Metal Cinema (13) – Hellboy
Il 06/10/2019, di Stefano Giorgianni.
In: Metal Cinema.
Viviamo in un’epoca di remake, sequel, prequel, e reboot. Un certo cinema pare aver perso parte dell’originalità negli ultimi anni, con riproposizioni e rimpasti di vecchie pellicole mescolati con salse diverse ma dove alla fine il succo rimane lo stesso. Ecco, quando hanno annunciato il ritorno di ‘Hellboy’ a poco tempo dalla fine della dilogia di Guillermo Del Toro, un po’ tutti hanno drizzato le orecchie, anche se la curiosità di vedere all’opera Neil Marshall (‘The Descent’, ‘Centurion’, ma anche episodi del ‘Trono Di Spade’, ‘Black Sails’ e ‘Lost In Space’) era un buon motivo per almeno dare una chance a questa prova con protagonista il demonico e nerboruto gigante rosso partorito dalla mente del grande Mike Mignola.
La prima domanda che ci è passata per la testa è stata, ovviamente, perché? Perché andare a rivangare dove qualcun altro era già ben riuscito da non molto… Per avere la risposta, basta guardare il film. L’approccio di Marshall è totalmente diverso da quello di Del Toro. E qui senza alcun dubbio possiamo esclamare: “Meno male”! Certo, non ci si sarebbe potuti aspettare diversamente ma si sa che lo spettro del predecessore è sempre dietro l’angolo. L’Hellboy marshalliano riparte a grandi linee da ‘La Caccia Selvaggia’ (‘The Wild Hunt’), il penultimo ciclo narrativo del personaggio che ha importanza fondamentale nella sua evoluzione, e mischia elementi da altre storie del fumetto. Ammettiamo che la scelta iniziale è tanto buona quanto rischiosa, dal momento che sulle prime potrebbe spaesare lo spettatore. Passato qualche minuto, però, garantiamo che il calderone mitologico da cui emerge l’antica strega Nimue (Milla Jovovich) assieme a Re Artù e poi a Merlino fino alla Baba Jaga del mondo slavo si assesta abbastanza e non inficia troppo il flusso del film.
Detto questo la missione di Hellboy è, neanche a dirlo, di salvare il pianeta dal ritorno di Nimue, il cui corpo è stato smembrato e collocato a pezzi in casse diverse sparse per l’Europa dopo essere stata decapitata da Excalibur. Hellboy si unisce quindi ad Alice, una ragazza sensitiva, e Ben Daimio (Daniel Dae Kim) del B.P.R.D. per sventare il piano apocalittico che porrebbe fine all’umanità così come la conosciamo. Non sveliamo troppo sulla trama per evitare di rovinarvi la visione.
Quello che possiamo dire è però che nello scorrere dei minuti assistiamo a scene divertenti, e molto gore, ed è questa una delle grandi differenze con la versione di Del Toro. Dire che quest’ultima mossa sia stata saggia o meno spetta a ognuno, fatto sta che gli amanti di un determinato genere di cinema troveranno questa mossa abbastanza azzeccata. Secondo noi, se volete un parere, lo è. Colpisce nel segno anche la scelta del protagonista. David Harbour, noto al pubblico televisivo per aver interpretato Hopper in ‘Stranger Things’, ci restituisce un Hellboy davvero personale, con sfumature inedite e in parte diverso dal personaggio cui ci aveva presentato il bravissimo Ron Perlman.
E tra scontri con giganti, sgorgate di sangue e spade infuocate c’è anche tanta musica. Sì, perché possiamo pensare a questa seconda vita di ‘Hellboy’ come un film abbastanza rock, se non metal. Durante l’incontro wrestling tra l’eroe rosso e il collega vampiro a Tijuana suona ‘Rock You Like A Hurricane’, nella versione ispanica degli Unprotected Innocence, ma ci sono anche ‘Welcome To My Nightmare’ di Alice Cooper, ‘Kick Start My Heart’ dei Mötley Crüe e ‘Psycho’ dei Muse. Un centrifugato di chitarre distorte e di azione spettacolare, che forse tende all’eccessivo, ma si sa che per noi metallari lo spettacolo non è mai sufficiente. Se volete un connubio strano, può essere una via di mezzo tra un concerto dei Gorgoroth e un disco degli Steel Panther. Ad ogni modo, se amate i b-movie e siete dei discreti fumettari, date una chance a questo ardito esperimento su celluloide. Noi ci siamo divertiti.