‘Mutter’ – das Manifest von Rammstein. Vent’anni dopo

Il 02/04/2021, di .

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‘Mutter’ – das Manifest von Rammstein. Vent’anni dopo

‘Mutter’ dei Rammstein compie vent’anni. E da vent’anni ce l’ho in playlist, ciò vuol dire fondamentalmente due cose: la prima, ovvia, è che sto invecchiando e la seconda, opinabilissima, ma vi sfido ad asserire il contrario, è che in quest’album ci sono vere perle che resistono al buco nero del tempo.
‘Mutter’ è il terzo album del sestetto teutonico, 2 aprile 2001, punto di svolta in cui il Tanz Metal di ‘Du Hast’ si è impregnato di oscurità e follia, di ritmi serrati e marziali, riff ruvidi e schietti scolpiti nel granito più duro, tastiere kraftwerkiane sempre più deliranti e indissolubilmente intrecciate alle chitarre.
In ‘Mutter’ la band gioca parecchie carte, si alternano i momenti tachicardici quasi techno di ‘Zwitter’ e ‘Adios’ alle melodie intense, quasi soffici, della title-track e di ‘Nebel’, il violino melodrammaticamente goticheggiante di ‘Mein Herz Brennt’ si avvicenda a spessi muri di chitarre industrial, truci e perfette, di ‘Feuer Frei!’, ‘Links 2 3 4’ e ‘Ich Will’, per passare alla straordinaria e struggente alchimia di ‘Sonne’, dando prova, nel complesso, di un più che degno eclettismo espressivo, cimentandosi con pattern comunicativi distanti tra loro ma quasi sempre efficaci, soprattutto a livello vocale, nonostante l’ostico idioma germanico.
L’adrenalina si mescola al grottesco, l’angoscia alla provocazione, tutto è rifinito nel minimo dettaglio, dalle liriche acute ai devastanti effetti di scena, in sede video e live, sebbene sia la semplicità a condurre la giostra. E croce e delizia dei Rammstein è proprio la semplicità, ago di una bilancia che negli anni è restata quasi sempre in equilibrio: trucidati da detrattori che lamentano scarse doti tecniche e, al contempo, idolatrati da chi riesce a godere dell’energia pura e diretta, incisiva e viscerale, che quella musica così poco funambolica riesce a sparare nello stomaco.
‘Mutter’ è il manifesto del sound dei Rammstein: un ruggente ed orgoglioso connubio di industrial, rock, metal ed elettronica pervaso da atmosfere horror, tendenti allo splatter, simpaticamente porno e tremendamente provocatorie. Ecco rispuntare l’altra parola chiave peculiare dello stile dei Rammstein: provocazione. La band ha più volte ribadito il concetto per cui l’uso della provocazione spinta al limite mira ad un duplice scopo: scioccare, ovvio, ma soprattutto far riflettere. Hanno iniziato nel 2001 e ancora non hanno smesso.

Hammer Fact:
– Il testo di ‘Spieluhr’ (trad. carillon) racconta la storia di un neonato che, considerato morto per errore viene sepolto vivo insieme al carillon e, proprio durante una celebrazione dedicata ai defunti, è proprio grazie al suono del giocattolo, udito da un abitante del villaggio, che il bambino verrà tratto in salvo.

– Gli show dei Rammstein sono leggenda: precisione impeccabile, oscenità sfrontate, tripudio di irriverenza,  mettono a ferro e fuoco, nel vero senso della parola, interi stadi riversando sul pubblico un’energia entusiasmante. Il chitarrista Richiard Kruspe ha dichiarato che tutta la band si impegna particolarmente per la riuscita perfetta di ogni parte dello spettacolo e che Lindemann si adira parecchio se anche solo una fiammata non viene sparata al momento giusto.

Line-Up:
Till Lindemann: vocals
Richard Kruspe: guitars, vocals
Paul Landers: guitars, vocals
Oliver Riedel: bass
Christoph Schneider: drums
Christian Lorenz: keys

Tracklist:
01. Mein Herz Brennt
02. Links 2 3 4
03. Sonne
04. Ich Will
05. Feuer Frei!
06. Mutter
07. Spieluhr
08. Zwitter
09. Rein Raus
10. Adios
11. Nebel

Traccia bonus dell’edizione giapponese
12. Halleluja

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