Vent’anni fa usciva ‘Holy Wood’: è lui l’anello debole della trilogia mansoniana?
Il 13/11/2020, di Gianfranco Monese.
In: The Birthday Party.
L’ultimo album che concerne la trilogia del Reverendo è quello che la comincia e che, musicalmente parlando, grazie a delle bellissime atmosfere sinistre e cupe, prende il meglio dai due capitoli precedenti.
Superata l’intro ‘Godeatgod’, il ritmo iniziale dato dalla batteria su ‘The Love Song’ sembra infatti somigliare all’opener di ‘Mechanical Animals’, salvo poi svilupparsi diversamente e convincendo chi pensava ad un Manson sedutosi sugli allori dopo il successo dato dalla precedente release.
Convinzione che prosegue spedita con le successive ‘The Fight Song’ (secondo singolo estratto), ‘Disposable Teens’ (primo singolo estratto, il cui testo è legato a quanto accaduto alla Columbine High School, anche se tutto l’album è una risposta a quella tragedia) e la malinconico – rabbiosa ‘Target Audience (Narcissus Narcosis)’, sicuramente tra le canzoni più riuscite dell’ intero lotto.
Quanto accade successivamente per la maggior parte dei brani, ovvero da ‘President Dead’, sembrerebbe essere un leggero calo dove Manson da l’impressione di voler viaggiare sulla corsia di destra, più desideroso di arrivare a casa tranquillo che di rischiare un sorpasso. Ecco quindi che alcuni brani passano senza lasciare il segno: non sono male, ma neanche fanno gridare al capolavoro, forse perchè intrisi di quel Glam Rock/Pop già in voga nel disco precedente, ma qui meno convincente. Analizzando solo il disco (senza parlare di vendite più o meno legate alla crisi che presto sarebbe giunta, che porterà ad una disattenzione da parte dei fan verso il prodotto), a stemperare il risultato finale è la forma canzone, nella quale per tutto ‘Holy Wood’ Manson e John 5 uniscono una giusta dose di industrial presente in quantità maggiore su ‘Antichrist Superstar’ e parte dell’orecchiabilità di ‘Mechanical Animals’. E se gli altri due capitoli, da soli, funzionano proprio per quelle doti, ‘Holy Wood’, comunque ottimo (soprattutto se confrontato con quanto verrà pubblicato poi) è forse l’anello debole della trilogia.
Infatti, più ci si inoltra nel “Legno Sacro”, più l’ascolto deve ripetersi per poter apprezzare ogni singolo brano, ed è questo molto probabilmente sia il pregio che il difetto di questo lavoro (al fruitore l’ardua sentenza): un album dove sono le atmosfere a comandare, dove l’artista ha preferito meditare su ciascuna canzone piuttosto che scriverla e comporla di getto. Un album nel quale, soprattutto dalla seconda metà in poi, viene meno il singolo da classifica in favore di un ascolto da affrontare con concentrazione e/o meditazione. All’ascoltatore viene chiesto di addentrarsi con circospezione in una ‘In The Shadow Of The Valley Of Death’ (per il sottoscritto vero capolavoro del disco) , in ‘The Nobodies’ (terzo singolo estratto), ‘A Place In The Dirt’, ‘Lamb Of God’ e ‘Coma Black’, che come le due successive ‘Unforgiven’ dei Metallica da titolo farebbe ben sperare, ma personalmente è solo la sorella minore della ‘White’ presente in chiusura dell’album precedente. Tuttavia, proprio per alcune “complessità” che lo compongono, ritengo ‘Holy Wood’ un lavoro interessante, dove ancora una volta il Reverendo offre un prodotto con sfumature diverse dai suoi predecessori (ogni lavoro della trilogia, comunque riconducibile allo stile di Manson, ha caratteristiche proprie), senza ripetersi con proposte (e minestre) riscaldate: le canzoni sono affascinanti, i richiami molteplici e la controversia, come sempre, si fa sentire lungo tutta la durata del disco. Il consiglio è di navigare sul web per scoprirne tutte le curiosità, a partire dalla suddivisione delle canzoni in quattro parti e lettere che, unite, compongono il nome del protagonista, che altri non è che Adamo, il primo uomo, portabandiera (come i protagonisti degli altri due capitoli della trilogia) di accuse nei confronti della società.
In conclusione, ‘Holy Wood’ è un signor album, il cui voto partirebbe (almeno) da 7,5. Ha forse il difetto di non essere, nella seconda parte, di facile assimilazione come il suo predecessore. Inoltre, il fatto che contenga qualche riempitivo di troppo non aiuta. Ma queste sono solo delle personali, forse pignole, critiche che fanno riferimento ad un confronto fatto con gli altri due titoli della trilogia (indiscussi capolavori dell’intera discografia del Reverendo). Di fianco a loro ‘Holy Wood’ è appena un gradino sotto; quanto verrà pubblicato a partire da ‘Eat Me, Drink Me’ starà molto più in basso.
Hammer Fact:
– Sia la copertina, nella quale Manson è senza mandibola, ma anche alcune canzoni (‘”President Dead”‘, ‘Cruci-Fiction In Space’ e ‘Lamb Of God’) rappresentano una chiara protesta per l’ossessione da parte degli americani verso i martiri mediatici, capaci di rendere “affascinante” l’assassinio di John F. Kennedy. Manson tratterà di ciò nei brani sovracitati, rendendo in audio ciò che rese visivo due anni prima nel video di ‘Coma White’.
– Nel libretto in dotazione con il CD si possono notare nove carte dei tarocchi reinterpretate (alcune con rappresentati i membri della band). Tra quelle mancanti vi è l’appeso: esso è presente in copertina, in una versione incompleta e capovolta (dando così l’impressione che l’artista sia crocifisso).
– Nell’edizione inglese ed americana del secondo singolo estratto, ‘The Fight Song’, è possibile apprezzare un remix della stessa canzone ad opera di Joey Jordison, allora batterista degli Slipknot (e, di lì a due anni, pure chitarrista dei Murderdolls).
Line-Up:
Marilyn Manson: vocals, keyboards
Twiggy Ramirez: bass, guitars, keyboards
John 5: lead guitar
M. W. Gacy: keyboards, synthesizers, mellotron
Ginger Fish: drums
Tracklist:
01. Godeatgod
02. The Love Song
03. The Fight Song
04. Disposable Teens
05. Target Audience (Narcissus Narcosis)
06. “President Dead”
07. In The Shadow Of The Valley Of Death
08. Cruci-Fiction In Space
09. A Place In The Dirt
10. The Nobodies
11. The Death Song
12. Lamb Of God
13. Born Again
14. Burning Flag
15. Coma Black a)Eden Eye b)The Apple Of Discord
16. Valentine’s Day
17. The Fall Of Adam
18. King Kill 33°
19. Count To Six And Die (The Vacuum Of Infinite Space Encompassing)
Ascolta il disco su Spotify