The Library (26) – La Storia dei Death SS

Il 05/08/2020, di .

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The Library (26) – La Storia dei Death SS

“Ci vuole una grande forza per portare avanti ogni giorno la propria battaglia, scontrandosi immancabilmente contro l’ignoranza e i pregiudizi, vedendo sempre il lato oscuro delle cose e sapendo che sarà molto difficile riuscire a contrastarlo. Proprio in questo consisteva la grande metamorfosi, il traguardo, o comunque uno dei traguardi, di quel cammino che tanto caparbiamente avevo voluto percorrere”.

Estrapolo una frase dalla sezione conclusiva di questo libro perché di fatto risulta essere una dichiarazione di intenti, un consiglio e contemporaneamente un avvertimento che sfodera un concetto basilare applicabile a chiunque voglia conseguire un obbiettivo: ci saranno grandi difficoltà e soltanto chi avrà grande forza riuscirà a raggiungerlo, un pensiero che ricorrerà più volte durante la lettura del libro. La perseveranza nel battersi per le proprie convinzioni e la coerenza con la quale si va avanti, spesso contro tutto e tutti.

Steve Sylvester ci consegna il secondo capitolo della propria biografia, curata da Gianni Della Cioppa e Stefano Ricetti, che in oltre cinquecento pagine ripercorre la vita e la musica negli anni di carriera dal 1987 al 2020, attraverso un quadro minuzioso e ricco di particolari riguardo tutto ciò che l’artista pesarese è stato in grado di pensare e creare grazie alla fervida identità artistica.

‘La storia dei Death SS’, edito da Tsunami Edizioni, consolidato trademark divenuto sinonimo di alta qualità, segue di pochi mesi la ristampa del volume ‘Il Negromante del Rock, Le origini dei Death SS’, sempre a cura di Tsunami, già edito nel 2011 dalla Crac edizioni.

All’interno del libro troverete aneddoti incredibili di follie on the road, i saccheggi di croci e ossa nei cimiteri, storie di amicizie, di incontri e separazioni, di collaborazioni, di performance live al limite del proibito e tanta Musica con la M maiuscola, nel quale la figura di Sylvester si staglia nitida in un lungo e interessante racconto che va a toccare tutte le tappe che hanno visto ricomporsi i Death SS in seguito all’abbandono da parte dello stesso Sylvester qualche anno prima. Se volete approfondire l’argomento recuperate e leggere ‘Il Negromante del Rock’, tassello fondamentale per comprendere la lunga storia della band dagli esordi. Il trasferimento a Firenze del 1985 porterà quindi venti di cambiamento, con la decisione di riprendere in mano il progetto che aveva creato insieme a Paul Chain nel 1977.

È precisamente dal capoluogo toscano che inizia una nuova era per il Nostro. Apre un locale – L’Angelo Azzurro – e al contempo inizia a pensare a come riprendere le redini della band. Tutto (ri-)comincia da uno scantinato umido e fatiscente che Steve battezza quale luogo adatto alla rinascita dei Death SS. Lo spirito (o l’entità, se preferite) non renderà facile la ripartenza del gruppo, ma la forza d’animo di Sylvester è qualcosa che aveva allora e ha tutt’oggi sembianze soprannaturali e che nel 1988 giunge alla tanto attesa pubblicazione del disco ‘…In Death Of Steve Sylvester’ con una line-up completamente nuova. Da qui l’epopea del gruppo sarà in costante movimento e soprattutto mutazione, che le numerose problematiche di natura economica e burocratica rischieranno di portare al fallimento dei progetti di Sylvester. Vengono pubblicati in totale nove album in studio e tra questi alcuni segneranno le fasi cruciali del nuovo corso del gruppo. La triade iniziale consente alla band di riconquistare consensi da parte dei fan, nuovi e di vecchia data, e permette ai Death SS di trovare il necessario terreno fertile che condurrà al salto di qualità decisivo all’alba del nuovo millennio con la pubblicazione di ‘Panic’, ritenuto da molti il loro album migliore.

È un piacere leggere questo libro che vede incastrarsi alla perfezione il racconto filologico di Sylvester ad interventi da parte di quasi tutti i musicisti passati in seno alla line-up – numerosi sono stati gli avvicendamenti nella band, spesso con graditi ritorni – insieme a quelli delle ragazze assoldate in veste di performer durante i live shows. E sono proprio i live il completamento dell’opera artistica che Sylvester pensa e costruisce intorno alla propria creatura. Non soltanto un gruppo rock, dunque, ma un vero e proprio teatro itinerante capace di regalare al pubblico original performances ben oltre il semplice concerto. Sylvester sceglie un nome d’arte per ogni musicista, disegna gli abiti di scena, progetta l’allestimento del palco, tutto questo senza lasciare nulla al caso. L’incontro con personaggi di spessore quali l’attore Oliver Reed o lo scrittore e sceneggiatore (e molto altro ancora) Alejandro Jodorowsky allargano gli orizzonti artistici di Sylvester che anche grazie a loro, ma pur sempre guidato dalla propria caparbietà e creatività, vedrà aprirsi nel tempo nuove vie stilistiche (si prenda ad esempio l’album ‘Humanomalies’ del 2003, che inglobava nuovi spunti in linea con le produzioni dei Nine Inch Nails). L’amore per i film horror e per i fumetti già da ragazzino, la simbologia, talvolta la numerologia, le passioni per l’occultismo e l’esoterismo sono mondi che il leader dei Death SS ha seguito molto da vicino e la band si presenta così come la conosciamo perché figlia legittima di quel mondo al quale Sylvester appartiene. Nella sua carriera vestirà anche il ruolo di attore, spesso interpretando se stesso, e verrà assoldato come grafico per la riedizione di copertine di album.

A tutto questo, se non fosse abbastanza, i racconti a riguardo delle numerose e costanti accuse di satanismo che noi appassionati di musica metal a tutto tondo conosciamo a menadito, e che pare non vogliano mai sopirsi, tornando sistematicamente a disturbare. Inoltre, il diniego da parte di un’etichetta tedesca che pone il veto al monicker, interpretando la doppia SS come un troppo palese riferimento al nazismo. Ne consegue il passaggio – momentaneo e non apprezzato da Sylvester – da Death SS a Steve Sylvester Death,  inizialmente non apprezzato dal Nostro, ma costretto a sottostare talvolta a leggi di mercato che, parole sue, “nulla hanno a che fare con l’arte”.

La storia dei Death SS è un libro necessario per capire a fondo la storia di un uomo totalmente fuori dagli schemi e libero da qualsiasi vincolo artistico che non ha mai voluto piegarsi a schemi commerciali, prediligendo sempre la parte artistica a quella meramente legata al business. Ed anche riguardo questo tema Sylvester non risparmia critiche, soprattutto nei confronti di alcune emittenti televisive decise a manipolare e distorcere la figura del musicista.

I Death SS sono una creatura multiforme dotata di molteplici sfaccettature e Sylvester è senza alcun dubbio un anticipatore, uno sperimentatore e di conseguenza un innovatore, rimasto troppo spesso incompreso. Troppo avanti rispetto all’immaginario musicale italico, nel quale la contaminazione tra le arti musicali e visive è sempre stato relegato a fenomeno di nicchia. E forse è proprio per questo che i Death SS sono una band di culto per milioni di appassionati metallari e non solo.

Completano il quadro una dettagliata sezione discografica e gli immancabili inserti a colori, ben due, con fotografie d’epoca davvero imperdibili.

Sylvester ha sempre fatto ciò che ha voluto, in definitiva. Alesteir Crowley ringrazia.

DETTAGLI DEL VOLUME:
Titolo: La Storia dei Death SS
Autore: Steve Sylvester con Gianni Della Cioppa e Stefano Ricetti
Anno: 2020
Editore: Tsunami
Collana: Gli Uragani
Pagine: 541 pagine + 32 di foto dell’epoca
Prezzo: Euro 26,00

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