5 curiosità che forse non sapete su… Roger Glover

Il 30/11/2020, di .

5 curiosità che forse non sapete su… Roger Glover

Roger Glover è nato a Brecon (Galles) ed è entrato a far parte dei Deep Purple nel 1969, assieme al cantante Ian Gillan. È stato dunque membro del periodo più celebre per la band, la prima incarnazione del Mark II (la “seconda formazione” dei Deep Purple) che durerà fino al 1973 e rilascerà capolavori del calibro di ‘In Rock’, ‘Fireball’, ‘Machine Head’, con il live ‘Made In Japan’ che è da più parti considerato il più importante mai pubblicato nella storia del rock. È poi stato produttore, compositore e bassista dei Rainbow prima di rientrare alla band madre nel 1984, in occasione della reunion: da allora, insieme a Ian Paice costituisce una delle sezioni ritmiche più longeve della storia.

Colonna portante

Fine anni Sessanta: i Deep Purple decidono di dare una svolta al proprio sound, in un processo evolutivo che porterà alla genesi della pietra miliare ‘In Rock’. Contattano per questo il singer Ian Gillan, che si porta dietro il bassista e fondatore dei suoi Episode Six, Roger Glover, che parteciperà alle primissime session di registrazione col nuovo cantante, quelle del singolo ‘Halleluja’. Nasce così il celebratissimo Mark II, in cui il contributo di Glover non è di second’ordine. Innanzitutto, il suo stile appare da subito più adeguato al “nuovo che avanza”, rispetto alla rigorosa aderenza allo stile degli anni Sessanta dispiegata dal predecessore Nick Simper; in più, il Nostro è l’autore tra gli altri del riff portante di ‘Speed King’ e del riff di chitarra di ‘Maybe I’m A Leo’, tratto da ‘Machine Head’ e ispirato alla sinuosa ‘How Do You Sleep?’ di John Lennon. E poi… non tutti sanno che fu proprio Glover a ideare il titolo ‘Smoke on the Water’ in vista di un brano ispirato al celebre rogo del casinò della città durante un concerto di Frank Zappa. E pensare che i timori del buon Roger erano quelli che un titolo simile avrebbe attirato le attenzioni dei censori per un presunto riferimento a droghe e simili… quando ad attirare l’attenzione ci pensò l’arcinoto riff di Ritchie Blackmore, universalmente riconosciuto come uno dei più rappresentativi della storia del rock!

Costruire l’HM, pietra su pietra

In un curioso svolgersi di eventi più simile al mondo calcistico che a quello della musica, poco dopo la fine del Mark II e l’estromissione di Gillan e Glover a quest’ultimo venne chiesto dal management di restare in squadra per svolgere mansioni di produttore e – in sostanza – lavorare attivamente “nelle retrovie”. Furono gli anni che lo videro protagonista di quella che può essere considerata una vera e propria “seconda ondata” dell’hard’n’heavy: i dischi dei Nazareth, i tre album degli Elf di Ronnie James Dio, ‘Whitesnake’ e ‘Northwinds’ di David Coverdale e l’incredibile ‘Sin After Sin’ dei Judas Priest, fino all’ingresso nei Rainbow come bassista e produttore. Alla corte di Blackmore sarà coautore dell’intero ‘Down to Earth’ nonché di alcuni dei brani più “duri” della seconda fase della band (‘Spotlight Kid’, ‘Fire Dance’), ma anche di singoli di successo come ‘Stone Cold’ (e naturalmente ‘All Night Long’), restando dietro al banco del mixer anche in occasione della reunion dei Deep Purple, almeno fino ad ‘Abandon’.

Sitting In A Dream: la Butterfly Ball

Concepito inizialmente come progetto di rock opera ad appannaggio di Jon Lord e prodotto da Roger Glover, i pressanti impegni del primo con la band madre portarono il secondo a prendere le redini di ‘The Butterfly Ball And The Grasshopper’s Feast’, basato su una storia per bambini scritta all’inizio dell’Ottocento. Il bassista ebbe l’idea di coinvolgere la grande famiglia di musicisti che gravitavano attorno ai Deep Purple, prevedendo sia nella versione in studio del ’74 che nella performance alla Royal Albert Hall dell’anno successivo partecipazioni illustri come quella di Vincent Price ma anche degli allora membri del Mark III David Coverdale e Glenn Hughes, oltre che di Ian Gillan, alla sua prima performance live dopo l’uscita dal gruppo, in sostituzione di Ronnie James Dio su ‘Sitting In A Dream’. Il singolo trainante fu ‘Love Is All’, sostenuto da un clip animato che ebbe grande successo in Europa continentale: Olanda, Belgio e Francia, dove fu utilizzato come intermezzo tra le trasmissioni della nascente Antenne 2, in occasione dell’insorgere di problemi tecnici (l’equivalente del nostro monoscopio). Ronnie James Dio tornò a interpretare ‘Sitting In A Dream’ e ‘Love Is All’ nel live dei Deep Purple con la London Symphony Orchestra, in occasione degli encore per la performance del trentennale del ‘Concerto For Group And Orchestra’.

Rain Man

In molti ricorderanno l’assurda copertina in stile René Magritte di ‘Accidentally On Purpose’, il disco del 1988 che vide la collaborazione tra Gillan e Glover. Certo, qualitativamente non è ‘Coverdale / Page’, ma è un lavoro che ha i suoi numeri, tra cui ‘Telephone Box’ (che arrivò al quindicesimo posto della classifica di Billboard) e soprattutto la versione del duo di quella ‘Lonely Avenue’ già portata al successo da Ray Charles, e qui inclusa nella colonna sonora di ‘Rain Man’ con Tom Cruise e Dustin Hoffman. Non male per un album nato dalla delusione per l’esito delle sessioni di registrazione di ‘House Of Blue Light’: un lavoro in cui si respira l’atmosfera dei Caraibi (là dove è stato concepito) e – inevitabilmente – quella della fine degli anni Ottanta.

Roger sul palco…

Bassista solido e parte integrante di un suono che avrebbe fatto scuola nei decenni a venire, la sua strumentazione varia a seconda dei periodi: si parte dal classico Fender Precision che fa bella mostra di sé sin dal Concerto con la Royal Philarmonic Orchestra e su ‘Doing Their Thing’, passando per l’intramontabile Rickenbacker 4001 utilizzato su ‘Scandinavian Nights’ e giungendo al Gibson Firebird dei tempi dei Rainbow; in un passaggio TV degli anni Ottanta suona addirittura un Warwick fretless, su ‘Clouds And Rain’ (tratto dal succitato ‘Accidentally Oon Purpose’).
E a parte il basso? A differenza del suo predecessore Nick Simper (accreditato ai cori nei primi tre dischi) e soprattutto del suo successore pro tempore Glenn Hughes (altrimenti conosciuto come The Voice of Rock), Roger Glover non si è mai cimentato dietro al microfono… o forse sì? Nel tour della reunion di metà anni Ottanta non era inconsueto vederlo scatenarsi dietro al microfono del fido Ian Gillan nei cori di ‘Space Truckin’, con risultati immaginabili e tuttavia in linea con il personaggio: stradaiolo, trasandato fino al limite dell’hippy, dallo stile affabile e informale, anche se – devo dirlo, a costo di sembrare dissacrante – con quel cappello negli anni Ottanta sembra di vedere Roberto Terzani negli anni della Tetralogia degli Elementi dei Litfiba (e magari il buon Roger era una delle fonti di ispirazione del bassista bolognese…)!

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