Disciplinatha – Discografia commentata da Giovanni Rossi
Il 29/01/2019, di Giovanni Rossi.
In: Hammer Chart, Speciali Monografici.
Siamo giunti a una nuova puntata delle classifiche del nostro collaboratore Giovanni Rossi. Quest’oggi ne stila una speciale, di un gruppo di cui ha da poco curato la biografia (‘Tu meriti il posto che occupi’, Tsunami edizioni, ordina qui la tua copia numerata), i controversi punk rocker Disciplinatha. Lo scrittore ripercorre tappa per tappa la discografia della band emiliana. Andiamo a vedere cosa è saltato fuori!
1. ‘Abbiamo pazientato 40 anni: ora basta!’ (1988)
Disciplinatha (la mancanza dell’articolo non è casuale), si abbatte come uno Stuka per fare ciò per cui è nata: bombardare in picchiata. Una gragnuola torrenziale di chitarre e ritmiche serrate che fin dall’apertura di ‘Addis Abeba’ fanno capire bene quali siano le intenzioni del gruppo. Il quartetto bolognese aveva già dalla sua parte qualche demo e molte idee, ma è il connubio con la Attack Punk a delineare i tratti di un progetto multidimensionale che definire provocatorio è riduttivo. C’è tutto: estetica totalitarista, slogan del ventennio, immagini volutamente sgradite ai più, i riferimenti al tabù fascista, la follia punk. Ma soprattutto una musica che in quel momento, in Italia, ha pochissimi eguali. O forse non ne ha. Le metriche sembrano un’idea punk che ha impattato a 200kmh su un muro industrial. Le chitarre di Dario Parisini urlano (leggi ‘Leopoli’ e ‘Attacco dal Cielo’) come nelle più avanguardiste esercitazioni noise e no wave costruendo melodie post apocalittiche. E la voce in italiano è uno scomodo e sgradevole richiamo a temi che nessuno vorrebbe ascoltare. Un esordio ed una summa nello stesso tempo. Grazie a Contempo Records che ha ristampato il vinile nel 2018, oggi si può recuperare questo fondamentale tassello della musica italiana.
2. ‘Crisi di valori’ (1991)
Stavano per scomparire dopo il loro esordio perché nessuno li voleva. Gli appestati di fine anni Ottanta sono odiati sia a destra che a sinistra ed è proprio sua maestà Giovanni Lindo Ferretti ad accorgersi di questo miracolo mai riuscito prima a nessun gruppo, così insieme a Zamboni li mette sotto contratto per I Dischi Del Mulo. Appena in tempo per far uscire questo 12’’ che con un brano su ciascuna facciata riproietta in avanti lo slancio di Disciplinatha. ‘Crisi di Valori’ e ‘Nazioni’ sono due suite metal rumoristico industriali post punk (il profluvio di etichette riprende le recensioni che all’epoca avevano tentato di descrivere questo disco) che spostano un passo avanti la trincea di ‘Abbiamo Pazientato’. Ci sono campionamenti illustri (andateli a scoprire, vi divertirete), inni lirici, ma soprattutto la sinistra profezia che già dalla copertina mostra la loro singolare e straordinaria capacità di lettura della società e della politica. ‘Crisi di Valori’ è il ‘Close To The Edge’ post punk, una suite operistica per anfibi ed acciaio, dove i bolognesi si mostrano cresciuti e maturati rispetto all’esordio, ma con intatta carica distruttiva.
3. ‘Maciste contro tutti’ (1993)
Dopo appena due uscite, Disciplinatha trova già la sua testimonianza live in una pubblicazione che immortala lo storico concerto del Festival Delle Colline a Prato, 18 settembre 1992, tenuto insieme a Üstmamò e C.S.I., compagni di scuderia nella Dischi del Mulo. Tre brani sui dodici totali, ma è l’insieme ad essere molto interessante, perché rende bene l’idea di cosa si stesse muovendo intorno alla guida di Ferretti in quel momento. Uno spaccato di un momento di grazia della musica emiliana, con tre formazioni che avrebbero presto preso direzioni molto diverse tra loro.
4. ‘Un mondo nuovo’ (1994)
L’operazione di pulizia firmata Ferretti – Zamboni per rendere Disciplinatha presentabile ad un pubblico che non è ancora disposto a vedersi sbattere in faccia “certe” tematiche conduce all’apice commerciale del loro percorso artistico. ‘Un Mondo Nuovo’ è un album che integra molti elementi di novità, a partire dal cantato femminile che vede Valeria Cevolani sempre più in primo piano al fianco del titanico e minaccioso Cristiano Santini. Abbandonati anche certi estremismi iconografici in sede live, il gruppo è pronto per le masse, quelle che vogliono tranquillità e piacere. E proprio a loro, Disciplinatha dà in pasto ‘Up Patriots To Arms’, la cover più riuscita del monumento di Franco Battiato, un brano che incontra un successo formidabile grazie anche ad un videoclip che inizia a passare in rotazione pesante in televisione. Ma non solo. C’è anche il canto di ‘Vi Ricordate Quel 18 Aprile’, composto nel 1948 ma reso incredibilmente attuale, a ricordare a tutti da dove viene Disciplinatha. Rispetto alle produzioni precedenti, la melodia si conquista un posto di primo piano, come in ‘Lontano Scintillante’ o nella movimentata apertura di ‘East & Side’. Un successo di vendite, che si riflette anche su una forte attività dal vivo.
5. ‘A raccolta’ (1995)
Dopo il successo di ‘Un Mondo Nuovo’, Disciplinatha si concede il lusso di una raccolta, esigenza nata soprattutto per dare modo ai moltissimi fan dell’ultima ora di recuperare preziose informazioni su chi fosse Disciplinatha. Un tuffo nel passato che chiama a raccolta le prime tre pubblicazioni del gruppo senza aggiungere nulla di realmente nuovo al discorso. Indispensabile per chi non era riuscito a mettere le mani sui vinili di ‘Abbiamo Pazientato’ e ‘Crisi di Valori’.
6. ‘Primigenia’ (1996)
Se ne accorge Disciplinatha. Se ne accorgono Ferretti e Zamboni. Lo intuisce chi li conosce molto bene. Ma la gran parte del loro pubblico ignora che ‘Primigenia’ nasce di fatto come ultimo atto della band. Quasi tutti lo ignorano anche perché l’album è di una bellezza unica, carico di emozione e di atmosfera, con brani che ancor più di ‘Un Mondo Nuovo’ ribadiscono e mettono in mostra il lato melodico del gruppo. Questo non significa che Disciplinatha ha svoltato in una direzione completamente diversa, ma semplicemente che il disincanto, l’amarezza e la consapevolezza di un percorso giunto al termine sono emersi in tutta la loro crudezza. Basta prestare attenzione a brani come ‘Esilio’ e ‘New Dawn Fades’ per capire la caratura di un gruppo che musicalmente ha realmente tracciato nuove rotte. E non potrebbe esistere chiusura migliore per questo percorso della struggente ed elegiaca ‘Chiamala Inverno’, il pezzo più commovente della loro discografia. Dopo di loro, nulla sarà più lo stesso.
7. ‘Tesori della patria’ (2012)
La felice e fortunata idea di Disciplinatha di condensare la summa della propria produzione prende corpo, a sorpresa, con il box antologico ‘Tesori Della Patria’, un vero e proprio manufatto in edizione limitata di 500 copie che fa la gioia dei fan del gruppo. A sorpresa, ma non troppo, considerato comunque che il nome Disciplinatha, nonostante l’assenza del gruppo dalle scene, è rimasto negli anni saldamente nei cuori di quel suo pubblico che non aspettava altro che un segno del ritorno. L’intera discografia in CD, un prezioso documentario DVD (‘Questa Non è Una Esercitazione’) ad opera di Alessandro Cavazza, un frammento di un muro a ricordo del terremoto dell’Emilia, ma soprattutto una confezione imbullonata che costringe l’acquirente a lavorare per sudarsi l’ascolto. Uno dei 4 CD è ‘Foiba, Materiali Inediti 1987 – 2012’, una raccolta di brani mai pubblicati prima, tra inediti e nuove versioni, una gemma che aggiunge schegge importanti al quadro dei Disciplinatha. Il gruppo non avrebbe potuto consegnarsi prigioniero in modo migliore, con un lavoro che ribadisce, se mai ce ne fosse stato bisogno, come Disciplinatha sia una manifestazione multidimensionale, musicale, iconografica, materica, in cui ciascun componente è inscindibilmente legato all’altro. Fortunati coloro che si sono aggiudicati questo monumento.