16 Cover Album Che Andrebbero Riascoltati
Il 09/02/2018, di Giuseppe Cassatella.
In: Speciali Monografici.
Sinceri atti d’amore nei confronti dei propri miti, mere operazioni commerciali buone per “battere il ferro finché è caldo”, dischi incisi solo per raggiungere l’agognato numero di album previsto dal contratto capestro, semplici pubblicazioni finalizzate a non far dimenticare il nome della band. Un po’ tutti nella propria carriera ci cascano, nomi illustri e meno illustri nella propria discografia possono vantare cover album, quei dischi che contengono solo pezzi altrui. Fan e critica sono da sempre divisi sul reale valore di queste opere, però molte volte quei brani di altri artisti reinterpretati alla propria maniera sono entrati a far parte in modo stabile nelle setlist di chi è si è cimentato in questo tipo di operazione.
Ecco a voi un elenco, non esaustivo, di 16 titoli che andrebbero riascoltati.
Metallica – ‘The $5.98 E.P. – Garage Days Re-Revisited’ (1987)
I Metallica la passione per le cover l’hanno sempre avuta e continuano ad averla. Questo Ep è servito per un doppio scopo: riprendere dopo la dipartita di Cliff Burton e dare il benvenuto al nuovo bassista Jason Newsted. ‘Helpless’, canzone dei pioneri della NWOBHM Diamond Head, viene riproposta ancor’oggi dal vivo.
Skid Row – ‘B-Side Ourselves’ (1992)
Ep di cinque cover buono a cavalcare la tigre del successo commerciale degli Skid Row di inizio anni 90. Infatti, le vendite non andarono male, questo dischetto raggiunse il numero 58 della classifica Billboard! Tra i pezzi sorprende la cover di ‘What You’re Doing’ dei Rush, non proprio la prima band che ti viene in mente quando immagini le influenze dell’ex band di Sebastian Bach.
Guns N’ Roses – ‘The Spaghetti Incident?’ (1993)
Pubblicato con brani incisi prima e dopo la pubblicazione dei due ‘Use Your Illusion’, ‘The Spaghetti Incident?’ fu un’abile operazione commerciale che portò alla band di L.A. gli ennesimi dischi di platino. Anche se ricco per lo più di cover di band punk e proto-punk, questo lavoro fu trainato dal singolo ‘Since I Don’t Have You’, originariamente scritto dagli Skyliners nel 1959.
Ramones – ‘Acid Eaters’ (1993)
Di lì a un paio d’anni i Ramones avrebbero rilasciato il proprio ultimo album, ‘¡Adios Amigos!’, ma nel 1993 i newyorchesi si giocarono la carta cover album alla loro maniera: 12 tracce in poco più di trenta minuti. Un ritorno alla proprie radici prima dell’addio.
Slayer – ‘Undisputed Attitude’ (1996)
Pensato inizialmente come disco di cover heavy e hard rock, mostra più che altro l’animo hard core\punk degli Slayer. Non si tratta di un cover album puro, poiché contiene anche tre brani inediti: ‘Gemini’, ‘Ddamm’ e ‘Can’t Stand You’. Nel video di ‘I Hate You’, scritta originariamente dai Verbal Abuse, compare Jon Dette, batterista che ha avuto vita breve nella band del duo King/Hanneman.
Metallica – ‘Garage Inc.’ (1998)
Nel 1998 Metallica ci ricascano! Un doppio album di cover che raccoglie le versioni ri-registrate dei pezzi già contenuti in ‘The $5.98 E.P. – Garage Days Re-Revisited'(ormai arrivato a prezzi folli nel mercato collezionistico), B-side e nuove incisioni. Tra quest’ultime spicca il medley di tributo ai danesi Mercyful Fate.
Helloween – ‘Metal Jukebox’ (1999)
Pubblicato probabilmente per portare a termine il contratto con La Castle Communications e passare alla Nuclear Blast, ‘Metal Jukebox’ è un disco che scava più che altro nei 60 e nei 70. Fa eccezione ‘From Out Of Nowhere’, originariamente dei Faith No More.
Six Feet Under – ‘Graveyard Classics’ (2000)
Anche in campo estremo non si scherza, i Six Feet Under hanno riscritto in chiave death metal alcuni classici del punk, del rock e dell’heavy. Il risultato è stato tutt’altro che disprezzabile, tant’è che a oggi se ne contano tre di volumi delle serie Graveyard Classics.
Great White – ‘Recover’ (2002)
I Great White hanno assaporato il successo vero, quello scandito dai dischi di platino. Però quando nel 2002 pubblicano ‘Recover’, ormai la fama è solo un ricordo. Nonostante tutto, questo disco ha un suo fascino, fosse anche perché registrato dal vivo, a differenza degli altri che trovate nel nostro elenco. Nella track-list spicca il medley ‘Bitches and Other Women’, in cui gli Stones vengono fusi con i Forigner.
Sepultura – ‘Revolusongs’ (2003)
Ep di cover pubblicato solo in Brasile e Giappone, poi utlizzato come bonus cd per rendere più appetibile la versione limitata di ‘Roorback’, il disco che sancì il passaggio dei Sepultura dalla RoadRunner alla Spv/Steamhammer. 8 brani, di cui molti scritti da artisti con sonorità agli antipodi rispetto a quelle classiche dei brasileros, come Massive Attack, Public Enemy, Devo, Jane’s Addiction e U2. Da ‘Bullet the Blue Sky’, che originariamente porta la firma di Bono e Co., è stato tratto anche un video.
Iced Earth – ‘Tribute To The Gods’ (2002)
Inserito inizialmente nel cofanetto ‘Dark Genesis’, in un secondo momento fu pubblicato singolarmente della Century Media, a quel punto ex etichetta degli Iced Earth. ‘Tribute to the Gods’ non contiene particolari sorprese, tutti brani scritti da band di estrazione hard e heavy, però, a conti fatti, fu l’ultima pubblicazione degli statunitensi con Larry Tarnowski alla chitarra e segnò anche il momentaneo abbandono di Matt Barlow.
Rush – ‘Feedback’ (2004)
Ho visto cose che voi umani non potreste nemmeno immaginare, come per esempio un album in cui i Rush rendono tributo a qualcuno! Eppure, in occasione del trentennale del proprio debutto, i membri del trio canadese hanno deciso di rendere omaggio a quelle band che hanno in qualche modo caratterizzato il loro periodo formativo.
Jordan Rudess – ‘The Road Home’ (2007)
Puoi essere il tastierista di una delle band più importanti del globo e sentire la necessità di staccare, di tornare a casa, magari nella tua stanza dove ascoltavi gli album dei tuoi miti. Qualcosa del genere deve aver spinto Jordan Rudess, il più longevo dei tastieristi dei Dream Theater, a pubblicare il suo cover album. Tutti pezzi di giganti del prog classico, tra questi si fa notare la lunga rilettura del classico degli ELP, ‘Tarkus’.
Queensrÿche – ‘Take Cover’ (2007)
In un momento di difficoltà una band le prova tutte: un live album, la seconda parte del proprio più grande successo, un The Best e, ovviamente, un cover album! Anche i Queensrÿche non hanno resistito, con ‘Take Cover’ hanno omaggiato artisti di diversa estrazione, arrivando anche nei primi 200 della classifica di Billboard. Poi da Queensrÿche a Queen il passo è breve…
Ultimatum – ‘Lex Metalis’ (2009)
A riprova che negli anni la mania di pubblicare cover album ha colpito sia big che nomi minori del metal, abbiamo ‘Lex Metalis’ degli speed-thrasher americani Ultimatum, una compagine che non è mai andata oltre lo status di cult band.
Motörhead – ‘Under Cöver’ (2017)
Album postumo che puzza di astuta operazione commerciale, non per questo non degno di nota. Lemmy e compagni hanno sempre amato le cover, ‘Under Cöver’ raccoglie per lo più materiale edito da qualche altra parte. Tra gli inediti risalta il tributo al Duca Bianco.