Disco New (Bolzano), intervista a Walter Eschgfäller

Il 16/07/2018, di .

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Disco New (Bolzano), intervista a Walter Eschgfäller

Nell’ultimo decennio la sparizione dei negozi di dischi, soprattutto se dedicati a generi specifici, è aumentata a dismisura. Colpa di internet? Della pirateria? Delle grandi catene? Abbiamo deciso di fare un giro per l’Italia allo scopo di incontrare chi è riuscito a tenere duro, ad alzare ancora le serrande del proprio negozio e a consigliare la vera musica agli appassionati. Gireremo gran parte dell’Italia per capire come la pensano i proprietari di queste attività in cui la maggior parte di noi ha passato la propria giovinezza e che, in fondo, ci hanno cambiato la vita.
La prima tappa è all’estremo nord del nostro Paese, a Bolzano, dove Walter Eschgfäller combatte ogni giorno per tenere in vita il suo Disco New, arrivato ormai a più di tre decenni di attività.

Ciao Walter! Benvenuto su Metal Hammer, grazie per il tuo tempo e la disponibilità! Innanzitutto complimenti per i trentacinque anni del tuo Disco New, come vanno gli affari al momento?
Ciao Stefano, grazie per l’invito e grazie per le domande. Gli affari sono veramente tristi… I giovani ormai li abbiamo persi come clienti, purtroppo. Per loro la musica non ha più valore, c’è il concetto dell’avere sempre tutto gratis, di poter essere ascoltata dove e quando vogliono senza dover pagare. La vedo anche triste per i musicisti stessi, e peggio ancora per i gruppi/musicisti emergenti.

Negli ultimi anni sono aumentate le chiusure dei negozi di dischi, soprattutto se specializzati in determinati generi. C’è un segreto per continuare un’attività duratura come la tua?
No, c’è davvero un segreto, ma chi compra musica l’apprezza, solo che i clienti della nostra generazione e di quella successiva ormai non comprano più niente. Sono ancora qui perché mi accontento di quello che mi entra. Al momento è solo la mia passione che mi tiene in piedi, però non si sa fino a quando reggerò. Se mancano i clienti, alla fine sono costretto anche io a chiudere. Stare tutto il giorno qui per pochi clienti, non ha senso.

Riguardo alla clientela, hai diversi frequentatori abituali in negozio o si tratta più di acquisti “mordi e fuggi” di gente di passaggio?
Solo clienti fissi e qualche appassionato che passa le ferie nella nostra provincia. I clienti d’oltralpe non spendono i soldi per la musica in Italia, visto che il loro mercato è molto più interessante e i CD/LP costano anche meno, visto che loro hanno un’IVA al 19%.

Quali sono i generi che noti essere più in voga, almeno guardando all’attività del tuo negozio?
La musica che offro nel negozio è la musica Rock in ogni declinazione: Dal rock al punk, dal metal ai classici delle band degli anni ’60/’70/’80, che in gran parte la gioventù di oggi non conosce per niente. Il fatto strano è che comprano le magliette dei Metallica, Guns N’ Roses da H&M e quando gli chiedi se conoscono le band che “vestono” non sanno nulla di loro. Manca proprio una cultura musicale.

Cosa ne pensi dei servizi di streaming come Spotify? Ritieni che siano una delle cause del calo della vendita di dischi, oltre alla pirateria?
Senz’altro, sono loro che hanno rovinato il mercato. Ma in primo luogo sono i responsabili delle case discografiche, che non meritano più questo nome. Ormai sono diventate delle aziende, alle quali interessa solo il conteggio finale e basta. Pur di fare un po’ di fatturato svendono la musica, ormai anche in edicola. Vedono solo qualche soldino e fanno “bella figura” per le aziende, che ormai, tra l’altro, sono tutte all’estero.

Qual è l’età media dei tuoi clienti? Sono più giovani o gente over 30-40 ad acquistare?
Ormai siamo nella fascia over 35. Giovani pochissimi, qualcuno che arriva e compra i dischi in vinile, che magari il padre ha buttato negli anni ’90.

Tu sei anche un sostenitore delle band che nascono nella tua zona, ne tieni i dischi in negozio e tenti anche di divulgare la loro musica. Come descriveresti l’attuale scena dell’Alto Adige?
Ho iniziato nel ’78 a dare una mano a band emergenti. E anche oggi non ho smesso. Certi gruppi li seguo nella carriera e “controllo” come si sviluppano. Noi siamo in una situazione fantastica, abbiamo una fantastiche band, e tanti anche con grande successo all’estero: in primo piano i Frei.Wild, Unantastbar, Bullet-Proof, Anguish Force, per non dimenticare gli Skanners, che ho seguito per oltre 15 anni. Oltre il metal abbiamo anche minimo una ventina di gruppi con successo e pubblicazioni fuori dai confini nazionali.

Il Südtirol è anche la casa di uno dei fenomeni musicali degli ultimi anni, i Frei.Wild. Secondo qual è la chiave del successo della band di Brixen?
Anche questi ragazzi dei Frei.Wild li ho seguiti attentamente. Al posto di fare casino qui in zona si sono spostati per cena e qualche birra sempre in Germania. Hanno suonato in ogni sgabuzzino e sempre convinti della loro musica, cosi primi o poi i nodi si sono sciolti e il successo è arrivato. Se si vuole un “segreto”, quello è di “spaccare” quando sali sul palco.

Tornando alla tua attività, qual è il tuo metodo per “combattere” e contrastare i grandi centri che offrono dischi a prezzi più bassi e in quantità maggiore?
Con questi colossi non riesci mai a vincere. Come piccolo negozio puoi solo soddisfare i clienti, servirli bene, consigliare nuovi dischi. Con il vantaggio del prezzo ridotto vincono sempre loro. Tuttavia, anche loro soffrono per le vendite nell’ambiente musicale.

Una domanda per te: quali sono i generi che preferisci? Se vuoi, puoi anche indicarci dei nomi di gruppi che sono fra i tuoi preferiti…
Ogni band che sa suonare mi piace. Al momento sono molto affezionato ai Greta Van Fleet, i nuovi Led Zeppelin. Fantastici! Ma anche il punk, il metal, blues, psichedelica, mi piace il rock in generale. Come posso dire, una chitarra ci vuole in ogni caso. Ma anche la musica elettronica mi fa impazzire: Kraftwerk, Neu, Vangelis, Oldfield. Tranne il Jazz e la classica mi puoi offrire tutto.

C’è una band che vorresti ospitare nel tuo negozio o un musicista che vorresti passasse di lì?
Al momento gli appena citati Greta van Fleet.

Un dettaglio che ho apprezzato del tuo negozio è quello di puntare molto sul rock di matrice germanica, con dei dischi che di rado si trovano in Italia (fra cui, per esempio, i Böhse Onkelz). Come ti orienti per il materiale da tenere in negozio? Ti affidi alle richieste dei clienti, guardi il mercato oppure “vai a naso” seguendo l’esperienza?
Ovviamente l’esperienza è fondamentale. Reagisco velocemente se arriva una richiesta continua di un gruppo che non conosco ancora. Essendo da solo in negozio posso farlo immediatamente. Ordino subito. È chiaro che essendo in un territorio bilingue, vedendo tutti i canali tedeschi, il mercato è molto influenzato da questi media. Conosco tante band che vendiamo molto bene a Bolzano, ma nel resto d’Italia non trovano distributori. È ovvio che manchi anche la richiesta.

Se lo ricordi, qual è stato il disco più venduto in questi trentacinque anni di attività?
Sono sempre i classici: Pink Floyd, AC/DC, King Crimson, Velvet Underground, Led Zeppelin. Mi ricordo certamente anche l’exploit di Tracy Chapman dopo il primo concerto al Live Aid. Tutti volevano questo disco già il lunedì successivo. Una richiesta incredibile. Anche il CD-singolo di Elton John ‘Candle In The Wind’, dedicato alla principessa Diana, è stato venduto molto, molto bene.

Come ti spieghi il ritorno in voga del vinile?
Meno male che la gente torna ad ascoltare la musica nella sua perfezione. La gente che mette su un disco, si siede e ascolta. Il CD era spesso solo come “musica di sottofondo”. È un altro atteggiamento di ascolto.

Ha aiutato il ritorno del vinile a risollevare le sorti dei negozi di dischi indipendenti?
Nelle grandi città come Milano, Bologna, Verona o Padova le vendite sembrano che funzionano meglio che in periferia. Qui a Bolzano l’incremento si sente, ma da noi abbiamo ancora un 70% di vendite in CD. Strano ma vero.

Quest’ultimo spazio è per te, chiudi l’intervista a tuo piacimento!
Spero che alla musica sarà attribuito di nuovo il valore che si merita. Oltre ai musicisti, ci sono tanti altre persone che lavorano nel settore e devono guadagnare soldi per mantenere i figli. Se spariscono i colossi, le case discografiche, sono anche contento. Erano/sono loro ad aver rovinato la scena musicale e lo fanno ancora oggi, buttando la musica in edicola. Cerco di evitare di nutrire le multinazionali, comprando i dischi all’estero: intanto sono molto più veloci nelle consegne e in più i dischi costano di meno, perché vendono in quantità maggiori. Grazie per lo spazio concessomi!

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