oltretutto mitigata da bonus e ristori a dir poco irrisori o addirittura inesistenti – si legge – che non hanno consentito di coprire neppure una piccola parte delle numerose spese vive (affitti, utenze, spese condominiali, tasse sui rifiuti, tasse sulla pubblicità, spese bancarie etc.) che ogni attività commerciale ha costantemente a carico, indipendentemente dal fatto se sia aperta o chiusa. Va anche segnalato come praticamente quasi nessun negozio di dischi possa beneficiare del recente “decreto sostegni”, visto che raggiungere perdite di fatturato di almeno il 30% avrebbe significato non lavorare del tutto, mentre noi negozianti, nei mesi di apertura e grazie alle vendite on-line, abbiamo cercato di “tirare al massimo”, di limitare le perdite e di aumentare i fatturati giusto per cercare di pareggiare i conti. Ed ora, con le nuove restrizioni, il Governo ci impone di chiudere senza offrirci neppure un centesimo di ristoro per questa completa mancanza di attività”.
Il primo passo per fronteggiare questa palese ingiustizia è stata la costituzione di una vera e propria associazione di categoria ribattezzata UNDICI (Unione Negozi di Dischi Italiani Coesi ed Indipendenti), che racchiude numerosi negozianti dislocati in tutto lo Stivale.
Per approfondire questo discorso, siamo andati a fare quattro chiacchiere con Maurizio Marino, giornalista musicale piemontese titolare di Cuordivinile a Bra (CN), con Gigi Buso, anima del Jungle Records di Conegliano (TV), Madrita Petrelli, titolare del Too Much Music di Grottaferrata (RM) e Gaetano Gulisano di Cari & Rari a Catania.

Perché secondo voi la musica non viene considerata cultura in Italia mentre paradossalmente all’estero la cultura italiana passa tassativamente attraverso la musica?

Maurizio Marino – Cuordivinile

“(Maurizio Marino – Cuordivinile) Perché purtroppo in Italia le istituzioni non sono in grado di valorizzare l’immenso patrimonio che si trovano tra le mani. Siamo uno dei Paesi che hanno inventato il concetto stesso di melodia, e tutta la tradizione musicale italiana, da quella antica fino al rock dei giorni nostri, meriterebbe un ruolo di primissimo piano nella cultura e soprattutto nella scuola, e invece è relegata a materia secondaria e “tappabuchi”. Inevitabile, quindi, che questa mancanza di valorizzazione si ripercuota anche sull’industria del prodotto musicale stesso (il disco), che pur avendo la stessa dignità del libro, non è mai stato riconosciuto, da nessuno dei 60 e passa governi del Dopoguerra, come prodotto culturale”.

“(Gigi Buso – Jungle Records) Dipende da chi non lo dice. Perché quando parlo con le persone che frequentano il negozio, TUTTI affermano che la Musica è Cultura. Quindi abbiamo a che fare con una classe politica lenta, poco attenta, desiderosa di farsi bella con i grandi, e, purtroppo, culturalmente parlando… scadente… Che poi la musica sia un formidabile mezzo di trasporto per la cultura lo sappiamo molto bene, ad esempio le opere venivano scritte sempre in lingua Italiana, all’estero l’Italia è considerata la terra della Cultura Musicale ma noi Italiani non siamo capaci di valorizzare questo patrimonio… ebbene… il demerito continua ad andare verso la nostra classe politica”.

“(Madrita Petrelli – Too Much) Il nostro Paese non riconosce la musica come bene esseziale ,non è meritevole di attenzione se non quella mediatica e superficiale tipo Sanremo, che con la musica ha ben poco a che fare. Viviamo un Paese che ha delegato a trasmissioni quali Amici, The Voice, X Factor…il compito di scovare nuovi talenti. Questo purtoppo la dice già tutta”.

“(Gaetano Gulisano – Cari & Rari) L’impoverimento culturale del Paese ha fatto si che la musica fosse relegata al mero intrattenimento. Nel caso specifico dei negozi di dischi, siamo un settore economico decisamente piccolo quindi a nessuno interessa sostenere questo mercato che invece è per sua vocazione veicolo indispensabile di divulgazione e diffusione di cultura, scambio ed evoluzione del libero pensiero. Chiudo affermando che la cultura in Italia fa paura perché libera le menti ed un popolo pensante è pericoloso per una politica che ha perso la sua connotazione originaria di creare le condizioni base per il benessere del Paese e dei suoi cittadini per cui meglio un gregge che cittadini”.

Come vi spiegate un accanimento come quello che state subendo? I centri commerciali vendono musica, questo perché siamo nel Paese dei furbetti?

“(Maurizio Marino – Cuordivinile) E’ veramente demoralizzante notare come si siano applicati “due pesi e due misure” in questi mesi di pandemia: sembra proprio che i piccoli negozi indipendenti siano stati tra le “vittime sacrificali” delle imposizioni di chiusura giunte dall’alto… non si riesce davvero a capire per quale motivo le catene commerciali possano stare aperte e vendere liberamente dischi e cd, che noi invece per decreto siamo obbligati a NON vendere. Come se il virus decidesse in che luoghi andare a contagiare di più! (PS: faccio presente che noi piccoli negozianti, proprio perché diretti responsabili delle nostre attività, siamo forse quelli più attenti in assoluto alle norme di sicurezza anti-Covid, e tra obbligo d’uso delle mascherine, ingressi contingentati e rispetto del distanziamento, scrupolosa attenzione all’igienizzazione delle mani dei clienti, non riusciamo davvero a capire come si possa pensare a una mancanza di sicurezza nei nostri negozi!)”

Gigi Buso – Jungle Records

“(Gigi Buso – Jungle Records) Le regole sembrano fatte per non essere rispettate, e chi le dovrebbe far rispettare non ha i mezzi per poterlo fare. Ve lo immaginate un vigile, un poliziotto, entrare in un negozio di una grande catena a multare i commessi e i clienti perché hanno appena acquistato il CD di Al Bano? A parte che lo dovrebbero fare “a prescindere”, il problema non è questo. C’è poca solidarietà e ancora meno senso del dovere. Se siamo in zona rossa e i negozi dovrebbero essere chiusi per non diffondere i virus, le persone (i “consumatori”) dovrebbero essere i primi a smettere di acquistare i prodotti non di prima necessità. Se qualcuno li prende anche dove non lo si potrebbe fare, è perché c’è questo desiderio ineluttabile di avere un nuovo disco, significa che questa categoria di oggetti sono un bene essenziale. Per questo i negozi di dischi dovrebbero rimanere aperti. Come le librerie e i negozi di alimentari. Un diverso cibo. Forse i vegetariani hanno imposto la chiusura dei macellai perché la carne non è un bene di prima necessità?”

“(Madrita Petrelli – Too Much) No, siamo un Paese che tira a campare, dove ognuno si dedica esclusivamente al proprio orticello dimenticando che il suo orticello dipende anche e soprattutto da quello del vicino. Dimentichiamo che una società è sana quando tutti hanno gli stessi doveri e diritti. Credo che la mia categoria non voglia essere uccisa, semplicemente siamo ignorati, dimenticati, inesistenti. Il presente ed evidentemente il futuro, per chi ci governa, è il colosso on line. Il negozio fisico non frutta forse…non saprei. Direi che le due realtà potrebbero coesistere “serenamente” se venissero poste sullo stesso piano ed entrambe dovessero rispondere e rispettare determinate leggi. Eque e dignitose. Invece il negozio paga pegno da decenni, Il colosso non paga neppure le tasse nel nostro Paese”.

“(Gaetano Gulisano – Cari & Rari) Quello che considero grave non è il sentirsi discriminati ma il non essere affatto considerati. In questo Paese non esistiamo. C’è da incavolarsi però considerato quanto si tenga a noi al momento di esigere i “balzelli”!”

Nel comunicato stampa che avete diramato qualche giorno fa, avete indicato con grande dignità diverse proposte per poter “rientrare in gioco”. Qual è, secondo voi, quella più importante che potrebbe realmente aiutarvi a uscire dal pantano?

“(Maurizio Marino – Cuordivinile) Una soluzione a lungo termine che potrebbe certamente rilanciare tutto il comparto sarebbe l’equiparazione del disco al libro come prodotto culturale, con relativa riduzione dell’IVA dal 22% al 4%. In vista di un’eventuale, spiacevole ritorno alle restrizioni il prossimo autunno/inverno, sarebbe poi indispensabile ottenere l’autorizzazione di poter rimanere aperti anche in zona rossa, esattamente al pari delle librerie”.

“(Gigi Buso – Jungle Records) Se la musica (il supporto musicale) viene considerato cultura le richieste si sommano. Il risultato sarà quello dell’IVA al 4%, sarà quello dell’apertura dei negozi sempre, anche in caso di emergenza. Il punto è proprio questo: La musica, e i supporti con i quali si veicola questo tipo di Arte, sono o no considerati Cultura? Il nostro Governo avrà il coraggio di rispondere? Potrebbe bastare un assenso. O un diniego, se supportato da una spiegazione logica. Noi abbiamo posto la domanda, perché lasciarci senza la risposta?”

 

Madrita Petrelli – Too Much Music

“(Madrita Petrelli – Too Much) Permetterci di lavorare. Di assembramenti, nei negozi di dischi, non si hanno notizie dagli anni ’80. Elevare la musica al livello che merita, quindi esattamente al pari con l’editoria, punterebbe un faro importante su ciò che ad oggi viene considerato superfluo tanto quanto un gioiello o una pelliccia. La musica è cibo per l’anima e balsamo per il cuore”.

“(Gaetano Gulisano – Cari & Rari) Credo che tutto quello che abbiamo proposto sia ugualmente importante e fondamentale per il benessere delle nostre attività”.

 

 

Visto tutto quello che state passando, come si sopravvive al Covid senza venirne contagiati? È possibile a questo punto sopravvivere?

“(Maurizio Marino – Cuordivinile) La crisi del Covid ha rivoluzionato il nostro modo stesso di vivere, e di rapportarci agli altri. E’ inevitabile che abbia influenzato pesantemente anche il mercato, ed in particolare un mercato di nicchia come quello del disco. Al tempo stesso, però, questa crisi, per fortuna, è destinata a finire. Sarebbe quindi indispensabile farsi trovare pronti anche per quello che sarà il “dopo Covid” e infatti, grazie alla nascita di questo movimento, che abbiamo voluto chiamare UNDICI (Unione Negozi Dischi Italiani Coesi ed Indipendenti), stiamo cercando di porre le basi di quello che verrà poi, con una serie di azioni ed iniziative che non ci vedranno in lotta tra noi, ma anzi ci renderanno forti e collaborativi in vista delle prossime sfide che verranno”.

Gaetano Gulisano – Cari & Rari

“(Gigi Buso – Jungle Records) No contagio? Se lo sapessi potrei aspirare al posto di salvatore della terra. Seguo le semplici regole che vengono dettate dall’inizio: no ai posti affollati, si alla mascherina, si al lavaggio delle mani dopo ogni cliente, si alla maniacale pulizia di maniglie, tastiere pos, porte e di ogni oggetto che potrebbe avere il “deposito” di virus. Non mi sono (ancora) ammalato, ho fatto delle rinunce e delle scelte che mi sono sembrate accettabili e giuste, condivisibili. Ma non vedo la mia vita futura senza i normali gesti come gli abbracci e gli scambi di mani e di liquidi corporali, non vedo il mio futuro senza pogare sotto il palco, senza poter prendere un sorso di birra dal bicchiere del mio amico perché in quel momento ho una sete boia o perché semplicemente lui ha preso una birra diversa dalla mia. A me piaceva la promiscuità della vita prima del coronavirs, non voglio sopravvivere, voglio vivere”.

“(Madrita Petrelli – Too Much) Sopravvivere non è un termine che mi piace. Vivere, questo si. Nel rispetto di tutti”.

“(Gaetano Gulisano – Cari & Rari) Credo che il buonsenso sia il miglior modo per arginare il virus. Basta rispettare poche semplici regole e saremo in buona salute noi e le nostre attività”.

 

Aderiscono all’iniziativa  questi negozi di Dischi (negozi di dischi fisici e indipendenti!):
All the Best! – Imola BO – Baroncini Filippo
Alphaville – Piacenza – Antonio Curtoni Paolo Rebecchi
Alta Fedeltà – Cagliari – Caterina Scano
Arpa – Torino – Alberto Fiabane
Berlin Vinile – Imola – Claudio Galamini
Cari & Rari – Catania – Gaetano Gulisano
Casa Della Musica – Reggio Emilia – Marco Domeniconi
Carillon – Lissone MB –
Compact Disc la dischetteria – Montebelluna TV – Lisi Bresolin
Cuordivinile Record Shop – Bra CN – Maurizio Marino
De Santi Dischi – Castelfranco TV – Paolo De Santi
Dischi e Dintorni – Torino – Andrea Benedetti
Disclan – Salerno – Mario Maysse
Disco Story – Darfo Boario Terme BS – Lina
Discorso – Sacile PN – Agnese Puiatti
Discostores – Legnano MI
Discoteca Caporilli – Albano Laziale RM – Bruno Caporilli
Elastik Rock – Roma – Simona Burini
Filmusica – Valdagno – VI – Stefano Branco
Il Discomane – Milano – Valeria Baldan
Jommi – Velletri RM – Erminio Jommi
Jukebox all’idrogeno – Macerata – Francesco Zeffiretti
Jungle Records – Conegliano TV – Luigi Buso
Melluso Dischi – Messina – Rizzo Carmela
Metrodora – Tivoli RM – Giorgio Meloni
Mondo Musica – Novara – Rosilde Catania
Mr Musick – Nuoro – Marco Ribaudo
Musica Parliamone – Roma – Gianni Guarino
Muzak – Cuneo – Enrico Bruna
NonSoloMusica – Nuoro – Alberto Flumini
Penny Lane – Novara – Marco
Pagine&note – Caltanissetta – Germano Imprescia
Pink Moon – Roma – Alessandro Girlando
Ritmi Urbani – Santa Maria Capua Avetere CE – Anselmo Pezza De Chiara
Rock paradise – Nerviano MI – Mauro Pesce
Rocker Record Store – Pinerolo TO – Manuel Lardaruccio
Sky Stone And More – Lucca
Slow Record Shop – Cecina LI – Alessio Cruschelli
Sottodisco – Agropoli SA – Garofalo Oreste
Spazio Astra – Foligno PG – Ilaria
The Hole Records – Montebelluna TV – Carlo Lilliu
Too Much Music- Grottaferrata RM – Madrita Petrelli
Top dischi – Benevento -Luigi Minicozzi
Tune Dischi – Novara – Silvia Bassetti
Volume 33 Music Store – Monterotondo RM – Pietro Tarquini