The Library (32) – Trevor – Assassini allo specchio
Il 10/02/2021, di Fabio Magliano.
In: Stay Brutal, The Library.
È uscito lo scorso 4 dicembre per Shatter Edizioni ‘Assetati di Sangue – 45 Serial Killer allo specchio’, debutto letterario del poliedrico Trevor. Posato momentaneamente il microfono dei suoi Sadist, il cantante ligure si è armato di penna per andare a tratteggiare i lineamenti di 45 sadici assassini che, dal 1400 ad oggi hanno versato sangue nei modi più cruenti e aberranti, in ogni angolo del globo. “Non c’è epoca, né un periodo ben preciso – spiega lo stesso Trevor -La storia si ripete inesorabilmente e non c’è posto al mondo, dove tu possa considerarti davvero al sicuro. Brutali aggressioni, efferati omicidi che saziano solo in parte l’istinto predatorio del serial killer che potrebbe nascondersi dentro ognuno di noi!”
Il tema dei serial killer, anche grazie alle svariate serie TV che stanno uscendo nell’ultimo periodo, è un po’ inflazionato. Come hai lavorato per dare un taglio più “originale” e meno scontato alla tua opera?
“Non ho scritto questo libro con la velleità di reinventare la storia. ‘Assetati di Sangue’ è un volume di saggistica sui serial killer. La mia intenzione era dimostrare al lettore che nonostante il fenomeno dei pluriomicidi sia venuto alla ribalta negli anni Settanta, fin dalla notte dei tempi il mondo ha conosciuto persone malvagie, perverse, deviate… A dimostrazione di questo, l’ordine cronologico del libro, che parte dal 1400 e arriva ai giorni nostri. Contestualmente il secondo obiettivo era confermare che questa piaga sociale è sparsa a macchia d’olio, tutti i continenti, nessuno escluso, hanno conosciuto i loro mostri. Non c’è luogo al mondo, dove ci si possa ritenere davvero al sicuro. Infine sull’originalità, in coda a ogni capitolo ho aggiunto un frammento poetico, che ha fatto acquisire al libro interesse e curiosità”.
Perché secondo te, la figura del serial killer, spesso autore di azioni aberranti, continua comunque a riscuotere tanto fascino agli occhi della gente comune?
“Da sempre siamo attirati da quello che ci spaventa. Le notizie di cronaca nera sono quelle che permettono ai quotidiani di restare in piedi. Certo poi, attraverso il racconto di Thomas Harris (‘Il silenzio degli innocenti’) il fenomeno dei serial killer ha acquisito anche un particolare fascino. Tuttavia è fuorviante pensare che la mente del serial killer si elevi sugli altri, come sempre la ragione sta nel mezzo; alcuni serial killer, come ad esempio Ed Kemper in possesso di un quoziente intellettuale davvero importante, altri con QI davvero molto bassi. Non pensiamo al prototipo Hannibal Lecter, sarebbe sbagliato, assolutamente”.
‘Assetati di Sangue – 45 Serial Killer allo Specchio’: da dove è iniziato il tuo percorso narrativo attraverso la vita di questi 45 feroci criminali?
“Da trent’anni sono incuriosito da questo terribile fenomeno, è uno strano interesse, lo riconosco. Sapevo che il primo libro sarebbe stato inerente a questo tema. Mi sono documentato attraverso lettura di saggistica sui killer seriali, documentari, film, processi… era un passaggio questo, quasi scontato. Quattro anni fa ho iniziato a scrivere il libro, poi tra tour con Sadist e lavoro in studio, l’uscita era sempre rimandata, almeno per questo la pandemia è stata utile, durante il primo lockdown sono riuscito a terminare gli ultimi capitoli e finalmente il libro è in vendita”.
C’è, tra i serial killer che hai trattato, uno che ti affascina particolarmente? Se sì, perché?
“Si tratta di storie agghiaccianti, ognuno di questi personaggi rappresenta malvagità, terrore, violenza, tristezza, morte. Volutamente non ho mai parlato di fascino, sarebbe ingiusto verso le vittime, parlare di serial killer bisogna sempre farlo nel rispetto dei morti e delle loro famiglie. È un argomento che va trattato con il giusto atteggiamento. Certo l’intelligenza di Ed Kemper non mi ha lasciato indifferente, anche se non dobbiamo commettere mai l’errore di scambiare la cinematografia con la realtà!”
C’è invece un serial killer che ti ha particolarmente disturbato per le sue gesta? Se sì, perché?
“Davvero difficile fare un solo nome. Stiamo parlando di personaggi brutali, ognuno di loro si è fatto notare per le loro gesta. Prendiamo ad esempio Albert Fish, un innocuo nonno, che dopo un primo gentile approccio era capace di uccidere bambini, sezionare i cadaveri e mangiarne le parti più tenere. Le sue perversioni in ordine alfabetico non mancavano una lettera!”
Non pensi che, come spesso succede con le serie TV dedicate ai grandi criminali, si rischi di finire per dare a questi personaggi un’immagine quasi “da eroi” sollevandoli dalla dimensione negativa nella quale dovrebbero stare?
“Come detto, non dobbiamo commettere l’errore di uscire dalla realtà. A volte l’onnipotenza di personaggi quali Leatherface, Hannibal Lecter, Jason Voorhes, Dexter, giusto per citarne alcuni, confonde il mondo reale. Mai perdere la ragione”.
Negli anni anche il mondo del metal ha reso tributo a numerosi serial killer. Quali sono, secondo te, le migliori canzoni o i migliori album usciti, dedicati a questo argomento?
“Non ho alcun dubbio, ‘Divine Intervention’ dei grandissimi Slayer. Per buona parte le liriche dell’album sono incentrate sui serial killer, è assolutamente il mio preferito!”
Sei un cantante affermato da anni, ora lo puoi dire: è più complicato scrivere un buon album o scrivere un eccellente libro come questo?
“Grazie per la fiducia… una cosa è certa, io ci provo sempre, purtroppo lo sai solo dopo l’uscita se il lavoro fatto era buono. Sicuramente ho nelle corde più la musica che la letteratura, anche se ci ho preso gusto e non credo mi fermerò!”
Facciamo un giochino per concludere in leggerezza: Ti cito i nomi di alcuni serial killer e tu me li associ ad una band metal, spiegandomi il perché:
Jack lo Squartatore: “I Judas Priest sono tra le prime band ad aver affrontato la storia di Jack lo Squartatore, già nel lontano 1976 con la canzone ‘The Ripper’, è un connubio doveroso”.
Ted Bundy: “I Metallica, forse per il motivo che nell’ultima pellicola su Ted Bundy, ho potuto ammirare James Hetfield nell’insolito ruolo di poliziotto”.
Albert Fish : “Assolutamente i Cannibal Corpse. Chi meglio di loro ha trasformato brutali perversioni in musica”.
David Berkowitz : “Marylin Manson, la doppia personalità della band, si sposa a perfezione con il periodo in cui Berkowitz ha dato libero sfogo alla sua follia”.
Jeffrey Dahmer : “Senza ombra di dubbio i Macabre, l’album ‘Dahmer’ era incentrato totalmente al cannibale di Milwaukee”.
John Wayne Gacy: “Slipknot, il serial killer e la band dell’Iowa, entrambi si sono appropriati della figura del clown assassino, forse c’è qualcosa di correlato”.
Ed Gein : “Gli Slayer. Con il brano ‘Dead Skin Mask’, sono riusciti a trasmettere in musica l’ansia di quei giorni”.
Andrej Chikatilo: “I miei Sadist, ‘I Want It’ è un brano dedicato al ‘Mostro di Rostov’, si tratta di una canzone soffocante e disturbante”.
Il Mostro di Firenze : “Steve e i suoi Death SS hanno visto e vissuto da vicino, quello che è successo nella loro Firenze a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta”.