Dewfall, track-by-track di ‘Hermeticus’ scritto da Flavio Paterno in esclusiva su Metal Hammer
Il 06/11/2018, di Giuseppe Cassatella.
In: Speciali Monografici.
Una delle opere più oscure e di difficile lettura, giunta in redazione in questi mesi, porta la firma dei pugliesi Dewfall. ‘Hermeticus’ (Naturmacht Productions – 2018), in ossequio al proprio titolo, è uno scrigno difficile da aprire, se non si ha la chiave di lettura giusta. Per questo ci siamo rivolti a chi il disco lo ha scritto. Flavio Paterno – chitarrista della band barese – ci ha condotto, con il piglio dello studioso, nel mondo magico di Federico II di Svevia.
1. ‘The Abomination Throne’
Col primo degli otto brani di ‘Hermeticus’, nonché primo racconto del capitolo “Vivet Draco Magnus” in cui si narrano le vicende epiche e mitologiche della figura di Federico II di Svevia, rievochiamo una profezia di biblica memoria: quella dell’avvento dell’Anticristo, la settima testa del “Drago dell’Apocalisse”. Così infatti era descritto il nuovo erede di casa Hohenstaufen e del Sacro Romano Impero da gran parte dei suoi coevi di confessione tendenzialmente guelfa, come una minaccia per l’intera Cristianità, meritevole di essere pluriscomunicato. Oggi il suo mito moderno lo erge a Sovrano illuminato e custode di tradizioni occulte. ‘Hermeticus’ dipinge la figura dello “Stupor Mundi” con una metafora dicotomica che nasce da una mia personale visione del mondo contemporaneo, in bilico tra innumerevoli dualismi manichei. La storia e il Mito del Re Cremisi è introdotta con un’atmosfera naturalistica e uno stile musicale che mi piace definire “prokofiano”: il soffio di un flauto tradizionale personifica il predatore preferito del bestiario medievale federiciano, il Falco – voce e guida spirituale del nostro protagonista, nonché emblema della nostra iconografia live – che tornerà a cantare per altre due volte nel disco, scandendone l’intermezzo e la fine. Confesso che è stata una scelta davvero sentita quella di potermici immedesimare in studio di registrazione, sebbene non fossi tanto io a cercare le note, quanto le note a venire da me. Qui, come un po’ in tutto l’album, la narrazione lirica attinge da una tradizione culturale personale e multidisciplinare: astrologia, paganesimo, cabala, si mescolano in un fluire sonoro che alterna a strofe e refrain black metal intermezzi heavy metal ed aperture più melodiche e cadenzate. Un brano eclettico e progressivo, in cui abbiamo voluto dar spazio anche ad una voce “fuori campo” interpretata, a nostro avviso con grande solennità, da Davide Straccione (Shores of Null, Zippo), amico e collega, con cui negli ultimi anni abbiamo condiviso importanti esperienze artistiche.
2. ‘Murex Hermetica’
Un omaggio alla “Murgia Ermetica”, una rappresentazione atavica e ancestrale della nostra terra d’origine, selvaggia, a volte impenetrabile, ipnotica e mistica, teatro del dialogo eterno fra Storia e Natura. Da questo momento invitiamo l’ascoltatore ad esplorare il labirinto dei misteri federiciani. Nel mito eroico di Federico II il territorio delle Murge è un “lapidarium”, una raccolta di tracce su antiche pietre scolpite con l’eredità lasciataci dal “Puer Apuliae”, qui invocato anche come “Draco Magnus” e “Malleus Orbi”. Si tratta di un brano scritto quasi interamente in latino, ed ho voluto scegliere questo registro per scandire le liriche con un accento più Italico, interpretate da Vittorio con un’attitudine crudelmente black, su una base speed metal e ricca di blast che fanno spazio a ritmiche più elaborate e progressive. Personalmente ogni volta che suono questo brano mi sento fisicamente molto trasportato dalle alte velocità, ma penso che sia ancor più spassoso per Saverio ed Antonio impegnati al basso e dietro le pelli!
3. ‘Monolithic Dome’
Qualche anno fa ho visitato Castel Del Monte di notte, prima di allora ero stato al maniero solo di giorno. Mi trovavo al centro dell’atrio interno e alzando lo sguardo al cielo sono rimasto abbacinato da un ottagono blu puntellato da astri diamantati. Questa immagine magica, racchiusa in un’ambientazione intrisa di fascino esoterico e pagano, mi ha comunicato una tale emozione da ispirarmi la composizione di ‘Monolithic Dome’. Suonare ed interpretare questo brano è un’esperienza da brividi. Il songwriting è venuto fuori con un fluire di coscienza fra tradizione black metal e slanci classici e progressivi. La mia voce fa eco a quella di Vittorio, ma in alcuni frangenti parliamo entrambi con i versi dello stesso Federico “poeta” e del suo “dictator” Pier delle Vigne, rispolverando con grande rispetto letterario le loro opere di Scuola Siciliana, ancora pregne di lirica provenzale. Abbiamo voluto dedicare al castello anche il retrocopertina dell’artwork di ‘Hermeticus’ raffigurandolo circondato da una brughiera avvolta dai velami notturni. Lo stesso Khaos Diktator, nel realizzare il dipinto, ci ha confessato di aver percepito qualcosa di sinistro e indicibile man mano che questo prendeva forma. Mi sono chiesto cos’è stato e cos’è ancora oggi Castel Del Monte. Un luogo di rituali magici e sacrificali, dalle pareti un tempo ricoperte da marmi sanguigni color cremisi? Una corona imperiale di pietra simbolo del potere eterno dell’Uomo Federico? La raffigurazione della “Rosa” ermetica decantata nel cenacolo culturale federiciano? Non lo sapremo mai. Per noi resterà uno scrigno d’arte occulta avvolta nel mistero, dalle proporzioni numerologiche devote all’infinito.
4. ‘Apud Portam Ferream’
“Sub Flore, Apud Portam Ferream”. È la profezia mortale che ha accompagnato Federico fin dalla sua gioventù, pronunciata dall’astrologo e alchimista scozzese Michele Scoto, uno dei personaggi più oscuri e discussi della corte federiciana. Dilaniato da atroci dolori e forse finito da un soffocamento omicida, il tredicesimo giorno del mese di dicembre dell’anno 1250, il tristo mietitore interrompe l’avventura terrena dell’imperatore, in Puglia, lontano dai campi di battaglia, durante una battuta di caccia nei pressi di Castel Fiorentino. A nulla è servito al Sovrano il tenersi lontano da Firenze per tutta la sua vita, perché il fato lo ha comunque condotto inesorabilmente in un luogo che presenta il “Fiore” nel nome, ponendolo su un letto di morte “dinanzi ad una porta di ferro”, proprio come nella profezia di colui che “de le magiche frode seppe ‘l gioco”. Per raccontare la fine del “Sol Mundi” sono state ideate melodie sinistre e taglienti, inserite in ritmiche galoppanti e serrate al tempo stesso, base ideale che incalza l’interpretazione dell’afflato profetico di Michele Scoto affidata a V’gandr, frontman degli Helheim e bassista dei Taake. L’artista norvegese si è avvicinato al nostro progetto dichiarando di essersi immedesimato nell’atmosfera del disco e del brano con forte curiosità, unendosi al nostro slancio “pagano”, ed ha accettato di offrire il suo contributo con spirito genuino e stima reciproca, avendo più volte incrociato il nostro percorso musicale a causa della sua militanza live con i Taake, band con cui abbiamo condiviso tour e festival negli ultimi anni. Castel Fiorentino oggi è un rudere in cima ad una collina che spicca sul Tavoliere delle Puglie, l’ho visitato personalmente in quei mesi, ma passeggiando fra le rovine del sito si percepisce che al tempo dell’Imperatore qualcosa di maestoso e nobile si perpetuava in quel luogo. Mentre mi allontanavo verso la pianura è accaduto qualcosa di singolare: un falco aveva preso a sorvolare “Sub Flore”. Era forse lo spirito di Federico che stava comunicando un messaggio ermetico ed emblematico? L’ho colta così, come se fossi un antico Augure, e anche in questo brano gli ho voluto dar voce, ma stavolta per segnare la trasmutazione del “Draco Magnus” e l’ingresso in una nuova dimensione, non più terrena.
5. ‘The Eternal Flame Of Athanor’
Entriamo nel capitolo “Vitae Mortisque Mysterium”, seconda metà di ‘Hermeticus’, quella più spirituale, in cui le liriche attingono da tematiche care tanto a me – sin dai primi tempi dei miei studi accademici – quanto – ancor prima – allo “Stupor Mundi” come la cabala, la mistica ebraica e i misteri alchemici, tutti i simboli che guideranno l’ascoltatore nel sentiero post-mortem di Federico II. L’Athanor è il forno in cui il fuoco brucia in eterno, non vi è morte dell’anima (Α-Θάνατος) e si celebra il perpetuarsi della purificazione. E guarda caso, anche nella federiciana Castel Fiorentino era presente un grande forno in cui si lavorava simbolicamente la terracotta. Ricomponendo i cocci, ecco che ‘The Eternal Flame of Athanor’ viene scelta come il trait d’union letterario e musicale nella dicotomia ermetica del nostro disco, traghettandoci verso sonorità maggiormente legate alla tradizione epic ed heavy metal, senza abbandonare i blast ovviamente!
6. ‘Moondagger’
‘Moondagger’ è una formula magica che cela il mistero della morte suicida. Questo tema, a mio avviso estremamente intimo ed imperscrutabilmente assiso sul trono dell’umano inconscio, è appartenuto a più riprese alla leggenda federiciana. Congiure, tradimenti e sospetti hanno caratterizzato l’entourage di Corte prima e dopo la morte dello svevo, ma alcuni personaggi non sono stati in grado di fronteggiare il peso delle accuse o delle atroci punizioni, come il già citato Pier delle Vigne o Enrico VII, ribelle primogenito dell’Imperatore. L’unica soluzione per loro è sembrata quella di trovare da sé il conforto dell’abbraccio mortale della Natura, confluendo le ultime energie con l’aiuto di un immaginario Athame lunare, all’ombra dell’eterna Quercia, simbolo dell’Axis Mundi ricorrente anch’esso nella nostra iconografia, figura stilizzata dell’umano macro-microcosmo. Tra un incipit più groove, strofe devote ad un death metal old school, intermezzi che ci riportano al mood più black di ‘Hermeticus’ ed un epilogo dalle sperimentazioni progressive quasi “settantiane”, musicalmente ‘Moondagger’ riassume la mia vocazione al songwriting totale, un “rischio” che coralmente abbiamo voluto correre e amalgamare, e che crediamo abbia impreziosito in maniera straniante questo lavoro.
7. ‘The Course to Malkuth’
È il brano più epico di ‘Hermeticus’, forse il più epico che abbia mai scritto. Con ‘The Course to Malkuth’ ci mettiamo in marcia assieme allo spirito dell’Uomo Federico verso il Regno finale, verso il Tempio. Lungo il tragitto descritto dall’Albero della Vita, Malkuth è l’ultima delle dieci Sephiroth, congiungendosi a lei si torna alla terra, il cerchio si chiude. La struttura del brano è volutamente semplice e compatta, solenni le melodie. L’intento è quello di trascinare con noi nell’abisso l’ascoltatore, in un’oscurità che scarnifica fino alle ossa. È un brano che dal vivo produce un contagiosissimo head-banging!
8. ‘Apostasy Of Hopes’
Non c’è speranza di tornare indietro, l’anima è ormai imprigionata nello Sheol, il regno dei Morti. Così è per il nostro protagonista che abbiamo voluto rappresentare mummificato in trono, sul fronte di copertina, mentre capovolge il suo globus cruciger. Così è per tutti noi che abbiamo scelto di seguirlo in questa avventura. Ci accorgiamo che dietro i maestosi arazzi della ragione, fatti ricamare dai sistemi dominanti, si nascondono menzogne ataviche che minano la forza monumentale della nostra immaginazione. Federico II di Hohenstaufen ha spesso combattuto e contrastato un Sistema, quello politico ecclesiastico, non sempre con le armi, bensì con il proprio intelletto, con una sensibilità artistica e gnostica, con un ingegno scomodo per i suoi antagonisti. Il rifugio in culture altre e occulte si traduce in ‘Apostasy of Hopes’ in un epico epilogo fatto di citazioni mitologiche musicate con passaggi black metal che si fondono con l’ultima formula magica: qui, alla voce del Falco Imperiale morente si aggiungono i nostri sussurri come un ultimo saluto allo “Stupor Mundi”, simbolo di un forte orgoglio meridionalista che abbiamo scelto di tributare con tutte le nostre energie.