Premiate Acciaierie Italiane (01) – Steel Crown
Il 01/07/2020, di Monica Atzei.
In: Premiate Acciaierie Italiane.
Gli anni Settanta in Italia, i cosiddetti anni di piombo, gli anni delle Brigate Rosse e dei NAR, del compromesso storico, furono un decennio molto difficile per il nostro Paese. In soli dieci anni si registrarono sei stragi, la spesa pubblica aumentò, ci furono lotte sociali sulla scia del ’68 e il rapimento con l’epilogo della morte dell’onorevole Aldo Moro nel 1978 forse fu, l’episodio che segnò maggiormente quegli anni.
Perché questo piccolo inquadramento storico?
Questa è una rubrica che parla di Musica, ma la musica senza una “cornice storica” perde di connotazione e di valore; quegli anni sono stati quelli dell’avvento della disco music, gli anni dei cantautori impegnati, del prog del Banco del Mutuo Soccorso, della PFM, delle Orme, degli Area, dei New Trolls, ma anche dei Biglietto per l’Inferno, del Balletto di Bronzo, dei Pulsar di un giovanissimo Pino Scotto e altri, altri ancora, ma noi proveremo a parlare di qualcosa a noi più congeniale: il metal della NWOIHM (New Wave Of Italian Heavy Metal), la possiamo chiamare così, che allora era agli inizi.
La scena metal del periodo è avvolta un po’ nel “mistero”, non c’era Internet, non tutto è stato documentato, e quindi non è proprio semplice parlarne; ci sono i giornali, pochi all’epoca, qualche demo, i concerti in luoghi che a volte non esistono più e il passaparola che era importantissimo insieme alla registrazione delle cassette (quanto mi/ci manca duplicare una cassetta!), l’ormai celebre e “vetusto” tape-trading.
Una delle metal band nata alla fine degli anni Settanta, e precisamente nel 1977 a Trieste, furono gli Steel Crown. Ricordiamo la situazione non facile di Trieste e di tutto il Friuli Venezia Giulia, che dovette aspettare sino al 1975 perché ci fosse, col Trattato di Osimo, un regolamento interno e la fine delle rivendicazioni territoriali tra Italia e Jugoslavia, rivendicazioni che si erano riacutizzate alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Una regione che, in quell’anno, si stava lentamente riprendendo dal catastrofico terremoto del 6 maggio del 1976, uno dei più terribili del Novecento in Italia.
In questo clima nazionale e regionale nascono quindi a Trieste gli Steel Crown, anzi, ad essere sinceri il primo embrione della band nasce nel 1975 da un’idea di due ragazzi appena sedicenni: Giuseppe Mechi detto Pino McKenna che suona il basso e dal batterista Flavio “Fuscji” Ritani.
Ma nel 1977 i due ragazzi, a scuola, fanno la conoscenza di Yako De Bonis e di Diego “Greg” Gregoretti, e con loro decidono di formare il gruppo Corona D’Acciaio, Yako sarà alla voce e Diego alla chitarra.
Nello stesso anno nascono la Strana Officina a Livorno e i Death SS a Pesaro, un inequivocabile segno del destino?
Con questa formazione iniziano a tenere alcuni concerti a Trieste e nei dintorni proponendo cover dei Led Zeppelin e dei Deep Purple, ma l’anno successivo abbiamo due svolte: la vittoria ad un concorso locale che porta i ragazzi in tour anche in Toscana e nelle Marche, e il cambio del nome della band che d’ora in avanti sarà Steel Crown, indiscutibilmente una delle band capofila della NWOIHM.
Tra il 1978 e il 1981 la band ha alcuni cambi di line-up; nel 1982 con la formazione decisiva costituita da Yako alla voce, Pino al basso, Frank Lewis alla chitarra e Silvano Bassi detto “Silver Kid” alla batteria, registrano la prima demo intitolata ‘Metal T’s’ contenente quattro tracce. I quattro ragazzi sono instancabili e nel 1983 stampano la ‘Demo 1983’ che viene inviata alla redazione di Rockerilla (rivista musicale fondata nel 1978, molto attenta alla scena e che, infatti, nel 1980 aveva inaugurato al suo interno la rubrica “Hard & Heavy”), dove vengono notati e inseriti nella compilation ‘Heavy Metal Eruption’ con il brano ‘Prisoners In The Box’ (con video annesso girato nel garage del fratello di Pino), a fianco di Crying Steel, Death SS, Strana Officina e altri nomi storici del metal italiano.
Nel 1984 pubblicano il primo album ‘Live In Phantom City’ in cui i brani sono quelli della prima demo e alcune tracce live, e poi partecipano alla compilation ‘Italian Metal Vol.1’ e nel 1985 partecipano a ‘Metallo Italia’ che aveva la versione in LP e anche in video su VHS, qui il brano prescelto è ‘Riot In To The Fire’, con una parte del video girata allo storico Piper Club di Roma.
Finalmente, nel 1986, i quattro vengono messi sotto contratto dall’etichetta Discomagic e registrano ‘Sunset Warriors’, album di otto tracce, semplice ma d’impatto, con la voce di Yako “sporca” quanto basta, una sezione ritmica incalzante, una chitarra in primo piano e cambi di tempo particolari.
La band inizia a suonare live con maggiore frequenza, partecipa come supporter ai Motörhead in un tour europeo e apre il concerto dei Mercyful Fate in Italia, al Palasport di Udine.
Nel 1987 avviene un cambio della guardia: Silver Kid viene sostituito alla batteria da Peter Cosmini.
Continuano i concerti e le fasi di stesura per il nuovo EP ‘Night Walk’ che la band registra nel 1988, ma purtroppo poco dopo, Yako muore in un incidente stradale la mattina del 24 giugno 1988 mentre si reca a lavoro, la sua moto si scontra con una macchina: il cantante resta alcuni giorni in coma, ma non riesce a salvarsi.
Il frontman era molto amato, a detta della band e di chi lo ha conosciuto, viene descritto come una persona schietta e vera, definito un “puro” che non scendeva a compromessi, nemmeno nei testi.
I ragazzi decidono ugualmente di proseguire e di suonare ai concerti che erano stati programmati nei quali cantò Peter, ma nel 1989 la band purtroppo si sciolse.
Nel 2007 Pino riformò gli Steel Crown per alcuni live celebrativi, a cui parteciparono Frank Lewis, Silver Kid, e alla voce Ranieri “Spider” Rovatti, e cominciarono a registrare un nuovo album, ma per problemi interni la band si sciolse definitivamente.
Riascoltare gli Steel Crown in sottofondo mentre scrivevo è stato un susseguirsi di ricordi, emozioni e domande. Domande perché gli Steel Crown sono attualissimi in un vortice di band che si susseguono e a volte si perdono, perché i loro testi sono ancora capaci di descrivere i momenti e le speranze di una band giovane che aveva ancora tanto da dire, perché parlando di loro si trovano ancora tanti loro estimatori.
Emozioni che si legano ai ricordi perché sono anni che sono stati importanti, i primi anni in cui si ascoltava una musica “diversa” ma vera, una musica di nicchia, di ragazzi che con walkman e cuffie in cameretta o sugli autobus si scambiavano le cassette registrate.
È una band che manca, che ha dato tanto e che se non conoscete vi invito ad ascoltare: troverete suoni non perfetti, lo “sporco” dello studio non d’avanguardia, ma tanta passione e tanto metal. Di quello d’autore.