10 (+2) curiosità che forse non sapete su… ‘Back In Black’
Il 25/07/2020, di Redazione.
In: The Birthday Party.
‘Back In Black’ è uno degli album più iconici della storia dell’hard rock e dell’heavy metal. Uscito il 25 luglio 1980, il disco è arrivato a vendere 50 milioni di copie in tutto il mondo, secondo solo a ‘Thriller’ di Michael Jackson. Dedicato a Bon Scott, vocalist della band scomparso nel febbraio dello stesso anno, rappresenta una prova di forza del gruppo australiano. Ma forse non tutti sanno che…
di Dario Cattaneo e Francesco Faniello
Prendi qualcosa da bere
In occasione di un cambio di cantante o di una scomparsa tragica come quella di Bon Scott, ci si chiede spesso quale sia l’apporto dato dagli stessi prima del disco che non li avrebbe visti protagonisti. Ma mentre per DiAnno su ‘The Number Of The Beast’ o per Ozzy su ‘Heaven And Hell’ la risposta è affidata a congetture e dietrologie per lo più infondate, si sa con precisione che Bon Scott stava scrivendo i testi per il nuovo album (i cui appunti furono restituiti alla famiglia da Angus in persona) e che si presentò in studio una settimana prima di morire, offrendosi di suonare la batteria e contribuendo a creare l’ossatura delle future ‘Have A Drink on me’ e ‘Let Me Put My Love Into You’.
Lo spaccone
Dopo che i quattro AC/DC superstiti ascoltarono il nastro degli inglesi Geordie, capirono immediatamente che quel singer sarebbe stato il loro uomo, anche in virtù di un endorsement dello stesso Bon Scott, quando era ancora in vita: “Quando ero ancora con i Fraternity, abbiamo aperto per questa band del nord dell’Inghilterra con un cantante molto promettente: se mai un giorno avrete bisogno di sostituirmi, ricordatevene!”. Fu così che invitarono dunque Brian Johnson per un provino il 29 marzo del 1980: con la band in impaziente attesa al piano di sopra, l’affabile Brian non trovò niente di meglio da fare che cimentarsi in una partita a biliardo con roadie e affini, pensando “saranno anche loro qui per il provino, no? E poi… appena avranno bisogno di me, verranno a chiamarmi qui sotto!”. Cosa che fece uno spazientito Malcolm Young, ben un’ora e mezza dopo!
Love Beach
Le Bahamas erano diventate un paradiso fiscale persino per le band in procinto di registrare un disco, con i Compass Point Studios in prima fila per accogliere le band britanniche (e di converso quelle australiane) vessate dalla tassazione albionica. In occasione delle registrazioni di ‘Black In Black’, un disco che avrebbe dettato il suono del nuovo decennio, gli AC/DC fecero conoscenza con uno dei maggiori esponenti di quello che nella percezione generale era il vecchio mondo degli anni Settanta, Keith Emerson, giunto sulle isole per occuparsi del suo primo disco solista ‘Honky’. Fu lui a convincere Brian Johnson ad abbandonare la divisa da rocker britannico in pelle, mettere un paio di pantaloncini e seguirlo nelle sue battute di pesca. Peccato però che la tenuta vacanziera non gli desse il giusto impeto durante le registrazioni, tanto da costringerlo a indossare la sua giacca di pelle e i jeans per ritrovare il giusto impeto. “Semplicemente non riusciva a cantare con indosso i pantaloncini, ecco cos’era”, dichiarò poi lo stesso Emerson.
Rombo di tuono
Mutt Lange non è solo il responsabile di un suono che ha fatto scuola e ha decretato il successo di un disco immortale, ma è stato anche l’ispiratore dei versi iniziali dell’opener ‘Hells Bells’. In seguito a una terribile tempesta che imperversava sulle Bahamas, Lange se ne uscì con l’espressione “tuono roboante”, lo stesso “rolling thunder” che ispirò Johnson insieme alla “puorin’ rain” e al “comin’ on like a hurricane”. Impossibile leggerle senza cantarle.
Per chi suona la campana
I rintocchi di campana che introducono ‘Hells Bells’ sono – assieme all’iconico nero di copertina – l’epitaffio e il giusto tributo al compianto Bon Scott da parte di una band che si preparava a un salto ancora più alto con ‘Back In Black’. Per creare l’atmosfera giusta, la band decise di registrare una vera campana da chiesa, oltre a commissionarne una di tasca propria, realizzando una copia di una Denison – che poi è lo stesso modello del Big Ben. L’idea iniziale era dunque quella di registrare il suono del campanile inglese del Loughborough’s War Memorial nel Leicestershire, ma… sebbene furono impiegati ventiquattro microfoni per la presa diretta, la registrazione era da buttare. Così il lavoro di costruzione della campana personale degli AC/DC fu accelerato e la band registrò direttamente quel suono così familiare nelle fonderie John Taylor Bell, a lavoro appena ultimato.
Il falò delle vanità
Alla fine è vero, certe cose si capiscono a distanza di anni. O forse no, visto che Bon Scott era solito affermare che “un giorno, quando sarò un fottuto pezzo grosso, chiamerò il mio album solista Bonfire”… bel gioco di parole, non ci sono dubbi. Ecco perché, al momento di compilare un cofanetto con live e outtakes risalenti al periodo 1977 / 1979, la band decise di rispolverare quel titolo: cinque dischi, dal ‘Live From The Atlantic Studios’ e ‘Let There Be Rock: The Movie – Live In Paris’, passando per la raccolta di demo e versioni alternative ‘Volts’, per giungere a… ‘Back In Black’! Proprio così, l’album uscì in un’edizione limitata con doppia copertina cartonata proprio all’interno di ‘Bonfire’, e il motivo è ancora una volta tutto nelle parole di Angus Young: “Era il nostro tributo a Bon, sentivamo che dovesse essere incluso. L’intero album era una nostra dedica a lui. E dimostra anche come gli AC/DC siano andati avanti”.
Ospiti animaleschi sul disco
Anche gli animali cercarono di fare parte del disco, in qualche modo. Quando i ragazzi della band non dovevano evitare le continue intrusioni di grossi granchi negli studios, venivano infatti infastiditi da stormi di uccelli. Il caso più eclatante fu durante le registrazioni della famosa campana. Dopo il fallimento del campanile a Londra e prima della realizzazione della propria campana personale (presente per tanti anni ai loro show) le registrazioni della campana di un’altra chiesa vicina agli studios venne più volte resa vana dal caos generato da uno stormo di uccelli che si alzava ogni qual volta lo strumento di ottone batteva i suoi rintocchi.
Non si può sempre arrivare primi
Nonostante l’album abbia venduto una quantità strabiliante di copie in quarant’anni e nonostante sia ancora adesso il secondo album più venduto al mondo, ‘Back In Black’ non fu mai al primo posto nelle charts Statunitensi. Il disco originale restò nella chart di Billboard per 131 settimane – un record anche quello – e ogni sua riedizione raggiunse ogni volta il 4° posto nelle classifiche USA, ma il primo posto non lo vide mai, a dispetto del successo che innegabilmente ha raccolto ovunque nel globo.
Standard sonoro
Il suono e la registrazione di ‘Back In Black’ è stato considerato così perfetto dall’industria musicale che i Motörhead usarono diverse volte il disco stesso per accordare e settare i propri sistemi sonori. Anche diversi studi di registrazione di Nashville usarono il disco per controllare con i sensori il feedback acustico delle loro stanze di registrazione.
Riff nascosti nel cassetto
Anche se si può pensare che un riff celebre come quello della title track ‘Back In Black’ sia stato registrato nel momento stesso in cui venne composto; la oramai famosissima progressione di note e power chords veniva suonata da Angus Young già parecchio tempo prima del 1980. L’eclettico chitarrista era infatti solito usare quel riff come “riscaldamento” per sciogliere le mani prima degli show, e questo già qualche anno prima della sua registrazione su disco.
Musica da strip club!
‘You Shook Me All Night Long’ è in assoluto la canzone più riprodotta negli strip club statunitensi. Si dice che il groove e le liriche del brano si sposino alla perfezione con le esibizioni delle spogliarelliste sul palo!
Ha salvato la vita a un pilota di elicottero
Dopo la battaglia di Mogadiscio del 1993 in Somalia, il pilota di un elicottero abbattuto di nome Michael Durant fu catturato dalle forze nemiche e selvaggiamente picchiato per poi essere lasciato a morire nella zona bombardata. I suoi compatrioti sapevano che gli AC/DC erano la sua band preferita e così attaccarono delle casse agli elicotteri sorvolando le case ove il pilota era tenuto prigioniero, trasmettendo a tutto volume ‘Hell’s Bells’. Seppur con le gambe e la schiena rotte o seriamente danneggiate, questo dono dei suoi commilitoni gli diede la forza di trascinarsi dove potessero vederlo ed esporre la propria maglietta, venendo così individuato e riportato alla base, dove riuscì a guarire.