Lee Kersalake – Il batterista degli Uriah Heep che fece rinascere Ozzy

Il 23/09/2020, di .

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Lee Kersalake – Il batterista degli Uriah Heep che fece rinascere Ozzy

Quando un artista di calibro muore, tutto il mondo dovrebbe celebrare la sua figura. Nelle varie televisioni nazionali, pubbliche o private, appaiono svariate volte notizie di artisti famosi del panorama mondiale, e tra questi anche importanti musicisti, dalla musica jazz al rock/blues, dal pop alla musica leggera o etnica, e anche oltre.
Il Metal è sempre totalmente bypassato, e, fatta eccezione per Deep Purple o Led Zeppelin (qui di servizi ne ho visti), poco altro appare. Neanche quando scompare un innovatore come Ronnie James Dio, che ha dato al rock quanto un Pavarotti ha dato alla Lirica, gli si concede un pezzetto di minuto.
E ora se n’è andata un’altra presenza essenziale della storia del rock duro, un batterista che ha suonato almeno per due situazioni da leggenda: Uriah Heep e Ozzy Osbourne. Lee Kerslake ci ha lasciato il 19 settembre 2020, all’età di 73 anni per un tumore alla prostata che aveva rivelato al pubblico nel 2018.

Nato a Bournemouth (Dorset, a sud dell’Inghilterra), ha vissuto gli anni d’oro della fondazione del genere Hard Rock, essendone un esponente quasi fondatore insieme ai tre mostri sempre citati. Gli Uriah Heep esordirono nel 1970, e quando si fa l’elenco dei gruppi mitici di quel periodo – dopo Led Zeppelin, Deep Purple e Black Sabbath – il loro moniker esce automaticamente sempre al quarto posto, creando di fatto un poker britannico d’eccellenza, tutti operanti nello stesso medesimo periodo storico. Anch’essi avevano come gli altri nominati, una personalissima espressività che non li faceva assomigliare a loro; era il magico lato folk ed epico, spesso elegiaco, dell’Hard Rock.
La prima band di Lee furono gli psichedelici Gods nel 1965 (esordio 1968), e in quel contenitore c’era un altro grande, il cantante bassista Greg Lake dei poi Emerson, Lake and Palmer, oltre a Ken Hensley (tastierista) fondatore dei successivi Uriah. Quando Hensley se ne andò per formare gli Uriah, Kerslake ci mise due anni prima di decidersi a seguirlo, quando vide nel 1971 che con la sua seconda band, gli Head Machine, non riusciva a combinare nulla di concreto. Fu la sua fortuna perché uscì l’anno dopo uno dei migliori album della band (1972, ‘Demons & Wizards’) in cui è presente la dinamicissima e stupenda ‘Easy Livin'(di Hensley), ma dove lui partecipa anche alla composizione di ben tre brani. Quindi non solo negli arrangiamenti, ma anche nella scrittura, il batterista diventa membro che dà un effettivo contributo. Viene considerato ancora oggi il componente della formazione classica del gruppo, quella che poi registrò nel 1973 uno degli album live più importanti della storia dell’Hard. Rimarrà con la band fino al 1998, sia quando calò il successo sia quando riprese con ‘Abominog’ nel 1982.

Nel 1980 e nel 1981 fu essenziale per la rinascita di Ozzy Osbourne che aveva lasciato i Black Sabbath, ma non gli fu riconosciuto legalmente questo merito rifiutandogli gli accrediti delle canzoni che aveva composto con luie con gli altri membri; ci fu una causa legale che alla fine vinse, e per fortuna sua tutti i fan lo sanno e gli credono. Paradossalmente Lee affermava che scrivere per Ozzy lo faceva sentire più libero di quando stava con gli Uriah, dove il produttore s’intrometteva molto di più.
Quando lasciò gli Uriah Heep, lo fece per motivi di salute, malattia dell’orecchio che lo stava portando alla sordità e artrite spinta alle articolazioni, e ci mise circa 5 anni per riprendere a suonare, ricominciando con il progetto Hard Rock, Living Loud (anni 2003 e 2006), insieme al chitarrista Steve Morse dei Deep Purple. Interessante sapere che il suo comporre passasse per l’Hammond, suono vintage.

Nelle interviste emergeva spesso la sua consuetudine di scrivere musica e testi davanti ad un bel bicchiere di vino, che ci apre l’immagine di un artista Bohemienne maturo che sorseggia tranquillo; del resto pare che nella sua gioventù egli abbia fatto poco uso di droghe, preferiva bere. I suoi rapporti con altri musicisti sono stati sempre costruttivi, conosceva e si intratteneva con Paul McCartney, incontrò personalmente Jimi Hendrix, ebbe grande stima per i Kiss. I gusti personali dell’uomo dal punto di vista musicale sono stati Joni Mitchell, Janis Joplin, blues, Progressive, evanescenza psichedelica, il tutto con cognizione tecnica di causa, per un musicista non improvvisato, che ha dato coscientemente un contributo alla visione musicale dei suoi tempi, suoni e parole. La sua idea in vecchiaia è stata che il trentennio sessanta-settanta-ottanta non sarebbe potuto essere in nessun modo eguagliabile, e probabilmente è così; in effetti in questo avrebbe espresso un luogo comune, sappiamo però che in tale contesto Kerslake è stato necessario, oltre che utile. Non un comprimario, ma un personaggio centrale.

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