Addio Maestro, il metal ti saluta
Il 06/07/2020, di Dario Cattaneo.
In: Speciali Monografici.
La scorsa notte, 6 luglio 2020, è scomparso il compositore Ennio Morricone, a causa di complicanze dovute a una caduta che hanno portato alla frattura di un femore, infortunio purtroppo spesso fatale a una persona anziana.
La notizia però, oltre a creare comprensibile tristezza per la scomparsa di un autore i cui lavori hanno rappresentato tanto per me, mi ha portato anche a ragionare sul rapporto tra il suo lavoro e la musica metal, convincendomi a scrivere questa introduzione a un saluto che la redazione dedica all’artista, e che trovate più in basso.
Pensavo di cominciare a scrivere che Morricone fosse un artista inconsapevolmente “rock”, e mettermi a fare valutazioni sulla presunta somiglianza formale tra il suo lavoro e il metal… ma forse la cosa che invece mi viene in mente è la capacità comunicativa della musica in sé. Penso alla scena finale de ‘Il Buono, Il Brutto e Il Cattivo’ – in sottofondo ‘The Ecstasy Of Gold’ ripresa dai nostri Metallica ai loro concerti – e rivedo i primi piano di Leone sulle figure, e sui volti, nella scena del cimitero. Non c’è nessuna parola se ci pensate, nessun bisogno di ulteriori spiegazioni che non siano le riprese del regista e la musica sottostante. Ecco, questo mi colpisce. In un momento in cui la musica sembra dovere per forza essere accompagnata da qualche cosa, da un video, da qualcosa di testuale, da un messaggio, quella scena mi fa ricordare che gli artisti grazie ai quali ora ascolto metal in prima battuta avevano invece composto “solo” musica. Una serie di note prima trascritte e poi suonate, che però io, come penso anche voi, abbiamo trasformato in colonna sonora, appiccicandoci nella nostra mente immagini ma soprattutto emozioni. Ed è qui che capisco perché la musica di Ennio piace così tanto anche a tanti nostri lettori; perché con quelle note e quegli arrangiamenti riesce a non distrarre dalla trama amplificando però le emozioni, facendoci sentire affannati in un cimitero alla ricerca dell’oro che monopolizza le nostre menti, così come galvanizzati davanti a un palco, in attesa che Jimbo Hetfield urli la prima parola nel microfono e Lars batta in aria i primi quattro quarti. Un semplice esempio questo, sicuramente insufficiente per inquadrare il lavoro di Morricone in una ventina di righe, ma che ho voluto condividere in questo inatteso coccodrillo con voi.
Con questo pensiero in mente, la redazione saluta quindi il grande compositore novantenne, nelle parole di Margherita Cadore.
Ciao Ennio,
compositore, direttore d’orchestra, arrangiatore, creatore, ideatore, genio, artista o semplicemente musicista.
Con te salutiamo un’Italia brillante, ingegnosa, innovativa e artistica, un’Italia moralmente corretta della quale tutti andavamo e tuttora andiamo fieri.
Hai dato voce alla tua passione scrivendo le note per pellicole d’epoca sempre attuali, per capolavori senza tempo consacrati dalla critica, per film dai grandi volti che è sempre un piacere guardare e riguardare: il tuo genio, nella tua semplicità, ha suggellato all’immortalità persone, frasi, luoghi ed epoche.
Un premio Oscar alla carriera più che meritato, consegnato dalla stessa stella di Sergio Leone, Clint Eastwood, e dedicato al grande amore della tua vita ed inseparabile compagna Maria.
Non solo un grande musicista, ma un simbolo che ha unito persone, coppie, nonni e nipoti, genitori e figli, in piccoli salotti di periferia davanti alla televisione, in ossequiosi silenzi, all’ascolto di melodie uniche.
Con te rispolveriamo il ricordo della bellezza senza tempo e senza ritocchi del volto di una Claudia Cardinale, il talento di un Robert de Niro, il carattere di un Samuel L. Jackson, la camminata di una Monica Bellucci, la risata di un Tim Roth che suona un pianoforte in una nave in tempesta.
Sei stato internazionale, sei stato Italiano all’estero, sei stato il migliore rimanendo discreto, umile, riservato e semplice.
Sei stato trionfale rimanendo silenzioso.
Sei stato colui che ci rende orgogliosi d’essere Italiani.
Ed ecco ora, un’ultima volta oggi, quella standing ovation di minuti e minuti che ti salutava alla fine di ogni tuo concerto, insaziabile della tua arte e che ti chiedeva sempre, un’ultima volta ancora, il bis.