5 curiosità che forse non sapete su… Tom G. Warrior
Il 19/07/2020, di Francesco Faniello.
In: The Birthday Party.
Thomas Gabriel Fischer, meglio noto come Tom G. Warrior, è nato a Zurigo il 19 luglio 1963. Cantante e chitarrista, fonda gli Hellhammer nel 1982 e solo due anni dopo i pionieri Celtic Frost, riformatisi nel 2001 e sciolti definitivamente nel 2008. Ora è impegnato con il suo ultimo progetto, i Triptykon.
Il culto della morte
Lo sanno in tanti: agli albori della loro carriera, i technical thrashers svizzeri Coroner altro non erano che i roadies dei Celtic Frost. Nulla di più logico, perciò, che prima che Ron “Royce” Broder si decidesse a cantare e suonare il basso contemporaneamente, la band chiedesse proprio all’iconico Warrior di cantare sul demo ‘Death Cult’ del 1986, quattro pezzi di cui sopravvivrà la sola ‘Spiral Dream’, poi inclusa in una nuova versione nell’album di debutto del trio uscito l’anno dopo, ‘R.I.P.’.
Sunset Boulevard, Downtown Hanoi
Capita a tutti di fare progetti e poi non vederli realizzati, o vederne la realizzazione completamente stravolta; ai Celtic Frost e a Tom G. Warrior è successo più volte. Alla fine del tour ‘One In Their Pride’ di supporto a ‘Into The Pandemonium’, il trio dichiarò che il disco successivo sarebbe stato un concept sulla guerra del Vietnam. Il risultato? ‘Cold Lake’, che ha vari pezzi che seguono questo filo conduttore – ‘(Once) They Were Eagles’, ‘Downtown Hanoi’ – ma che è anche il disco disconosciuto per eccellenza (in primis dal Nostro), escluso da tutte le ristampe per il suo sound e la sua immagine vicina al glam metal. Un altro esempio? L’album mai uscito dopo la ‘Campaign Slow Freeze’ in supporto a ‘Vanity / Nemesis’, anticipato da pezzi come ‘Under Apollyon’s Sun’ e in realtà poi abbandonato con il primo scioglimento della band. Warrior richiamerà poi il progetto nel monicker Apollyon Sun, progetto industrial metal nato nella seconda metà degli anni ‘90, con due EP e un disco all’attivo.
Requiem: a dream
Per due progetti non realizzati come i succitati, ce n’è uno, ambizioso e considerevole, arrivato a piena realizzazione. Si tratta del Requiem in tre parti presentato dai Triptychon al Roadburn del 2019 e uscito come disco dal vivo nel maggio dell’anno dopo, un’opera la cui genesi risale al ‘Rex Irae’ presente su ‘Into The Pandemonium’ del 1987, passa per ‘Winter’ (la terza parte, registrata originariamente dai Celtic Frost sul loro ultimo ‘Monotheist’ uscito nel 2006) e si chiude con ‘Grave Eternal’, l’inedito a firma Triptychon che costituisce la seconda parte del Requiem. Un disco dedicato da Tom G. Warrior a Martin Eric Ain e Hans Ruedi Giger, scomparsi di recente.
Cover, che passione
Tra le passioni più o meno nascoste di Mr. Fischer c’è quello per le cover “stravolte”. Dall’arcinota ‘Mexican Radio’ dei Wall Of Voodoo (opener di ‘Into The Pandemonium’), a ‘This Island Earth’ di Bryan Ferry a ‘Heroes’, il classico di David Bowie. Tuttavia, la palma della versione più assurda eseguita dai Celtic Frost va sicuramente a ‘In The Chapel In The Moonlight’ del crooner Dean Martin, di cui Warrior ha recentemente dichiarato di essere accanito fan (una passione che condivideva con Reed St. Mark e con il compianto Martin Eric Ain).
Procreation of the Doodle
È ben nota la consuetudine dei Metallica di omaggiare il Paese in cui suonano con il siparietto “Rob and Kirk’s Doodle”, in cui i due si cimentano in una cover di un gruppo o un cantante locale. A chi poteva toccare nelle date svizzere? Ai Celtic Frost, naturalmente, citati sia con ‘Procreation Of The Wicked’ che con ‘The Usurper’, solo che… nell’ultimo caso il nostro Tom non l’ha presa bene: “L’hanno letteralmente macellata, ed è stato umiliante. Forse dovrei salire sul palco e fare una versione miserabile di ‘Hit The Lights’ con 200 errori per ristabilire un equilibrio.”. Quando si dice “la tocca piano”.