Sakis Tolis (Rotting Christ) – I miei 10 album fondamentali
Il 12/02/2021, di Maria Teresa Balzano.
In: Hammer Chart.
Il nostro viaggio alla scoperta delle pietre miliari che hanno avuto un ruolo nella crescita e nelle scelte musicali degli artisti che continuano a emozionarci, oggi ci porta in Grecia, da Sakis Tolis, colonna portante dei Rotting Christ e portavoce di un pensiero granitico fondato sulla estrema libertà di espressione. Queste le sue parole e i suoi dischi fondamentali, prendete nota!
Venom – ‘Black Metal’ (1982)
‘Black Metal’ è il secondo album in studio dei Venom, pubblicato il 1 novembre 1982 dalla Neat Records. Registrato nello stesso anno, è considerato (insieme a ‘Reign In Blood’ degli Slayer) l’album che ha ispirato il metal estremo degli anni successivi, portando alla nascita di nuovi generi musicali, in particolare del black metal. Ma occhio, ‘Black Metal’ non è mai stato un disco black metal nel senso attuale del termine: innanzitutto perché all’epoca il black metal non esisteva, e poi, come Cronos stesso ha spiegato più volte durante le sue interviste, i Venom con il termine black metal hanno sempre indicato qualcosa di molto generico, un mix di molti stili diversi che ha comunque sconvolto le generazioni di musiciti a venire, tra cui lo stesso Sakis: “L’album/opera che ha dato il nome e ha dato vita a un’intera generazione di musica e attitude… Devo dire di più?”
Bathory – ‘Under the Sign of Black Mark’ (1987)
‘Under The Sign Of The Black Mark’ è il terzo album in studio degli svedesi Bathory, pubblicato nel 1987 dalla Black Mark Production, uno dei dischi chiave nello sviluppo del black metal in assoluto. È dove tutto ebbe inizio: c’era energia che ribolliva, un’aria particolare, una forza autentica, c’erano i Bathory, e c’era un uomo, Quorton, che diede forma e senso a quell’energia.
“L’album più dark, mistico e suggestivo di sempre. Immagina quanto dovesse essere avanti rispetto ai suoi tempi Quorthon quando ha creato un tale capolavoro 33 anni fa!”
Celtic Frost – ‘Morbid Tales’ (1984)
‘Morbid Tales’ è l’album di debutto degli svizzeri Celtic Frost, pubblicato il 24 giugno 1984. Le visioni dell’orrore di Cronos e Mantas hanno smosso più di un’anima, cambiato inconsciamente più di un destino e, nonostante la musica dei Celtic Frost fosse classificata al momento della registrazione del disco come thrash metal, stilisticamente è un misto di speed, thrash, punk e doom. Michael Moynihan scrive nel suo libro ‘Lords Of Chaos’ che sebbene la band flirtasse con temi oscuri ed occulti nei propri testi, non si svilupparono mai compiutamente in un vero e proprio gruppo black. Molti musicisti e gruppi si riferiscono a ‘Morbid Tales’ come fonte di ispirazione personale, tra cui Voivod, Sepultura, Opeth e, ora, anche i Rotting Christ: “L’album che mi ha fatto strappare i capelli fin dalla prima nota e mi ha portato sui sentieri più oscuri della musica, un nuovo mondo da scoprire mi si era appena rivelato.”
Iron Maiden – ‘Killers’ (1981)
Killers è il secondo album in studio degli Iron Maiden, pubblicato il 2 febbraio 1981 dalla EMI, l’ultimo con Paul Di Anno alla voce e il primo con Adrian Smith alla chitarra. Alla sua uscita ‘Killers’ non ebbe lo stesso trattamento dell’album precedente (si piazzò al 12º posto nelle classifiche britanniche), ma in seguito venne rivalutato come un altro disco fondamentale nella carriera del gruppo. In quel periodo c’erano i Saxon e i Motorhead che ci andavano giù duro ma senza il brio dei Maiden, c’era l’hard rock di qualità (Sabbath e Whitesnake), quello melodico dei nascenti Def Leppard ma, forse ad eccezione dei soli Judas Priest, sono stati gli Iron Maiden ad essere una tra le band più seminali negli anni successivi: sottogeneri del metal, come thrash e il power non si sarebbero sviluppati senza il loro tipico sound.
“No, non fingo di amare solo gli album della prima era della band. No, non sono quel tipo di persona. Gli Iron Maiden creano ancora ottima musica e, ai miei occhi, sono la più grande band heavy metal, ma non possiamo trascendere a questa creazione dei primi giorni che ci ha insegnato come dovrebbe suonare la vera melodia della chitarra in una canzone e come avere una grande voce che rende queste melodie ancora più grandi. Paul Di Anno è stato davvero bravo in questo album!”
Manowar – ‘Into Glory Ride’ (1983)
‘Into Glory Ride’, prodotto nel 1983 dalla Music for Nations, è il secondo album dei Manowar, il primo registrato con il batterista Scott Columbus. Il 1983 è l’anno in cui emerge una nuova concezione stilistica di classic metal, è l’anno in cui i Manowar forgiano quello che sarà etichettato come epic metal. Il nuovo batterista, il gigante Scott Columbus (che sostituì il dimissionario Donnie Hamzik) si integrò alla perfezione con gli altri membri, la leggenda narra che il bassista Joey DeMaio sia entrato in contatto con lui tramite la sua fidanzata, la quale, adescata da un tizio nel bar in cui lavorava, prese invece il numero di telefono dell’amico, un giovane batterista con la passione per le Harley Davidson e interessato a far parte di una band professionista.
“L’album che ha introdotto la parola ‘epic’ nel metal, l’album che potrebbe facilmente essere la colonna sonora di Conan, l’album True Metal che rimarrà nel mio cuore per sempre! Se non ti piacciono i Manowar non sei mio amico!”
Metallica – ‘Master Of Puppets’ (1986)
‘Master of Puppets’ è il terzo album in studio dei Metallica, pubblicato il 3 marzo 1986 dalla Elektra Records e il 7 dello stesso mese dalla Music for Nations, nel 2003 è stato certificato sei volte disco di platino dalla RIAA per aver venduto oltre sei milioni di copie negli Stati Uniti d’America e nel 2016 è stato inserito nella National Recording Registry dalla Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti d’America in quanto “culturalmente, storicamente, ed esteticamente significativo”. I Metallica a metà anni Ottanta erano questo: erano la rottura rispetto al passato, erano i brutti ceffi emarginati tra le tante permanenti glam, erano quattro ragazzi in jeans e t-shirt che spaccavano dannatamente culi con la loro musica diretta ed energica.
“Questo è l’album che ci ha mostrato che il Metal poteva essere suonato e suonato in un modo diverso! Questo è il signore degli album!”
Exodus – ‘Bonded by Blood’ (1985)
‘Bonded by Blood’ è il primo album degli Exodus e, nonostante fosse ultimato già nell’estate del 1984, non uscì prima del 1985 per problemi della band con la label. L’artwork originale dell’album rappresenta due gemelli siamesi neonati, uno normale, l’altro deforme e maligno ma nella riedizione del 1989 della Combat Records è stato sostituito da un disegno più semplice, raffigurante il logo della band sopra un’immagine in rosso e nero di una folla. La storia degli Exodus è leggenda, il suo incipit è rimasto indelebile nei solchi della storia: lo scenario è l’assolata Bay Area, vera e propria del thrash, il sole e le spiagge, il surf e l’allora nascente glam, capelloni e paillette che iniziavano a vendere bene, e nel mezzo, gruppi di ragazzi con in testa una cosa sola, dare a tutti una sonora lezione di violenza suonando musica aggressiva senza dimenticare la tecnica e la versatilità dei suoni. Come afferma lo stesso Holt: “Il disco venne registrato tra alcol e risse con i nostri amici che venivano in studio e si ubriacavano. Era proprio il modo in cui avremmo dovuto registrare quell’album. Eravamo solo ragazzini che suonavano la musica che piaceva loro e che nessuno faceva. Trent’anni dopo, è considerato una pietra miliare del thrash metal. Non lo avrei mai immaginato all’epoca. Noi ci stavamo solo divertendo, era più che altro un hobby”. E ne serba bene memoria anche Sakis: “La vita è fatta di ricordi e come posso dimenticare di aver ascoltato per la prima volta questo album pensando che il vinile fosse in esecuzione in 45 rpm invece di 33 1/3… era davvero veloce, non potevo crederci, avevo appena scoperto l’America.”
Slayer – ‘Reign In Blood’ (1986)
‘Reign in Blood’ è il terzo album in studio degli Slayer, pubblicato il 7 ottobre 1986 dalla Def Jam Recordings. Con un’ottima produzione e un sound curato nei minimi dettagli, uniti a una bestialità viscerale, una velocità senza pari ed una cattiveria sonora allora spiazzanti, il disco era pronto a riscrivere le allora conosciute regole del metal pesante: un album che rinuncia a fronzoli e belletti, un disco senza compromessi che vuole, come una lama appuntita, squarciare le orecchie degli ignari ascoltatori non lasciandogli nemmeno il tempo di capire cosa è successo.
“Il migliore e più True Thrash metal di sempre, ascoltato dalla prima nota fino all’ultima senza interruzioni. Si è davvero il migliore! Fucking Slayer!”
Mayhem – ‘De Mysteriis Dom Sathanas’ (1994)
‘De Mysteriis Dom Sathanas’ è il primo album in studio dei norvegesi Mayhem, pubblicato il 24 maggio 1994 dalla Deathlike Silence Productions. Il primo full-length della storica band black metal è una delle migliori rappresentazioni in musica di un aldilà fatto di caos, oscurità e disperazione insensata, maledetta, pregna di morte in ogni nota e in ogni testo. ‘De Mysteriis Dom Sathanas’, è l’eredità di Euronymous, ma soprattutto di Dead (autore di tutti i testi del disco e morto suicida prima della sua pubblicazione). Oltre al contributo alla chitarra di Euronymous e alla scrittura delle lyrics da parte di Dead, hanno partecipato alla stesura del disco anche il batterista Jan Axel ‘Hellhammer’ Blomberg, il vocalist Attila Csihar (ex Tormentor) e Varg Vikernes (in breve pausa dal suo progetto principale, Burzum) al basso: da una line-up frutto di un allineamento astrale irripetibile non può non nascere una pietra miliare, oltre che un esempio di violenza e follia reale, lontano da qualsiasi posa.
“L’album black metal di seconda generazione più oscuro, mistico e satanico mai creato. I Mayhem hanno portato il black metal a un livello superiore con questo album.”
Black Sabbath – ‘Sabbath Bloody Sabbath’ (1973)
‘Sabbath Bloody Sabbath’ è il quinto album dei Black Sabbath, pubblicato nel dicembre del 1973 per l’etichetta WWA Records. L’album ha un totale di vendite stimato di tre milioni di copie in tutto il mondo. La line-up del gruppo all’epoca della pubblicazione era rimasta ufficialmente invariata, ma dopo le pesanti suggestioni prog di ‘Vol. 4’, Iommi decide di chiamare come collaboratore il tastierista Rick Wakeman (negli Yes), vero e proprio monumento del rock progressive mondiale, così da dedicarsi solo alle chitarra. Il suono del gruppo si arricchì, complicandosi, diventando più marcatamente prog, pieno di sorprese e di novità, ma, nel mondo del rock, a pochi piace il cambiamento: ‘Sabbath Bloody Sabbath’, nonostante una buona carica commerciale, quasi pop, non perde l’identità del gruppo, come sottolinea anche Sakis: “L’album che include forse le migliori canzoni heavy metal mai create: ‘Sabbath Bloody Sabbath’. L’album che ha dato vita e battezzato un’intera generazione della musica, la nostra preziosa musica, l’heavy metal!”