Bring Out The Thrash (1) – Heathen
Il 20/06/2017, di Andrea Schwarz.
In: Bring Out The Thrash.
Thrash Metal, una parola ed un genere musicale che per il sottoscritto come per tantissime altre persone sparse per il globo ha rappresentato parte dei sogni musicali giovanili ma che ancora oggi, pur non essendo un genere considerato ‘alla moda’, ha un fascino tutto suo, particolare, quasi magnetico. Solitamente quando si pensa al thrash è inevitabile pensare ai grandi ensemble che ne hanno segnato il proprio percorso creativo soprattutto negli anni ottanta quando contendeva lo scettro ad altri generi come il glam ad esempio (si ricordano ancora oggi le divisioni nei vari gruppi giovanili tra i cosiddetti thrashers ed i glamsters ma questa è una storia che, semmai, racconteremo in un altro contesto). Dicevamo che è facile pensare a bands come Metallica, Megadeth, Exodus, Testament, Anthrax nel momento in cui ci si avvicina a queste sonorità ma per quanto sia necessario avere dei massimi di eccellenza rappresentati appunto dalle bands sopra citate, al tempo stesso un movimento è caratterizzato da tantissime altre bands che intorno a quelle consolidate realtà musicali hanno saputo costruire qualcosa di valido senza raggiungerne i picchi creativi. Spesso e volentieri affinché possano affermarsi le cosiddette eccellenze, è quasi d’obbligo che altre bands più ‘operaie’ e derivative dicano la loro dando lustro ad un movimento che in alcuni frangenti prende anche una piega per così dire culturale. A tal proposito quindi vengono in mente gruppi come i Laaz Rockit, i Defiance, i Vio-lence di Rob Flynn che rivedremo anni dopo nei Machine Head, i Forbidden, i Sacred Reich, gli Heathen e moltissimi altri. Di queste ed altre bands se ne sono perse le tracce, solamente i Sacred Reich sono riusciti dopo alcuni split seguiti ad altrettante reunion a suonare ancora nel 2017 (a tal proposito ricordiamo una toccante e spettacolare esibizione lo scorso luglio 2016 al Fosch Fest), i Forbidden hanno provato con alterne fortune fino al 2010 con il loro ultimo studio album ‘Omega Wave’ ma non sono bastati dischi al di sopra della media ed una voce assolutamente fantastica di Russ Anderson a farli sopravvivere in un music business a dir poco cannibalesco. Nella schiera sopra citata abbiamo incluso anche gli Heathen di Lee Altus e David White. Si formano nel lontano 1984 per opera del chitarrista Lee Altus ed il drummer Carl Sacco, anche senza un bassista (nelle cui fila arrivò per un breve periodo Jim Sanguinetti prima di andare a formare i Mordred, rimpiazzato da Doug Piercy) suonano un’inedita gig nell’aprile del 1985, due anni prima che venisse alla luce il loro debut album ‘Breaking The Silence’. Il vocalist di quel periodo, Sam Kress, si dimostrò più un valido songwriter piuttosto che un buon cantante e quindi la storia fu segnata: fu rimpiazzato verso fine 1985 da David Godfrey dei Blind Illusion seguita a distanza di pochi mesi dal bassista Eric Wong. Sistemata così la line up cominciarono la solita trafila che miriade di bands di quell’epoca avevano da seguire: suonare, suonare, suonare cercando una propria amalgama ed identità fino a registrare il loro debutto nel 1987 con Roadrunner, un disco dove su ritmiche marcatamente thrash intarsiano alcune splendide melodie vocali come avviene ad esempio nella speedy e trionfante ‘Death By Hanging’. Altre tracce degne di nota sono la lunga suite ‘Open The Grave’, il brano più heavy dell’intero lotto mentre ‘Pray For Death’ è un altro stupendo esempio di speedy/thrash con all’interno una forte critica per le spese militari (consideriamo che l’album venne realizzato verso la fine della cosiddetta Guerra Fredda) e la religione vista come ‘sistema organizzato’. Fu un album veramente ben riuscito al quale purtroppo seguì la dipartita di Carl Sacco (rimpiazzato da Darren Minter) prima di imbarcarsi nel loro primo Us tour del 1988 dopo il quale Godfrey lasciò la band: al suo posto arrivò un ‘certo’ David Wayne (Metal Church) ma la sua avventura con gli Heathen durò purtroppo pochissimo prima che Godfrey tornasse alla ‘casa madre’. Fu così che il gruppo pianificò il prossimo full lenght durante il 1990, album che non vide la luce per problemi economici ma il cui materiale, ad eccezione del brano ‘Nothing You Can See’ venne realizzato l’anno successivo con ‘Victims Of Deception’ (1991), uno di quei dischi thrash che ancora oggi brillano per intensità e potenza nonostante lo stile non si possa dire fosse totalmente originale. Fin dall’opener ‘Hypnotized’ con il suo intro semi-acustico e la sua irruenza è un classico del thrash bay area, la voce di Godfrey spicca nelle sue alte tonalità mentre è un continuo rincorrersi tra fulminanti chitarre ed una possente cavalcata di batteria, a seguire ‘Opiate The Masses’ dal killer riff, una frustrata che dimostra il grande talento di Lee Altus. La produzione migliora sensibilmente andando a posizionarsi sullo standard del genere, è un cd che mischia intricati riff con melodie vocali pulite assolutamente al top: se siete amanti del thrash non potrete prescindere dal suo ascolto. Purtroppo i riscontri di vendite non furono assolutamente degne di nota, si era nel pieno dell’era grunge e quindi l’attenzione dei media e del pubblico era rivolto verso altri lidi, situazione che obbligò la Roadrunner a scaricarli per rincorrere le mode del momento. Fu così che la band si sciolse, Lee Altus / Darren Minter e Doug Piercy emigrarono in Germania dove i primi due si unirono ai Die Krupps mentre Piercy cominciò una carriera come pilota di macchine da corsa. Dopo anni di oblio gli Heathen si riformarono per suonare al Thrash Of the Titans nell’agosto del 2001 con la seguente line up: David White (sempre Godfrey ma con altro nome), Lee Altus, Ira Black, Mike ‘Yaz’ Jastremski, Darren Minter, reunion che portò a registrare alcune cover per un intero album intitolato semplicemente ‘Recovered’ unitamente ad alcune versioni demo di songs dell’epoca di ‘Victims Of Deception’. Il loro trademark fatto di high-speed thrash metal unite ad alcune interessantissime armonizzazioni strumentali della coppia d’asce Lee Altus – Ira Black è nuovamente presente anche se non si tratta di un vero e proprio come back, questo lo si avrà nel successivo ‘The Evolution Of Chaos’ pubblicato nel 2010. Ancora una volta il trademark della band rimane inalterato, anzi il risultato è ampiamente superiore a quanto fatto in passato grazie ad una produzione che ne esalta le caratteristiche peculiari. Certo non un lavoro originale ma la classe del songwriting di Altus rimane assolutamente di prim’ordine, a coadiuvare il suo estro Kragen Lum dei Prototype: entrambi li troviamo oggi negli Exodus (Lum al posto di Gary Holt in sede live). Gli Heathen ci propongono un’altra gemma thrash, un salto nel passato grazie ad un esplosivo mix di vocals aggressive e pulite unite ad uno spettacolare lavoro di chitarre che pochi altri nel loro genere si possono permettere. ‘Dying Season’, ‘Control by Chaos’, ‘Bloodkult’ e ‘Silent Nothingness’ (una ballad malinconica dal vago sapore a là ‘Fade To Black’ / ‘One) i brani migliori del lotto che fanno sobbalzare tutti gli amanti dello speed/thrash metal, un autentico must. E poi? E poi ancora anni di oblio nei quali Altus si è concentrato sugli Exodus senza dimenticarsi degli Heathen che oggi si trovano ad avere un contratto con Nuclear Blast ed un nuovo album previsto in uscita nei prossimi mesi. Un’altra ghiotta occasione per rispolverare una risicata discografia frutto di una carriera molto travagliata, frutto di problemi di stabilità interna e di un mercato discografico che non fa sconti a nessuno. Chissà che oggi, forti del contratto con una delle etichette migliori dell’intero panorama metal, possano deliziare le orecchie ed i palati di tanti headbangers incalliti che non aspettano altro che ascoltare del buon, sano thrash, senza se e senza ma. Ai posteri l’ardua sentenza, per ora rituffiamoci nel passato per scoprire chi è riuscito, lontano dai riflettori, a produrre della musica che non ha ancora il suo grande fascino.