5 curiosità che forse non sapete su… Frank Zappa
Il 04/12/2020, di Federica Sarra.
In: The Birthday Party.
Musicista brillante e paradossale Frank Zappa, con una visione libera e acuta sul mondo negli anni Sessanta, dal puritanesimo sessuofobico al fondamentalismo religioso, dalle meschinità dello show business alla crisi del comunismo e della democrazia americana. Impossibile incapsulare la sua musica in un unico genere, si muove in ambiti più che mai sperimentali, distillati di Rock’n’roll, Blues, musica classica contemporanea, Jazz, arricchiti da elementi sempre al limite. Di seguito venne utilizzato il termine “Zappiano” per definire uno stile senza nome e senza tempo.
Oggi ci troviamo a celebrare la sua esistenza e a scoprire alcuni retroscena dell’intensa vita artistica e personale di un genio contemporaneo ineguagliabile.
“Mano pelusa! Vene qua!”
Entrambi i genitori di Zappa parlavano italiano in casa, così lui e suo fratello non sapevano mai esattamente di cosa stessero parlando. Probabilmente si trattava sempre di soldi. Zappa immaginava avessero una sorta di “codice segreto” e tra l’altro non era di moda essere di “estrazione straniera” negli Stati Uniti durante la Seconda guerra mondiale.
Sua nonna non parlava inglese e raccontava ai nipoti delle storie in italiano, come quella della mano pelusa, ovvero la mano pelosa. “Mano pelusa! Vene qua!” diceva con una spaventosa “voce da nonna”, che avrebbe dovuto significare “Mano pelosa! Vieni qui!”. Questo è ciò che le persone facevano quando non c’era la TV ed è fra i ricordi che Frank Zappa era solito citare di frequente.
“Sono strano? Io non credo.”
“La gente mi ha sempre visto come una sorta di freak, io non mi vedo affatto così strano!” Scrive nella sua autobiografia. Qualsiasi cosa facesse o scrivesse, il pubblico era sempre portato a credere che vi fossero dietrologie come ad esempio la questione della canzone intitolata ‘Son of Mr. Green Genes’ nell’album ‘Hot Rats’ nel 1969. Per anni girò voce che il personaggio con quel nome nello show televisivo Captain Kangaroo (interpretato da Lumpy Brannum) fosse il “vero” papà di Frank Zappa, ovviamente non lo era. Oppure come quando tutti credevano che in un’occasione non ben identificata avesse defecato e mangiato gli escrementi sul palco. Un giorno, nella Londra degli anni 68 un membro di un gruppo chiamato Flock andò da Zappa e gli disse: “Sei fantastico. Quando ho sentito che hai mangiato quella merda sul palco, ho pensato: ‘Quel tizio è fuori di testa’”. Zappa rispose che non lo aveva mai fatto e ricorda l’espressione delusa del ragazzo: “Sembrava davvero depresso, come se gli avessi appena spezzato il cuore.”
“A giudicare dalla gamba, è un tavolino”
Siamo alla fine del ’66 e Zappa partecipa al talk-show televisivo di Joe Pyne, ex veterano, ostile e accanito detrattore dei “capelloni”. Erano tempi in cui era scandaloso che un uomo portasse i capelli lunghi. Ma Pyne aveva un odio profondo per i freak, il movimento hippie e il mondo dei giovani in generale, probabilmente acuito dalla grave minorazione, una gamba amputata, durante la guerra.
Quel giorno Zappa si presentò in studio nel modo più trasandato che riuscite a immaginare, con i capelli lunghissimi e la sua chitarra. Che fosse intenzionale? La reazione di Pyne fu quella di dargli della signorina con quei lunghi capelli. Senza scomporsi minimamente, Frank rispose con la celeberrima battuta al vetriolo: “Lei signor Pyne, a giudicare dalla gamba, è un tavolino”. E di nuovo sconcerta l’America conformista e moralista.
Il despota vs l’uomo gentile.
Nelle varie narrazioni, emerge l’aspetto di tiranno despota all’interno delle sue band, ma persona gentilissima e generosa fuori dal palco e nella vita. Innumerevoli sono gli episodi che lo ricordano dare di matto e aggredire verbalmente musicisti con i quali collabora negli anni -Da citare doverosamente le tante collaborazioni con il geniale Captain Beefheart-. Uno degli episodi più eclatanti avviene nel 1982. A seguito di un estenuante tour on the road, Zappa riesce finalmente a coronare il grande sogno di lavorare con vera, grande orchestra. Recluta dunque la prestigiosa London Symphony Orchestra e vola a Londra con le partiture “per grande orchestra sinfonica” a cui ha lavorato per anni e anni, instancabilmente. Il suo approccio “workaholic” esplode durante le registrazioni. Si narra che si aggirasse viola di rabbia durante i regolari “riposini” dell’orchestra. Si infuoca per l’imprecisione nelle esecuzioni per poi andare fuori di senno dopo aver scoperto qualche musicista faceva finta di suonare. Nonostante tutto, pubblica ‘London Symphony Orchestra vol. I e II’, rispettivamente nel 1983 e nel 1987. A sigillare l’uscita degli album una dichiarazione al vetriolo, l’ennesima: “Posso suonare quello che voglio, senza perdere tempo a fare capire a un cazzone di bassista un 19/8. E inoltre non ha bisogno di riposini”.
Frank Vincent Zappa, Compositore. Nato per stupire.
Come scrive Pierre Boulez, direttore d’orchestra, compositore e figura di rilievo, “Per Frank Zappa verrà il tempo in cui gli verrà riconosciuto il giusto merito, ossia di essere uno dei più grandi compositori del Novecento”.
Il lascito culturale di Frank Zappa è enorme e talmente variegato da influenzare non solo il Pop, il Jazz, il Rock ma anche generi musicali come la musica classica contemporanea. Un artista scomodo, folle, anticonvenzionale, che in netto contrasto con il suo tempo, oggi più che mai, in una scena che si presenta alquanto sterile, necessita di essere costantemente celebrato e ricordato.