Rest In Power, Lars-Göran Petrov
Il 09/03/2021, di Fabio Magliano.
Ammetto di non essere mai stato un cultore della musica estrema, pur apprezzando diverse band e inchinandomi davanti a album destinati indubbiamente a lasciare il segno nella storia del metal più oltranzista, eppure per gli Entombed ho sempre nutrito una certa simpatia, vuoi perché ‘Wolverine Blues’ è uno di quegli album di cui sopra, vuoi perché con loro feci una delle mie primissime interviste (per ‘DCLXVI: To Ride, Shoot Straight And Speak The Truth’, al termine di una giornata in perfetto stile Spinal Tap!), ma soprattutto perché a capitarmi era, ironia della sorte, quasi sempre il buon Lars Goran Petrov, interlocutore affabile se si vuole utilizzare una definizione politically correct, un autentico mattacchione se si vogliono dire le cose come stanno, simpatico, arguto, sempre pronto a far deflagrare la sua risata in modo che andasse ad azzerarsi quel divario che all’epoca separava il giovane scribacchino da un artista annoverato a ragione tra i pionieri del death metal. Quel death metal che, nel corso degli anni, è stato rivisitato, rivoluzionato, rielaborato, perché no?, stravolto dalla band scandinava, eppure sino alla fine il cantante ha sempre difeso strenuamente la musica che tanto amava: “Anche se la scena death si è evoluta attorno a noi e gli Entombed rappresentano una sorta di corpo estraneo in questo universo, mi sento di affermare che la mia band deve essere ancora considerata a tutti gli effetti una death metal band – affermava al tempo di ‘Uprising’ – Certo, con il tempo abbiamo dato di vita a qualcosa di ‘unico’, abbiamo evoluto a dismisura il nostro sound, però questa è stata una scelta naturale ma allo stesso tempo necessaria. Gli Entombed sono sulle scene da ormai dodici anni, un periodo invidiabile, se si conta che oggi molte giovani death metal band si sciolgono dopo aver realizzato il debut album! Il segreto di tanta longevità va ricercato proprio in questa nostra capacità di adattarci ai tempi e di cambiare volto al nostro sound album dopo album”.
L’ultima volta che ebbi modo di incontrare di persona L.G. fu in occasione del Metal Valley a Rossiglione nel 2009 e fu occasione di apprezzare ancora di più l’indole di questo incredibile personaggio. Se prima di allora avevo avuto modo di “pesarlo” unicamente per le sue prove in studio e on stage, apprezzandolo nelle lunghe chiacchierate promozionali in occasione di questo o quel disco, in quell’occasione, bazzicando il backstage del festival avevo avuto modo di conoscere a fondo “l’uomo”. Okay, quello che non poteva girare senza il bicchiere pieno in mano, manco fosse il suo personale carburante, ma soprattutto quello sempre pronto a prestarsi a fan e addetti ai lavori con il piglio dell'”amicone”, tra smorfie spassose, battute e le solite, fragorose risate. Per l’occasione, oltre ad una photo session chiesta con grande improvvisazione e accordata in tempo zero, insieme alla band si dilettò ad intrattenere i due giovani figli del sottoscritto giocandoci e scherzandoci, forse incuriosito da quei due “esserini” che, in un backstage di un festival metal, parevano due alieni.
Ecco perché, dopo aver conosciuto “l’uomo”, la notizia della sua dipartita fa ancora più male. Certo, le notizie che giungevano non erano certo incoraggianti, i video che il “nostro” postava sulla sua pagina Facebook lasciavano poco spazio alla speranza, anche se quel suo sorriso, quella sua voglia di scherzare con tutto e tutti sino alla fine un po’ mi aveva illuso, ed anche ora che la notizia della sua scomparsa da qualche ora rimbomba nella mia mente, la sua risata fragorosa continua a farmi compagnia e a rendere un po’ meno amaro il momento. Fai buon viaggio amico mio, grazie di tutto.