5 (+1) curiosità che forse non sapete su… Alexi Laiho

Il 08/04/2021, di .

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5 (+1) curiosità che forse non sapete su… Alexi Laiho

Markku Uula Aleksi Laiho, per tutti Alexi Laiho (soprannominato “Wildchild”, come da canzone presente su ‘The Last Command’, secondo album dei W.A.S.P.), è nato l’8 aprile del 1979 ad Espoo ed è stato cofondatore, cantante e chitarrista dei Children Of Bodom, recentemente “tramutati” nei Bodom After Midnight. La sua prematura scomparsa, a soli quarantuno anni, è giunta come un fulmine a ciel sereno il 4 gennaio 2021. In attesa dell’EP postumo dei Bodom After Midnight, dal titolo ‘Paint The Sky With Blood’, in uscita il 23 aprile, scopriamo qui sei curiosità sul cantante e chitarrista finlandese.

Heavy Metal Roots

Qual’è stato il percorso di formazione stilistica di Laiho? Nell’agosto del 2012, in un’intervista del nostro Fabio Magliano, a questa domanda Laiho rispose: “Mia sorella mi ha fatto ascoltare tonnellate di glam, dai Poison ai Mötley Crüe passando per gli Skid Row, e da questo ho imparato l’importanza della melodia. Poi crescendo mi sono avvicinato a roba più pesante come Metallica, Entombed, Obituary e anche questo mi è stato di grande aiuto in prospettiva. Il mio percorso di ascolti è stato comunque un continuo saliscendi, con l’approdo al black e il ritorno all’hard rock… anche perché mi considero di ampie vedute, io ascolto di tutto e non mi importa se questo è metal o non lo è. Mi basta che quel tipo di musica mi faccia provare emozioni.”

Sinergy

Il progetto Power/Speed Metal dei Sinergy, nato nel 1997, vide coinvolto il nostro Laiho non solo dal punto di vista musicale, ma anche sentimentale. Kimberly Goss, ex tastierista dei Dimmu Borgir con, alle spalle, un tour in supporto a ‘Enthrone Darkness Triumphant’ (1997), ed altre collaborazioni con, tra i tanti, Therion, Ancient, In Flames, Dark Funeral, Sentenced e Amorphis, fondò la band assieme a Laiho e Jesper Strömblad degli In Flames, diventandone la cantante. ‘Beware The Heavens’, album di debutto datato 1999, vide come prima formazione la Goss alla voce, Laiho alla chitarra, Jesper Strömblad alla chitarra ed alle tastiere, Sharlee D’Angelo degli Arch Enemy al basso e Ronny Milianowicz dei Dionysus alla batteria. Per il successivo ‘To Hell And Back’ (2000, da cui il video in allegato), complice anche l’ingresso del bassista Marco Hietala, in Europa la band supportò in tour i Nightwish di ‘Wishmaster’ (2000). Tra i cambi di formazione di quel periodo Tommi Kristian “Otus” Lillman prese posto alla batteria, mentre alla chitarra arrivò Roope Latvala che entrerà, da ‘Hate Crew Deathroll’ (2003), pure nei Children Of Bodom. Poco dopo l’uscita del terzo ed ultimo album ‘Suicide By My Side’ (2002, stesso anno in cui Goss e Laiho, il primo febbraio, si sposarono), ci furono altri cambi nella sezione ritmica della band: Janne Parviainen (Barathrum) prese il posto di Lillman alla batteria, mentre Melanie Sisneros (New Eden) prima e Lauri Porra (Stratovarius) poi, quello di Hietala al basso. Tuttavia, la band si sciolse nel 2004, e con essa pure il rapporto tra Laiho e Goss.

Kylahullut

Terminata l’avventura con i Sinergy ed assieme agli amici Tommi Kristian “Otus” Lillman (ex To/Die/For, Sinergy e Lordi) e Vesku Jokinen (Klamydia), nel 2004 Alexi Laiho fondò una band punk dal nome Kylahullut. Come egli riferì al nostro Fabio Magliano nell’aprile del 2008: “Non è nulla di serio, è una band punk messa su insieme con due altri miei amici giusto per divertirci, fare un po’ di casino e bere qualcosa insieme. Nulla di più.”
La band fu un progetto 100% finlandese: non solo il nome ed i suoi membri, ma anche i testi delle canzoni sono tutti in lingua suomi. I Kylahullut si sciolsero nel 2012, dopo che il 13 febbraio una malattia, purtroppo, strappò alla vita Lillman, lasciando all’attivo due album (‘Turpa Täynnä’ [2005] e ‘Peräaukko Sivistyksessä’ [2007]) e due EP (‘Keisarinleikkaus’ [2004] e ‘Lisää Persettä Rättipäille’ [2007]).

Garage days

Intervistato nel gennaio del 2003 dal nostro Fabio Magliano per l’uscita di ‘Hate Crew Deathroll’, a Laiho fu chiesto di fare un resoconto delle sue esperienze in studio sino ad allora, ovviamente riguardanti le cinque uscite dei Children Of Bodom. Eccovi le risposte, album per album:
‘Something Wild’ (1997): “…è un album registrato in una settimana, eravamo giovanissimi, qualcuno di noi non era neppure maggiorenne e l’inesperienza si sente tutta, però credo che contenga anche ottime canzoni, su tutte ‘Deadnight Warrior’. Non lo butterei via, anche se si sente benissimo che dovevamo ancora migliorare come musicisti e come songwriter!”
‘Hatebreeder’ (1999): “Musicalmente è un deciso passo avanti rispetto al primo disco. Contiene molte, ottime canzoni, brani che ancora oggi suoniamo volentieri dal vivo. Non è un disco perfetto, però in alcuni frangenti sono molto soddisfatto di averlo realizzato.”
‘Tokyo Warhearts’ (1999): “…è stato divertente realizzarlo. Mi rendo conto che non rende a pieno l’idea di quello che sono oggi i C.O.B. live, però sono anche passati quattro anni da allora e un certo cambiamento è anche comprensibile. Non suoniamo però male in quel live, come disco è ‘Ok’, nulla più.”
‘Follow The Reaper’ (2000): “Per alcuni versi è un buon album…ma solo per alcuni! A mio avviso la produzione è stata troppo pulita e non è emersa a pieno la carica letale del nostro sound. Onestamente, non so se preferisco questo album o ‘Hatebreeder’… Di per contro contiene alcune delle migliori canzoni mai scritte dalla band.” A tal proposito, se volete approfondire ‘Follow The Reaper’, qui trovate uno speciale del sottoscritto edito per i suoi vent’anni.
‘Hate Crew Deathroll’ (2003): “È il fedele ritratto di quelli che sono oggi i Children Of Bodom. Rispetto all’album precedente ‘Hate Crew Deathroll’ ha un approccio molto più ‘in your face’ con la musica, le canzoni sono molto più dirette ed hanno sicuramente un taglio più aggressivo rispetto a quelle contenute in ‘Follow The Reaper’. È un disco che spacca sotto molti punti di vista!”.

Cover me

Tante sono state le cover con cui, negli anni, i Children Of Bodom hanno colmato i loro album (come ‘Hellion’ dei W.A.S.P., presente nell’edizione limitata in digipack di ‘Follow The Reaper’ [2000] per il mercato europeo, o ‘Silent Scream’ degli Slayer, bonus track nell’edizione limitata di ‘Hate Crew Deathroll’ [2003]) o hanno fatto parte di tribute-compilation (come ‘Aces High’, presente su ‘A Tribute To The Beast’, tributo agli Iron Maiden edito da Nuclear Blast nel 2002), ma una bonus track in particolare ha strappato a tutti i fan più di un sorriso, e riguarda l’album ‘Are You Dead Yet?’ (2005). Se Billy Idol e Ramones vennero coverizzati rispettivamente per i mercati inglese e nordamericano, ad arricchire le copie della versione giapponese la band incluse due cover: ‘Talk Dirty To Me’ dei Poison e ‘Oops!… I Did It Again’ di Britney Spears! In questa simpatica cover, dove tuttavia il trademark della band è ben riconoscibile, Laiho duetta con la cantante finlandese Jonna Kosonen. Nel video in allegato, a voi scoprire quale reazione suscita un azzardo a cui i Children Of Bodom raramente ci hanno abituato. Tuttavia, per scoprire questa ed altre cover della band, il consiglio è di ascoltare l’album ‘Skeletons In The Closet’ (2009).
P.S. ‘Oops!… I Did It Again’ è presente anche come b-side del primo singolo estratto di ‘Are You Dead Yet?’, ovvero ‘In Your Face’.

In the beginning…

Da cosa partivano i Children Of Bodom ogni qualvolta bisognava comporre una canzone? Questo chiese il nostro Dario Cattaneo nell’estate del 2013, quando intervistò Laiho in occasione dell’uscita dell’ottavo album della band ‘Halo Of Blood’. Egli rispose che: “C’è abbastanza varietà nel modo in cui componiamo. Spesso le idee mi vengono mentre sono alla chitarra, lo ammetto, ma non è la regola. Alle volte parto dall’ascolto di alcuni pezzi di tastiera, e scrivo dei riff o delle ritmiche che starebbero bene con quanto ho ascoltato. Altre volte invece compongo io direttamente qualcosa sulla tastiera… Che ti devo dire, cambia ogni volta, non c’è uno schema fisso di cui ti possa raccontare. […] Voglio dire, alle volte un riff nasce dal nulla, lo suoni e sai che funzionerà. Altre volte un riff deve invece cambiare centinaia di volte prima di diventare quello definitivo… e alla fine non somiglia nemmeno più a come era all’inizio. Talvolta ci devi lavorare ore e ore, ma solo perchè la direzione della canzone te lo impone, quindi non è sensato dire che si parte lavorando solo sui riff o sulle ritmiche. Non funzionerebbe.”

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