Christophe Szpajdel – With Strength I… Draw
Il 18/02/2019, di Maria Teresa Balzano.
In: Arte, Vision Of Madness.
Che ne siate stati consapevoli oppure no, almeno una volta nella vita i loghi creati da Christophe Szpajdel si sono impressi sulle vostre retine contribuendo a consolidare l’iconografia classica dei filoni più estremi della musica metal (Emperor, Moonspell, Old Man’s Child, Disciples Of The Watch, Enthroned e Kampfar sono solo alcuni tra i clienti più famosi del Lord Of Logos). Abbiamo incontrato il disegnatore belga, ramingo e poliglotta, in compagnia di Giulio Di Mauro, mastermind della Archaeological Records, in occasione della due giorni noise/experimental extreme ‘DioDrone Festival VIII – A E O N’, organizzato dall’omonima label indipendente DioDrone, durante la quale Christophe ha tenuto un workshop e una mostra per presentare il suo lavoro e la nuova collaborazione con la Archaeological Records. L’esposizione, ‘Darkening Ligne Claire’, si focalizza su una serie di fotografie raffiguranti i paesaggi e i dettagli naturalistici che hanno ispirato il disegnatore nella stesura di alcuni dei suoi lavori più famosi (I-Emperor, II-Enthroned, III-Flagellum Dei, IIII-Slaughter Messiah, IIIII-Soulburn, IIIIII-Wolves In The Throne Room, IIIIIII-Noctuary). L’atmosfera della mostra è impreziosita dalle note di Andrew Liles e dalla voce di Sven Erik Kristiansen, aka Maniac (ex-Mayhem), che si intrecciano in sette brani da sette minuti ciascuno. La vera sorpresa dell’evento è la presentazione della prima, particolare ed elegante, release firmata Archaeological Records.
Christophe, Giulio, benvenuti sulle pagine di Metal Hammer Italia, come è nata questa collaborazione tra una label indie e un disegnatore di loghi black che porterà ad un saggio su Christophe, alla sua prima mostra fotografica e alla pubblicazione con Andrew Liles e Maniac dei Mayhem?
Christophe: È stato qualcosa di magico. È come se avessi trovato in Giulio il mio alter ego: dalla prima mail ho sentito una chimica, una sensazione che non avevo mai provato con nessun altro nei miei 30 anni di carriera come disegnatore di loghi. Ho deciso immediatamente che Giulio sarebbe stato l’editore perfetto per il secondo volume del mio libro. Sapevo che aveva bisogno di un logo per la Archaeological Records e in pochi giorni la mia visione di come disegnarlo è stata chiara. Ci siamo trovati subito anche perché Giulio era nel mood perfetto per iniziare uno studio sul mio lavoro, sulla mia interazione con i diversi ambienti naturali che hanno stimolato la mia creatività artistica. Invece di concentrarsi sui miei lavori attuali, Giulio si è focalizzato sul mio talento fotografico, molte persone non sanno che dietro alla penna e all’inchiostro c’è uno studio preciso, un paesaggio, fotografie. Giulio, al contrario, l’ha notato subito quando si è avvicinato al mio lavoro. Ha svelato alcuni dei miei talenti nascosti ed è stata una sensazione meravigliosa.
Giulio: La pubblicazione ‘Liles/Maniac/Szpajdel – Darkening Ligne Claire’ con cui esordisce l’etichetta discografica e casa editrice Archaeological Records porta il titolo della mostra fotografica di Christophe, la sua prima dopo oltre trecento mostre di logo design, completa della sonorizzazione commissionata per l’occasione a Andrew Liles e Maniac. ‘Darkening Ligne Claire’ consiste in sette dittici, quattordici fotografie di Christophe in tiratura di stampa unica e sette vinili trasparenti one side stampati a mano con la tecnica del lathe cutting su cui è inciso il logo disegnato proprio da lui per il duo Liles/Maniac. Foto e vinili, montati su cartoni usomano neri cuciti con filo bianco, sono contenuti in una scatola di legno di rovere riciclato e serigrafato dal collettivo Lucilia Sericata. Questa pubblicazione consiste nella mostra stessa, ed è anche il nuovo album del duo Liles/Maniac. La scatola contentente ‘Darkening Ligne Claire’, dopo essere stata assemblata e prima di essere venduta, sarà chiusa da viti sigillate con ceralacca, proprio per suggellarne l’unicità. Questo prodotto viene venduto al pubblico ad un prezzo apparentemente esagerato (3000€), calcolato in base ai costi dell’intera produzione del progetto, mentre la diffusione digitale del materiale sia fotografico che musicale, in alta risoluzione, sarà resa fruibile gratuitamente. La motivazione di fondo di questo esordio atipico per una label indie è quella di comunicare un segnale chiaro rispetto alla produzione fisica: è obsoleta e non è sostenibile in termini di impatto ambientale.
Quindi ci sarà un ‘Lord Of Logos’ part 2?
Christophe: Sicuramente ci sarà un ‘Lord Of Logos’ part 2 che prenderà il nome di ‘Archaic Modernism’. Senza l’aiuto prezioso e l’assistenza di Giulio e Alex Milazzo (Heavy Music Artwork), questo sogno non avrebbe avuto una data di realizzazione. Mettergli una data lo rende un obiettivo e la data è impostata su settembre 2020. Ci saranno diversi step da compiere e pian piano, supportato da costanza e impegno, anche questo sogno diventerà realtà.
Più volte hai dichiarato che trovi la tua ispirazione principalmente nello stretto contatto con la natura (favorito anche dal tuo lavoro di ingegnere forestale) e sei affascinato dalla biodiversità che incontri durante i tuoi viaggi. Ci racconti quali sono stati gli scenari che ti hanno maggiormente ispirato, i paesi che ti hanno affascinato di più?
Christophe: Gli scenari che più mi ispirano sono i boschi di latifoglie e le foreste miste ai piedi delle colline, nelle terre montuose che spesso circondano gli estuari. Questi paesaggi si trovano nel Devon meridionale, in particolare sull’estuario del fiume Dart, sui confini meridionali tra la Grecia settentrionale e la Bulgaria, i Monti Rodopi, poi in Nuova Zelanda, in particolare nella Fiordland Area della South Island e nel sud-ovest del Giappone (a Takachiho e nella regione del Kyushu, nell’estremo sud ovest dell’isola). Quale viaggio mi ha dato le idee più ispiratrici? Senza dubbio le regioni delle Meteore, dell’Epiro e del Metsovo nella Grecia centrale, il lago di Ioannina e le montagne Tzoumerka, la Soth Island della Nuova Zelanda e il Giappone per i suoi meravigliosi templi e le vaste foreste di bambù, soprattutto le isole della fascia meridionale.
Dal punto di vista tecnico il tuo lavoro è caratterizzato da forti simmetrie e frattali, ciò denota una certa forma mentis matematica applicata all’arte manuale della calligrafia, ti viene tutto spontaneo o c’è un lungo studio preparatorio per ‘piegare le lettere alla forma’?
Christophe: Le forti simmetrie sono qualcosa per cui ho sempre avuto un’ossessione. Non è la perfetta simmetria che conta, ma è il perfetto equilibrio che rende il logo attraente, piacevole e allo stesso tempo diabolicamente efficiente nell’attrarre il potenziale cliente e nell’invogliare l’ascolto della musica. C’è uno studio intero alle spalle di questo discorso, ispirato da altri artisti che si sono distinti nella materia, nello specifico due artisti del logo da cui ho imparato moltissimo: Chris Horst (Horst Type Foundry) e Raoul Mazzero (View From The Coffin), entrambi eccellevano nell’aspetto matematico dei loghi, nell’abilità di abbinare una lettera a un’altra rendendola leggibile e allo stesso tempo equilibrata/simmetrica. Un buon logo deve essere minimalista, fatto solo di lettere e ogni lettera può avere un flusso e una forma. Con la pratica, il lavoro di materia grigia e un pizzico di logica tutto arriva spontaneamente, ma richiede preparazione mentale e studio di esempi pratici. Senza la presenza dei due artisti di cui sopra, il mio lavoro non sarebbe progredito come invece è avvenuto. Condurre un’impresa di successo è un duro lavoro e restare affamati è metà della battaglia.
Quanto tempo ti ci vuole in media per disegnare un logo? Penso al logo dei ‘The Green Room’, dei ‘Nocturnal Degrade’, degli ‘Apparitia’ (ho adorato la serie delle falene) o dei ‘The Blood Of Transilvania’.
Christophe: Quella sul tempo è una domanda molto ampia che ha più risposte, a seconda di come percepiamo il ‘completamento’ del logo. Il primo aspetto da considerare è soddisfare la visione del cliente disegnando schizzi a matita veloci: questo può richiedere fino a una settimana, gli schizzi a matita, inoltre, potrebbero essere rifiutati nel caso non riesca a realizzare esattamente l’idea di chi mi commissiona il lavoro (ho avuto il caso di una band tedesca, gli Endless Damnation, che alla fine decisero di chiudere la nostra collaborazione nonostante mi avessero già pagato 350 euro). Lo schizzo può richiedere talvolta diversi mesi, quando finalmente viene approvato dal cliente segue la fase successiva: eseguire una bozza in scala. Ultimamente ho approntato un nuovo metodo: eseguendo la scansione dello schizzo e stampandolo, posso mantenere le esatte proporzioni tra lo schizzo e il progetto finale. Questo è un enorme risparmio di tempo perché quando ridisegnavo uno schizzo semplicemente guardandolo, non riuscivo mai ad avere esattamente le stesse proporzioni e, il risultato ovviamente diverso, poteva far storcere il naso al cliente. Con la pratica e l’esperienza ho implementato i miei metodi, ma la cosa fondamentale da fare all’inizio di ogni lavoro è comprendere chiaramente il desiderio del cliente, fornendogli rapidi schizzi a matita, generalmente miniature, ed elaborando il modo in cui le linee delle lettere giocheranno insieme e si fonderanno in un unico elemento logico. Per la realizzazione di questi schizzi ho bisogno solo mezzo minuto e mi aiutano un sacco ad andare nella direzione giusta provando, sperimentando, fallendo, riprovandoci, impegnandomi di più e fallendo ancora, perché i veri campioni continuano a provare fino a quando non hanno successo. Molti clienti rifiutano gli schizzi perché sperano di vedere subito loghi completamente sviluppati. Da quando ho implementato la mia tariffa con le opzioni dei pacchetti di prezzo, i clienti sono diventati molto più esigenti e ho sempre più persone che vogliono che crei qualcosa che sia esattamente quello che vogliono, non qualcosa che secondo me sarebbe adatto a loro. La musica è un ingrediente necessario ma non sufficiente per ottenere un logo che risponda alle loro esigenze. Il completamento del logo a partire dallo schizzo scansionato richiede alcune ore (a volte può essere necessaria un’ora per un logo semplice, altre volte ci ho messo anche 13 ore per un logo molto dettagliato), mi piace spezzettare le mie sessioni di disegno in più tranche piuttosto che fare tutto in una volta, lavoro spesso in blocchi di tre ore consecutive.
Quando e come è nata la passione per la calligrafia?
Christophe: La mia passione per la calligrafia è nata fondamentalmente negli anni ’80, quando ho iniziato ad interessarmi alla storia medievale e ai film fantasy. Già tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80 ebbi la sensazione che i loghi psichedelici, i loghi Art Nouveau e i loghi gotici avrebbero creato un ottimo mix. Guarda ad esempio il logo dei Venom: è una perfetta sintesi degli psichedelici anni ’70 e dello stile gotico medievale. Quel logo è stato avanguardistico per la maggior parte delle band black/thrash/death metal che seguirono. Lo stesso vale per il logo dei Metallica che è diventato l’archetipo del logo speed/thrash metal e per il logo degli Iron Maiden che è diventato un’icona per il settore Heavy Metal/NWOBHM: granitico, solido e molto facile da gestire. Ad un certo punto della mia carriera ho incontrato alcune persone, come Ruth Sutherland, che mi hanno spinto a fare più calligrafia. I miei prezzi diventavano sempre più alti e i clienti iniziavano a diminuire; le band più piccole iniziarono a dedicarsi a manodopera meno costosa e ad organizzare alcune selezioni multi-artista per il loro logo. Di conseguenza, ho avuto più tempo a disposizione per dedicarmi a cose nuove e una di esse era la Calligrafia. Perfino le citazioni motivazionali che trovavo nei miei corsi di formazione erano diventate qualcosa da trasformare in calligrafia pura, sempre mantenendo il mio stile peculiare.
Mentre l’Art Deco e il Modernismo ti appassionano per le geometrie, ‘L’Art Nouveau è il culto stesso della natura’ hai dichiarato tempo fa. A tal proposito mi vengono subito in mente i loghi degli Amun-Ra o dei Thot, pubblicati sul primo volume di ‘Lord Of Logos’, sembrano usciti da una vetrata anni ’20, come e quando ti sei invaghito di questi stili?
Christophe: Nel febbraio 2007 sentivo che i miei loghi mancavano di originalità, avevo raggiunto un punto morto e ho avuto l’impulso di cercare qualcosa di innovativo, rinfrescante e mai sperimentato prima. Un giorno ero in biblioteca e mi capitò tra le mani un libro intitolato ‘In The Deco Style’ (di Dan Klein, Nancy A McClelland, Malcolm Haslam) pubblicato da Thames e Hudson, quel libro mi ha spinto ad provare alcune idee originali e fresche ma, purtroppo, non apprezzate da tutti i miei clienti perché i loghi che ne sono scaturiti non combaciavano con quello che avevano in mente, come quello degli Amun-Ra (Art Déco nella sua forma più pura, con qualche scintillio dell’antica magia egiziana), al contrario, erano esattamente quello che secondo me si addiceva di più al sound della band: una miscela di death metal tecnico progressivo (che in seguito divenne ‘Tech’ come gli Archspire o i The Zenith Passage). Avvicinarsi a questo nuovo stile attraverso la sperimentazione è stato l’obiettivo che mi ero posto per soddisfare la mia sete pionieristica e per stabilire nuovi limiti, spingendomi ulteriormente oltre gli standard dove nessun altro artista si sarebbe mai avventurato. L’Art Déco si sarebbe adattata a molte band Tech o addirittura jazz/prog (dal momento che il prog rock/metal è in realtà un modo per incorporare elementi jazz nel mondo della musica estrema) e l’Art Déco è spesso associata al jazz, al glamour, all’opulenza. Ho pensato di poter incorporare elementi di stile Art Déco/Depression nei loghi di band metal per creare uno stile ‘Depressiv Moderne’, loghi geometrici, solitamente molto alti, che non sempre era possibile trasferire sul merchandise delle band. Uno di questi loghi che è stato davvero usato è quello di una band dell’Exeter chiamata Cryostorm (Giulio sta per intervistarli per il secondo volume di ‘Lord Of The Logo-Archaic Modernism’). Mentre le forme geometriche dell’Art Deco mi stupivano, ero affascinato dalla rotondità e dalle voluttuose curve dell’Art Nouveau, che in realtà è l’opposto dell’Art Deco. Poi ho scoperto che entrambi gli stili possono completarsi a vicenda, un esempio è la scuola di Glasgow (Charles Rennie MacIntosh) o la scuola austriaca di Joseph Hoffmann, il tizio che progettò il palazzo Stoclet a Bruxelles. Questo è il collegamento mancante tra Art Nouveau e Art Deco. Poi, tra il 2008 e il 2010, sono stato letteralmente ossessionato da entrambi gli stili, creando un numero assurdo di loghi mai utilizzati dai miei clienti perché non riflettevano le loro esigenze artistiche. Disegnavo per una mera soddisfazione personale e per dare libero sfogo alla mia creatività. È stato in quel periodo che ho iniziato a chiedere un compenso proporzionato per il mio lavoro e prendere delle vere e proprie commissioni da parte dei clienti, prendendone in considerazione e rispettandone i desideri. Prima di ciò, volevo solo esplorare il maggior numero possibile di orizzonti.
Hai esplorato il design anche fuori dal mondo della musica metal, hai avuto commissioni da parte di importanti artisti commerciali, come è stato avventurarsi fuori dalla nicchia del metal estremo?
Christophe: Fare questa esperienza è stato davvero un enorme passo in avanti che mi ha permesso di entrare nelle tendenze mainstream (è uno degli obiettivi che sto cercando di raggiungere). Non voglio essere l’unico artista con cui qualcuno possa lavorare, voglio essere l’esperienza più stimolante con cui potrebbe mai sognare di lavorare. Vorrei che il mio nome balzasse in mente a tutti all’istante, qualcosa tipo: ‘Bang, quello il disegnatore del logo metal di Rihanna’. In effetti, alcuni dei miei lavori di maggiore risonanza sono stati il Walker Arts Center di Minneapolis, seguito dal film ‘A Spell To Ward Of The Darkness’, i loghi delle undici compagnie e degli undici presidenti candidati rielaborati in versione metal sono diventati virali, il logo metal di Rihanna, il logo dei Metallica del video di ‘ManUnkind’, ma anche un grande numero di loghi che ho appena fatto per me come quelli di Deauxma, Bonnie Rotten, Game Of Thrones, Wallace e Gromit… Negli ultimi anni ho sentito il bisogno di impostare nuovi limiti e diventare il più possibile raggiungibile, abbracciando soggetti al di fuori della scena metal. Sono mosso da una forte passione per l’eccellenza e miro ad esplorare, socializzare e interagire con nuove sfere. Pensare fuori dagli schemi. Pensare al di fuori della nicchia in cui sono stato finora perché la cosa che ho sempre voluto essere è un precursore. Riconosciamo i pionieri dalla loro faccia affondata nel fango e le frecce nella schiena. Essere dei pionieri è un duro lavoro.
Cosa rappresenta un logo di Christophe Szpajdel?
Christophe: Un logo fatto da me è riconoscibile, unico, forte, memorabile, dà quell’impatto visivo in una frazione di secondo e rimane in testa anche quando ormai hai voltato gli occhi. Si incide nella memoria e non si dimentica facilmente, si distingue, ha quel qualcosa che colpisce la parte più sensibile del tuo subconscio. Questo è quello che ho ottenuto con il logo degli Emperor nel 1991, un punto di riferimento per l’intera scena metal, dopo che la band, nel 1994, ebbe pubblicato l’album ufficiale, spinse il mio nome nei quattro angoli del mondo. Christophe Szpajdel = Emperor. Il collegamento è istantaneo! Negli ultimi anni le tendenze sono cambiate. C’è un numero crescente di gruppi, non importa se piccoli o grandi, che pubblicano su Facebook cose tipo: ‘Chi sa creare loghi che spaccano? Stiamo cercando di ottenerne uno per la nostra band’, e post del genere ricevono centinaia di risposte in poche ore, coinvolgendo un sacco di artisti. La band riceve gli schizzi e si fa pagare una piccola quota per ogni schizzo da tenere in considerazione e credetemi, gli artisti che vogliono davvero essere sotto i riflettori inviano realmente soldi alla band, con questi soldi poi la band paga la commissione all’artista vincitore. Questo è stato il drastico cambiamento avvenuto nei 30 anni della mia carriera. Trent’anni fa, band come i Cyclone dal Belgio hanno faticato molto per ottenere un logo decente. 30 anni dopo, una band può facilmente ottenere un buon logo semplicemente creando un post su Facebook che diventerà virale e attirerà centinaia di artisti pronti a prendere in mano la penna o l’iPad per creare un logo e sperare di azzeccare il colpo. Ricorda, le persone di successo fanno ciò che le persone che non avranno mai successo non sono disposte a fare. Non vorrei che fosse più facile, vorrei che fossimo tutti migliori. Alcuni artisti con molto potenziale sono a caccia costantemente, 24 ore su 24, per quel tipo di post: Kieran Scott, Brian Lewis, Steve Crow, Joe MacElroy, Gragoth Lvciferivm War Grapjics, Dan Capp, David Genillard, Than Wilson, Kyle Messick, Ali Vargas, Alemsahim Deprav’arts, Elson Lima, Leprous Art. Entro 24 ore una band può ottenere un logo eccellente con questo sistema.
So che la tua grande passione per l’ambiente metal underground ti ha portato a collaborare con la fanzine Septicore e, costantemente negli anni, a supportare l’underground con ogni mezzo. All’epoca del tape-trading hai avuto l’occasione di conoscere molti musicisti e credo sia stato anche il motivo per cui sei poliglotta (parli otto lingue giusto?), giusto?
Christophe: Septicore è stata per me un trampolino di lancio e, soprattutto,è stato il tramite attraverso cui mi sono fatto conoscere nell’underground aiutando le band con la promozione. Alcuni loghi che mi hanno davvero impressionato ad inizio carriera sono stati quelli degli Asphyx, degli Stretta, dei Darkthrone, dei Funebre, dei Sentenced, dei Convulse, degli Immolation, dei Morbid Angel, dei Sarcofago, dei Sepultura, dei Genocidio, dei Rotting Christ, dei Nihilist, dei Dismember, dei Merciless, dei Mourning e dei Delirium. Il tape trading mi ha aiutato a scoprire alcune band incredibili come gli Yamatu, band per le quali ho realizzato un logo speciale e grazie a quei lavori sono stato incluso nel primo libro di Mark Riddick ‘Logos From Hell’. Era il 2008 e fu un grande onore essere parte di un compendio. La ragione principale dell’ essere diventato poliglotta è stata la mia voglia di comunicare con musicisti che non parlavano inglese, soprattutto italiani, sudamericani e brasiliani. Il metal estremo underground brasiliano è stata una mia grande passione e la necessità di comunicare con queste persone per ricevere risposte alle mie lettere è stato il motore per imparare il portoghese. Il bisogno di comunicare con le persone durante i miei numerosi viaggi è stata la ragione per cui ho imparato le lingue, tra cui italiano che parlo fluentemente. Per i workshop, ad esempio, devo essere audace, se mi collego alle persone nella loro lingua ho molte più possibilità di ottenere attenzione e feedback rispetto a quando lo faccio in inglese.
Raccontaci la storia che c’è dietro al logo degli Emperor.
Christophe: Ero in contatto indirettamente con Samoth nel periodo in cui aiutavo Thierry Prince, il proprietario e caporedattore di Septicore. In una sua lettera, Samoth affermava essere in procinto di formare una nuova band, gli Emperor, che avrebbero scavato nei meandri più profondi del black metal. A quel tempo, gli Emperor si ispiravano fortemente a band come Celtic Frost, Darkthrone, Mayhem e, soprattutto, Mercyful Fate/King Diamond, che erano anche uno dei miei gruppi preferiti di tutti i tempi. Appena seppi che la formazione della band era stata ufficializzata, colsi Samoth e Mortiis di sorpresa creando un logo appositamente per loro e, per miracolo, gli piacque molto. Solo nel 1994, quando fu rilasciato ‘In The Nightside Eclipse’ per la Candlelight, il mio nome è apparso a livello internazionale accanto a quello degli Emperor, sono stato acclamato da molti fan del metal estremo come guru del design e del logo e molte band, più o meno famose, come i Covenant,gli Horna, i Behexen, i Desaster, gli Agalirept, hanno iniziato a cercare il mio contatto. A quei tempi, l’unico modo per entrare in contatto con le persone era tramite posta e telefono, ma non feci nessun volantino, il contatto circolò con il passaparola.
Oggi che musica ascolti?
Christophe: Al momento sono molto preso dalla musica tradizionale folk/ethno del Caucaso, specialmente da musicisti come Angelika Nachesova, Ramida Kiut, Dato Kenshiashvili and Nurguzel Kestane, Patimat Kagirova, P.Sarantonis, Common Eider King Eider, Occidens, Semargl (per favore cercate il loro eccellente logo, fatto da un artista che non riesco a ricordare in questo momento), Argharus, Before the Rain, Ossific , una nuova scoperta canadese. Ce ne sono molti altri ma questi sono quelli che mi vengono in mente adesso.
Con un curriculum sbalorditivo che conta oltre duecento mostre e 13000 loghi, hai qualche consiglio da dare ai giovani artisti che si avvicinano a questo mondo?
Christophe: Consiglio il giovani artisti di essere creativi, fantasiosi ma soprattutto di essere presenti il più possibile perché questo mondo è permeato da una feroce competizione. In questi tempi devi letteralmente andare alla ricerca di post sui social in cui viene richiesto di fare un logo. Bisogna essere convincenti, audaci e coraggiosi perché non c’è tempo per essere timidi. È necessario agire in fretta e credere nella propria passione, nel proprio potenziale, nel desiderio di esprimersi al meglio e di vincere, poiché questi sono gli ingredienti chiave che portano all’eccellenza.
Quest’anno hai realizzato il tuo sogno di fare un’esposizione al Metalmania in Polonia, quali sono i tuoi prossimi obiettivi?
Christophe: Esatto, uno dei miei sogni è diventato realtà e sono molto grato a Slavomir Nietupski per avermi dato l’opportunità di realizzarlo. Ho esposto i miei lavori nella stessa sede in cui si sono esibiti gli Emperor, headliner dell’edizione scorsa del Metalmania. I prossimi appuntamenti sono il workshop/mostra ‘Darkening Ligne Claire’ con Andrew Liles e Maniac dei Mayhem in occasione del festival Dio Drone a Firenze, poi a gennaio sarò a Kutno, in Polonia, per un evento di beneficenza con la Great Orchestra of Christmas Charity, una fondazione filantropica che si muove nel campo dell’assistenza sanitaria, soprattutto pediatrica. Ho anche intenzione di esporre, il prossimo anno, all’Inferno Festival in Norvegia e al Brutal Assault in Repubblica Ceca. E poi sogno in grande: vorrei tanto esporre le mie opere ad Atene, o al MoMA (Museum Of Modern Arts di New York), oppure lavorare per il cinema. Sono davvero contento di aver finalmente avuto l’opportunità di esporre la mia arte in Italia, ho trovato in Giulio un partner affidabile che ha reso tutto questo possibile, ho avuto l’occasione di avvicinare un pubblico molto vario. Durante la mia permanenza a Roma ho disegnato molto, sono stato ispirato da tanti dettagli della città eterna, cogliendone il suo aspetto più decadente. Ogni emozione, ogni visione diventa un logo. È un modo di interpretare quello che vedo e che mi colpisce. La vita è un dono: ti offre l’opportunità, il privilegio e la responsabilità di restituire il dono ricevuto creando qualcosa di grande.
Si ringraziano per il contributo fotografico Lucia Mattei e Archaeological Records.