Taur-Im-Duinath, track-by-track di ‘Del Flusso Eterno’ in esclusiva per Metal Hammer

Il 02/11/2018, di .

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Taur-Im-Duinath, track-by-track di ‘Del Flusso Eterno’ in esclusiva per Metal Hammer

Una nuova realtà si sta affacciando sulla scena estrema italiana. Una one-man band molto interessante che corrisponde al nome di Taur-Im-Duinath, scelta che suonerà familiare agli amanti di Tolkien, e ideata da Francesco Del Vecchio (Parodos, Scuorn live). Il gruppo è in procinto di debuttare con il disco intitolato ‘Del Flusso Eterno’ per Dusktone Records. Oggi vi proponiamo l’analisi del disco secondo le parole del suo autore. D’altronde se Cristo si è fermato a Eboli, sarà stato per ascoltare i Taur-Im-Duinath.

1. Symbelmyne/Rinascita

Rinascita è il pezzo più “vecchio” e il primo composto per questo disco. Come brano introduttivo svolge il compito di iniziare l’ascoltatore, non solo musicalmente, ma soprattutto emotivamente, e indirizzarlo sul sentiero che percorre tutto l’album.
Un nuovo inizio, una trasformazione, è l’invito che porge questo primo tassello.
A volte quando compongo mi lascio guidare non solo da sensazioni, lasciandomi andare completamente ad esse, svelando naturalmente le trame nascoste e ciò a cui esse mi conducono; ma anche da immagini, colori, forme, luoghi, e a volte anche odori.
Per questo brano mi sono immaginato una volta stellata che sovrasta il nostro cielo, e il procedere del tempo che scorre implacabile. Le stelle sono testimoni della futilità umana, della nostra caducità e condizione effimera. Eppure, le immagini che abbracciano i nostri occhi, sono di giganti di fuoco morenti, o già spente.
Symbelmynë, insieme all’intermezzo e all’outro, sono l’unico collegamento diretto a Tolkien di tutto l’album.

2. Così Parlò il Tuono

Il viaggio prosegue attraverso una terra ostile, arida e desertica. La Terra Desolata descritta da T.S. Eliot, maggiore ispirazione tematica e concettuale per quanto riguarda questo album.
La nascita di nuova vita è impedita dalla mancanza di acqua, e la pioggia più non bacia la terra. La condizione umana è di stasi completa e di impossibilità di ritrovare nuove energie per riscuotersi. Simbolicamente il ciclo naturale interrotto corrisponde alla nostra difficoltà di abbracciare il cambiamento, di trasformarci e di evolverci insieme alla natura. Rimaniamo comodi nel nostro torpore invernale, incapaci di rinascere a primavera.
Ma all’improvviso il cielo si squarcia, e la voce possente del Tuono, promessa di pioggia, ammonisce il viaggiatore esortandolo a comprendere ed abbracciare le virtù: “Da’, comprendi, controlla”.
La voce del Tuono è la voce del Dio creatore Prajapati.

3. Del Flusso Eterno

Ogni inizio reca in sé il seme della sua fine. Tutto si trasforma ed evolve. Questo brano è un inno alla circolarità delle stagioni, una celebrazione della luce e del buio, del caldo e del freddo. Un inno alla natura e alle sue trasformazioni, al suo espandersi e contrarsi.
Ogni strofa rappresenta il carattere, i colori e le sensazioni che ogni stagione rievocano nella mia mente.
Questo è il cuore dell’album, in cui si raggiunge l’apice della carica emotiva e simbolica.
Con la reiterazione di “resta con me…”, presente in ogni strofa, la ritualistica ripetizione diviene quasi un mantra.
L’unico ospite dell’album è Marco Alfieri, che in questo brano recita la strofa sull’Inverno. Inoltre, sempre sua è la foto da cui ho tratto la copertina dell’album.

4. Hirilorn/Il Mare dello Spirito

Hirilorn è un pezzo di passaggio e di collegamento con il brano successivo. E’ composto solo da chitarra acustica ed ebow,e fin dall’inizio è stato ideato come introduzione a “Il Mare dello Spirito”.
Brano che è il più breve e anomalo del disco.
Immersi nell’immateriale trama di forze ed energie incontrollabili che ogni giorno ci attraversano, tutto vibra attraverso noi e il nostro microcosmo. E tutto riecheggia tramite noi nell’universo.
La vita è caos, danza primordiale di energie innumerevoli e ignote. Il controllo su di esse ci sfugge, eppure ancora oggi si avverte la forza della vibrazione originaria.

5. Ceneri e Promesse/Mallorn

Questa è la fine del cammino. La conclusione di ogni strada. E l’inizio del vero viaggio.
“Ceneri e Promesse” è un’accorata preghiera, una disperata supplica rivolta alle forze della Terra.
La disperata ricerca del viandante è scoraggiata dalla tempestosa e tortuosa Via, molte volte smarrita e persa di vista. Il bisogno di una guida è impellente per ritornare sul sentiero giusto.
Ma il viaggiatore che giunge alla fine di questo viaggio non prega di essere guidato per sentieri materiali.
Giunto a questo punto avviene la sublimazione,la fusione e trasformazione che accoglierà nel flusso eterno le sue spoglie mortali. Una liberazione dal sé, dal proprio ego, e dal peso dell’esistenza. Il sacrificio estremo, per permettere la rinascita della vita e il ritorno della Primavera.
Mallorn rappresenta il momento di chiusura/schiusura totale, brano conclusivo, tetro e tragico.

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