Eros e Thanatos : H.R.Giger

Il 19/12/2016, di .

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Eros e Thanatos : H.R.Giger

Nelle creazioni di Giger non ci si inciampa, ci si cade per forza, sia che facciamo parte di un pubblico mediatico, sia che siamo appassionati d’arte e di produzioni di nicchia. E si cade vorticosamente cercando le origini delle creature biomeccaniche, affascinanti e terribili che hanno popolato gli incubi dei bambini più creativi e le paure suscitate dai fanta-horror più popolari. Eros e Thanatos, vita e morte, sensualità e terrore sono caratteristiche del segno lasciato da Giger. Scomparso di recente, il 12 maggio di quest’anno, Hans Ruedi Giger viene ricordato come il padre di Alien, come l ‘inventore e creatore unico dell’immagine terrificante e onnipotente (alla cui realizzazione tridimensionale e robotizzata, per il set cinematografico, si avvalse della collaborazione di Carlo Rambaldi, padre di ET) che contamina con tenacia e violenza il genere umano nel film di Ridley Scott del 1978, ma la notorietà ed i premi conseguiti per questo lavoro non possono mettere in ombra il percorso artistico precedente, dove l’artista ha dato il meglio di sé in una crescente ricerca di forma, stile e contenuto. Nato a Coira (Zurigo), il 5 febbraio del 1940 Giger si è occupato di disegno, pittura, scultura, design, cinematografia ed effetti speciali, traendo ispirazione dall’arte surrealista e simbolista, trovando la scintilla visionaria nei quadri allucinati di Hieronymus Bosch, nelle rappresentazioni fatali dei Preraffaellitti fino alle opere oniriche di Salvator Dalì ed alle ricerche sull’inconscio e la psiche del Dott. Freud. Cresciuto in una famiglia borghese dove il padre era titolare di una farmacia, il piccolo Hans vive un’infanzia tranquilla lontana da traumi e situazioni disagiate, giocando nel laboratorio di casa, ambiente stimolante e “magico”, in cui trovavano posto le numerose boccette di liquidi colorati, polveri e preparati curativi, e, dove all’epoca venivano ancora usate le sanguisughe per alcune cure e teschi per studi e ricerche. Fu proprio un teschio donato al padre da una casa farmaceutica a catturare l‘attenzione di Hans e a stimolarne l’immaginazione verso il bizzarro ed il gusto tetro. La madre, pur non comprendendo appieno le passioni macabre del figlio, non ostacolò mai la sua creatività, anzi lo incoraggiò verso il disegno e verso l’espressione della sua fantasia. Lo stesso Giger racconta di come da piccino amasse rifugiarsi negli spazi più piccoli e bui della casa dove restava per molto tempo a fantasticare su mostri predatori, da combattere per salvare belle bambine in pericolo. Hans crebbe cosi in un ambiente stimolante e libero, fino ad iscriversi alla scuola per design industriale e di arti applicate di Zurigo dove maturò le capacità grafiche e la passione per il disegno meccanico. In quell’epoca incominciò a mettere in pratica le abilità tecniche, trasformando una stanza della grande casa di famiglia, in “camera nera”, uno spazio dove poter suonare musica jazz, dove ricevere gli amici e dove potersi rintanare per creare i suoi primi disegni. Diede libero sfogo alla sua passione realizzando un tunnel del terrore, dove si divertiva a creare personaggi e situazioni di spavento per i coetanei incuriositi che frequentavano la casa, guadagnandosi i primi spiccioli facendo pagare un biglietto d’ingresso ai ragazzi, mentre le fanciulle entravano gratuitamente, pronte a tuffarsi nelle braccia dell’inventore per consolare le paure suscitate dalla bizzarra visita. Appassionato di romanzi gialli lo stesso Giger cita come suoi autori preferiti dell’epoca giovanile, Edgar Wallace per le descrizioni di una Londra notturna e nebbiosa, e Gaston Leroux con il celebre “Fantasma Dell’Opera”. Sposato tre volte, la prima con l’attrice svizzera Li Tobler che morì suicida nel 1975 destando grande dolore nella vita di Giger, la seconda nel 1979 con Mia Bozanigo a cui rimase legato per breve tempo, e la terza con Carmen Maria Scheifele, attuale direttrice del Giger Museum, fu un uomo di fascino e mistero, seduttivo e solitario, creatore e dannato. China, inchiostri, olio e acrilici han dato vita alle presenze fantastiche degli incubi di Giger, (lui stesso definirà terapeutica la sua creatività artistica, come azione indispensabile nel processo di esorcizzazione delle proprie paure più ancestrali), fino ad arrivare all’utilizzo tecnico dell’aerografo ed alla computer-grafica degli anni piu recenti con l’invenzione dell’animazione 3D. E’ di inizio anni Settanta la prima monografia dei suoi lavori, mentre la raccolta più conosciuta, il ‘Necronomicon’ è del 1977. Il lavoro di Giger rappresenta una testimonianza unica della sua visione riguardo la tecnologizzazione che a partire dagli anni ’70-’80 ha coinvolto il genere umano, mutazione dove la macchina tecnologica in veloce progresso è diventata, è e sarà sempre più parte indissolubile dell’evoluzione psico-fisica dell’uomo. Giger racconta una vera e propria metamorfosi dell’uomo, dove innesti biomeccanici si insediano nel corpo, dove inserti metallici, tubi e meccanismi crescono a dismisura generando una nuova simbiosi tra organico e artificiale, come se ciò possa essere un processo naturale ed inevitabile. Il tutto condito con una forte matrice erotica, che permea l’intera opera di Giger di una caratteristica sensuale e terribile, in cui figure visibilmente sessuate esprimono tutta la potenza e la determinazione in questo percorso di contaminazione-fecondazione biomeccanica e cibernetica. (Per parallelismo tematico cito il film cult giapponese, per gli appassionati del genere, di Tsukamoto, “Tetsuo” conosciuto anche come “Iron Man” del 1989). Dagli anni Ottanta in poi si dedica a numerosi progetti d’architettura e design, tra cui il più conosciuto per l’originalità ed unicità è il Giger Bar a Coira, città natale e il Giger Museum a Gruyere in Svizzera, dove sono allestite le sue opere grafiche e pittoriche precedenti al 1979. Ma vediamo in una sintetica carrellata le tappe salienti del successo di H.R.Giger, a partire dalla collaborazione del 1973 con gli Emerson Lake&Palmer fino ad arrivare all’amicizia con i connazionali Celtic Frost per i quali realizza la splendida copertina del controverso ‘To Mega Therion’, un legame che porterà il leader della band Tom Gabriel Fischer, attuale guida dei Triptykon con la sua chitarra “HR Giger Ibanez Iceman” a divenire assistente dello stesso Giger, ruolo che riveste tutt’ora in affiancamento con la moglie dell’artista. Ma l’impronta di Giger nel mondo della musica la si ha con la celebre scultura “Nubian Queen” commissionata da Jonathan Davis dei Korn e utilizzata quale asta del microfono, con lo scandaloso poster tratto da ‘Landscape XX’ inserito nell’album ‘Frankenchrist’ dei Dead Kennedys, nella direzione dei video ‘Backfired’ e ‘Now I Know You Know’ per Deborah Harry, ed ancora le copertine di ‘Heatwork’ dei Carcass, ‘Danzig III – How The Gods Kill’ dei Danzig, ‘Hallucinations’ degli Atrocity, ‘Hide Your Face’ del musicista giapponese hide, ‘Attahk’ dei Magma e dei due lavori dei Triptykon ‘Eparistera Daimones’ e ‘Melana Chasmata’, oltre al video di ‘Dunkler Ort’ dei tedeschi Bohse Onkelz. Collaborazioni nell’area cinematografica si hanno per la realizzazione di ‘Alien’ (dal ’79 al 2007), ‘Specie Mortale’, ‘Killer Kondom’ e per immagini ed ambientazioni di numerosi videogiochi; ha collaborato con disegni e studi grafici con la Dark Horse Comics e la DC Comics, con la rivista Heavy Metal Magazine e alle sue opere si è ispirato lo stilista Alexander Mc Queen per la creazione delle “Armadillo Schoes” per Lady Gaga. Per chi ne vuole sapere di più e visitare il museo di H.R.Giger in Svizzera: www.hrgigermuseum.com e www.hrgiger.com