Progspective (9) – Gösta Berlings Saga
Il 03/06/2020, di Federica Sarra.
In: ProgSpective.
Se dare una definizione di sound progressive oggigiorno è alquanto obsoleto, è quanto mai impossibile dare una collocazione precisa e rassicurante (per i lettori) ai Gösta Berlings Saga che del prog hanno sviscerato ogni aspetto e connotazione a noi nota. Ne nasce così un’intricata costruzione di architetture sonore d’avanguardia e “L’idea che nessuno potrà mai veramente sapere quale forma prenderà qualsiasi progressione fino a quando non si verificherà” ci dice Rasmus “proprio come non possiamo mai sapere che cose che non sappiamo. Penso che sia una realizzazione importante. Praticamente è la base della teoria del caos.”
La musica degli svedesi è un’avventura strumentale incredibilmente dinamica, vivace, inclinata da linee melodiche e straordinariamente stupefacenti che brillano come un’aurora boreale sulla desolata tundra artica, alternate a riff potenti e aggressivi che ricordano gli aspri fiordi scandinavi. È una fiaba tutta nordica che nasce nel 2000 come duo e si concretizza come band nel 2004, in quel di Stoccolma. Riprende la filosofia del così detto “Progg” nato in Svezia fra gli anni Sessanta e Settanta, un moniker in netto contrasto al “prog” britannico, in cui spiccava un’ideologia anti-elitaria, base del movimento svedese, e quindi, piuttosto che una scena piena solo dei musicisti più virtuosi, c’era questa idea che chiunque volesse, poteva partecipare.
A questo punto le domande potrebbero essere molte, possiamo certamente affermare che questa è una di quelle di band che ha sempre seguito la propria strada. Riguardo al curioso nome, Gösta Berlings Saga, è tratto dal romanzo d’esordio della scrittrice svedese Selma Lagerlöf, pubblicato nel 1891. È la saga di Gösta Berling, un vicario luterano che viene licenziato a causa del suo stile di vita inappropriato. Ed è come stabilire già un patto con quella che sarà la loro musica e l’attitudine alla scrittura della band.
E se chiedi loro come prende forma il tutto, la risposta è non fermarsi “Tenersi occupati e stare lì è davvero il modo migliore per andare.” Ammette Rasmus “Non c’è assolutamente tempo di sedersi in attesa dell’ispirazione, non abbiamo quel tipo di risorse.” E l’ispirazione non appare certo per magia ma è frutto di un lavoro di sperimentazione continua: “Scrivere dieci terribili riff non è mai uno spreco, soprattutto non di quella famosa scintilla perché ti manterrà in uno stato creativo. E non potresti mai inventare quell’undicesimo riff, quello che ti fa sussultare le viscere, se non ti fossi prima incastrato in quella pila di dieci riff pieni di sudiciume ribollente. Questa è probabilmente un’anomalia ma in realtà penso che sia una fonte di ispirazione per le persone industriose, come Benny Andersson degli ABBA, che si alzava ogni mattina rispettando un programma di lavoro prestabilito. Otto ore al giorno, forgiando tracce. Non credo che ci sia davvero qualcosa di mistico dietro.”
Ciò che poi però arriva all’ascoltatore è una raffinata trama di sonorità e idee ben congegnate, che lavorano come ingranaggi perfetti per dare vita a forme sonore che in realtà richiamano a un caos straordinariamente ordinato.
“Non penso che sia saggio pianificare in modo eccessivo la musica, e noi proviamo a non farlo ma devi essere in grado di liberare il tuo disturbo ossessivo compulsivo e alleggerirti un po’. Cerchiamo di tenerci occupati in questo modo tra i vari album. In questo momento, nel periodo di quarantena, sto accumulando, per qualche strano motivo, tantissimi brani pieni di parti per ottone, mentre gli altri ragazzi condividono idee piuttosto distanti. Pertanto, sarà sicuramente un anno interessante…”
Ma se volgiamo lo sguardo al loro passato, risulta subito chiaro un approccio lucido alle strutture dei pezzi, non per questo meno emozionanti per chi le ascolta.
L’album di debutto, ‘Tid är Ljud‘ “Giocoso e organico” lo definiscono i GBS, è un delizioso rock progressivo con passaggi veloci, ecletticamente mescolati fra i principali stili prog: dal dark symphonic alla jazz jam, dai frammenti Rio alle armonie rock spaziali. Gustoso, genuino, eccitante ed essenziale, il mood non si ferma solo alle influenze o ai sentimenti moderni ma include un’ampia qualità di suoni elettrici e acustici. Un debutto forte, fortemente appassionato e un’espressione completa che apre le porte verso qualcosa di estremamente nuovo e in progressione.
È l’inizio di un gioco seducente e ricercato, dove tutto è lasciato all’ascoltatore. E lo sarà sempre nei lavori a venire.
Il secondo album ‘Daga Har Hänt‘ “Retrospettivo e stagnante“, è stato registrato durante l’autunno 2008, Jerry Lucky, noto critico di rock progressivo, scriverà: “La musica è una potente macchina che scambia melodie meravigliose suonate contro passaggi sorprendentemente dissonanti. Questa è musica che ti attira inaspettatamente e poi ti mette un potente incantesimo ipnotico! È maestoso e ossessionante allo stesso tempo.”
Ipnotico, robotico tuttavia in qualche modo così pieno di sentimento.
‘Glue Works‘, il terzo album “Essenziale” ha un approccio più incentrato sulla registrazione e la post-produzione rispetto ai lavori precedenti. Strumentalmente è molto accattivante, ricco di ogni tipo di suono come l’utilizzo del corno francese, l’armonica per basso, i pedali per basso Moog Taurus, il violoncello, il Minimoog e sì, è degno di un viaggio di sola andata verso un universo inesplorato del quale poi non si può più fare a meno. E tutto in meno di 47 minuti.
Verso la fine del 2016 esce ‘Sersophane‘, “Bruciante, rosso” è probabilmente più spontaneo rispetto al precedente materiale e vuole lasciare nell’ascoltatore la sensazione di uno spettacolo dal vivo. “Non credo che ci sia molto da dire su ciò che facciamo prima delle sessioni di registrazione effettive. Ci prendiamo del tempo per queste cose quando è disponibile. Ma penso che la fase di registrazione sia più interessante, ed è in quel momento che le idee si concretizzano.”
Ma è con ‘ET-EX‘ “Simbolico e ricco di prospettiva” che la band raggiunge un pubblico più vasto e attento. Dinamico e potente, colmo di una consapevolezza e una profondità artistica che lascia allibito chiunque ascolti il quartetto svedese per la prima volta. Questo lavoro porta sotto una nuova luminosa luce, temi e stili Krautrock in chiave estremamente moderna, senza mai allontanarsi dalle radici degli anni Settanta e da quella matrice progressiva tanto accattivante e suggestiva.
Arrivando a tempi più recenti, con tutta la sua “nitidezza e audacia” arriva l’ennesimo gioiello, ‘Konkret Musik‘. “Con il nuovo album avevamo ancora molte zone aperte da riempire quando siamo entrati in studio. Lo stavamo registrando dal vivo e, a quei tempi, sai, quando ci sono sette persone che cercano di registrare un album, prima che finiscano i soldi e il tempo. E il risultato è che molto probabilmente otterrai un album più muscolare e vivace.”
Ecco chi sono i Gösta Berlings Saga, una band che procede spedita nel suo luminescente percorso costellato di album brillanti, che vale davvero la pena di indagare ulteriormente.
ASCOLTA UNA SELEZIONE DI BRANI DEI GÖSTA BERLINGS SAGA SU SPOTIFY