5 curiosità che forse non sapete su… Ville Valo
Il 22/11/2020, di Maria Teresa Balzano.
In: The Birthday Party.
Da acclamato sex symbol della scena rock e metal mondiale (Kerrang! 2004 e Revolver Magazine 2011) a doppiatore di cartoni animati (‘Moto Moto’ nella versione in finlandese di ‘Madagascar’), Ville Hermanni Valo, nato ad Helsinki il 22 novembre 1976, è celebre per aver reso mainstream nelle due decadi degli anni Novanta e Duemila, il Love Metal, una chimera di gothic rock e gothic metal di stampo puramente finlandese, fondato sul connubio morte-amore, e con i suoi HIM ha spesso raggiunto la cima delle classifiche europee ed americane fino alla caduta e allo scioglimento nel 2017. Conta numerosissime collaborazioni con molti musicisti tra cui The 69 Eyes, Apocalyptica, Bloodhound Gang, Cradle of Filth, Daniel Cavanagh degli Anathema e lo skater Bam Margera, apparendo nei suoi film e nelle produzioni di Jackass.
Sigillum diaboli
Ville Valo disegnò il logo degli HIM il giorno del suo ventesimo compleanno: l’Heartagram che raffigura l’unione di un cuore con un pentacolo rovesciato, simboleggia il bene e il male, l’amore e l’odio, la vita e la morte, una sorta di moderno yin e yang, è divenuto un tatuaggio molto popolare e, a tale proposito, rivela a ‘Inked’: “L’ironia sta nel fatto che il pentacolo è un simbolo del diavolo soltanto nella propaganda cristiana e nel cinema hollywoodiano. Se fai ricerche sulla sua origine, non ha necessariamente a che fare con la religione. E dal momento che io non sono religioso, per me è soltanto una combinazione tra ‘Shout At The Devil’ dei Mötley Crüe con qualcosa tipo ‘Let Me Be Your Teddy Bear’ di Elvis Presley, in sintesi qualcosa di eccessivamente sdolcinato e sentimentale combinato con qualcosa di molto, molto macho, ma anche l’estetica horror del film di serie B con qualcosa di profondo, e anche qualcosa di profano, e tutto il resto.”
This Fortress Of Tattoos
Ma tra i tanti che sfoggia, qual è stato il suo primo tatuaggio? “Nel 1998 ho incontrato un tipo al Roxy a Helsinki che suonava in un paio di band. All’inizio non sapevo che facesse tatuaggi. Ha fatto il piccolo cuore sul mio polso destro. È stato un test per sentire e capire di cosa si trattasse. Poi ho deciso di tatuarmi per intero il braccio sinistro. Sono passato da una cosa minima ad una il più estesa possibile. Ci vollero mesi per finire, perché eravamo spesso in tour. In più, ogni volta che ci trovavamo, avevamo la tendenza ad ascoltare i Motörhead e ad ubriacarci. Le sessioni erano brevi perché è difficile maneggiare una pistola per tatuaggi quando sei totalmente fuori di testa. Mentre stavamo lavorando a ‘Dark Light’, nel 2005 a Silverlake in California, mi venne l’idea di farmi tatuare sulla schiena l’emblema di ciò che sarebbe stata la copertina del disco. Uno dei miei amici mi parlò di Kat Von D, di cui non conoscevo per niente il lavoro, ma fissammo lo stesso un appuntamento al Rainbow. La cosa buffa fu che ci accorgemmo della reciproca presenza dopo novanta minuti in cui eravamo seduti vicino.
I nostri cellulari non funzionavano e a un certo punto sentii un suo amico chiamarla per nome e pensai: oh cavolo è stata seduta qui tutto il tempo. Kat però non mi fece quel disegno sulla schiena, per qualche ragione che non ricordo cominciammo a lavorare su un altra idea, un ritratto dello scrittore finlandese Timo Mukka sul braccio. In origine, avevo intenzione di riservare il braccio destro a tutti gli autori che mi avevano ispirato. Ma finora abbiamo fatto soltanto lui, Baudelaire e Bukovski. E poi gli occhi di Edgar Allan Poe sulla mia schiena, realizzati uno da Kat e l’altro dal suo ex marito Oliver Peck. Kat ha anche tatuato un ritratto di Klaus Kinski che si succhia il pollice sopra ad una donna nuda a sinistra del mio ombelico. È uno dei miei attori preferiti, uno di quei pazzoidi malati di egocentrismo che io ammiro molto.
L’altro ritratto è quello di Maya Deren, una regista surrealista degli anni Quaranta, sul petto. Dico sempre a Kat di essere la sua tela. Abbiamo una bel po’ di idee, dobbiamo soltanto trovare il tempo. Ma non ho fretta. Ho già tanti tatuaggi sulla mia pelle e credo che il mio obiettivo principale sarà un giorno tatuarmi le gambe da solo, anche se sono completamente incapace, in ogni caso nessuno vede mai le mie gambe, così posso farci degli scarabocchi. Pensavo di scriverci i miei versi preferiti in modo che ogni volta che mi siedo sul cesso possa leggerli [versi di Arthur Rimbaud ] o qualcosa del genere. Il fatto è che quando bevevo non ho mai avuto il coraggio di procurarmi l’equipaggiamento perché avevo sempre timore di svegliarmi il mattino con qualcosa di ridicolo come la parola ‘fica’ sulla faccia. Cancellarlo avrebbe fatto un male infernale. Una notte , mentre ero ubriaco, mi sono fatto tatuare l’iniziale del nome della mia ex fidanzata sull’anulare sinistro. Nel tempo l’ho rimosso spegnendoci sopra le sigarette, ma eravamo in tour e si infettava molto facilmente, in ogni caso adesso è quasi sparito.”
Gone With The Sin
Ville Valo è stato un regolare consumatore di alcol per gran parte della sua vita: in più di un’occasione si è presentato ai concerti ubriaco, nel 2000 ha rischiato di cadere dal balcone di un hotel mentre, durante un tour negli Stati Uniti nel 2005, in un bar di Minneapolis il suo drink fu alterato con droghe a scopo di rapina e subì lesioni lievi, il furto della sua giacca, della medicina per l’asma, delle sigarette, delle carte di credito e del cellulare. Nel febbraio 2006 è stato riferito che Valo è stato arrestato nella sua casa in Finlandia dopo aver presumibilmente minacciato di uccidere il suo vicino e aver opposto resistenza all’arresto, ma il peggio venne durante la realizzazione dell’album ‘Venus Doom’ del 2007, l’abuso di alcol lo portò al punto di vomitare e defecare sangue, arrivando a non dormire e mangiare per settimane. Finì così alla Promises Rehabilitation Clinic di Malibu grazie al manager della band Seppo Vesterinen. ‘Screamworks: Love In Theory And Practice’ del 2007 è stato il primo album registrato con Valo completamente sobrio.
Da allora Valo ha avuto delle ricadute così commentate: “Sono un ragazzo on-off. Se bevo, bevo per lunghi periodi di tempo, e se non bevo non bevo nulla. Sono una persona tendente agli eccessi, così ho voluto vedere fin dove potevo spingermi e quanto potessi essere metodico nella mia follia per cercare di raggiungere nuovi livelli nel sentirmi da schifo. Dovevo lavorare su un album e nello stesso tempo avevo una relazione che stava andando a pezzi a 5000 miglia di distanza, così mi sono curato da solo al punto che il mio unico nutrimento era l’alcol. Dovevo svegliarmi nel cuore della notte e bere un intero pacco da sei birre solo per riuscire a dormire nelle due ore successive. Continuavo a perdere sangue con vomito e feci e contemporaneamente continuavo a lavorare. A un certo punto mi sono vergognato di me stesso, perché stavo probabilmente facendo le stesse cose di Ozzy Osbourne, ad esempio perdere coscienza ad un tavolo durante un pranzo importante con la compagnia discografica. Mi sono reso conto che la musica significava per me più di una bottiglia di birra. È stato un momento folle, ma penso sia importante che ogni artista rock che si rispetti faccia l’esperienza di defecare sangue. Forma il carattere.”
Endless Dark
Ville Valo è sempre stato un avido appassionato lettore dei grandi classici della letteratura horror gotica, nonchè patito cinefilo della stessa corrente: “Avevamo centinaia di libri in casa quando ero bambino. Mio padre era un appassionato antiquario: comprava vecchi giornali e vecchi libri, anche se non necessariamente costosi. La maggior parte dei libri finlandesi non sono super decorati o rilegati in pelle, ma potrebbero comunque essere belli. Amava comprare libri a caso su tutti i tipi di argomenti. Penso che la mia introduzione all’horror sia avvenuta a circa dodici anni, quando un ragazzo finlandese tradusse le opere di HP Lovecraft. Avevamo alcune raccolte dei suoi racconti e delle sue novelle. Poi ho ricevuto la raccolta di tutte le sue opere quando avevo circa quindici anni, e mi ci sono voluti sette anni per poterlo leggere senza un dizionario in grembo.
Nelle traduzioni finlandesi la lingua era così arcaica, c’erano così tanti aggettivi che persino i madrelingua inglesi avrebbero trovato di difficile comprensione. La cosa bella di Lovecraft è il fatto che non è mai troppo grafico. Riguarda più orrori indicibili e cose così ‘oltre’ che non riesce nemmeno a scriverle, e questo fa sì che l’immaginazione faccia la maggior parte del lavoro, il che lo rende ancora più potente. Non c’è alcun contenuto emotivo nei suoi libri, è tutto incentrato sul protagonista che alla fine impazzisce. Non c’è romanticismo, nessuna conversazione soddisfacente, la sua scrittura è molto secca in un certo senso. Ma poi di ti stupisce descrivendo l’architettura di una città al millimetro quadrato. Sono storie davvero folli, e le frasi sono così fottutamente lunghe che ci vogliono anni per metterti quella merda nella testa!
Franz Kafka era un altro grande scrittore con cui mi sono appassionato da bambino. Da adolescente ascoltavo Carcass e Napalm Death, erano la colonna sonora delle mie fantasie ispirate da Poe. Il fatto è che quando entro in qualcosa, sono come un cavallo da corsa con i paraocchi, ho una mente a senso unico, quando mi innamoro di qualcosa, come ho fatto con Edgar Allan Poe, divoro tutto.
Sono anche un grande fan di Sherlock Holmes. Non ho letto così tanti libri di Conan Doyle, ma ci sono stati degli ottimi adattamenti cinematografici. Ricordo che una volta mio padre trovò 400 nastri VHS usati in un bidone della spazzatura: qualcuno aveva buttato via questi film e da bambino li guardavo a ripetizione. È così che ho scoperto Luis Buñuel e Fellini.
La maggior parte di quella roba arrivava in Finlandia dai Paesi Bassi, dove in realtà non censuravano nulla. E poi da ragazzini ci passavamo le copie pirata dei nastri dei film horror, alcune fatte proprio male, aspettavamo settimane per un film che poi avremmo anche visto o sentito male, ma era così eccitante ed è una sentimento che manca nel mondo di oggi, dove tutto è così istantaneo. Ho accumulato una enorme collezione di film horror, inclusa la serie di ‘Hellraiser’ di Clive Barker. Migé ed io eravamo entrambi talmente entusiasti di Hellraiser che ho fatto di tutto per incontrare Doug Bradley, l’attore che interpreta Pinhead. E poi c’è Dario Argento: ho sempre amato la musica che hanno scritto per lui i Goblin, nonostante non sia un amante del prog. Dario è come David Cronenberg, ha lavorato in tanti generi diversi, non solo horror ma anche noir, a bastava girasse anche solo ‘Suspiria’. Tempo fa ci mettemmo anche in contatto con lui per fare un video per gli HIM: sarebbe stato fantastico creare insieme qualcosa che anche noi stessi avevamo paura di guardare!”
Solitary Man
Il frontman dei Behemoth, Nergal, ha rivelato di aver cercato di reclutare il cantante per il suo progetto collaterale Me And That Man. Parlando a Metal Hammer, Nergal ha detto di aver cercato di arruolare Ville per il secondo album ‘New Man, New Songs, Same Shit, Vol. 1’: “Ho contattato Ville Valo per cantare la canzone ‘Coming Home‘, gli era piaciuta la canzone e disse che voleva davvero farlo. Poi mi ha semplicemente abbandonato. Ho perso la connessione con il ragazzo.” Così Nergal ripiegò arruolando Sivert Høyem, frontman dei rockers norvegesi Madrugada.