The Library (1) – Joe Abercrombie, il nuovo fantasy che avanza
Il 27/04/2017, di Stefano Pera.
In: The Library.
Joe Abercrombie è il nuovo astro nascente (una trilogia e altri 3 libri fra loro indipendenti sempre ambientati nello stesso universo, 6 romanzi in meno di sette anni) della letteratura fantasy mondiale. Un genere che negli ultimi anni ha sicuramente raggiunto un livello di attenzione da parte del pubblico come non si era mai vista prima. In principio fu Tolkien e proprio grazie al suo lavoro, o meglio, alla trasposizione cinematografica del suo capolavoro ‘Il Signore degli Anelli’, da una decina di anni è come se l’intero genere avesse subito una repentina iniezione di fama e vitalità. Per molto tempo questo filone letterario ha vissuto un po’ ai margini del mainstream. Certo c’era attenzione e soprattutto uno zoccolo duro di appassionati (per lo più nerd oltranzisti), ha ispirato montagne di videogame e ha dato origine a diverse pellicole più o meno fortunate (negli anni ottanta ci ricordiamo il periodo aureo di ‘Legend’, ‘Krull’, ‘Willow’ e ‘La Storia Infinita’) ma mai come adesso sembra che il fantasy sia esploso in tutto il suo potenziale. Nel metal la parabola sembra invece essere stata inversa, tanto era forte l’influenza del Fantasy nello sviluppo iniziale del genere, tanto oggi sembra invece un po’ borderline (vecchiotto e un po’ stantio). Eppure negli anni ottanta se spuntava una nuova band il nome era al 50% il titolo di una canzone dei Judas o qualche citazione di Tolkien. Come cambiano i tempi. Il circolo però è vizioso, perché molti ascoltatori di metal sono in realtà anche consumatori del fantasy. Sarà così anche per gli scrittori?
“Non sono il tipo di scrittore che ascolta una musica particolare quando lavora.” Ci dice Joe Abercrombie. “Alle volte un pezzo mi mette nello spirito giusto per scrivere una determinata scena, ma più spesso lavoro in un glorioso silenzio. Ad ogni modo quando non ero ancora uno scrittore e montavo i video per lavoro mi è capitato di fare il montaggio di parecchia musica dal vivo. Una delle band di cui mi sono occupato più sovente erano gli Iron Maiden: ho realizzato diversi documentari sulla storia della band, alcuni tour per i loro DVD e un paio di concerti compresa una delle loro mega apparizioni a Donington. Devo ammettere che ho amato molto i loro primi album e ho una grande ammirazione per la loro etica lavorativa e la loro performance. Ho anche lavorato su materiale degli Slipknot e ad un concerto storico dei Led Zeppelin di cui erano state fatte le riprese. Ma ho messo le mani anche su parecchia roba commerciale e ultra pop come Westlife, Natasha Bedingfield e dozzine di altri… non era quindi sempre rock e metal. Quando fai quel tipo di lavoro devi avere gusti molto ampi e trovare qualcosa di buono in qualunque soggetto a cui lavori.”
Abercrombie è ancora molto giovane, laureato in psicologia e con questo passato da film editor (quello che fa i montaggi lo chiamano così, in italiano sarebbe montatore… ma non m’è mai piaciuto, N.d.R.) approdato infine alla scrittura Fantasy.
“Da ragazzo leggevo un sacco di roba Fantasy e per tanto tempo ho anche pensato come avrei potuto scrivere un’epica saga. Attorno ai 25 anni lavoravo come editor freelance di video e mi piaceva l’idea di aver un qualche progetto importante cui dedicarmi nei periodi vuoti tra un lavoro e l’altro. Qualcosa di più che giocare ai video games. Così ho cominciato a scrivere. Mi sono ritrovato molto eccitato da quello che stava venendo fuori e ho continuato a farlo nei ritagli di tempo, nei weekend, di notte e dopo due o tre anni avevo in mano la bozza completa del libro che sarebbe diventato ‘Il Richiamo delle Spade’ (‘The Blade Itself’)”
Ed è stato subito un successo. Un grosso successo, tanto che il libro fu subito candidato al Campbell Memorial Award del 2008 Un successo che però ha radici lontane. Dalla seconda metà degli anni novanta la scena Fantasy mondiale è stata dominata dalla saga di George R.R. Martin chiamata ‘Song of Fire and Ice’, ma che tutti conosciamo come ‘Il Trono di Spade’. Martin ha cambiato molte delle regole. Una volta il Fantasy si divideva in Magica (Tolkien e i suoi epigoni, con tanta magia e razze di ogni genere) ed Eroica (quella del ‘Conan il Barbaro’ di Robert E. Howard) con una serie di autori che saltellavano un po’ di qua e un po’ di là. Anche il confine tra bene e male era spesso netto. Martin ha sovvertito tutto. Non c’è il bene o il male, ma personaggi bivalenti, che ti appassionano a prescindere dal loro essere buoni o cattivi. Abercrombie è andato avanti su questa scia, anche muovendo dal concetto spesso dimenticato che, se un personaggio è disposto ad ammazzare qualcun’altro, proprio tanto mite e gentile non deve proprio essere. Ce lo spiega L’autore stesso: “Come Martin e molti altri scrittori recenti sono interessato a portare un po’ di realismo e oscurità nel fantasy. Certo l’impulso di scrivere è nato dal grande amore per i classici come il ‘Signore degli Anelli’ ma anche dal desiderio di portare il meglio di questo genere in nuove direzioni, speriamo interessanti, magari qualcosa come Sergio Leone ha fatto trasformando i classici del western di John Ford in qualcosa di crudo, sudato, moralmente sporco. Leone ha dato la sua interpretazione del western perché li amava, non perché li disprezzasse.”
Oggi si comincia addirittura a parlare di uno ‘stile fantasy alla Abercrombie’, fatta di personaggi perennemente sul filo, di un sacco di sangue e di morti. Un bella soddisfazione. “E’ bellissimo quando cominci a diventare noto al punto che il tuo stile viene riconosciuto. All’inizio venivo sempre avvicinato a George RR Martin e adesso si comincia a parlare di altri scrittori come una versione da poco di Joe Abercrombie. E’ incredibile. Ma è la ruota della vita che gira credo.”
Eppure da qualche parte qualcosa deve essere cambiato rispetto ai modelli che Abercrombie aveva da giovane. Lui stesso ce lo spiega molto bene.
“Alla fine dell’adolescenza ho cominciato a sentire la frustrazione per una ricetta che era sempre la stessa. Amavo il fantasy, ma stava diventando sempre più prevedibile. Penso di aver visto l’opportunità di fare qualcosa di diverso. Quando ho letto i primi capitoli della saga di Martin a fine anni novanta ho trovato quel realismo e quell’ambiguità morale che mi sembrava mancasse nel genere, mentre la matrice fantasy epica rimaneva assolutamente intatta.”
Una curiosità che abbiamo chiesto a Joe era se ci fosse un qualche concept dietro la sua trilogia.
“Si tratta semplicemente di aver cercato di offrire la mia interpretazione di un’epica trilogia Fantasy, con un’inquadratura stratta sui personaggi, un po’ di sorprese e shock, tanta azione croccante e un po’ di humor.”
L’epico di certo non manca negli scritti di Abercrombie, quello che rimane un po’ in secondo piano è l’elemento magico. Anzi in questo ritroviamo un aspetto ricorrente nella letteratura Fantasy. La magia si sta indebolendo, i tempi stanno cambiando, è la fine di un’era. I lettori del Fantasy sono spesso messi di fronte a questi mondi in transizione verso un qualcosa che ancora non c’è. Abercrombie ci dice: “E’ difficile da descrivere ma indubbiamente si tratta di qualcosa che s’è già visto altre volte e gli esempi in tal senso non mancano. Mi piace l’idea che il magico sia raro, non solo sia sconosciuto, ma anche che nonsi possa nè capire né spiegare. Lo stesso shock che provano i personaggi del libro lo vorrei lo provassero anche i lettori. Il magico c’era ma adesso sta sparendo ed è rarissimo: è un concetto che mi piace molto.”
Il mago però c’è. E per certi versi ha le stesse caratteristiche di tanti altri incontrati nei classici: è più vecchio di ogni altro uomo, è l’ultimo dei suoi, si pone alla guida di un manipolo di eroi per una ricerca fantastica che solo lui capisce veramente (non tanto diverso da un Gandalf di Tolkien o un Allanon di Brooks). Bayaz, questo il nome, però va ben oltre. Alla fine si rivela come un vero e proprio manipolatore, un burattinaio disposto ad essere gretto e meschino come qualunque altro essere umano. Alla fine della trilogia in un dialogo con Glokta che ha i tratti del monologo si rivela veramente per quello che è: il controllore di tutto e tutti, anche da un punto di vista finanziario. Un personaggio veramente complesso.
“Come per molti altri personaggi della saga de ‘La prima Legge’ (questo il nome della trilogia che è nata da ‘Il Richiamo delle Spade’, N.d.R.) mi piaceva l’idea di fornire una mia interpretazione di alcune figure classiche del Fantasy. Giocando un po’ con le aspettative del lettore, scavando sotto la superficie per vedere che cosa ci fosse veramente sotto indagando lati oscuri di questi personaggi. Siamo tutti abituati alla figura del classico mago mentore Merlino/Gandalf con il suo bastone, i suoi segreti imperscrutabili e comunque dal cuore puro. A me interessava una prospettiva diversa. Come vedrebbe il mondo un essere quasi immortale, uno stregone dal potere pressoché illimitato? Perché gli altri esseri umani che lo circondano dovrebbero essere diversi da formiche ai suoi occhi?”
Uno dei personaggi più intriganti della trilogie di Abercrombie è sicuramente Sand Dan Glotka. Un po’ come il Tyrion Lannister di Martin è introdotto come un cattivo, ma mentre Tyrion è un buono maltrattato dalla sua famiglia e dal mondo perché appartenente a quella famiglia, Sand è veramente malvagio. E’ un inquisitore, un uomo reso storpio dalla tortura diventato a sua volta un torturatore. Come Tyrion è molto intelligente, arguto, ironico, è un ottimo stratega e sembra alla costante ricerca di una redenzione (che forse trova veramente con il matrimonio finale). Per tutta la trilogia è l’unico di cui leggiamo i pensieri a commento delle vicende narrate. E’ l’unico di cui sappiamo così tanto.
“Cerco di scrivere in modo diverso di ogni personaggio. Un buon modo di scrivere è quello di mettere il lettore nella testa stessa del personaggio, in una scomoda posizione calcando ai loro pensieri e sentimenti. Scrivere significa trasmettere quanto più possibile il senso del personaggio, quasi a sentirne la voce se possibile. I capitoli su Logen per esempio sono scritti in modo semplice, terra terra, discorsivo con un sacco di digressioni pensierose. Quelli di Ferro sono più fisici, con frasi brevi ed incisive, quasi selvagge, con un focus sui dettagli visivi. Con Glokta volevo trasmettere la sua analisi costante della situazione, il suo feroce disprezzo del mondo. I suoi pensieri scritti direttamente in corsivo quale responso sarcastico all’agire degli altri personaggi financo al giudizio dell’autore stesso mi sembravano adattarsi bene al personaggio, rendendo la sua voce ben distinta da quella degli altri.”
L’intervista con Joe Abercrombie è come un viaggio che da un lato ci ha fatto conoscere meglio l’autore, ma soprattutto ci sta fornendo interessanti chiavi di lettura per interpretare i libri e i personaggi creati dallo scrittore inglese. Abbiamo visto le come siano nati personaggi come Bayaz e San Dan Glotka, adesso continuiamo il nostro viaggio. Mentre il grande mago e l’inquisitore citati sono personaggi estremamente ricchi e complessi, decisamente diversa appare invece la figura di Jezal dan Luthar. All’inizio è un personaggio monodimensionale stupido ed arrogante, ma poi viene travolto dagli eventi e finisce per essere l’uomo sbagliato nel posto sbagliato al seguito della strana compagnia messa insieme da Bayaz. Sembra che finalmente possa sbocciare un eroe (grazie anche alla sua destrezza con le armi) ma la realtà narrativa ci restituisce invece una marionetta nelle mani dell’onnipresente mago. Al suo ritorno alla capitale Adua è un giovane spaesato, debole ed insicuro. Viene addirittura messo sul trono diventando l’uomo più potente del regno, ma fallisce nel trovare se stesso e la propria missione di vita. Anche l’amore gli è negato costretto a sposare una donna che lo odia e allontanarsi da quella che ama per ragione di stato. Un destino tristissimo.“Jezal è l’uomo che vuole tutto e lo ottiene, solo per scoprire che non è affatto quello che desidera. Non mi sembra triste, ma in fondo che dice che le storie debbano sempre avere un lieto fine? L’idea del personaggio nasce dalla volontà di trasporre la figura del ritorno del re promesso, come Artù di Camelot o Aragorn nel Signore degli Anelli. In fondo non sta scritto da nessuna parte che il re promesso si riveli un re legittimo o anche solo un buon re. E’ sicuramente un personaggio che, nel corso della storia, cresce e si evolve, ma alla fine non riesce a sfuggire da ciò che è o dalle circostanze in cui si trova ad agire. Nei libri fantasy è facile trovare evoluzioni dei personaggi che diventano puliti, retti, che subiscono cambiamenti positivi (l’uomo violento che scopre l’amore, il semplice che realizza il suo destino straordinario), io volevo invece confrontarmi con la possibilità che le persone alla fine non riescano veramente a cambiare. Quando le circostanze cambiano, anche loro cambiano, ma se li si riporta nella vecchia condizione, allora assumeranno i loro vecchi comportamenti.”
Il mondo in cui si trovano ad operare i personaggi creati da Abercrombie, contrariamente al fantasy classico che è spesso ambientato in una sorta di medioevo oscuro e violento, sembra essere molto più avanzato. Soprattutto l’Unione sembra essere in un tardo medioevo quasi rinascimentale, con eserciti in divisa, corpi militari veri e propri, città con università, un’economia avanzata: una scelta singolare e innovativa.
“Onestamente ritengo che il rinascimento, con la sua esplosione di creatività nelle arti, nella scienza, nel commercio e nella finanza e nel progresso sociale sia molto più interessante della staticità dei secoli oscuri del primo medioevo. E poi c’è il medioevo barbaro è oscuro nel fantasy è decisamente inflazionato.” In effetti… “Credo che il mondo che ho creato sia molto ricco da questo punto di vista con diversi stadi evolutivi. Il nord è decisamente più medioevale mentre l’Unione arriva a sfiorare il diciassettesimo o il diciottesimo secolo, soprattutto nella struttura dello stato e nell’equipaggiamento militare. Il bello del fantasy è proprio la libertà nel poter combinare elementi diversi fra di loro.” Però da un punto di vista meramente fisico, il mondo in cui è ambientata la trilogia ricorda molto l’emisfero nord della Terra, con il freddo a settentrione e un sud caldo e desertico. Le stagioni sono normali (mica come quelle di Martin che durano anni ed anni). Cosa rimane da scoprire di questa ambientazione?
“E’ un mondo molto vasto. C’è sempre qualche nuovo angolo da esplorare e rivelare, ma è vero che mi piaceva l’idea di un mondo tradizionale. In questo modo è possibile utilizzare i preconcetti e le aspettative del lettore a proprio vantaggio e consente di risparmiarti lunghe descrizioni a discapito dei personaggi. Sono più interessato nel lavorare all’interno di forme stabilite che creare qualcosa di totalmente originale. Troppa originalità è spesso sopravvalutata.”
Un’altro elemento del fantasy rimasto ampiamente inesplorato è quello delle razze. Non ci sono elfi, gnomi o nani, ma ci sono gli orchi nel nord e il mondo è stato popolato da demoni nel passato, quindi queste razze alternative a quella umana, non sono totalmente escluse dall’universo creato a Abercrombie.
“E’ corretto, ci sono alcune creature magiche e mistiche oltre ad altre razze, ma rimango convinto che la razza umana offra tutta la varietà di cui c’è bisogno. Ogni tanto credo che possa essere quasi sorprendente avere una razza ‘cattiva’ tipo gli orchi contro cui gli eroi possano combattere senza alcun senso di colpa o di coscienza. Nel mondo reale se ammazziamo qualcuno è un altro essere umano, con le proprie motivazioni, i propri desideri e sogni, e vanno affrontate le conseguenze sia per le vittime che per chi compie l’atto di violenza”.
Qui in Italia abbiamo cominciato a scoprire i tuoi libri solo di recente e con un certo ritardo rispetto all’edizione originale. Nel 2012 è stato pubblicato per primo ‘The Heroes’, che però nella sequenza originale è il quinto volume che hai scritto. La trilogia iniziale è invece arrivata dopo, anche l’autore conferma che avrebbe preferito che l’ordine fosse rispettato. “Onestamente avrei preferito che la sequenza fosse rispettata (anche perché così hanno anche una logica più corretta), è anche vero però che ‘Best Served Cold’ (‘Il sapore della Vendetta’ nell’edizione italiana N.d.A.) , ‘The Heroes’ e ‘Red Country’ sono stati scritti per essere degli stand alone ed in un certo senso possono essere letti indipendentemente dal resto. E’ un momento abbastanza difficile per il mercato dell’editoria e devo dire che c’è voluto parecchio tempo per ottenere un qualche interesse editoriale dal mercato italiano, posso quindi immaginare che che possa essere visto come più complicato uscire con una trilogia e forse è stato più semplice lanciare un libro singolo per risvegliare l’interesse nei lettori e vedere se c’era la fame per il resto ancora da pubblicare.”
‘Il Sapore della Vendetta’ è il quarto volume della saga), vorresti presentarlo ai lettori di Metal Hammer? “ ‘Il Sapore della Vendetta’ è una storia molto italiana, è ambientata in Styria, una terra di città stato feudali nello stesso mondo in cui è ambientata la trilogia. Il personaggio principale è Monzcarro Murcatto, una donna dura e spietata che si ritrova ad essere un generale mercenario di successo. Tradita da un suo sottoposto, dopo aver visto uccidere l’amato fratello, assembla una compagnia di tipacci fra loro diversi e scompagnati, criminali e avvelenatori, e si getta sul sentiero della vendetta trascinando nel caos un’intera regione. Credo che sia il mio libro più cinico ed oscuro.”
Come mai dopo una trilogia è venuta la scelta di scrivere tre libri a sé stanti?
“Penso che dopo aver finito una lunga serie (anche se in effetti la trilogia de ‘La Prima Legge’ non è tanto vasta se paragonata ad altre saghe fantasy recenti)” - non è che si riferisce a Martin per caso (siamo ancora in attesa del sesto libro di una saga cominciata a metà anni ‘90 e non ha ancora portato a nessun punto fermo)? - “Sentissi la necessità di concentrarmi su storie più mirate che mi consentissero di lavorare in modo diverso su stile e narrazione. Mi piaceva anche l’idea che il lettore potesse saltare nel mio lavoro senza sentirsi costretto dall’affrontare tre libroni”.
Sei libri in sette anni. Non è uno che si rilassa (mica come Martin, che scrive di tutto, compresa la lista della spesa, tranne che andare avanti con la saga di ‘A Song of Fire and Ice’… si il ‘Trono di Spade’, proprio lui). Il prossimo passo quale sarà? Una nuova trilogia?
“Un po’ ho barato, quando hanno pubblicato il primo io stavo già a buon punto del terzo. Al momento comunque i libri completati sono otto più alcune storie brevi. Alla fine saranno otto in dodici anni, rimane una buona media. Il settimo ‘Half of A King’ è appena stato pubblicato nel Regno Unito. Si, sono un po’ ossessivo. Penso che lo siano molti scrittori, ma bisogna essere un po’ matti a spendere centinaia e centinaia di ore a scrivere qualcosa che non sai nemmeno se sarà mai pubblicato.”
Sul web si può vedere una trasposizione a fumetti del primo volume della trilogia ma ancora non si sa nulla di progetti per la trasposizione cinematografica o televisiva de ‘La Prima Legge’. “C’è effettivamente qualcosa in programma. I diritti per cinema e televisione sono stati acquistati da parecchio tempo ormai, ma è una pratica comune e che si realizzi veramente qualcosa è piuttosto raro. Preferisco non pensarci troppo e crearmi aspettative ingiustificate. Si vedrà.”
Ultima curiosità: qual è il metodo di lavoro di Joe Abercrombie? Tipo lavoro dall’alba al tramonto o in modo disordinato quando capita? Qualche consiglio per cui si senta uno scrittore dentro ma con tanti fogli bianchi da riempire?
“Credo sia diverso per ogni scrittore. Il mio solo consiglio è lo stesso che mi diede mia madre: sii sincero, con ogni descrizione o metafora o dialogo chiediti ‘E’ vero? E’ onesto? E’ reale?’. Se non si evitano gli stereotipi e rimani sincero, you shouldn’t go too far wrong…”
L’incontro con Joe Abercrombie finisce qui, ma due parole sulla persona vanno spese in chiusura. Joe è stato contattato dalla redazione di Metal Hammer via mail, da perfetti sconosciuti e senza alcun tipo di “abboccamento”. Siamo spuntati fuori dal nulla chiedendo mari e monti e in tanti anni raramente abbiamo trovato tanta disponibilità, cortesia e prontezza nel risponderci e fornirci ciò di cui avevamo bisogno. Abbiamo apprezzato i libri, ma ancora di più una persona veramente straordinaria e cortese.
Grazie Joe.
L’opera di Joe Abercrombie
Di seguito i libri pubblicati in Italia finora, nell’ordine corretto di lettura che rispetta come sono stati scritti da Joe Abercrombie.
Trilogia de ‘La Prima Legge’
‘Il richiamo delle spade. La Prima Legge Vol. I’ (2013)
‘Non prima che siano impiccati. La Prima Legge Vol. II’ (2013)
‘L’ultima ragione dei Re. La Prima Legge Vol. III’ (2014)
‘The Heroes’ (2013)
‘Il sapore della Vendetta’ (2014)
’Red Country’ (2015)
Tutti editi da Gargoyle Editore
Trilogia del Mare Infranto
‘Il mezzo re’ (2014)
‘Mezzo mondo’ (2015)
‘La mezza guerra (2015)
Tutti editi da Mondadori