Concerti e Coronavirus: la parola a Rosario “Braz” Leo (Vertigo)
Il 09/06/2020, di Fabio Magliano.
In: Metal Truth, Speciali Monografici.
Il Coronavirus è un cataclisma che si è abbattuto improvvisamente e violentemente su tutto il Mondo,andando a mutare pesantemente la nostra quotidianità. Il mondo dello sport, della musica e dello spettacolo, elementi che da sempre ci accompagnano rappresentando una preziosissima valvola di sfogo, sono stati i primi a dover chiudere i battenti in nome del divieto di assembramento, concerti, tour e festival sono stati cancellati o traslati di un anno con conseguenze ovvie. Ma, se il mondo dello sport si sta rimettendo lentamente in moto facendo ricorso alle “porte chiuse”, quello dei live è ancora lontano dal vedere la luce. Le soluzioni adottate dal nuovo Decreto, con grandi limitazioni di affluenza agli spettacoli, fanno sì che il ritorno alla normalità, ora come ora, non sia ancora ipotizzabile e un grosso punto interrogativo si stagli al momento sul futuro della musica dal vivo. Per cercare di capire come viene vissuto questo momento storico da chi, il mondo dei concerti, lo vive dal di dentro, siamo andati a disturbare Rosario “Braz” Leo, senior press & promotion manager di Vertigo, il principale promoter in ambito rock/metal italiano che, in questa strana estate, dovrà salutare forzatamente grandi eventi come il Rock The Castle e il Bologna Sonic Park.
Braz, il settore concerti è stato uno dei più danneggiati da questa pandemia. Come avete/state vivendo questo momento così particolare?
“Ciao Fabio, ciao a tutti i lettori di Metal Hammer. Innanzitutto grazie per lo spazio che ci/mi dedicate. La pandemia è arrivata tutta in un momento, in modo totalmente inaspettato e ci ha colto tutti impreparati. Quello che abbiamo fatto è stato confrontarci con tutti i management delle band che avrebbero dovuto esibirsi di lì in avanti e abbiamo iniziato a lavorare per posticipare tutti i concerti e tour di artisti nazionali ed internazionali presenti in calendario. È stata una mazzata che abbiamo cercato di gestire al meglio fin dal primo momento, ovvero dai primi giorni di marzo. Molto semplicemente il nostro lavoro ruota attorno alle due attività al momento vietatissime: assembramento e viaggi/spostamenti”.
Come organizzatori di concerti, in questo momento di crisi vi siete sentiti in qualche modo supportati o, come molte altre attività, vi siete sentiti un po’ abbandonati a voi stessi?
“Senza voler entrare nel merito di discorsi politici o polemiche che lasciano il tempo che trovano, diciamo che siamo stati i primi a chiudere e molto probabilmente saremo gli ultimi a riaprire. Dal lato nostro, ovvero dei promoter ed organizzatori di eventi, ci siamo alleati per portare al Governo tutta una serie di richieste atte a mantenere vivo il settore musicale”.
Come pensi che la pandemia cambierà d’ora in avanti la vostra attività?
“Al momento la nostra attività è bloccata, perché è praticamente impossibile mettere in piedi un concerto con tutte le restrizioni previste dal decreto. Sia dal punto di vista pratico e, non ultimo, dal punto di vista economico. Per questo motivo abbiamo deciso, insieme a tutti gli altri promoter, di sospenderei grandi eventi del 2020 e riproporli nel 2021. Vogliamo soprattutto avere la certezza di operare in una situazione sicura per tutti: artisti, pubblico e addetti ai lavori”.
Nel corso dei mesi si è parlato di soluzioni anche fantasiose tipo concerti formato drive-in. Pensi sia una strada assurda ma percorribile o è qualcosa di improponibile?
“Considerando che tutto il settore dell’intrattenimento è bloccato (e in crisi) molti si sono adoperati per trovare soluzioni alternative come il drive-in. Personalmente apprezzo molto chi si ingegna e propone, è pur sempre un modo per non fermare la libertà di idee. Molti dicono che sia impossibile assistere a un concerto in modalità drive-in, non avendo mai testato questa esperienza non so dare un giudizio. Vertigo, in ogni caso, come già detto, preferisce bloccare le attività”.
Il nuovo decreto al quale hai accennato, ha aperto qualche spiraglio all’attività live anche se con evidenti restrizioni. 200 persone per spettacoli teatrali, 1000 per quelli all’aperto, tutto rinviato per i grandi eventi. Come giudichi questi provvedimenti?
“Come accennavo prima, sono provvedimenti di difficile realizzazione pratica. I costi da sostenere per il personale, l’affitto della venue (teatro, spazio all’aperto) e l’impianto giusto per fare qualche esempio permettono scarsissimi margini. Oltre al fattore più “sentimentale” che riguarda la distanza notevole che si creerebbe fra artista e pubblico”.
Che ripercussioni avrà tutto questo sul mondo della musica?
“Parlando del futuro posso solo sperare che tutto si sistemi in tempi ragionevolmente brevi. Purtroppo non sono in grado di prevedere altri scenari se non aggrappandomi, appunto, alla speranza. Quello che abbiamo visto finora è stato un blocco pesante delle nostre attività fra cui soprattutto la prevendita dei biglietti dei concerti. Tutta la filiera dell’industria musicale ne sta risentendo, tutte le band, da quelle grosse a quelle più piccole, sono state costrette a posticipare a un anno gli impegni discografici e il tour. Questo avrà sicuramente una conseguenza non immediata ma nel futuro prossimo. Forse molte band che hanno investito i loro soldi per suonare in giro dovranno rivedere i loro budget e i loro progetti. Sicuramente il blocco di questi mesi avrà una notevole ripercussione economica che speriamo rientri negli anni. Ci vuole pazienza e tanto coraggio, cerchiamo di essere positivi”.
Come pensi si potrà uscire da questa situazione? Non credi che il panico creato in questi mesi possa lasciare strascichi nella gente anche una volta dichiarato il via libera?
“Nel momento in cui rispondo a queste tue domande siamo già nella fase 2 ovvero quella che consente lo spostamento fra regioni. Ho piacevolmente notato, anche nei giorni precedenti, che le persone hanno voglia di uscire. Sono stati tutti costretti per troppo tempo a stare in casa e adesso (soprattutto con la bella stagione) vogliono godersi l’aria aperta e il sole. Quindi, considerando questo aspetto, penso che siamo già ad un buon punto di superamento della “fase panico”. Vedremo come si evolverà la situazione nei prossimi mesi”.
Pensi sia ipotizzabile studiare soluzioni “alternative” per colmare questo vuoto creato dalla sospensione di ogni attività live? Se sì, quale?
“Partendo dall’assunto che l’emozione di un concerto è difficilmente sostituibile, al momento non ho alcuna novità riguardante una ipotetica soluzione alternativa”.
In questi mesi si sta assistendo alla nascita di eventi e concerti “social”. Giudichi queste iniziative delle soluzioni estemporanee figlie del momento, o credi che possano avere aperto una nuova via da ripetere anche in futuro e che potrebbe andare a condizionare la vostra attività?
“Sì, in questi mesi ho seguito le attività social di molti artisti. Quello che hanno fatto è giusto, come dici tu si tratta di soluzioni legate al momento. Hanno tutti voglia di salire sul furgone e macinare chilometri, per cui credo che al momento si punti soprattutto a tornare alle abitudini di prima. Ad esempio, quella dello streaming, è una soluzione che è piaciuta e che credo molti vorranno ripetere qualora la situazione pandemica dovesse prolungarsi per troppo tempo”.
Quale è il tuo più grande rammarico, a livello di evento saltato, che ti porti dietro da questo periodo?
“Trascorrere un’estate senza festival mi dispiacerà molto. L’estate è un momento che attendo sempre con grande entusiasmo, mi piace l’atmosfera da festival e mi mancherà moltissimo. Rock The Castle (al Castello Scaligero di Villafranca di Verona) e Bologna Sonic Park (all’Arena Parco Nord di Bologna) sono i nostri due appuntamenti estivi a cui lavoriamo tutto l’anno. È un peccato non poterli fare, così come l’appuntamento dei Rammstein a Torino. Abbiamo comunque riprogrammato tutto al 2021, quindi niente paura!”
Il tuo concerto ideale per celebrare la fine della pandemia?
“Pantera, Slayer, Metallica e Black Sabbath. Ospite speciale: Johnny Cash… ovviamente tutti lo stesso giorno!”
Concludi tu come meglio credi…
“Sono stati mesi strani, siamo stati spettatori di un momento storico che (purtroppo) non ci dimenticheremo. Eravamo abituati a fare tutto, per qualche mese invece non abbiamo potuto fare praticamente niente. Abbiamo cambiato la percezione del mondo attorno a noi. Noto, però, con immenso piacere, che l’entusiasmo per la musica è sempre vivo. Cerchiamo di focalizzare l’attenzione sugli aspetti positivi. Grazie a tutti, speriamo di vederci presto a qualche concerto!”.